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Madame Chanel, iniziamo da quand’era
bambina?
Beh la mia infanzia non fu tra
le più felici. Subivo la condizione di figlia di una
coppia non sposata e rimasi orfana molto presto.
Passai la mia adolescenza in un orfanotrofio gestito
da religiose e presso alcune zie, che vivevano nella
provincia di Auvergne. Furono loro a darmi il
soprannome di Coco, che significa ‘bestiolina' .
A diciotto anni viene ammessa in un
collegio...
L'unico vantaggio che mi
portò, fu che imparai a cucire e subito dopo riuscii
a trovare il mio primo impiego come commessa presso
un negozio di stoffe, a Moulins.
Nell’estate del 1908 succede qualcosa che le
cambierà la vita…
Avevo venticinque anni
e conobbi un uomo molto influente. Étienne Balsan
l'erede di una dinastia di industrie tessili. Diventai la sua amante e poco tempo dopo mi
trasferii nella sua tenuta.
Quindi
iniziò a frequentare l’alta società?
In
effetti capii che sarei potuta diventare molto ricca
sfruttando le amicizie di Balsan. Le sue amiche mi
chiedevano continuamente dove comprassi i miei
deliziosi cappellini. Cappelli che naturalmente
creavo da sola.
Perché piacevano i
suoi cappelli?
Li disegnavo con uno
stile particolare che esaltava la donna dinamica e
priva di etichette. Aprii il mio primo negozio a
Deuville nel 1913 ed addirittura un salone di moda a
Biarritz, finchè approdai a Parigi aprendo un
negozio in Rue Cambon 31
La sua fama
cresceva rapidamente…
Gli affari
andavano a gonfie vele e decisi di allargare le mie
attività oltre la creazione di cappelli. Nel 1921
creai assieme ad Ernest Beaux lo storico profumo
Chanel n°5, ma anche Cuir de Russie, Gardenia e lo
Chanel n°22.
Ci parli appunto del
celeberrimo Chanel N°5…
Quell’essenza
incarnava un concetto di femminilità senza tempo,
unica e affascinante. Fu innovativo per la struttura
della fragranza, per la novità del nome e
l'essenzialità del flacone. Trovavo ridicoli i nomi
altisonanti dei profumi dell'epoca, tanto che decisi
di chiamare la mia fragranza con un numero, perché
corrispondeva alla quinta proposta olfattiva che mi
aveva fatto Ernest. Il flacone poi ebbe un tale
successo che, dal 1959, è esposto al Museo di Arte
Moderna di New York.
Era nato lo
stile rivoluzionario Chanel!
Sostituii
la moda ingombrante e fastosa della belle èpoque con
tailleur costituiti da giacche maschili e gonne
diritte o pantaloni, appartenuti fino a quel momento
all'uomo. Insomma uno stile sobrio ed elegante, ma
anche pratico. Mi ero ripromessa di liberare la
donna, la volevo rendere indipendente dagli uomini,
libera e rivoluzionaria, moderna e all'avanguardia.
Anche le stoffe subirono un
cambiamento!
Il miei tessuti preferiti
erano il tweed e soprattutto il jersey. Un materiale
a maglia molto flessibile che intagliato nei
tailleurs divenne un vero e proprio must della moda,
che accompagnavo con i colori blu scuro, beige e
grigio.
Gli accessori divennero
indispensabili…
Facevo largo uso di
bigiotterie in perle, lunghe catene dorate, e
l'assemblaggio di pietre vere con gemme false
Nei primi anni '30 sposò uno degli
uomini più ricchi d'Europa, il Duca di Westminster.
Si trovava a suo agio nel ruolo di duchessa?
Ci sono state parecchie Duchesse di Westminster, ma
una sola Chanel!
Nella seconda metà
degli anni trenta fu travolta però dalla crisi
economica internazionale..
Furono tempi
incerti e bui. Nel 1936 addirittura venni chiusa
fuori dal mio atelier dalle lavoranti in sciopero.
Fu per me un dolore immenso e decisi di chiudere la
maison licenziando tutti i dipendenti.
Perché nel ‘45 emigrò in Svizzera?
Avevo perso la testa per un ufficiale nazista. Il
classico colpo di fulmine che mi fece perdere
credibilità e simpatia da parte dei miei
connazionali. Fui accusata addirittura di
anti-semitismo.
Facciamo un salto di
qualche anno. Nel 1954 decise di rimettersi in
gioco.
Nonostante le dichiarazioni di
Marilyn Monroe che diceva di andare a letto solo con
una goccia di Chanel n°5 le vendite del profumo
erano drasticamente calate. Quindi all’età di 70
anni sfidai me stessa presentando una nuova
collezione ispirata agli anni 20.
La
stampa la demolì definendo la sue creazioni un
clamoroso fiasco.
In realtà avevano
visto il futuro e lo avevano scambiato per passato.
Non sapevano che la moda dei futuri anni '60 avrebbe
richiamato per alcuni aspetti gli anni 20.
Il tempo le ha dato ragione?
Sì. Nonostante l’iniziale insuccesso, grazie anche
alla stampa americana, risalii sulla cresta
dell'onda nel giro di due stagioni.
Gli americani erano entusiasti del "tailleur di
Chanel".
A distanza di quasi trent’anni
la giacca aveva subito un cambiamento di stile
cardigan, con inclusa la tipica catenella cucita
all'interno; la gonna ancora più semplice e comoda,
tagliata più corta.
Secondo lei
perché ha avuto tanto successo?
Fondamentalmente credo che la mia impronta
stilistica si fonda sulla ripetitività dei modelli
base. Le varianti erano costituite dal disegno dei
tessuti e dai dettagli. Come dire: “la moda passa,
lo stile resta”…
Gabrielle muore a 87
anni, una domenica mattina, nella sua suite
all'Hôtel Ritz di Parigi. Attualmente la maison è
presieduta come direttore artistico da Karl
Lagerfeld.
Nel 1969 a Broadway fu prodotto un
musical, Coco, nel quale lavorava Katharine Hepburn,
ispirato alla sua vita.
Nel 1978 nella Casa di
mode Chanel è stata introdotto il pret-a-porter:
oggi il suo impero rende più di centosessanta
milioni di dollari all'anno.
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