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INTERVISTA IMPOSSIBILE

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Maria Luisa Teresa di Savoia
Madame la princesse de Lamballe
UNA TORINESE A VERSAILLES

(Torino, 8 settembre 1749 - Parigi, 3 settembre 1792)

Maria Luisa Teresa di Savoia nota soprattutto con il titolo di principessa
di Lamballe, fu membro del ramo cadetto di Casa Savoia ed è
conosciuta soprattutto in virtù della forte amicizia con la regina
di Francia Maria Antonietta.




 

 

Madame le sue origini?
Nacqui a Torino l’8 settembre del 1749 il giorno della Vergine. Mia madre, la Principessa Cristina Enrichetta d'Assia, sebbene in uno stato di gravidanza avanzata, si stava recando ad una festa. Avvertì dei dolori improvvisi, poi la rottura delle acque... fu così che venni alla luce. Ero la quarta figlia di Luigi Vittorio di Savoia-Carignano.

Dove trascorse la sua infanzia?
A Torino nella casa di città della mia famiglia, il Palazzo Carignano in un ambiente tranquillo e lontano dagli sfarzi di corte. Passavo le estati nel Castello di Racconigi, residenza estiva dei Savoia-Carignano.

La descrivono di indole tranquilla e sensibile…
Lo ero sì e questo mio carattere spinse il duca di Penthièvre a scegliermi come sposa per suo figlio Luigi Alessandro di Borbone, principe di Lamballe, noto per la sua vita smodata e amante delle belle donne di qualsiasi casta sociale.

Lei come accolse la notizia?
Sapendo i trascorsi del Principe caddi in un profondo sconforto, ma il ritratto dello sposo inviatomi alleviò le mie pene: il mio futuro sposo era davvero bello e molto affascinante! Mi feci coraggio, del resto sapevo che il padre, il Duca di Penthièvre, era un uomo retto ed aveva saputo fare la felicità della moglie circondandola di sconfinate attenzioni e tenerezze. Ero certa che il figlio avrebbe fatto lo stesso con me.

Quando si sposò?
Nel 1767 avevo diciotto anni, mio marito era il pronipote di Luigi XIV e di Madame de Montespan, uno dei principi più ricchi d'Europa. Entrai nel mondo dorato della corte di Versailles ove la libertà, lo stile, il gusto, regnavano sovrani. La Francia rappresentava per me la Patria di tutte le donne e premiava in modo esemplare la bellezza, la grazia e la spregiudicatezza.

Ma la vita coniugale non le portò la felicità…
I figli non vennero e purtroppo, ben presto, il principe cadde di nuovo nel vizio. Lui era, fin dall’adolescenza, intimo amico del Duca di Chartres. Quest’ultimo lo condizionava al punto di coinvolgerlo senza alcuna sosta con giovani viziosi, divertimenti, orge con uomini e prostitute anche di basso rango.

E lei?
Passavo i miei giorni e le notti in estrema solitudine e nell’assoluta trascuratezza. Mi sfogavo con mia madre attraverso un doloroso carteggio. Del resto non avevo fatto nulla per irritarlo o allontanarlo, non avevo nessuna colpa se non ero ancora incinta. In fondo erano trascorsi solo 4 mesi. Piangevo praticamente tutto il giorno e iniziai a soffrire di depressione e malinconia...

Il 6 maggio del 1768 suo marito morì dopo aver contratto una malattia venerea...
Questa condotta di vita peggiorò la situazione di salute di mio marito. La mattina del 6 maggio alle 7.30 circa come al solito stavo imboccando mio marito per somministrargli dello sciroppo, ma mi accorsi che la piccola dose non riusciva a passare per la gola. Era morto! Mi ritrovai vedova a soli diciannove anni.

Cosa fece?
Terminato il lutto tornai alla vita di corte. Continuai a vivere in casa di mio suocero e mi dedicai ad opere caritatevoli. Il Re mi circondò di attenzioni, di sicuro sarei potuta divenire la nuova Regina, essendo il Re vedovo. Ma non lo desideravo: lui aveva oltre 60 anni, quindi oltre quarant’anni più di me. Il Re non si crucciò del mio rifiuto. Pieno di charme trovò ben presto una nuova amante nella bella Madame Lange.

Perché non si risposò?
Non volevo perdere i diritti come principessa del sangue, comunque ebbi al mio fianco M. de Vapoulier un caro amico.

Poi divenne amica intima di Maria Antonietta la futura regina di Francia.
Forse per i miei modi garbati feci una favorevole impressione all'arciduchessa d'Austria tanto che nel 1775 Maria Antonietta mi conferì la prestigiosa e ben remunerata carica di Sovraintendente della Casa della Regina. Quel ruolo mi poneva al di sopra di tutte le dame del seguito e comportava anche il compito non facile di organizzare i divertimenti della regina.

Com’era la Regina?
Maria Antonietta mi chiamava “Mio cuore adorato” e a corte ero soprannominata “Angelo buono”. La Regina mostrava sempre un grande apprezzamento per me. Desiderava spesso ammirarmi con abiti provocanti, che lasciassero scoperto il seno e la pelle bianca alabastro. Eravamo belle e giovani, e sempre insieme organizzavamo balli e feste.

Ci fu anche qualche maldicenza…
Le carezze e i baci appassionanti che ci scambiavamo in pubblico, fecero malignare le altre nobildonne fino a mormorare che fossimo amanti o quanto meno tra noi due ci fosse un amore vizioso.

Quell’idillio con la Regina non durò a lungo…
Ero troppo legata all’etichetta di corte che lei detestava e forse non ero né seducente e né divertente come lei avrebbe voluto per cui qualche tempo dopo mi sostituì con Madame de Polignac, la quale ben presto prese il suo posto come "favorita" della sovrana.

Subì un vero e proprio declassamento…
Sebbene offesa, non dissi nulla, comunque diradai la mia presenza a Corte ed apparvi molto più raramente alle feste. Ma non ridimensionai mai l'affetto che provavo per la Regina.

Poi cosa fece?
Mi trasferii dapprima a Plombières, quindi ripresi le mie attività caritatevoli, e il 12 febbraio 1777 aderii alla massoneria nella loggia di adozione La Candeur, di cui il 18 gennaio 1780 divenni Maestra venerabile. Al tempo le logge femminili avevano superato quel pregiudizio secondo cui le femmine non essendo capaci di mantenere un segreto, non potevano esser iniziate ai riti massonici.

Nel 1789 scoppiò la Rivoluzione…
La regina contrariamente al Re cominciò a rendersi conto degli errori commessi dalla monarchia e soprattutto del pericolo imminente, ma ormai non c’era più tempo e dopo la presa della Bastiglia dovetti fuggire all'estero, come molti altri nobili, sotto l'ordine dei regnanti stessi.

Pur distante non smise di preoccuparsi della sovrana…
La Regina comprese che ero stata l'unica sua vera amica. Feci invano innumerevoli disperati tentativi, cercando appoggi esteri, viaggiando per l'Europa, pur di salvare la regina e l'ideale nel quale credevo ciecamente, ovvero la monarchia francese.

Quando arrestarono la famiglia reale lei cosa fece?
Mi imbarcai a Boulogne per l'Inghilterra col proposito d'interessare Giorgio III ed il governo britannico alla sorte di Luigi XVI e di Maria Antonietta, ormai prigionieri della rivoluzione. Non avendo trovato che indifferenza, mi recai ad Ostenda e di là a Bruxelles e poi a Liegi. Nella prima metà di luglio giunsi ad Aquisgrana, e poi a Spa, cercando dovunque appoggi a favore della famiglia dei Borbone.

Poi tornò in Francia…
In quel periodo continuavo una fitta corrispondenza con Maria Antonietta la quale mi supplicava di non tornare a Parigi. Ma ero così preoccupata che non ascoltai la Regina. Feci testamento e rientrai in patria.

Come andò?
Raggiungi la Regina e da amica fedele rimasi lì sempre dietro la Regina, come fossi la sua ombra: non la lasciavo mai. Lei continuava a consigliarmi di lasciare Parigi per rifugiarmi nelle province. Ed ogni volta le ripetevo che preferivo la morte piuttosto che lasciarla.

Il 10 agosto del 1792 la folla inferocita invase il palazzo Reale….
Insieme alla famiglia reale mi rifugiai nel vecchio palazzo delle Tuilleries, cercavo di rendermi utile, confortare la mia amica, sebbene tremassi io stessa. Tre giorni dopo venne proclamata la decadenza dei reali e fu decisa la loro prigionia presso la Torre del Tempio. Qui ci divisero, pianti ed urli non valsero a nulla, mi gettai per l’ultima volta nelle braccia di Maria Antonietta.

Fu arrestata?
Venni rinchiusa nella prigione di La Force, il 3 settembre 1792 e fui portata davanti al tribunale rivoluzionario. Mi fu chiesto: «Giurate di amare l’eguaglianza, la libertà, e di odiare i re e le regine?» Risposi: «Volentieri giuro di amare la libertà e l’eguaglianza; ma non posso giurare odio al re e alla regina, perché ciò non è nel mio cuore». Uno dei giudici mi disse sottovoce: «Giurate, o siete perduta!». Abbassai il capo e dissi: “Non ho nulla da dire, morire prima o dopo mi è indifferente. Sono pronta al sacrificio della vita”.

Poi cosa accadde?
Varcai così la porta fatale ed inorridii alla vista del mucchio di corpi delle vittime appena giustiziate: inzuppai i piedi nel sangue sparso sul pavimento. All’uscita fui insultata dalla folla, che vedeva in me l’amante lesbica di Maria Antonietta e sua compagna di sperperi. Il tribunale mi aveva condannato a morte.

Nei primi giorni di settembre del 1792 a Parigi e in altre città francesi ebbero luogo i "massacri di settembre" che segnarono l'inizio del Regime del Terrore. La folla travolse le difese di diverse prigioni nelle quali erano detenuti gli aristocratici. La principessa di Lamballe, principalmente a causa della sua intimità con la regina fu trascinata all'aperto nel cortile della prigione e fu sottoposta a torture prima di venire decapitata con un coltello e squartata.
Nell’occasione il boia, cercando riparo dal senso di colpa, si era affidato al vino. Ubriaco e con la mano per nulla ferma, sbagliò mira, finendo per colpire il sopracciglio della Principessa. Ci vollero più tentativi per compiere quello scempio. I tamburi rullarono rapidamente la principessa era stata decapitata e il corpo venne gettato su un mucchio di cadaveri nell'angolo di Rue Saint-Antoine.

I disordini intorno alla Torre finirono all’alba e con essi la vicenda terrena della torinese che visse a Versailles e che fu l’amica più devota che la regina di Francia potesse avere. Quello che restava della principessa fu inumato da alcune mani pietose nel Cimetière des Enfants-Trouvés nel XII arrondissement di Parigi. Il suocero di Maria Teresa Luisa, il vecchio duca di Penthièvre, cercò di recuperare, senza riuscirvi, i resti dell’amata nuora per seppellirli nella tomba di famiglia, in quella che è l’attuale cappella del Castello di Dreux.
Nel 1929 papa Pio XI attribuì alla principessa di Lamballe la qualifica di martire, dichiarandola "venerabile".





 

 
 
 



L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA
 GRAZIE A:
https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Teresa_Luisa_di_Savoia-Carignano
http://www.lacivettaditorino.it/la-principessa-di-lamballe-una-torinese-a-versailles/
http://www.handelforever.com/VersaillesSuprema/versailles/personaggi/maria_teresa_luisa_di_savoia.htm
http://www.palazzodellarosa.it/personaggi_storici_principessa_lamballe.htm

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