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INTERVISTE
IMPOSSIBILI
Maria Vetsera
L’amante
1889 Il principe ereditario al trono
dell'Impero austro-ungarico, arciduca Rodolfo d'Asburgo-Lorena
(figlio di Elisabetta di Baviera, detta "Sissi", e di Francesco
Giuseppe I) viene trovato morto nella sua tenuta di caccia a
Mayerling con la sua amante, la baronessina Maria Vetsera (Vienna,
19 marzo 1871 – Mayerling, 30 gennaio 1889)
Baronessa le sue origini? Il
mio nome è Marie Alexandrine Freiin von Vetsera, la mia
famiglia era originaria di un piccolo paese a sud di
Bratislava. Mio padre Albin grazie ai servigi resi da
mio nonno a Francesco Giuseppe ebbe incarichi in
importanti ambasciate d’Europa e Medio Oriente.
Sua madre? Elena Baltazzi nata a Marsiglia era di
origini italiane, figlia di Theodor Baltazzi ricco
consigliere finanziario del sultano di Costantinopoli. I
miei si conobbero e si sposarono a Costantinopoli poi si
trasferirono a Vienna.
Lei nacque a Vienna,
quindi… Il 19 marzo del 1871, ma durante l'infanzia e
l'adolescenza vissi a Londra ed a Il Cairo seguendo gli
spostamenti di mio padre nella sua carriera diplomatica.
La descrivono come una donna bruna e formosa, di
aspetto piacente e di temperamento molto passionale.
La mia educazione fu affidata ad un precettore amico di
mio padre. Oltre alla lingua inglese prendevo lezioni
d'arte, di conversazione e di canto. Tra le altre cose
ero molto appassionata di equitazione.
Quando
conobbe Rodolfo d'Asburgo-Lorena? Fu proprio al
Prater nel 1888, durante un’esercitazione di
equitazione, che conobbi il principe Rodolfo figlio di
Elisabetta di Baviera, detta "Sissi", e di Francesco
Giuseppe I d'Asburgo ed erede al trono
d'Austria-Ungheria.
Lei aveva poco meno di
diciassette anni… Beh all’inizio fu solo
un’infatuazione adolescenziale, nulla di più. Del resto
non avevo modo di parlargli o di stare da soli, lo
vedevo spesso in tribuna o alla fine delle gare quando
passava in rivista i cavalieri.
Nient’altro?
Durante questi primi incontri vi furono solo giochi di
sguardi e sorrisi, di qui la mia convinzione di essere
corrisposta dal principe o quantomeno notata. Nulla di
più.
Nell'estate del 1888 lei partì per un
viaggio di studi in Inghilterra… In quell'occasione
confessai in una lettera alla mia amica Hermine di
provare un dolore molto profondo come se mi dovessi
separare dalla cosa più preziosa che vi fosse nella mia
vita. Quell’attrazione stava diventando una vera
ossessione e la mia amica Hermine tentava di dissuadermi
da questo amore impossibile.
L’Inghilterra non le
fece dimenticare il principe… Oh no, al ritorno
incoraggiata da sua cugina e mia amica, la contessa
Maria Luisa Larisch, arrivai al punto di scrivere una
lettera a Rodolfo confessandogli che avrei avuto molto
piacere ad incontrarlo. Lui rispose gentilmente
confidandomi di sentire lo stesso bisogno di parlare con
me e fissandomi un appuntamento al Prater.
Siamo
alla fine di ottobre del 1888 ed ovviamente non potevate
vedervi da soli al Prater… L’etichetta non lo
consentiva ed io non potevo uscire da sola di casa per
cui chiesi l’aiuto della contessa Larisch. Comunque ci
vedemmo il 5 novembre 1888 ma non al Prater bensì al
castello Burg.
Dopo il primo incontro ne
seguirono altri... In quel periodo incontrai il
principe una ventina di volte. D’accordo con la
contessa, la quale ad ogni evenienza mi avrebbe coperta,
una carrozza messa a disposizione da Rodolfo mi
aspettava tutte le sere in Salesianer Gasse, in modo
tale che se avessi potuto sgattaiolare fuori di casa
senza essere vista dalla mia famiglia sarei stata
condotta immediatamente al Castello.
Il 13
gennaio 1889 ci fu tra voi il primo rapporto intimo…
Entrambi perdemmo la testa. In quella occasione
ricevetti in regalo dal principe un fermaglio di
zaffiro, un braccialetto, un medaglione e un anello con
le iniziali I.L.V.B.I.D.T (In Liebe Vereint Bis In Den
Tod) cioè “Uniti nell'amore fino alla morte”. Due giorni
dopo comperai un portasigarette d'oro sul quale feci
incidere la frase: “13 gennaio - grazie al destino” e lo
donai a Rodolfo.
Mi scusi… ma Rodolfo al tempo
era sposato e padre di una bimba… Sì era sposato da
otto anni con la principessa Stefania del Belgio
ovviamente imposta dal padre di Rodolfo, ma Stefania era
stata educata e preparata al matrimonio con la funzione
di "produrre eredi" e non era certo la donna ideale che
Rodolfo aveva sempre vagheggiato. Quando conobbi Rodolfo
il rapporto era già in crisi e lui si rifugiava
nell'alcol.
Non solo… si parla di una vita
libertina e alla ricerca sfrenata di nuovi piaceri…
Ripeto il matrimonio con Stefania era solo un'unione di
facciata e lui cercava altrove stimoli. Prima di
conoscermi era stato un assiduo frequentatore di case di
tolleranza e amante di Mizzi Kaspar una prostituta
incontrata in una di quelle case.
Lei sapeva che
Rodolfo, a causa delle sue fragilità e dei frequenti
scontri con il padre, soffriva di depressione, faceva
uso di oppio ed aveva confidato alla sua amica Mizzi di
volersi uccidere? Certo che lo sapevo, sapevo anche
che l’infelicità di Rodolfo era dovuta dal fatto che sua
moglie non poteva avere altri figli e non avendo eredi
maschi il trono sarebbe andato al nipote di Francesco
Giuseppe, l'arciduca Francesco Ferdinando.
Quindi
sapeva anche che era stato Rodolfo ad infettare la
moglie in quanto affetto da gonorrea, contratta con una
delle sue innumerevoli amanti… Ovvio sì, ed è per
questo che ero assolutamente convinta di salvarlo dai
suoi fantasmi. Chiesi lumi ad una chiromante la quale mi
rassicurò sul nostro futuro.
Non voleva perdere
Rodolfo vero? Lo avrei seguito in capo al mondo anche
se sapevo benissimo di quanto fosse impossibile una
nostra relazione alla luce del giorno.
Lo avrebbe
seguito a qualunque costo? Sinceramente avevo paura
ma la mia vita senza di lui non avrebbe avuto alcun
senso…
La sera del 26 gennaio ci fu un incontro
tempestoso tra Francesco Giuseppe e suo figlio…
Rodolfo aveva manifestato l’intenzione di chiedere
ufficialmente al papa Leone XIII di annullare il suo
matrimonio, a causa della sterilità di Stefania. Durante
quel colloquio con il padre Rodolfo aveva minacciato di
uccidersi, ma l'imperatore era rimasto irremovibile.
Il giorno 28 gennaio partiste insieme per Mayerling,
nel Wienerwald, dove il principe possedeva una tenuta di
caccia… Cosa disse alla sua famiglia? D’accordo con
la contessa Larisch dissi che avrei passato due giorni
nella sua casa, lei ovviamente mi tenne il gioco.
Mayerling avrebbe dovuto essere un viaggio di
piacere… Passammo due giorni chiusi in stanza e lì
consumammo anche i pasti.
Aveva avuto qualche
sentore del tragico epilogo? I discorsi di Rodolfo si
fecero più cupi. Compresi le sue intenzioni quando mi
parlò del biglietto scritto alla moglie prima di
partire: “Cara Stefania, sei liberata della mia
presenza, che è una vera piaga per te. Sii felice a modo
tuo.” Poi mi ripeteva più volte la volontà di suo padre
che ci separassimo. Lui mi convinse che per noi non ci
sarebbe mai stata una vita normale e per restare insieme
c’era solo una via d’uscita.
Nella notte tra
il 29 e il 30 gennaio 1889 Maria Vetsera perdeva la vita
alcune ore prima di Rodolfo. Rodolfo sparò alla tempia
della sua amante, pienamente consenziente, e poi rivolse
l'arma contro di sé dopo aver scritto alcune lettere
d'addio ai suoi familiari. I corpi, completamente
ricoperti di sangue, furono ritrovati da un servitore la
mattina del 30 gennaio 1889. La baronessa Vetsera
giaceva distesa sul letto alla sinistra del principe con
il capo semi sommerso dai cuscini ed un fazzoletto
stretto nella mano sinistra, il principe invece era
piegato in avanti su se stesso e seduto sul bordo del
letto. Immediatamente il valletto lasciò Mayerling
per raggiungere la corte a Vienna. Diversi nobili e
cortigiani discussero per parecchio tempo su chi e come
dovesse comunicare la notizia all’imperatore. Alla fine
venne deciso che il compito spettava all’imperatrice
Sissi. Francesco Giuseppe ricevette la notizia in
privato, da sua moglie. Dall’imperatore arrivò l'ordine
di non rendere noto che il principe ereditario era morto
suicida e per giunta insieme alla sua amante. Venne così
diffusa la notizia che Rodolfo era morto a causa di un
aneurisma; da Mayerling inoltre doveva uscire un solo
cadavere. Nel pomeriggio del 31 gennaio un incaricato
alla presenza di un alto funzionario di polizia
trasportò in segreto il corpo della povera baronessa
Maria Vetsera nel cimitero del monastero di
Heiligenkreuz, poco distante da Mayerling. Il cadavere
venne seppellito in fretta nell'angolo dei suicidi del
cimitero senza neppure dare il tempo alla madre di
partecipare ai funerali. Nessuna lapide fu apposta.
Per Rodolfo, quando non fu più possibile ammettere
la morte per aneurisma si ottenne una speciale deroga
dalla Santa Sede che, nonostante fosse un suicida,
permise la sepoltura in terra consacrata, ovvero nella
Cripta dei Cappuccini dove sono sepolti quasi
centocinquanta membri della dinastia Asburgo.
Nei
mesi seguenti la famiglia Vetsera fu sempre più isolata
dagli ambienti dell'alta società viennese, in quanto si
imputava alla madre di Maria, Elena Vetsera, di essere
stata a conoscenza della relazione di sua figlia con il
principe Rodolfo e di non aver fatto nulla per evitarla.
Elena chiese più volte di poter parlare con il Kaiser
Francesco Giuseppe, ma questi rifiutò sempre, facendo
interloquire per lui alcuni funzionari. Dopo la
tragedia, l'imperatore Francesco Giuseppe fece
trasformare la tenuta di caccia di Mayerling in un
convento di carmelitane, dove tuttora si prega per
l'anima di Rodolfo.
Negli anni successivi la
storia ispirò romanzi, opere teatrali e film, come
Mayerling, del 1968, con Omar Sharif, Catherine Deneuve
e Ava Gardner e, più di recente, The Illusionist –
L’Illusionista, del 2006, con Edward Norton, Paul
Giamatti e Jessica Biel.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Vetsera
https://it.wikipedia.org/wiki/Fatti_di_Mayerling
http://www.ilpost.it/2014/01/30/incidente-mayerling-rodolfo-asburgo-maria-vetsera/
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