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INTERVISTE IMPOSSIBILI

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Lucila Chitu
LA MUSA TEMPORANEA
D'Annunzio le scrisse 43 lettere d'amore
RICONOBBI IL CESPUGLIO DI MIRTO BRUCIATO
IN AGGUATO TRA LE VOSTRE COSCE”

“Je reconnaissais les jasmins de votre nuque, les roses roses de votre gorge, la myrrhe de vos aisselles, le buisson de myrthe brûlé qui se cache entre vos cuisses, les violettes de vos bras, les iris de vos hanches, les tubéreuses de vos jambes, tous les narcisses et toutes les jonquilles qui font de votre croupe une double colline fleurie, et enfin ‘la forêt de toutes les essences’ qui vous sert de chevelure…”


 

 

Madame lei è famosa per essere stata una delle tante amanti di Gabriele D'Annunzio.
E’ risaputo che allo stesso piano della poesia il Vate collocava la sua altra grande passione, vale a dire: le donne. Le donne per lui erano territorio di conquista, trofei da mettere in bacheca, ma anche come ispirazione per i suoi languidi e sensuali versi.

Oggi sarebbe a dir poco inconcepibile…
Per approfondire questo rapporto occorre calarsi nel clima culturale della Belle Epoque e dei Cafè-chantant nei quali il buon Gabriele affinava le sue armi seduttive, e, per il suo esclusivo piacere, ne faceva esercizio non solo di letteratura, ma di vita, devozione, consacrazione, esaltazione della femminilità, che portava la donna a sentirsi innalzata, unica e prescelta, al di sopra di ogni altra creatura.

Lei si sentiva eletta?
Lui era un grande ed esperto amante. Ovviamente mi sentivo unica e desiderata. Per Gabriele le donne erano un’ossessione, lui ne sentiva il bisogno come dell’aria che respirava. Del resto le donne erano necessarie alla sua creatività, alla sua curiosità e alla sua continua “fame di conoscenza”.

Nessuna donna è stata capace di resistergli…
Non so, mi lasci pensare…… forse Isadora Duncan, forse la pittrice polacca Tamara de Lempicka; ma per quelle poche che rifiutarono le sue avances c’era un interminabile elenco, mai totalmente conosciuto, di donne sedotte dal suo fascino ammaliatore.

Lei conferma che era un uomo pieno di fascino…
Principalmente Il suo potere seduttivo era legato all’abilità della sua parola, alla capacità persuasiva del tono della sua voce, un qualcosa di inimmaginabile. A me la sua voce faceva lo stesso effetto dell’oppio e della cocaina.

Esistono parole più brucianti delle carezze?
Senz’altro sì, egli le conosceva e le usava. Erano carezze più immateriali ed io rimanevo soggiogata da quella raffinata sensibilità, quasi femminile, fatta di gesti, di atmosfere, di evocazioni, di segrete carezze non solo al corpo, ma soprattutto all’anima.

Lei era una giornalista vero?
Sì, ero conosciuta come Sophie Jules-Brun, ma il Vate mi aveva soprannominato «Rodica». Sono nata nel 1873 a Craiova in Romania, sono anche conosciuta con lo pseudonimo di Lucile Kitzo. Mia madre era Maria Chitu, la prima traduttrice di Dante in rumeno. Sono stata corrispondente da Bucarest per Le Figaro poi mi sono trasferita a Parigi e qui conobbi D’Annunzio.

Poi lui tornato in Italia iniziò a scriverle…
Tra il 1914 e il 1916… per la sua mera avidità di conquista mi scrisse 43 lettere tutte in un corretto e aulico francese. Le lettere sono cariche di un’intensa passione amorosa. Pensi che mi definiva nelle lettere «amica di neve e oro, rosa e ambra e sorella di carne e di piacere».

Ho avuto modo di leggere qualche passo, direi che trasudano di una passione irresistibile…
Io invece la definisco una divampante febbre erotica… Ovviamente per lui ero solo una meravigliosa Musa Temporanea o per meglio dire un fiore non colto. In un passaggio intenso di sensualità mi scrisse: «Io riconobbi il gelsomino del vostro collo, le rose rosa della vostra gola, la mirra delle vostre ascelle, il cespuglio di mirto bruciato in agguato tra le vostre cosce, le violette delle vostre braccia, gli iris dei vostri fianchi, le tuberose delle vostre gambe, tutti i narcisi e tutte le giunchiglie che rendono la vostra schiena una collina fiorita, e, infine, la foresta di tutte le essenze che servono i vostri capelli». Ma forse in italiano rende poco la prego di leggere almeno questo passo in francese: “Je reconnaissais les jasmins de votre nuque, les roses roses de votre gorge, la myrrhe de vos aisselles, le buisson de myrthe brûlé qui se cache entre vos cuisses, les violettes de vos bras, les iris de vos hanches, les tubéreuses de vos jambes, tous les narcisses et toutes les jonquilles qui font de votre croupe une double colline fleurie, et enfin ‘la forêt de toutes les essences’ qui vous sert de chevelure…”

A giudicare dall’impeto e dalla carica erotica il vostro rapporto non si era ancora consumato.
Beh del resto io amavo il corteggiamento e lui il corteggiare, comunque sì le parole sono immaginarie e il rapporto non si era ancora consumato.

Ne andava orgogliosa?
Lei lo sa vero che Gabriele viveva in un harem nel suo Vittoriale con quattro ospiti fisse e un viavai di invitate, di amanti di passaggio, di professioniste e se non le bastasse ci aggiunga una moglie tradita almeno nei desideri con la madre di lei….

Non solo….
Oh no… ci metta pure la sua amante ufficiale Giuseppina Mancini, moglie del conte Lorenzo, con la quale visse una breve, ma intensa storia nell’eccesso della voluttà con incontri clandestini, furiose liti e scenate di gelosia che portarono la signora, in preda a sconvolgenti sensi di colpa, allo squilibrio mentale; e poi ancora Alessandra di Rudinì Starabba, vedova con due figli, la quale finirà, sfiorita nella bellezza per l’uso della morfina, nel chiuso del convento delle Carmelitane col nome di suor Maria di Gesù.

Non ha citato Eleonora Duse…
Ahimè credo la donna senza dubbio più importante della sua vita, la Divina, ma anche Amélie Mazoyer la governante che il Poeta aveva conosciuto in Francia quando lei aveva 24 anni e lui il doppio e se ne era innamorato per la sua bocca meravigliosa; e poi ancora la pianista Luisa Baccara, ospite fissa della sua casa, ufficialmente la “Signora del Vittoriale”, lei sublimava la sua passione suonando il pianoforte nella Stanza della Musica, bellissima donna che spasimava per lui, al punto che tentò di ucciderlo quando lui stava corteggiando la sorella minore Jolanda di 16 anni…

C’era da aspettarselo da una persona che teorizzava il massimo dell’erotismo…
Esatto, le cito parole a memoria: “Chi non ha mai provato la gioia di uscire dall’esperta alcova della madre per entrare subito, nella stessa notte, nella stanza virginale della figlia, non sa cosa sia la vera ebbrezza dell’amore”».

Ma non ha risposto alla mia domanda: ne andava orgogliosa?
Nonostante tutti i suoi impegni Gabriele trovò il tempo di scrivermi ben 43 lettere, lei pensa che per una donna non sia motivo di smisurata fierezza?



 


 

 
 
 



L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA
 GRAZIE A:
Da “la Stampa”
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/vate-hardcore-vanno-all-asta-43-lettere-piccanti-scritte-gabriele-97577.htm
Il giornale http://www.ilgiornale.it/news/cultura/christies-mette-allasta-43-lettere-piccantissime-gabriele-1111770.html
Libero http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/11773803/Gabriele-D-Annunzio--all-asta.html
Franca Minnucci http://temi.repubblica.it/ilcentro-dannunzio/2006/02/26/d%E2%80%99annunzio-e-le-donne/
LE AMANTI: http://madrasi.xoom.it/vate/VATE117bis.htm
Antonio D’Orrico http://www.corriere.it/sette/13_febbraio_18/2013-08-d-orrico-d-annunzio_85e0efac-79e0-11e2-9a1e-b7381312d669.shtml
LE AMANTI http://www.gabrieledannunzio.net/limaginifico_donne.htm

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