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INTERVISTE IMPOSSIBILI
Eloisa
La passione sconfinata
DALLA LETTERA DI ELOISA AL FILOSOFO E
TEOLOGO PIETRO ABELARDO: “SE LO STESSO
AUGUSTO IMPERATORE MI AVESSE DEGNATO DELL’ONORE
DI SPOSARLO, SAREBBE STATA PER ME COSA PIÙ
CARA E DEGNA ESSER DETTA TUA PROSTITUTA
PIUTTOSTO CHE SUA IMPERATRICE” ED ANCORA: “Tu
sei il solo, infatti,che possa affliggermi, e il
solo che possa allietarmi o consolarmi. E
sei anche il solo a dovermi particolarmente
tanto, visto che ho seguito ogni tuo comando al
punto che non volendo in alcun modo
arrecarti dispiacere sono giunta a perdere me
stessa, pur di obbedirti”…
Erotica
passione di due amanti segreti e contrastati tra ragione e
religione. Una delle storie d’amore più osteggiate e
sconvolgenti, che finì tragicamente per ambedue gli amanti. La
storia di Abelardo ed Eloisa fa parte dell'immaginario
collettivo, come Tristano ed Isotta, Paolo e Francesca, Romeo e
Giulietta, ma rispetto alle altre vicende ha un maggior
fondamento storico. Lei era la più bella e colta tra le
fanciulle della Parigi del XII secolo; lui era il più illustre
tra gli studiosi della sua epoca. Tra di loro scoppiò un'ardente
passione, dove si intrecciarono ragione e religione.
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Madame
lei nasce nell'Ile de la Cité di Parigi nel 1099. La sua
infanzia?
Ancora adolescente la mia educazione
venne affidata a mio zio, il canonico Fulberto. Studiai nel
convento di Argenteuil con esiti straordinari soprattutto nelle
arti liberali (dalla grammatica alla retorica, fino alla
geometria e all'astronomia). Mi piaceva studiare le lingue come
il latino, il greco e l'ebraico.
Nel 1116,
quando non ha ancora compiuto diciassette anni, succede qualcosa
di importante, vero? Mio zio Fulberto decise che la
mia cultura sarebbe stata ulteriormente arricchita delle lezioni
del più celebre maestro di Parigi, Abelardo.
Chi
era costui? Pietro era molto più grande di me, aveva
39 anni. Di origini bretoni aveva fondato una scuola sulla
collina di Sainte Geneviéve. Maestro di logica, filosofo e
teologo.
Avviene il classico colpo di fulmine
tra insegnante ed allieva… Pietro si innamorò
perdutamente di me. E per starmi più vicino chiese addirittura
ospitalità a mio zio. Mio zio, ingenuamente, accettò con
entusiasmo. Era orgoglioso di avere sotto il suo tetto il
maestro più insigne di Parigi.
Abelardo scriveva:
«Eloisa aveva tutto ciò che più seduce gli amanti». Che ne
pensa? Non ero insensibile al suo amore. E presto
diedi anima e corpo alla passione travolgente.
Come avvenivano i vostri incontri? Col pretesto
delle lezioni ci abbandonavamo completamente all'amore. Lo
studio ci offriva occasioni, tempo e gli angoli più segreti che
la passione predilige. Aprivamo i libri, ma le parole si
affannavano di più intorno ad argomenti d'amore che di studio,
erano più numerosi i baci che le frasi; la mano correva più
spesso al seno che ai libri...
Ho letto da
qualche parte che non trascuravate nessun aspetto dell’amore…
Ogni volta che la nostra passione poteva inventare qualcosa di
insolito, immediatamente ne venivamo travolti, e quanto più
eravamo inesperti in quei piaceri tanto più ardentemente ci
dedicavamo ad essi senza stancarci.
Secondo lei,
la passione di Abelardo era solo erotismo? Non lo
so, ma per me era amore pieno e soprattutto dedizione assoluta.
Lo vedevo come mio signore, anzi padre, fratello. Ed io la sua
serva, figlia, sposa e sorella... L’ho amato di un amore
sconfinato... tanto da sentire dolce il suono di amante e
prostituta.
Ma suo zio Fulberto vi sorprese…
Eh sì purtroppo! Lo cacciò immediatamente di casa.
Lei era incinta, vero? Come si sentiva? Bene
perché Pietro decise di portarmi via, approfittando dell’assenza
di mio zio.
Praticamente un rapimento?
Praticamente sì. Mi portò nel suo paese natale in Bretagna,
ospitandomi nella casa di famiglia. Qui, venne alla luce mio
figlio. Lo chiamammo Astrolabio (rapitore delle stelle).
Per Abelardo sopraggiunsero ben presto i sensi di colpa…
Mi giurava che era disposto a sposarmi, ma essendo chierico pose
la condizione a mio zio che il matrimonio doveva assolutamente
rimanere segreto.
E lei? Io ero
contraria al matrimonio perchè sicuramente avrebbe danneggiato
la carriera di Pietro.
Comunque vi sposaste?
A Parigi in presenza di mio zio e pochi amici. Noi non rivelammo
il nostro matrimonio, ma la mia famiglia per disprezzo nei
confronti di Pietro divulgò la notizia. Per evitare scandali ci
dividemmo ed io tornai nel monastero di Argenteuil.
La sua famiglia non era d’accordo e ben presto si
vendicò, vero? Sì, Pietro venne aggredito di notte
mentre dormiva. Tre uomini lo evirarono.
Da quel
momento le vostre strade si divisero per sempre… Non
vidi più Pietro. Presi i voti e trascorsi il resto della mia
vita in convento. Lui invece tornò alla sua vita accademica.
La sua passione però non si spense mai. A 35 anni in
una lettera indirizzata a Pietro lei scrive: «Perché la
sublimazione si dovrebbe raggiungere soltanto annichilendo i
sensi e il sentimento d'amore che si prova verso un'altra
persona?» Più volte gli scrissi lettere come questa
dove invocavo il suo amore e rimpiangevo i tempi andati. Non mi
rassegnavo ad essere sposa di Cristo, mi sentivo ancora la sua
donna, perché in me pulsava intatto il fuoco non sopito della
passione e non volevo assolutamente accettare ciò che ripugnava
alla mia libertà.
E lui? Lui mi
rispondeva ogni volta più freddo e distaccato indicandomi la
preghiera come unico rimedio alla tempesta dei sensi e
ricordandomi severamente il mio ruolo di badessa. Addirittura
per farmi desistere definitivamente mi scrisse che in tutti
quegli anni passati insieme aveva amato esclusivamente il mio
piacere trascurando ogni altra cosa.
Quindi
rimaneste in contatto? Nei suoi ultimi anni Pietro
fu ospitato nel convento di Cluny. Da qui mi scrisse molte
lettere. Espresse il desiderio di essere sepolto nel cimitero
del Paraclito, dove io nel frattempo ero stata eletta badessa.
Poco dopo Abelardo morì... Era il 21
aprile del 1142. Fu sepolto a Saint-Marcel, ma a dicembre dello
stesso anno dopo mie insistenze fu traslato nel mio cimitero.
Finalmente lo avevo vicino e tutto per me! Per sempre!
Eloisa
muore il 16 maggio 1164. La sua volontà di essere
sepolta accanto a lui nello stesso loculo venne
rispettata. Una romantica leggenda riferisce che le
braccia del cadavere di Abelardo si aprissero nel
momento della deposizione della moglie. I resti
dei due amanti furono più volte ispezionati. Il
convento fu venduto nel 1792 (ora ne restano dei
ruderi), rispettando la tomba: nel 1800 il loro
feretro fu trasportato a Parigi nel cimitero del
Père Lachaise e l'anno dopo fu costruita una
cappella.
«Tutti si precipitavano a vederti
quando apparivi in pubblico e le donne ti seguivano
con gli occhi voltando indietro il capo quando ti
incrociavano per la via [...] Quale regina, quale
donna potente non invidiava le mie gioie e il mio
letto? Avevi due cose in particolare che ti
rendevano subito caro: la grazia della tua poesia e
il fascino delle tue canzoni, talenti davvero rari
per un filosofo quale tu eri [...] Eri giovane,
bello, intelligente » ( Eloisa, Lettera ad
Abelardo)
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