Buongiorno madame, le sue origini?
Sono nata a Roma
il 18 agosto del 1912 al n. 7 di via Anicia e trascorsi la mia
infanzia nel quartiere popolare di Testaccio.
I
suoi genitori?
Sono figlia naturale di Irma
Poggibonsi, una maestra ebrea originaria di Modena, e di
Francesco Lo Monaco un impiegato delle poste, ma alla nascita
fui riconosciuta da Augusto Morante, marito di mia madre e
sorvegliante in un istituto di correzione giovanile.
Strana questa storia…
Direi di una
semplicità estrema. Augusto Morante, il marito di mia madre, era
impotente, per cui per non perdere la faccia davanti a vicini e
parenti aveva preteso che la moglie, ovvero mia madre, rimanesse
incinta di un altro uomo. Mia madre a quel punto scelse un
vicino di casa, alto, biondo e con gli occhi azzurri di origini
siciliane. Questo rapporto ad intermittenza nel corso degli anni
produsse ben cinque figli!
Praticamente ha avuto
due padri…
Direi nessuno perché disprezzavo mio
padre legittimo e consideravo un estraneo quello naturale.
… ma aveva dei fratelli…
Crebbi nella
casa di Augusto insieme ai miei fratelli più piccoli Aldo,
Marcello e Maria, tutti riconosciuti da Morante, ma figli di
Francesco Lo Monaco il quale morì suicida nel 1943. Un fratello
più grande morì appena nato.
La sua infanzia?
Per motivi di salute non frequentai le scuole
elementari, ma studiai privatamente, trascorrendo parte
dell’infanzia presso la mia madrina, Maria Guerrieri Gonzaga, in
una villa sulla via Nomentana.
Iniziò
giovanissima a scrivere…
Scrivevo filastrocche e
favole per bambini, poesiole e racconti brevi. Ebbi la fortuna
di vederli pubblicati su varie riviste, tra le quali il
"Corriere dei piccoli", il "Meridiano di Roma", "I diritti della
scuola", e soprattutto "Oggi" sulla quale scrissi anche con uno
pseudonimo maschile: Antonio Carrera. Purtroppo la mia
formazione si interruppe con il diploma liceale. Mi ero iscritta
all’Università nella facoltà di Lettere, ma la scarsità di mezzi
economici della mia famiglia mi impedì di continuare gli studi.
Il suo primo libro?
Fu una raccolta di
racconti giovanili, Il gioco segreto, pubblicato nel 1941 da
Garzanti. Seguito l’anno dopo da un libro per ragazzi,
intitolato Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina,
pubblicato da Einaudi.
In quel periodo già viveva
sola…
Abitavo da sola già negli anni Trenta in un
piccolo appartamento molto grazioso in Corso Umberto
mantenendomi con la redazione di tesi di laurea, dando lezioni
private di italiano e latino e collaborando appunto con riviste
e giornali. Per mantenermi da sola non avevo di che mangiare.
Firmavo cambiali a ripetizione ed ero sempre piena di debiti!
In quel periodo, uno dei suoi amanti, Richard T. M
l’accusa di essersi dedicata al meretricio…
Ripeto
ero assediata dalle preoccupazioni economiche, tanto che fui
costretta a a ricevere denaro da amici con i quali facevo sesso.
Richard lo venne a sapere e iniziò a rinfacciarmi questa cosa.
Nel 1936 conobbe lo scrittore Alberto Moravia…
Avevamo una amicizia in comune, il pittore Giuseppe
Capogrossi. Lui era già famoso in quanto aveva scritto nel 1929
Gli indifferenti e per me fu un onore conoscerlo. Ci
frequentammo, entrammo in sintonia, ci sposammo il 14 aprile del
1941, il giorno di Pasquetta, in una cappella della chiesa del
Gesù, a Roma. Il rito fu celebrato da padre Pietro Tacchi
Venturi, mio confessore e guida spirituale.
Lasciò definitivamente la sua bella casetta…
Oh sì
andammo a vivere nel verde di Villa Borghese in un piccolo
appartamento di via Sgambati. Proprio in quella casa iniziai a
scrivere il mio primo romanzo Menzogna e sortilegio, purtroppo
dovetti interrompere la stesura per sfuggire alle rappresaglie
dei nazisti.
Sia lei che Moravia eravate di
religione ebraica…
Lasciammo Roma in fretta e furia
già occupata dai nazisti, prendemmo un treno al volo direzione
Napoli, ma giunti a Fondi, il treno non poté proseguire a causa
della linea ferroviaria interrotta: costretti a scendere dal
treno, arrivammo a piedi sulle montagne della Ciociaria nel
paesino di Sant’Agata dove trovammo ospitalità fino alla fine
della guerra.
La vostra era una relazione
complicata vero?
Tornammo a Roma nel '44 esausti. Sì
il rapporto tra noi era difficile, alternavo momenti di
comunicazione intensa ad altri di distacco e malessere. In me il
bisogno di autonomia contrastava con una forte esigenza di
protezione e di affetto. Il nostro rapporto ne risentiva. Erano
frequenti fughe e ritorni, distacchi e riavvicinamenti, scenate,
dispetti, ma anche furibondi litigi in pubblico. Anche lui era
un tipo instabile, a volte scappava per altri lidi… poi tornava
e mi diceva che bisognava finirla e poi mi pregava di non
finirla per carità.
Moravia desiderava un figlio
da lei, vero?
La richiesta non fu mai diretta, anche
perché lui sapeva benissimo le mie incertezze: allo stesso
momento desideravo e rifiutavo la maternità. Dopo molte
titubanze ci rinunciai per sempre e credo sia stata una grossa
occasione perduta, ma mi rendo anche conto di essere stata una
persona piena di insicurezze con i propri desideri, la relazione
col proprio corpo, i fantasmi sessuali dai quali affioravano
interrogativi angosciosi, relativi all’infanzia, alla sensualità
femminile, all’erotismo, alla vita sessuale ed appunto alla
maternità.
Avevate molti amici…
Nella
nostra cerchia c’erano stabilmente scrittori, pensatori ed
artisti in genere tra i quali Pier Paolo Pasolini, Umberto Saba,
Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Sandro Penna, Enzo
Siciliano.
Finalmente pubblicò Menzogna e
sortilegio…
Per il tramite di Natalia Ginzburg
riuscii a pubblicarlo presso Einaudi nel 1948 e nello stesso
anno vinsi il Premio Viareggio. Ma a mio marito non piaceva la
mia scrittura, mi accusava di raccontare sempre la storia della
mia famiglia. In effetti in Menzogna e sortilegio avevo preso
spunto da una serie di episodi autobiografici, come, per
esempio, l’interesse che la protagonista Anna provava per il
bell’Edoardo…
Ottenne anche un discreto successo
internazionale…
Sì, fu pubblicato negli Stati Uniti
col titolo House of Liars nel 1951 tuttavia non fui soddisfatta
della traduzione, che aveva inferto all'originale tagli per
circa 150 pagine.
Dopo i vostri successi
letterari vi trasferiste in una nuova casa.
Beh sì
oramai eravamo due scrittori affermati e con il migliorare della
nostra situazione economica, io ed Alberto ci trasferimmo in un
attico di via dell'Oca. Quella casa divenne ben presto uno dei
più frequentati ritrovi del mondo intellettuale romano.
Si interessò anche al cinema.
Collaborai con
Alberto Lattuada in vari progetti, ma fu l’amicizia con Pasolini
che rafforzò il mio interesse per il cinema. Feci un breve cameo
nel ruolo di una detenuta nel film Accattone del 1961 poi
l’aiuto regista, non accreditata, in Vangelo secondo Matteo.
Poi arrivò L'isola di Arturo…
Uscì in
Italia nel 1957, sempre per Einaudi, riscuotendo grande successo
di pubblico e di critica e vincendo il Premio Strega. Nel 1962
ne fu tratto anche un film omonimo, diretto da Damiano Damiani.
Nel ’60 una nuova casa…
Con Moravia
c’eravamo trasferiti in una casa più grande nel quartiere dei
Parioli con annessi due studi per entrambi, ma continuavo ad
avere l’esigenza di un mio spazio per cui decisi, senza mai
abbandonare la residenza coniugale, di trasferirmi in un
appartamento tutto per me in via del Babuino.
La
relazione con Moravia continuava con alti e bassi?
Oh sì, ma ci separammo definitivamente nel 1962 dopo 26 anni di
matrimonio, ma senza mai divorziare. Alberto aveva conosciuto
Dacia Maraini, che diventerà la sua compagna fino al 1976.
Anche lei ebbe delle relazioni extra coniugali?
Ebbi una relazione importante con il regista Luchino
Visconti. Di lui ammiravo l’orgoglio, la crudeltà, l’arroganza e
il suo istinto femminile, del resto sono sempre stata dominata
dall’attrazione per uomini impossibili oppure omosessuali.
Cercavo la loro amicizia nel desiderio di essere, fra loro, la
loro unica donna. Un nodo oscuro e irrisolto che mi portavo
dall’infanzia osservando mio padre, Augusto Morante, anche se
non ho mai saputo se fosse davvero gay.
C’è un
episodio abbastanza gustoso che riguarda il vostro primo
incontro, ha voglia di raccontarlo?
Scendevo dal
treno, alla stazione Termini. Incrociai Luchino nella hall,
l'avevo già visto in compagnia di Alberto, due o tre volte, un
saluto, niente di più. Lì alla stazione bevemmo qualcosa poi
molto velatamente lui mi chiese se poteva offrirmi un passaggio
fino a casa ed io accettai.
Lo desiderava vero?
Il suo sorriso mi faceva sciogliere. Non lo amavo era
più che altro un’attrazione sessuale. Insomma salii nella sua
macchina di grossa cilindrata. Lui al tempo abitava in via
Salaria, ricordo che, ad un certo punto, senza chiedermi il
permesso, fece una deviazione per il Pincio e, pur continuando a
guidare mi afferrò per il collo e senza dire una parola mi
spinse la testa contro la sua patta... Questo fu il nostro primo
incontro d'amore...
Quanto durò quella relazione?
La storia durò tre anni e finì nel 1953. Pensi che mi
chiamava nel cuore della notte e pretendeva che facessi l’amore
insieme a lui nonostante dormissi accanto a mio marito.
Moravia dormiva?
Alberto dormiva o fingeva,
non l'ho mai saputo... Durante quei minuti bollenti e pieni di
complicità Luchino si eccitava per la situazione e mi faceva
promettere che l’indomani lo avrei raggiunto a casa sua ed
avremmo fatto l’amore, poi chiudeva la telefonata senza
salutarmi.
Nei primi anni sessanta conobbe il
pittore newyorkese Bill Morrow…
Lo conobbi a New
York durante un viaggio con Alberto, lui aveva ventitré anni.
Purtroppo la sorte non fu benevola con lui, nell’aprile del
1962, morì precipitando nel vuoto da un grattacielo.
Suicida?
Forse…
Fu
un’esperienza tragica vero?
Molto, ero tormentata
dall’ossessione della morte, per questo motivo avevo iniziato a
viaggiare, visitai gli Stati Uniti, il Messico, il Brasile,
l’India, la Cina, l’Andalusia, il Galles, talvolta con Alberto,
altre in compagnia di amici. Ero entrata in una fase di
depressione e difficoltà emotive, sentivo un forte desiderio di
evasione e la scrittura non mi dava i benefici sperati.
Nel 1974 pubblicò La Storia.
Il libro,
pubblicato in edizione economica per mio espresso desiderio, lo
ambientai a Roma durante la seconda guerra mondiale ed ebbe un
grande successo di vendite, ma ricevetti anche attacchi spietati
da parte di molti critici militanti, sia di destra che di
sinistra. In particolare Pasolini, mio grande amico, mi accusò
pubblicamente di non avere un’ideologia e stroncò il romanzo
rimproverandomi lo stile manieristico sia nella costruzione dei
personaggi sia nella scelta del dialetto romano, nonché la
stessa concezione della storia e delle sue vittime.
Quell’intervento mise fine a una lunga relazione intellettuale
ed affettiva. Purtroppo non ci fu mai un riavvicinamento prima
dell’assassinio di Pasolini avvenuto un anno dopo, il 2 novembre
1975.
E’ vero che impedì a Moravia di sposare
Carmen Llera?
Beh ormai ero vecchia, comunque è vero
anche se eravamo separati da oltre vent’anni.
Voleva punirlo?
No, ma avevo deciso di incastrarlo
per tutta la vita. Sapevo che alla mia morte l’avrebbe sposata e
volevo solo rimandare questo scempio. Alberto aveva 45 anni più
di lei. Si rende conto? Comunque lui venne a trovarmi in
ospedale per chiedermi il divorzio, ma non lo feci parlare anzi
gli raccontai per tutto il tempo dell'ultimo incontro con
Visconti in piazza San Marco a Venezia.
Soddisfatta madame?
Oh non saprei. Diciamo che la
mia vita è stata intensa, tragica e piena di passione, fatta di
amori disperati e continui ritorni, ma se fosse stata un mio
romanzo, giuro che l’avrei scritta decisamente meglio.
Nel 1982 pubblica
sempre con Einaudi il suo ultimo romanzo Aracoeli. Poco prima
della fine della stesura del romanzo, cadendo, si procurò una
frattura al femore, che la costrinse lungamente a letto. Dopo
l'uscita del libro scoprì di essere gravemente ammalata; tentò
il suicidio nel 1983 avvelenandosi con il gas, ma fu salvata in
extremis dalla sua governante, Lucia Mansi. Ricoverata in
clinica, fu sottoposta a una complessa operazione chirurgica,
che però non le giovò molto. Morì il 25 novembre del 1985 a
seguito di un infarto. Le sue ceneri, per sua volontà, furono
sparse nel mare di Procida.