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INTERVISTE IMPOSSIBILI
Gala Éluard Dalí
La musa inquietante
Kazan, 7
settembre 1894 – Portlligat, 10 giugno 1982
“Amo Gala più di mia madre, più di mio padre,
più di Picasso e perfino più del denaro.”
(Salvador Dalì)
L’affascinante personalità di Gala Éluard Dalí,
musa inquietante, amante egocentrica,
ispiratrice di sentimenti contrastanti, di forti
desideri, amante eccezionale. Per lei
l’amore era un dono totale, per questo chiedeva
molto ai suoi uomini, di affascinarla, di
farla sognare, di superare se stessi. Passò
dalle braccia di Paul Éluard, poeta
francese, a quelle di Max Ernst, pittore e
scultore tedesco, poi visse per un periodo
con entrambi ed entrambi rimasero bruciati.
Infine conobbe Dalì e quello fu un amore
travolgente, una passione surreale,
un’unione totale. Dotata di una forte
personalità divenne per lui vitale, essenziale,
la musa ispiratrice e la necessità fisica e
psicologica. Diventò la sua dominatrice, a
tal punto che quando morì Dalì ne fece
imbalsamare il corpo.
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Madame le sue origini?
Sono
russa, nata nella città di Kazan, sulle rive del
Volga, tra le steppe del Tatarstan, nella Russia
centrale europea, da una famiglia di intellettuali.
Sono figlia di un alto dirigente
dell'amministrazione russa.
Il suo
nome di nascita?
Mi chiamo Helena
Diakonova. Gala è il nomignolo affettuoso con il
quale mi chiamava il mio primo marito Paul Éluard.
Il poeta francese?
Sì,
lo conobbi nel 1913 in un sanatorio a Clavadel, in
Svizzera. Mi curavo dalla tubercolosi. Ci sposammo
pochi anni dopo, nel febbraio 1917. Andammo a vivere
a Parigi. Lì nacque nostra figlia Cécile.
Oltre che moglie divenne la sua musa…
Entrai nel movimento surrealista e diventai ben
presto icona ispiratrice di vari artisti, tra i
quali Louis Aragon, Max Ernst e André Breton.
Nel 1929 conobbe Salvador Dalí…
Con mio marito ed altri amici trai quali Luis
Buñuel, René Magritte e la moglie Camille Goemans
andammo a fargli visita in Catalogna. Immediatamente
percepii un feeling speciale.
Cosa
accadde?
La mia apparizione provocò un
turbamento tale nell’artista che durante l’incontro
non pronunciò parola. Improvvisamente nei suoi occhi
si materializzò la donna ideale che tanto aveva
ricercato, immaginato e dipinto.
Nacque una grande storia d’amore…
Fu
come se, tutto ad un tratto, i suoi sogni avessero
preso forma e realtà. Ero l’incarnazione delle sue
visioni oniriche e fantastiche. Così iniziammo a
frequentarci. Lui si dichiarò tempo dopo,
passeggiavamo lungo la scogliera di Capo Creuso, e
lui riuscì finalmente a dichiararmi il suo amore, un
amore devoto ed incondizionato che sarebbe poi
durato per tutta la vita.
E lei?
Ero letteralmente attratta dalle sue stranezze e
stravaganze che non ebbi alcun dubbio di separarmi
da mio marito. Lui aveva 11 anni meno di me. Ci
sposammo tre anni dopo il primo incontro.
Prima del matrimonio ci fu un secondo
incontro a Parigi…
Io ero sposata e per
sfuggire da occhi indiscreti non rimanemmo molto in
città, ci rifugiammo vicino a Marsiglia all’Hotel du
Château en Carry-le-Rouet. Restammo lì chiusi per
mesi interi.
E suo marito?
Paul era innamoratissimo di me, non smetteva di
inviarmi lettere con continue suppliche anche
cariche di erotismo. Mi scriveva: «Ti desidero
che impazzisco, muoio alla sola idea di incontrarti,
di vederti, baciarti. Voglio che la tua mano, la tua
bocca, il tuo sesso non si separino dal mio». E
ancora: «Senza di te non ho i miei bicchieri di
smeraldo e di fuoco, e non ho ricavato da tutto
questo che un disincanto incredibile, e tanta voglia
di morire. La bellezza da sola non basta. Senza
amore, tutto il resto è perduto, perduto, perduto,
un insieme sgradevole di contrattempi e veleni
ignobili e disgustosi…. Non c’è vita senza amore… Ed
io, mia piccola Gala, ti amo infinitamente».
Intanto Salvador Dalí la descriveva come
salvatrice, colei che lo aveva salvato dalla pazzia
e dalla morte prematura...
Beh sì, mi
aveva conferito una sorta di ruolo taumaturgico
sulla sua fragile psiche. Dietro il suo genio
artistico, si celava un uomo turbolento, insicuro e
disorganizzato… Aveva una estrema necessità di
essere dominato e sottomesso, in contrasto con
l’immagine carismatica che dimostrava in pubblico.
Io mi limitai a mettere ordine nella mia mente e
nelle sue cose materiali facendo da tramite tra il
genio ed il mondo reale.
Nel fare
questo venne accusata di comportarsi in maniera
estremamente utilitaristica…
Fui
accusata di parecchie cose tra le quali di essere
un’accentratrice, una approfittatrice e del modo con
il quale gestivo i suoi affari, certamente divennero
più fruttuosi rispetto a come erano stati gestiti in
precedenza.
Ebbe molte relazioni
extraconiugali vero?
Dalì non solo non
si opponeva, ma alle volte mi incoraggiava a farlo.
Lui subiva il fascino del candaulismo, nel senso che
provava piacere ad esibirmi ad altri uomini. Mi
vedeva come madre e insieme sceglievamo giovani
artisti per le nostre serate. Io avevo molti anni
più di lui e non ero propriamente una ragazzina, mi
sottoposi a vari lifting, comunque i ragazzi con i
quali mi intrattenevo venivano ricompensati in
denaro.
Lei fu anche il modello
prediletto del maestro…
Ero il Soggetto
d'ispirazione, la protagonista assoluta delle sue
tele, la madre generatrice e protettrice, la donna o
la madonna della quale nessun uomo o devoto avrebbe
potuto minimamente pensare di farne a meno.
La definiva il suo sosia, il suo doppio, il
suo gemello, come a voler affermare la sua esistenza
solo attraverso di lei.
Divenimmo un
binomio indissolubile, l’incarnazione del mito dei
Dioscuri Castore e Polluce, i divini gemelli nati da
Leda e da Zeus.
Gala lottò contro gli
anni che passavano con interventi e lifting di ogni
tipo fino alla fine della sua vita. Morì nel 1982
nel castello di Púbol, nei pressi di Girona, in
Catalogna, che lo stesso Salvador Dalí aveva
comprato per lei. Se ne andò dopo una lenta agonia,
sempre lucida fino alla fine, vegliata da Dalí.
Aveva 88 anni. L’artista volle che «quel corpo tanto
amato e tante volte dipinto» fosse imbalsamato e
deposto nella cripta del Castello.
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