Madame, tutto inizia quando
lei rientra a New York dall'Europa…
Avevo trent’anni
quando dopo un soggiorno a Venezia, per sfuggire all’infelicità
matrimoniale, tornai alla base. Ero ancora piena di vita e
decisa a lasciarmi alle spalle il passato, ma fu una sorpresa
per me trovare quella New York di fine Ottocento estremamente
formale e in un certo senso bigotta, mal disposta ad accettare
una donna in via di separazione.
Cosa era
successo?
Ero sposata con un uomo violento ed
infedele. Un conte polacco che passava il tempo a maltrattarmi
ed a proibirmi una normale vita sociale. Lui spendeva tutta la
sua fortuna in relazioni con altre donne. Non c’erano davvero le
condizioni per proseguire la vita insieme.
Dicono che lei avesse una personalità troppo schietta per la New
York del 1870.
Beh sì ero uno spirito libero,
cercavo di andare oltre le imposizioni sociali. In un certo
senso offendevo l’innocenza americana con i miei modi troppo
europei. Una volta davanti gli occhi della mia famiglia feci
scandalo perché trattai la mia cameriera Nastasia da pari a
pari, offrendole il mio mantello prima di mandarla a fare una
commissione. Oppure la volta che all’opera indossai un vestito
scandalosamente troppo semplice… Troppo accentuato il seno,
troppo scoperte le spalle.
Quindi era questo il
problema…
Oh no, ripeto il problema principale non
era il mio carattere o il mio comportamento, ma la mia decisione
di aver tagliato completamente i ponti col mio passato.
Pur sempre uno scontro di mentalità..
Beh
sì, era la stessa mia situazione di separata, fuggita dal tetto
coniugale, che si scontrava con quel conformismo, del resto in
epoca vittoriana la strisciante necessità di guardare più
all’aspetto che ai contenuti era più che mai presente negli
Stati Uniti del tempo. Questo scontro lo vivevo sulla mia pelle
ed era qualcosa di sottile e crudele, i rapporti erano regolati
dalla violenza psicologica e moraleggiante. Così si viveva
sostanzialmente il dramma del non detto, del non fatto.
Lei apparteneva ad una famiglia molto in vista, i
Welland, e quel divorzio avrebbe messo in crisi tutti i
membri...
Tendevano a mantenere alto il buon nome
della famiglia ed erano terrorizzati dallo scandalo e dalla
vergogna che si sarebbero abbattuti su di loro. L’ipocrisia
dettava legge per cui era più tollerata una donna separata che
divorziata, sebbene il divorzio, fosse legalmente ammesso, ma
considerato inaccettabile.
Quindi la famiglia
Welland per salvare la reputazione tentava di dissuaderla
dall’idea del divorzio.
Non solo, diedero l’incarico
di distogliermi dal proposito a Newland Archer, fidanzato di mia
cugina May Welland.
Chi era Newland Archer?
Newland era un ricco avvocato dell’hight society newyorkese,
letteralmente ammanettato dalle severissime convenzioni di
quella società. Fin dalla più tenera età la sua vita era stata
plasmata al desiderio di appartenere alla classe sociale
superiore, tanto che quando lo conobbi, poco prima di
fidanzarsi, lui era orgoglioso e felice di ambire ad un
matrimonio tradizionale con mia cugina May.
Al
contrario di lei, donna sofisticata e con forte personalità, sua
cugina May veniva descritta come mite e sottomessa.
May era molto bella, ma troppo convenzionale e dai modi, a mio
parere, esageratamente formali ed aristocratici. Era sempre
protesa ad esser adeguata ed appropriata così come gli altri
s'attendevano da lei. Era cresciuta per esser una moglie e madre
perfetta, lei seguiva ed obbediva sempre a tutti i costumi
sociali che le venivano imposti
Quindi Newland la
contattò per dissuaderla dal proposito.
Oddio,
all’inizio cercò di svolgere il compitino in modo professionale,
ma ben presto cominciò a mettere in discussione i valori in cui
era stato allevato. Vide così la disuguaglianza sessuale del suo
mondo e la superficialità di quei costumi. Si rese conto di
essere nelle mani di una famiglia bigotta. Le loro intenzioni
non erano propriamente rivolte alla mia felicità, ma solo ad
evitare scandali.
S’innamorò di lei?
Vedendomi come artefice di un nuovo modo di interpretare la
realtà provava una forte ammirazione nei miei confronti.
Fino a quando non s'accorse di provare un sentimento
sempre più intenso...
Purtroppo sì e cominciò anche
a metter in dubbio l'idea di sposarsi con May. Non vedeva più
quel matrimonio come un destino ideale tanto agognato fino a
poco tempo prima.
Newland innamorato di lei la
pressava per non divorziare? Non vede un’enorme contraddizione
in questo atteggiamento?
Newland desiderava
fortemente avermi vicina e temeva che il divorzio mi avrebbe
esclusa per sempre dalla accoglienza della famiglia e dalla
società. Lui teneva prima di tutto alla mia reputazione, aveva
un buon cuore e non c’erano secondi fini.
Quindi
accettò di rimanere una donna separata senza divorziare…
Esatto separata, ma ancora ufficialmente sposata al conte.
Vivevo in un limbo emotivo. Amavo Newland ma mi rendevo conto
che comunque fosse andata sarebbe stato un amore impossibile
senza futuro e pieno di sensi di colpa da entrambe le parti.
Forse la contraddizione stava nel fatto che nonostante lui fosse
attratto da me implorava mia cugina May ad accelerare la data
delle nozze.
Si è mai data una spiegazione?
Era semplicemente dilaniato dai sensi di colpa.
E
sua cugina May?
Lei rifiutò di sposarsi
sbrigativamente in ossequio alle usanze sociali che imponevano
fidanzamenti molto lunghi.
Forse Newland la
voleva solo come amante?
Non posso essere sicura di
questo, posso ammettere però che per lungo tempo lo vidi
disposto a rischiare il suo buon nome, la sua carriera e il suo
brillante futuro.
Lo aveva in pugno?
Mi regalava rose gialle ogni giorno, ad un cero punto avrei
davvero potuto chiedergli ogni cosa, anche di acconsentire al
mio divorzio, anche di sposarci. Quando per la prima volta mi
strinse passionalmente da parte mia fu inevitabile rinfacciargli
di essere stata spinta da lui stesso a rinunciare a quella
liberta e quindi a vivere insieme.
Intanto sua
cugina May, per un lungo periodo, andò a trascorrere le sue
vacanze nella villa di famiglia in campagna.
Più che
vacanza era una specie di periodo di riflessione, ma forse era
solo un modo per lasciarci soli e decidere il nostro futuro.
Aveva intuito qualcosa?
La trama del
film svela questo particolare solo nelle ultime scene.
Consumaste la vostra passione?
Ci baciammo
una sola volta, ma nonostante le sue avance e il mio desiderio
di essere completamente sua, non cedetti mai. Ero abbastanza
turbata dal fatto che la nostra relazione avrebbe potuto far
soffrire mia cugina.
Poi cosa successe?
Rientrato a casa, Newland ricevette un telegramma in cui May gli
annunciava inaspettatamente d'acconsentire alle nozze immediate.
Lei come reagì al matrimonio?
Mi
ripetevo che era giusto così. Andai a vivere a Washington
rimanendo così a distanza di sicurezza da tentazioni e
malelingue. Lui comunque nei primi mesi tentò invano di
dimenticarmi rendendosi però conto di non provare amore per sua
moglie.
Nel contempo il conte, suo marito,
faceva pressioni per tornare insieme, vero?
Nonostante la lontananza, lui viveva a Parigi, Il conte Olenski
non aveva mai desistito del tutto. Tramite il suo avvocato mi
fece varie proposte aumentando sempre di più il prezzo della mia
compagnia. Era disposto a elargirmi una cospicua rendita pur di
vivere sotto lo stesso tetto e salvare così le apparenze.
Ovviamente una convivenza da fratello e sorella.
Anche la sua famiglia continuava a premere per una
riconciliazione vero?
Sapevo che non si sarebbe
accontentata del mio consenso a non divorziare. Rimanevo pur
sempre una donna indipendente per cui atipica. Di fronte al mio
rifiuto di tornare in Europa mi tagliarono i viveri.
Continuava a vedere Newland?
Lui mi seguiva
ovunque, i suoi tentativi di fare l’amore con me erano diventati
pressanti. Alla fine cedetti per un solo incontro sessuale prima
di scomparire per sempre dalla sua vita.
Ovviamente non ci fu…
La nonna si aggravò ed io
tornai a New York. In quell’occasione incontrai mia cugina May,
parlammo molto. Lei mi confidò di essere incinta. Mi crollò
letteralmente il mondo addosso, ma non lo feci vedere.
Ovviamente sì, saltai quell’appuntamento e alcuni giorni dopo
presi la saggia e irrevocabile decisione di tornare a Parigi.
E Newland cosa fece?
Non essendo al
corrente della gravidanza di sua moglie non comprese la mia
decisione di non andare a quell’appuntamento, allontanarmi e
tornare da mio marito.
Lei cosa gli disse?
Cercai di convincerlo, ovviamente senza rivelare il segreto di
May sulla gravidanza. Ma fu del tutto inutile, Newland
nonostante fosse sposato, era fermamente convinto che il suo
unico futuro fosse accanto a me e addirittura azzardò l’ipotesi
di separarsi e se io avessi insistito di raggiungermi per sempre
a Parigi.
Poi cosa accadde?
Quando
apprese la notizia che sua moglie era incinta, allora per lui fu
tutto chiaro, anche la mia decisione di tornarmene in Europa.
Come la prese?
Beh a quel punto capì che
May non era l'ingenua, pura ragazza innocente che sembrava
essere e che la mia decisione era una rinuncia per sempre alla
felicità pur di preservare l'integrità di una famiglia che stava
nascendo.
Qui la storia fa un salto di ventisei
anni e si sposta a Parigi…
Newland era oramai vedovo
e aveva accompagnato il figlio maggiore Dallas in Europa. Dallas
era venuto a sapere dalla madre in punto di morte del grande
affetto che ci aveva legati e di conseguenza la rinuncia di suo
padre a ciò che aveva di più caro al mondo.
Cosa
fece il figlio?
Voleva restituire al padre una nuova
occasione di felicità. Mi aveva contattato ed io avevo
acconsento per una visita. Poi con una scusa aveva condotto il
padre sotto la mia casa.
Lo vide di nuovo?
Non nascondo che ero molto curiosa, ma lui stordito dalla
prospettiva di rivedermi e intorpidito da una intera esistenza
consacrata alla rinuncia del proprio grande amore, non salì mai
quelle scale rimanendo a fissare la mia finestra e mantenendo
intatti i propri ricordi.
“Alla fine una luce brillò
attraverso le finestre e un attimo dopo venne fuori un
domestico, il quale tirò su le tende e chiuse le imposte. A quel
punto, come se fosse stato il segnale che aspettava, Newland
Archer si alzò lentamente e tornò a piedi in albergo, da solo.”
Con queste parole Edith Wharton chiudeva la sua novella,
caratterizzando la scelta finale del protagonista - seduto sulla
panchina di un cortile parigino a pochi passi dalla donna amata…