Madame a sedici anni era già la modella preferita di
Manet, il grande maestro.
Mi ritrasse in Olympia, La
bagnante in Colazione sull’erba e in altre tele meno famose.
Ma lei aveva i colori nel sangue, imparò a disegnare
e poi a dipingere e divenne lei stessa una pittrice.
Riuscii ad esporre al Salon, purtroppo i miei quadri sono andati
persi, abbandonati in chissà in quale stanza d’albergo, sopra
quale letto dove il mio corpo era sicuramente più apprezzato.
Uno soltanto è rimasto indenne, ora è in bella mostra nel museo
di Hauts -de-Seine, mio comune di nascita.
Correva l’anno 1860 quando iniziò a posare per il pittore Thomas
Couture.
In quell’atelier incontrai per la prima
volta Édouard Manet. Scattò subito la scintilla, io ero
ambiziosa e lui, vedendomi, rimase colpito dalla mia bellezza.
La definiva ingenua e allo stesso tempo insolente.
Diventò subito la sua modella preferita.
Mi
ritrasse a sedici anni in Colazione sull’erba. In primo piano,
nuda e comodamente adagiata su un panno azzurro mentre guardo il
pittore, ma sono sempre io l’altra donna sullo sfondo intenta a
bagnarsi nel fiume.
Il quadro venne esposto al
Salon des Refusés nel 1863
Già era stato rifiutato
dal Salon ufficiale, provocando uno scandalo. Numerosi critici
considerarono l'opera volgare, trattandosi di nudi femminili in
libertà, in compagnia di giovanotti borghesi e vestiti
elegantemente in abiti moderni. Il pubblico, dal quale Manet si
attendeva, forse ingenuamente, la piena approvazione, schernì e
derise apertamente l’indecenza del quadro.
A lei
andò meglio… da anonima modella di provincia divenne subito
famosa…
Non mi feci sfuggire una seconda occasione
di posare ancora per il maestro in un’altra opera
anticonformista e scandalosa.
Ovvero?
Olympia. Il quadro passò a pieni voti il giudizio degli
organizzatori e fu accettato al Salon ufficiale, ma anche
Olympia destò grande scandalo più che per le nudità ritratte,
per il soggetto rappresentato. In quel periodo Parigi pullulava
di quadri a soggetto erotico, ma Olympia era diversa, non era né
una Venere, né una ninfa. Era troppo reale e contemporanea, ed
al tempo il nudo era consentito solo in ambienti mitologici e
comunque lontano nel tempo.
In Olympia lei era
solo una comune prostituta figlia del tempo.
Édouard Manet mi ritrasse nel 1863 ma il quadro fu esposto per
la prima volta due anni dopo nel 1865 al Salon. Rappresenta un
nudo femminile semidisteso su un letto disfatto. L’ambiente
sembra simile a quello di una casa di tolleranza.
Quindi nulla lasciava dubitare che la donna fosse una
prostituta…
Eh già, ci sono vari elementi nell’opera
tra i quali: il fiore fra i capelli, il nastrino di raso nero al
collo ed anche il nome stesso di Olympia era tipico delle belle
signorine del tempo.
Come mai scelse lei?
Forse perché ero magra e con la pelle chiara, sicuramente
lontana dagli stereotipi del tempo. I canoni di bellezza
dettavano donne formose e in carne.
Lei era una
prostituta di professione vero?
Ero molto nota a
Parigi, e Manet mi ritrasse molto somigliante per cui essendo
molto riconoscibile alimentò ancora di più l’indignazione del
pubblico.
Non fu l’unico elemento di scandalo…
Assolutamente no. Mi ritrasse con lo sguardo diretto allo
spettatore, atteggiamento che, dato il mio mestiere, poteva
essere interpretato come un segnale di aperta sfida al moralismo
dei benpensanti.
… e la mano sinistra che preme
sul ventre…
Oh sì anche quello fu oggetto di
scandalo, quella mano copriva l’oggetto del mio mercato e la
posa ricordava quella delle fotografie pornografiche che
circolavano segretamente nei salotti mondani di Parigi.
Vicino a lei una serva di colore…
Esatto! Mi
sta porgendo un mazzo di fiori, forse di un corteggiatore che
attende dietro la tenda che fa da sfondo all'opera.
Osservando attentamente la tela non mi sembra che Manet
abbia voluto rappresentare la bellezza…
Assolutamente no! E’ un dipinto di un realismo crudo,
provocatorio, in cui Manet mi rappresenta come una donna minuta,
dall’espressione sfacciata e volgare, che non ha problemi, né
alcun imbarazzo a mostrarsi così com’è, anche con le sue
imperfezioni.
Immagino le reazioni e soprattutto
le critiche…
La rappresentazione di una prostituta
sul "posto di lavoro” fu giudicata opera altamente immorale se
non addirittura indecente. Il pubblico l’accolse così
negativamente al punto che qualcuno tentò di sfondare la tela
con un ombrello. La direzione del Salon fu costretta a relegare
il quadro in un angolo della sala ed in seguito ad esporla al
Salon des Refusés.
Dicono che Manet venne colto
da una profonda crisi depressiva…
Ben presto si
riprese e la risposta a chi lo accusava di dipingere solo nudi
provocanti fu la La Femme au perroquet nel 1866. Lì apparivo
completamente vestita con un piccolo mazzo di viole. Comunque
anche nel “La Chanteuse de rue” ero vestita da capo a piedi
ritratta come una modesta cantante che esce da un cabaret.
Nonostante questi sforzi da parte di Manet lei non
riuscì a scrollarsi di dosso l’immagine di prostituta.
Per tutta Parigi ormai ero la cortigiana, la ragazza di
strada dal carattere dissoluto e spensierato. Per alcuni anni
fui costretta a scomparire dalla scena mondana impegnandomi
ancor più nello studio del disegno e della tecnica.
Nel 1870 partì per l’America in cerca di fortuna e
soprattutto con la speranza di vendere i suoi quadri.
Fu un fallimento tornai a Parigi nel 1876, un mio
autoritratto venne selezionato per l’esposizione annuale del
Salone, ma i pettegolezzi sulla mia moralità ricominciarono e
l’anno successivo le mie opere vennero rifiutate.
Tempi duri per Victorine…
L’arte non mi
permetteva di condurre una vita decente… Nel 1883, alla morte
del grande maestro, scrissi perfino una lunga lettera alla
vedova di Manet. Scrivevo di non aver mai preso un soldo per le
mie pose e soprattutto le ricordavo l’impegno di suo marito a
riconoscermi una percentuale in caso di vendita delle opere dove
lei era ritratta.
Cosa le rispose?
Madame Manet non sapeva nulla di questa promessa e rifiutò.
E quindi?
Anche se non più giovane non
mi rimaneva che riprendere il mio mestiere…
Eccola lì
Victorine seduta in quel bistrot a Montmartre agli albori del
nuovo secolo. Ma quel rosso in lontananza è solo la fine del
vecchio. Beve Victorine! Ancora con le sue illustrazioni sotto
il braccio che non è riuscita a vendere. Dicono che in quel
periodo sia stata molto amica di Marie Pellegrin, più che amica,
più che intima. Eccola in quel bistrot mentre continua a
proporre i suoi lavori ai clienti dei caffè ed affonda
inesorabilmente nella prostituzione.