Madame quando iniziò a recitare?
Iniziai la carriera da giovanissima con alcune
apparizioni minori.
Ma il successo
non si fece attendere…
La consacrazione
avvenne a vent’anni nel 1937 con il film Sentinelle
di bronzo. In quel film interpretai, come
protagonista, una donna di colore.
Da
quel momento divenne una stella del cinema.
La critica fu molto benevola con me. Esaltava
l’eleganza innata nel mio modo di recitare e
l’enfasi con la quale interpretavo i miei
personaggi.
Una nuova femme fatale?
Forse anche per la mia aggressività e nel contempo
per la mia aria di seduttrice, i registi del tempo
mi vedevano una novella rubacuori. Fornii le prove
migliori in La cavalleria rusticana,
Tragica notte e soprattutto, in “Carmela”
del 1942, da un racconto di Edmondo De Amicis, nel
quale recitai la parte di una ragazza impazzita per
amore.
A proposito di Carmela…
Già il mio primo seno nudo. Quella scena diede vita
ad una celebre "querelle" con Clara Calamai, apparsa
in una scena analoga nel film La cena delle
beffe.
La cena delle beffe
è del 1941, quindi precedentemente al suo…
Il mio fu il primo seno nudo ripreso in piedi,
quindi apparve eretto com'era di natura e senza
trucchi, invece la Calamai si fece riprendere
sdraiata, in maniera furbesca… credo non sia una
differenza da poco.
I giornali
dell’epoca alimentarono questa polemica, vero?
Beh direi piuttosto sterile anche perché,
contrariamente a quanto sostenuto dalla Calamai, la
prima a mostrare il seno nudo nella storia del
cinema italiano non fu certamente lei, ma Vittoria
Carpi nel 1940 nel film La corona di ferro
di Alessandro Blasetti.
Quello della
Calamai fece più scandalo perché si vede in piena
luce, se non ricordo male ci fu anche una condanna
ufficiale del Vaticano…
Mah… detto tra
noi la scena con Vittoria Carpi ha un contenuto
molto più erotico in quanto lei, in modo molto più
discreto, quasi un vedo-non-vedo, fa spuntare un
capezzolo da sotto un vestito, mentre è legata.
Come mai non intervenne la censura per
quelle scene? Dico la sua, quella della Calamai e
della Carpi?
Forse perché il regime
fascista aveva bisogno di non apparire troppo
succube del Vaticano, oppure in quel periodo aveva
ben altro a cui pensare!
Fu chiamata
la Diva del Regime, vero?
Durante il
periodo fascista ero l'attrice più ammirata e pagata
del regime e credo anche a causa della mia relazione
sentimentale con il gerarca toscano Alessandro
Pavolini, ministro della Cultura Popolare.
Dove avvenne quell’incontro che le cambiò la
vita?
Avvenne sul finire del 41, mentre
in incognito, entrambi, ci aggiravamo tra quel che
restava delle macerie di Livorno bombardata. Non
sapevo chi fosse quell'uomo. Lui aveva un’aria
svagata, assorta, incupita…
Fu amore a prima
vista, ma amore segreto e nascosto, perché lui era
sposato e padre di tre figli.
Con
Pavolini lei perse ogni stereotipo di donna mangia
uomini…
Ero innamorata e soprattutto
ignara di quanti pericoli avrei da allora in poi
incontrato sulla mia strada. Ma neppure per
Alessandro fu facile visto che ero di origine ebrea
e questo non era gradito al regime…
Quindi il potere non vide di buon occhio quel
rapporto clandestino…
La nostra
relazione venne in un primo momento osteggiata, ma
poi tollerata da Mussolini dopo avermi visto nel
film “Il re si diverte”. Alcuni amici mi
dissero che fu colpito positivamente dalla mia
interpretazione. Alla fine della proiezione Benito
Mussolini avvicinò Alessandro, gli diede una pacca
sulle spalle e gli disse: “La capisco!” Lui
del resto al tempo covava un’analoga e bruciante
passione per Alida Valli. Mentre per noi quella fu
una benedizione.
Com’era Alessandro
Pavolini? Cosa ci trovò in lui?
Capii
subito che Alessandro era un uomo tormentato. La sua
vera vocazione era la letteratura. Borbottava che
faceva il ministro per dovere. Il suo ideale era
quello di vivere in un luogo scosceso e deserto, con
una penna e una candela. …Come amante non aveva mai
una lira. Mai visto regali. Un Natale fui io stessa
a comprare i regali ai suoi bambini... Ma non lasciò
mai la moglie!
Comunque non erano
tempi tranquilli politicamente…
Dopo l’8
settembre, seguii Alessandro al nord. Ci stabilimmo
prima a Venezia, dove la Repubblica Sociale Italiana
intendeva ricostruire parte di Cinecittà, e
successivamente sul Lago di Como.
Perché lo fece?
Per puro amore e contro
ogni mio interesse personale. Ero consapevole che da
quel momento la mia vita sarebbe stata un inferno.
Lui cercò di evitarmi tutto questo convincendomi a
non partire. Fui ospitata a Villa Sucotina, presso
Como, ma forse sarebbe meglio dire nascosta per
evitare le violente rappresaglie dei partigiani.
Come viveste quei giorni?
Male, malissimo, lui era senza una lira. L’aiutai
staccando 32 sterline in oro dal mio braccialetto e
gliele inviai di nascosto. I nostri incontri erano
rari, rapidi e nervosi. Durante quel periodo seppi
che aveva messo in salvo la moglie Teresa in un
luogo sicuro a Cortina, nonostante questo desideravo
più di me stessa stargli accanto!
Alla caduta della Repubblica Sociale cosa accadde?
Alessandro, prima di essere catturato e ucciso,
riuscì a procurarmi un passaggio per la Svizzera.
Nella valigia c’era un vestito ed un biglietto con
su scritto “Grazie per la tua fedeltà e per il tuo
bene”. Con la morte nel cuore mi trasferii a Lugano.
Quindi un posto tranquillo…
Per nulla! Venni immediatamente incarcerata dalle
Autorità Svizzere. Il carcere fu così duro
psicologicamente che durante la detenzione tentai di
suicidarmi tagliandomi le vene.
Sono
come Napoleone, nella polvere e sugli altari. Questa
una sua frase rimasta celebre…
Nella mia
vita ci sono stati alti e bassi, ma ho fatto sempre
quello che ho voluto, seguendo la mia voglia, sono
stata audace e non ho avuto inibizioni, ma non ho
fatto mai cose volgari ne' cattive. Le persone che
lo affermano, sono quelle che nella vita non hanno
raggiunto nulla, sono infelici e si sfogano parlando
male degli altri. Mi piacerebbe incontrarli, ma
sinceramente il modo in cui mi giudicano le persone
mi lascia indifferente. Molti uomini sono stati
innamorati di me, hanno apprezzato il mio modo di
essere, hanno perso la testa per me e questo mi
basta!
In seguito sposò un tenente di
polizia e si trasferì con lui in Sudamerica, dove
rimase per diversi anni. Tornò in Italia nei primi
anni 50, fatale fu l’incontro con Mario Ferretti,
famoso giornalista e radiocronista. I due si
innamorarono e decisero di trasferirsi in Sud
America a Santo Domingo, dove aprirono un
ristorante.
L'ultima apparizione della
Duranti sul grande schermo risale al 1976 nel film
Divina creatura, diretto da Patroni Griffi e
interpretato accanto a Laura Antonelli.
L'attrice
si spense nel 1995 a Santo Domingo all'età di 78
anni.
La vita di Doris Duranti è stata soggetto
di una fiction televisiva, trasmessa da Raiuno nel
1991. Il lavoro, intitolato Doris, una diva di
regime è firmato da Alfredo Giannetti e vede Elide
Melli nel ruolo della protagonista.