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Dalida
Pardonnez-moi, la
vie m'est insupportable
Cantante e attrice franco-italiana ha
avuto il suo maggior successo dalla fine degli anni cinquanta
fino ai primi anni ottanta. A causa della depressione che da
lungo tempo l'accompagnava, si è tolta la vita il 3 maggio 1987
con un'overdose di barbiturici, a distanza di dieci anni da un
secondo tentativo di suicidio e a venti dal primo, dopo un mese
dalla morte del cantante italiano Luigi Tenco, al quale la stampa
dell'epoca le attribuiva un legame sentimentale mai confermato
(Il
Cairo, 17 gennaio 1933 – Parigi, 3 maggio 1987)
Madame iniziamo dalle sue origini?
Il mio nome vero è Iolanda Cristina Gigliotti, sono nata
a Choubrah, piccolo sobborgo alle porte del Cairo. I
miei genitori erano italiani originari della provincia
di Catanzaro. Mio padre è stato primo violino all'Opera
del Cairo.
Come entrò nel mondo dello spettacolo?
A diciassette anni vinsi il concorso di bellezza Miss
Ondine e, poi, Miss Egitto che mi aprì le porte del
mondo del cinema. Iniziai come doppiatrice prestando la
voce a Rita Hayworth nel film Joseph et ses frères. Nel
film La regina delle piramidi, girato nel 1954, feci la
controfigura di Joan Collins; nel 1954 entrai a far
parte del cast di Le Masque de Toutankhamon (La maschera
di Tutankhamon).
Era molto bella vero?
Purtroppo ero affetta da uno strabismo per cui mi
sottoposi a diverse operazioni chirurgiche ed ero
costretta a portare gli occhiali.
Per affermarsi
nel mondo dello spettacolo fu costretta a lasciare
l'Egitto. L’Europa offriva senza dubbio più
possibilità per cui nel 1954 mi trasferii a Parigi.
Presi un appartamento in affitto in Rue Ponthieu, vicino
agli Champs Elysées.
Quando cambiò il suo nome?
Due anni dopo nel 1956 ispirandomi al film Sansone e
Dalila adottai il nome d'arte Dalila che poi cambiai
subito dopo in Dalida, un nome che per assonanza voleva
indicare il ballo, la gioia e il divertimento.
I
francesi però scoprirono le sue doti canore…
Registrai il mio primo disco su vinile con Madona, la
versione francese di Barco negro di Amalia Rodrigues,
poi seguì Bambino, traduzione della canzone napoletana
Guaglione. La canzone ebbe grande successo vendendo in
due anni 500 mila copie e classificandosi al primo posto
delle vendite per 39 settimane nel 1957. Con quel bravo
vinsi il mio primo disco d’oro.
Nel 1961 arrivò
il matrimonio… Sposai Lucien Morisse, direttore di
Radio Europe 1, conosciuto qualche anno prima. Purtroppo
il matrimonio durò pochissimo, appena un mese.
Perché? Forse perché era arrivato troppo tardi.
Lucien era già sposato e gli ci volle del tempo, circa
sei anni, per decidere di separarsi dalla moglie. Quando
ci sposammo l’amore si era già esaurito. Un mese dopo la
separazione incontrai a Cannes Jean Sobieski, un giovane
pittore e attore alle prime armi, di cui mi innamorai e
con cui convissi a Neuilly per qualche mese. Durante
quella convivenza decisi di divorziare da Lucien.
Nel 1964 fu la prima donna a vincere il disco di
platino. Al tempo tra Francia, Paesi Bassi e Belgio
avevo venduto oltre 10 milioni di dischi. Erano più che
altro versioni francesi di successi internazionali,
tipo: Piove di Domenico Modugno, Nel blu dipinto di blu
sempre di Modugno, Piccolissima serenata di Teddy Reno,
Milord cantata poi in italiano anche da Milva, La danza
di Zorba, su una base di sirtaki, Amore scusami, La vie
en rose, cavallo di battaglia di Piaf.
Poi arrivò
l’Italia Furono i brani la Danza di Zorba e Bang Bang
a farmi conoscere al pubblico italiano partecipando a
trasmissioni televisive popolari come Scala Reale e
Canzonissima.
Qui conobbe Luigi Tenco… Uscivo
da una storia lunga tre anni con Christian de la
Mazière, era il 1966 e con Luigi si istaurò una tenera,
ma problematica relazione. O forse no, non fu neanche
una relazione nel senso classico del termine. Lui
preferiva un altro tipo di donna, quella semplice, acqua
e sapone ed odiava le dive e tutto il mondo che girava
intorno. Ma gli volevo bene lo stesso. Gliene volevo
molto. Ho cercato di stargli vicino; lo andavo a
cercare, volevo parlare con lui: era così buono, onesto,
generoso e mi faceva bene stare in sua compagnia.
Poi andaste a Sanremo… Decidemmo insieme di
partecipare al Festival di Sanremo del ’67 con una sua
canzone: Ciao amore, ciao. Purtroppo si rivelò una
esperienza tragica sia dal punto di vista professionale
che personale. La giuria eliminò dalla finale la
canzone, Luigi sconfortato decise di ritirarsi in
albergo. Quella sera non lo avevo visto benissimo per
cui preoccupata decisi di raggiungerlo, ma entrando
nella stanza scoprii che Luigi era morto. Si era sparato
alla tempia. Scossa fino nel profondo dell’anima tornai
immediatamente a Parigi.
Il 26 febbraio 1967 è
una data da ricordare? In seguito a quella tragedia e
in un momento di sconforto dissi a mio fratello di avere
intenzione di partire da sola per l’Italia per far
visita alla famiglia di Luigi. Invece mi recai all’hotel
Price de Galles di Parigi, lo stesso dove avevo
soggiornato prima di Sanremo con Luigi. Scelsi la stanza
410, appesi sulla porta il cartellino "Si prega di non
disturbare" e ingerii una dose di barbiturici tentando
di togliermi la vita dopo aver scritto tre lettere: una
al mio ex marito, una a mia madre in cui le dicevo di
non disperarsi, ed una al pubblico che mi aveva sempre
adorato. Fui salvata dall'intervento di una cameriera… e
venni portata in ospedale. Mi risvegliai dal coma dopo
sei giorni.
Dopo la convalescenza iniziò una
relazione con uno studente italiano di appena 22 anni…
Lucio mi diede nuova linfa e coraggio di vivere
purtroppo però rimasi incinta. Emotivamente non stavo
ancora bene e non volevo quel figlio, per cui decisi di
abortire. L’aborto al tempo era ancora illegale per cui
decisi di sottopormi ad un intervento clandestino in
Italia.
Come andò? L'aborto riuscì, ma, a
causa di complicazioni, mi annunciarono che non avrei
potuto avere più figli.
Quindi un altro immenso
dolore… La morte di Luigi sommata al tentativo di
suicidio, alle conseguenze dell'aborto clandestino e al
suicidio del mio ex marito Lucien Morisse avvenuto nel
1970 mi spinsero verso la psicoanalisi e nel 1971
intrattenni una relazione col filosofo Arnaud
Desjardins, ma purtroppo lui era sposato e la cosa finì
sul nascere.
Poi però tornò il successo… Ormai
lavoravo stabilmente in Italia ed arrivai al primo posto
delle classifiche italiane con la canzone Mama. Poi
vinsi la gara canora di Partitissima (ex Canzonissima)
con il brano Dan, dan, dan. Pensi che dietro di me si
classificarono mostri sacri come Claudio Villa e Rita
Pavone!
Negli anni settanta scelse brani più
impegnati… Quello fu un periodo di ricerca interiore,
feci una serie di viaggi in Nepal e soggiornai in un
Ashram per studiare la religione indù. Al ritorno mi
esibii più volte all'Olympia di Parigi cantando pezzi
d’autore tipo: Col tempo di Léo Ferré, Il venait d'avoir
18 ans e Tornerai in francese J'attendrai che si
collocherà per settimane al primo posto.
Nonostante le grandi e numerose soddisfazioni di
carriera, qualcosa non andava… Soffrivo di profonde
depressioni e dieci anni dopo dal primo tentativo il
male di vivere mi spinse nuovamente nel 1977 a pensare
al suicidio. Al tempo iniziai una lunga relazione con
Richard Chanfray, la più lunga della mia vita, durata 9
anni. Purtroppo fu un rapporto burrascoso a causa del
suo carattere. Alla fine ci separammo e nel 1983 Richard
si suicidò insieme alla sua nuova compagna.
Era
molto amata dai francesi vero? In un sondaggio di
Paris Match del 1982 risultai fra i personaggi più amati
subito dopo Simone Weil e in un altro sondaggio del 1985
risultai la seconda cantante più amata subito dopo
Mireille Mathieu.
Nel 1985 si unì con un
medico di nome François Naudy, purtroppo due anni dopo
François si suicidò provocando un’ennesima delusione per
Dalida. Stremata dal dolore dopo i 50 anni diradò
progressivamente i suoi impegni. Dalida ha venduto
oltre 170 milioni di dischi in tutto il mondo. Vinse due
Oscar mondiali della canzone nel 1963 e nel 1974; nel
1975 vinse il Premio dell'Académie du Disque français
per il brano Il venait d'avoir 18 ans (ispirato al
romanzo di Colette Il grano in erba, è stato uno fra i
suoi brani più conosciuti in Italia con il titolo 18
anni). Nel 1975 il Québec l'ha indicata come personaggio
più popolare, dopo Elvis Presley, e donna dell'anno
insieme a Jackie Kennedy. Nel 1981 le fu consegnato un
disco di diamante.
Il 2 maggio del 1987 dopo aver
chiamato il fratello-manager Bruno per annunciargli il
rinvio di un previsto servizio fotografico, e dopo aver
detto alla cameriera che sarebbe andata a teatro, uscì
con la sua vettura, fece il giro dell'isolato, imbucò
una lettera per il fratello e si recò nella sua casa in
rue d'Orchampt sulla Butte di Montmartre e ingerì un
flacone intero di barbiturici. Morì così, il 3 maggio, a
54 anni, esattamente a vent'anni dal primo tentativo ed
a dieci dal secondo tentativo di suicidio. Accanto al
corpo fu trovato un biglietto: Pardonnez-moi, la vie
m'est insupportable (Perdonatemi, la vita mi è
insopportabile). Dalida è sepolta nel cimitero di
Montmartre a Parigi; sulla sua tomba si trova una statua
commemorativa che la mostra con gli occhi chiusi rivolti
allo spettatore. Il fratello maggiore Orlando, morto nel
1992, è stato sepolto nella stessa tomba, assieme alla
loro madre Giuseppina.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Dalida
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1218&biografia=Dalida
http://luigi-tenco.tripod.com/dalida.htm
FOTO GOOGLE IMAGE
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