Nacque il 22 maggio 1844 ad
Allegheny City, in Pennsylvania.
La bella e raffinata Mary
Cassat, gran signora americana patita dell'impressionismo nonché
modella e amante di Degas, catturò il gusto delle più alte sfere
della società internazionale e cosmopolita.
La sua
vita è una storia di passioni, emozioni e paure di una donna
dell'Ottocento che non ha voluto piegarsi ai modelli sociali
dell'epoca. Non sposata, senza figli, Mary Cassatt ha seguito
caparbiamente la sua passione per l'arte.
Allora Madame, un’americana in Europa?
Beh sì io
sono nata in Pennsylvania, ma la mia famiglia discendeva dagli
ugonotti francesi emigrati in America a metà del Seicento.
Non stava bene in America?
No, no anzi.
Ero la quarta figlia di una famiglia benestante, mio padre
Robert Simpson, mediatore di investimenti e di beni immobili, è
stato anche sindaco della città e godeva di una cerchia di
ottime conoscenze.
Come è stata la sua formazione
culturale?
Il percorso educativo era abbastanza
classico, tipico a tutte le ragazze americane della mia classe
sociale. A scuola ci preparavano per diventare delle bravissime
mogli e madri amorevoli. Pensi, c’erano lezioni su come fare
funzionare bene una casa e sui passatempi del gentil sesso, come
il ricamo ecc..
A soli sette anni l’Europa!
Nel 1851 mi trasferii con tutta la mia famiglia, prima a Parigi
e più tardi a Heidelberg e Darmstadt.
Ma fu un periodo breve,
dopo la morte di mio fratello tornammo negli Stati Uniti.
Questo breve periodo europeo rappresentò per lei
un'esperienza formativa importante, vero?
Eh sì
imparai a parlare correttamente diverse lingue e a conoscere ed
apprezzare altre culture.
Quando entrò nella sua
vita la pittura?
Nel 1861 mi iscrissi ad un corso di
pittura presso la Pennsylvania Academy of Fine Arts di
Philadelphia. Ci rimasi per quattro anni e poi tornai in Europa
con il parere contrario della mia famiglia.
Cosa
c’era che non andava?
Diciamo che le donne, ed in
particolare quelle appartenenti ad un ceto superiore, venivano
scoraggiate dall’intraprendere la carriera di pittrice. Invece
io era testardamente convinta di diventare un'artista
professionista.
Parigi la stava aspettando?
Avevo ormai ventitre anni, volevo studiare pittura in Francia,
copiare le opere presenti al Louvre, confrontare immodestamente
i miei lavori con quelle dei pittori del tempo. Naturalmente
dovetti superare le forti obiezioni dei miei. Mio padre mi
disse: “Preferirei piuttosto vedere morta mia figlia che
vederla vivere all'estero come una "bohemienne". Alla fine
mi diede il permesso a condizione che venissi accompagnata da
mia madre.
Furono anni di fatica ma anche di
riconoscimenti del suo lavoro.
All’inizio solo
fatica e studio.
Nel 1870 tornò a Philadelphia.
Ma per fortuna solo per un anno! Era scoppiata la guerra guerra
Franco-Prussiana. Ma negli USA rischiavo di mettere fine alla
mia carriera. Non riuscivo a trovare modelle, e poi c’era tanta
diffidenza verso le pittrici donne.
Finalmente il
salone ufficiale di Parigi accettò una sua opera…
Era il 1872. Per me fu così importante che decisi di stabilirmi
definitivamente nel vecchio continente.
Ma era
stanca di quel tipo di pittura convenzionale...
Fino
al tempo i ritratti di donne avevano esaltato l’ideale della
femminilità, piacevole, arrendevole e compiacente. Nei miei
ritratti cercavo invece di mostrarle come individui e non come
ideali.
Quindi?
Partecipare al Salon
prevedeva regole rigide e inflessibili. Quindi decisi di
dipingere come e cosa avevo sempre desiderato e non solo cose
alla moda e commerciali. Venni tra l’altro accusata di usare
colori troppo brillanti.
E' vero cghe andava a
spiare i pastelli di Degas dalla finestra di un commerciante
d’arte?
Ho osato andare ed appiattire il mio naso
contro quella finestra per assorbire tutto quello che potevo
della sua arte. Edgard ha cambiato la mia vita. Ho visto l'arte
come ho sempre desiderato vederla.
Così nel 1879
iniziò la sua avventura impressionista. Difficoltà?
Beh quando mi unii al gruppo di Degas, Monet, Renoir e Sysley la
presenza femminile scarseggiava. Al tempo tra le loro fila
avevano annoverato una sola pittrice: la Berthe Morisot.
Il gruppo aveva deciso di disertare il Salon ufficiale…
Sì, decisero di esporre i loro quadri in mostre indipendenti. Io
partecipai alla quarta esposizione con il ritratto "Lydia che
beve il tè". Devo dire che andò abbastanza bene anche in termini
di critica.
Torniamo a Degas, lo aveva
conosciuto nel 1877 giusto?
Grazie a lui riuscii ad
esporre alle varie mostre degli impressionisti che si
susseguirono negli anni. Edgar mi incoraggiò all’utilizzo dei
pastelli applicando il colore con grande vivacità e mi aiutò a
sviluppare la tecnica per la puntasecca, l'acquaforte e
l'acquatinta.
Degas era un tipo ruvido, vero?
Pensi che quando vide i miei primi lavori sbottò dicendo
"Che ne sanno le donne di stile?". Naturalmente di fronte
al maestro non me la presi, anzi interpretai le sue parole come
uno stimolo a migliorarmi.
Nelle varie biografie
ho letto che il rapporto con Degas è andato oltre la semplice
collaborazione artistica.
Edgar aveva dieci anni più
di me. Eravamo legati da reciproca ammirazione e fu naturale
diventare amici intimi. Per quanto riguarda la sua domanda
rispondo con una frase di Edgar: “Avrei potuto sposarla, ma non
avrei mai potuto fare l'amore con lei.”
Comunque
visse sempre un rapporto di soggezione con lui…
Già, con lui avevo sempre l’impressione di essere sotto la
protezione di un ciclope che teneva lontano i suoi simili e
divorava chiunque si trovasse di fronte. In realtà lui le
persone le mangiava.
Fosti anche la sua modella,
vero?
Ripeto tra noi c’era una stupenda amicizia,
addirittura ci scambiavamo i pennelli e mi prestai a fargli da
modella, come del resto fece Berthe Morisot con Manet.
Ammirando la sua produzione ho notato che quasi un terzo
del tuo lavoro è rappresentato da madri con i loro bambini.
Strano per una donna che ha rifiutato la maternità a priori...
Ho cercato di vederlo in maniera diversa. Il rapporto tra madre
e figlio non esaltava l’ideale della maternità ma il rapporto
stesso tra i due individui. Qualche critico disse: “Le madri ed
i bambini non sono le madonne o i cherubini del rinascimento, le
figure in adorazione della pittura convenzionale, sono, invece,
due esseri separati che vivono nell'armonia.”
A
Parigi l'avevano raggiunta sua sorella e suo padre...
Lydia divenne la mia modella preferita. La mia Liddy aveva sette
anni più di me, nubile e segnata da un rimpianto di un amore
perduto. Ma era malata da tempo ed io cercai di garantirle le
migliori cure vendendo i miei quadri. Purtroppo qualche anno
dopo a soli 45 anni ci lasciò.
E’ vero che,
stanca dell’Europa, tornò in America?
Mancavo da
oltre venticinque anni, ma negli Stati Uniti il mio successo
artistico non era riconosciuto pienamente per cui nella
primavera del 1899 tornai in Francia.
Dal 1910 il diabete, le nevralgie e
l'indebolimento della vista la costrinsero a ridurre
drasticamente l'attività. Dovette passare gli 11
anni restanti della sua vita nella cecità quasi
totale cosa che la lasciò amareggiata e
insoddisfatta della crudeltà del destino che le
aveva tolto la fonte più grande del suo piacere.
Il timore del mal di mare le impedì di
riattraversare l'Atlantico per fare visita alla
famiglia.
"Non ho fatto cosa ho desiderato,"
rivelò Mary verso la conclusione della sua vita, "ma
almeno ho provato a combattere."
Mary si trovò
sola. Quasi tutti i suoi amici impressionisti erano
morti.
Il 14 giugno 1926 muore dopo un lungo
periodo di malattia nel suo caro paese, Chateau de
Beaufresne in Mesnil-Theribus.