Le sue origini Madame?
Il mio nome vero è Euphemia Chalmers Gray e sono nata a
Bowerswell in Scozia, in una villa sulle colline di Perth. Il
soprannome Effie mi fu dato dal mio primo marito John Ruskin.
Chi erano i suoi genitori?
Provengo da
una famiglia piuttosto benestante. Sono figlia di George Gray,
un facoltoso finanziere e azionista della società di vaporetti
che collegava Dundee a Londra, e partecipazioni in banche,
assicurazioni, imprese di illuminazione a gas e ferrovie. Mia
madre, Sophia Margaret Jameson, proveniva anch'essa da una
famiglia di uomini d'affari.
Come trascorse la
sua infanzia?
Nella spensieratezza tipica dell’età,
godevo di un'estrema libertà e potevo muovermi liberamente nella
vasta campagna intorno alla nostra casa. Insieme al mio pony e a
mio fratello George facevo lunghe passeggiate fino a raggiungere
il fiume Tay, nei pressi di Perth.
E da
adolescente?
I miei genitori avevano previsto per me
un'istruzione di prim'ordine per cui, appena dodicenne, dovetti
lasciare i paesaggi dell'infanzia per recarmi a centinaia di
chilometri di distanza, nelle Midlands, a Stratford-upon-Avon.
Dal 1840 frequentai la rinomata scuola delle sorelle Byerley,
che attirava ragazze da tutta la nazione.
Come
andava a scuola?
Oh benissimo grazie! Era
un'educazione adeguata agli standard dell'epoca e mi cimentai
con profitto in diverse discipline tipo il francese, l’italiano,
il tedesco, la scrittura, la musica, il disegno e la matematica.
Inoltre durante quel periodo presi lezioni di ballo, pianoforte
e arpa.
Poi cosa avvenne?
Improvvisamente dovetti interrompere gli studi a causa di una
grave tragedia che investì la mia famiglia.
Può
dirla?
Nell'estate del 1841, tre mie sorelle
morirono una dopo l'altra a causa della scarlattina. Per sua
fortuna io non contrassi la malattia perché quell'estate ero
rimasta nelle Midlands, ospite di una mia amica. Dopo di che per
evitare il contagio, i genitori preferirono farmi passare il
resto delle vacanze estive con gli zii materni a Londra. In
autunno tornai a casa, mia madre era di nuovo incinta.
Un attimo… mi perdoni… prima di tornare a casa ci fu un
incontro importante ….
Ah sì dimenticavo… Feci
visita ai Ruskin, vecchi amici di famiglia. Fu in quella
occasione che incontrai per la prima volta John, il figlio
ventunenne dei Ruskin.
Lo trovò alquanto triste..
John, all'epoca, era reduce da una cocente delusione d'amore.
Aveva da poco interrotto una relazione con la sua fidanzata
Adèle.
Lei non sopportava di vederlo in quello
stato malinconico…
Sinceramente non riuscivo a
capire se la causa fosse la storia d’amore o il suo temperamento
comunque tra noi nacque una certa simpatia e per tirarlo su di
morale gli lanciai una sfida. Visto che si dilettava a scrivere
gli proposi di dedicarmi uno dei suoi scritti, cosa che John
fece, scrivendo un racconto fiabesco, intitolato “Il re del
fiume d'oro”. Il racconto riscosse, dopo la sua pubblicazione,
un grande successo. Fu in quel periodo che John iniziò a
chiamarmi con il soprannome di Effie.
Nel 1844
riprese gli studi…
Rimasi a casa tre anni
perfezionando la conoscenza delle lingue moderne e occupandomi
della casa, nel frattempo mia madre aveva avuto altre due
gravidanze…
Si parla di lei come una giovane
dotata di inusuale bellezza e di una personalità affascinante…
Avevo compiuto ormai diciassette anni e non per vantarmi le
posso dire che ricevetti ben ventisette proposte di matrimonio.
Era fidanzata quando incontrò di nuovo Ruskin…
Nel 1847 mi recai pe la seconda volta a Londra ospite della
famiglia Ruskin. In quel periodo eravamo entrambi fidanzati. Io
con William Kelty MacLeod, un giovane ufficiale del 74º
reggimento delle Highlands, mentre i genitori di John avevano
combinato per il loro figlio il fidanzamento con una ricca
ereditiera: Charlotte Lockhart.
Ed allora perché
andò a Londra?
Per me, con la scusa della visita ai
Ruskin, era un’occasione per incontrarmi con le mie vecchie
amiche di Avonbank e i loro fratelli, partecipare a balli,
ricevimenti, mostre e altri avvenimenti mondani.
Poca cosa rispetto al mondo in cui si muoveva John Ruskin…
Beh in effetti ebbi modo di accorgermi che le amicizie di John,
ormai diventato una celebrità con la pubblicazione “Pittori
moderni”, erano di alto livello artistico del calibro di William
Turner, George Dunlop Leslie e George Richmond. Senza contare i
numerosi inviti che riceveva dalla Royal Academy.
Nacque qualcosa tra voi?
Ripeto eravamo
entrambi fidanzati e lui mi considerava non più che una dolce
sorella.
Cosa accadde al suo rientro a casa?
Appresi che il mio fidanzato sarebbe stato destinato in Irlanda
e che quindi le prospettive di matrimonio si allontanavano di
almeno un paio di anni. Contemporaneamente Charlotte ruppe il
rapporto con Ruskin, e questa volta John anziché cadere in
depressione decise di fare un tour a piedi sulle colline della
Scozia, praticamente dalle mie parti.
Vi
incontraste?
Inizialmente, quasi villanamente, non
mi fece visita, poi accettò l'invito di mia madre e forse per
timore di un coinvolgimento amoroso rimase scostante nei miei
confronti. Poi tornato a Londra ruppe gli indugi e scrisse a mia
madre chiedendo la mia mano.
A quanto pare lei
era più entusiasta…
John sapeva che la sua vita di
artista era particolare e forse avrebbe preferito avere accanto
a se una moglie dal carattere più protettivo. Per quanto mi
riguardava credevo fermamente che insieme a John avremmo formato
una bella squadra e che avrei potuto essere di valido supporto
per le sue attività creative.
Ci furono anche
pressioni da parte della sua famiglia…
Non direi
pressioni, diciamo che i miei avrebbero visto di buon grado quel
matrimonio. Gli investimenti di mio padre nella ferrovia
Amiens-Boulogne in Francia erano diventati carta straccia, per
cui attraversavamo un periodo di seria difficoltà finanziaria.
Quindi un'occasione difficilmente ripetibile….
Questo le fece mettere da parte ogni esitazione...
Le nozze vennero celebrate il 10 aprile del 1848 nella residenza
della mia famiglia, ma il matrimonio non iniziò nel migliore dei
modi. La prima notte di nozze John non volle avere rapporti.
Ingenuamente credetti che fosse dovuto dal fatto che nella
decisione della data di nozze non avevo tenuto conto del mio
ciclo mestruale, ma in realtà anche dopo quell'occasione il
matrimonio non fu consumato.
Andaste ad abitare a
Londra… immagino che lei fece ogni tentativo per superare questa
grave anomalia...
Mi comportavo come una normale
giovane sposa, andavo a mostre e ricevimenti, ricevevo le amiche
ecc. ecc. finché, dopo il primo anno, la mia salute ne risentì.
Iniziai a soffrire di insonnia e soprattutto della perdita di
capelli.
I medici cosa dicevano?
Non
erano al corrente della causa. Per tutelare il buon nome di mio
marito non parlai della nostra astinenza sessuale.
Sua madre la riportò in Scozia…
A casa
riacquistai la mia serenità, il rapporto sembrava ormai
compromesso ed invece John per ravvivare il nostro rapporto
organizzò un viaggio a Venezia. Soggiornammo per sei mesi
all’hotel Danieli. Fu davvero una vacanza incantevole anche se
tra noi continuavano a non esserci rapporti di alcun tipo.
Nella primavera del 1850 aveva finalmente una casa
tutta sua…
Dopo il viaggio in Italia tornai a
Londra. Mio suocero aveva acconsentito a prendere un elegante
appartamento nel cuore della città a Park Street. Grazie a
quella casa iniziai una rapida ascesa sociale che fruttò la
presentazione a corte, al cospetto della regina Vittoria. Nel
contempo nel nostro salotto si potevano incontrare le più
celebri figure della cultura dell’epoca tra le quali Thackeray e
Dickens
E suo marito?
L'indole
solitaria lo portava a ritirarsi sempre più spesso a casa dei
suoi, dove poteva immergersi indisturbato nei suoi studi, così
che finì con il diventare uno dei tanti ospiti della casa di
Park Street.
E la sua salute?
Continuavo ad essere inquieta e tormentata da insonnia ed
emicrania. John era completamente assente dalla mia vita. Ogni
tentativo di avvicinamento risultò alla fine inutile. Lui non
amava i bambini e, tra mille scuse, rimandava il perfezionamento
della nostra unione. Questa volta un secondo viaggio in Italia
non migliorò la situazione.
E un bel giorno, a
sua insaputa, suo suocero vendette il vostro appartamento…
Noi dipendevamo economicamente, in tutto e per tutto, dal padre
di mio marito, e durante la nostra assenza lui liquidò la casa
di Park Street per prendere un altro appartamento vicino alla
sua residenza, ma irrimediabilmente lontano dal centro e dalla
buona società londinese. Per mio suocero non aveva senso quella
casa visto che il figlio passava interi giorni nella sua casa.
Quindi venni confinata in periferia, unica mia consolazione nel
mio nuovo e malinconico appartamento di Herne Hill, erano i
fiori coltivati nella piccola veranda.
Improvvisamente
suo marito le propose di far da modella ad un suo amico, il
pittore preraffaellita Everett Millais…
L’opera The
order of release (L'ordine di scarcerazione) doveva
rappresentare una donna scozzese in procinto di riaccogliere il
marito, imprigionato dopo il fallimento dell'insurrezione
giacobita del 1745. Fui entusiasta della proposta e ringraziai
mio marito… Con Everett Millais trascorrevamo lunghe giornate a
lavorare al dipinto. Pur rispettando i canoni di una
irreprensibile correttezza tra noi si insinuò inevitabilmente
una reciproca attrazione.
Complice la sua
astinenza?
… e le buone maniere di Everett…
Il
quadro, presentato alla Royal Academy, riscosse un enorme
successo.
Fu oggetto di maliziose interpretazioni
da parte dei critici i quali ignoravano che per quel quadro
avevo prestato solo l’espressione del mio volto. Il resto
dell'opera era stata realizzata nello studio dell'artista, con
l'utilizzo di altri modelli.
Comunque l’amicizia
con Everett Millais diventò più intima…
Nell’indifferenza di mio marito cominciammo a frequentarci e
dopo qualche tempo finimmo per innamorarci. Fu allora che decisi
di confidare il mio segreto in cui era confinato il mio
matrimonio…
Aiutata da questa nuova situazione
prese l’iniziativa…
Sì, in una lettera ai miei
genitori decisi di svelare il mio segreto e l’angoscia che mi
avevano tenuta prigioniera per ben sei anni.
Ma
non si limitò a questo…
No, il 25 Aprile 1854 presi
il treno per Bowerswell e lasciai definitivamente John. Deposi
l'anello nuziale in una busta. Alla stazione successiva mio
padre era ad attendermi. Lui prese in consegna l'anello da
recapitare a mio marito e alcune lettere con le quali informavo
gli amici più cari e influenti dell'accaduto.
La
separazione suscitò grande scalpore nei salotti del tempo.
John era una celebrità e l'opinione pubblica si
divise. Il procedimento giudiziario fu tenuto a porte chiuse.
Purtroppo dovetti sottopormi a sgradevoli visite mediche che
provarono la mia verginità.
Per sua fortuna si
era appena costituito un apposito tribunale per i divorzi…
Già, prima gli annullamenti potevano essere accordati solo da un
decreto parlamentare, con tempi e costi pazzeschi. Con il nuovo
tribunale il divorzio era più accessibile, dentro i confini
della morale vittoriana.
Quale fu la difesa di
suo marito?
Preparò un documento da cui emergeva che
per salvaguardare i nostri numerosi viaggi era stato stipulato
un patto in cui si prevedeva che il matrimonio non sarebbe stato
consumato fino a che non avessi compiuto venticinque anni.
Successivamente secondo il documento fui io a rifiutare
qualsiasi contatto. Ovviamente era tutto falso.
E
i suoi avvocati cosa dissero?
Portarono avanti la
linea che sosteneva che fosse stato mio marito a rimandare
costantemente la consumazione del matrimonio e che lui stesso
incoraggiasse deliberatamente amicizie che potessero
compromettere la mia reputazione alla ricerca di scuse e ragioni
per potersi separare.
La sentenza madame?
La corte ecclesiastica, dopo poco più di due mesi e mezzo dalla
separazione, il 15 Luglio del 1854 si espresse contro mio marito
e il matrimonio fu dichiarato nullo, con la motivazione che
"John Ruskin era incapace di consumare il suddetto matrimonio a
causa di un'impotenza incurabile".
Comunque fosse
andata questi avvenimenti segnarono le vostre vite future…
Le maldicenze travisarono la realtà. Io dovetti subire l’onta di
essere considerata più alla stregua di una divorziata,
condizione disdicevole al tempo, che non effettivamente vittima
di un matrimonio non consumato, considerato nullo dalla stessa
Chiesa anglicana. Ruskin dovette subire invece l'onta
dell'accertata impotenza, che condizionò il suo futuro
relegandolo ad una vita da scapolo.
L’anno
seguente sposò John Everett Millais
Lui mi aveva
dato il coraggio di andare fino in fondo… Sì ci sposammo a
Bowerswell lui si trasferì in Scozia e ci stabilimmo ad Annat
Lodge, in una residenza adiacente alla tenuta dei miei genitori.
Come andò?
Dopo un primo periodo di
completa spensieratezza giunse la prima gravidanza e i doveri di
padre di famiglia portarono Everett a riprendere il suo lavoro,
dando inizio a un nuovo ciclo di dipinti. Negli anni che
seguirono la famiglia aumentò e nel 1860 avevamo già quattro
figli. E mentre io ero inevitabilmente assorbita dal ruolo di
madre, Everett diversificò la sua attività dedicandosi ad
acqueforti e acquarelli, dalle quali riusciva a ricavare una
rendita di 500 sterline all'anno.
Poi tornaste a
Londra?
Nel 1861 ci stabilimmo a Londra al numero 7
di Cromwell Road. Nacquero altri quattro figli. La nostra casa
non rappresentava solo la residenza di uno dei pittori più
stimati dell'epoca, ma era considerata un crocevia di eventi
culturali e divenne meta ambita di personalità e persone famose,
amici, artisti e musicisti.
La sua reputazione
tuttavia restava segnata dalla vicenda della sua separazione …
Purtroppo sì e le successive iniziative, con l’aiuto del
principe Edoardo in persona, non riuscirono a far recedere la
regina dalla sua decisione. Nonostante fossi madre di ben otto
figli, secondo i rigidi canoni del puritanesimo vittoriano,
continuavo a essere considerata un'adultera e la separazione
anche se provocata da un matrimonio non consumato, continuava a
essere considerato un atto deprecabile.
Agli
inizi degli anni novanta del XIX secolo una malattia
degenerativa le fece perdere quasi completamente la vista…
Oltre a non poter più aiutare mio marito nell'amministrazione
della casa e nel lavoro, non ero neanche più in grado di
ammirare i suoi quadri.
E suo marito?
Anche lui stanco e invecchiato, era afflitto da un male
incurabile alla gola. Tuttavia fino alla fine continuò a
lavorare e nel 1896 ebbe il grande onore di essere nominato
presidente della Royal Academy.
In qualità di
personaggio pubblico fece una richiesta alla regina Vittoria…
Unico desiderio di mio marito, ormai in punto di morte, era la
mia riabilitazione. E così avvenne. Il 2 luglio 1896, in una
cerimonia ufficiale, fui finalmente ricevuta a corte. All'epoca
avevo 67 anni.
Dopo pochi giorni suo marito
morì.
Ognuno dei miei figli aveva preso la propria
strada e la residenza di Londra fu messa in vendita. A quel
punto lasciai definitivamente Londra per ritirarmi in Scozia,
nella mia vecchia casa di Bowerswell.
Assistita
dalla figlia Mary, Euphemia Chalmers Gray detta “Effie” morì
prematuramente il 23 dicembre 1897. Fu sepolta nel vicino
cimitero di Kinnoull.