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Le biografie ci raccontano che non visse
un’infanzia serena… Mia madre non stava
bene, ricordo come fosse oggi la volta che si gettò
dal balcone di casa. Soffriva di crisi depressive e
di conseguenza il rapporto con mio padre fu un vero
fallimento.
Lei come reagiva?
Cercavo di trascorrere la maggior parte della
giornata fuori casa. A 16 anni cominciai a lavorare
come contabile nell’azienda di mio padre. Adoravo
mio padre era un uomo fortemente anticonformista.
Nella sua vetreria però le accadde un
fatto a dir poco increscioso… Ero ancora
giovanissima e fui stuprata da un impiegato,
Ulderico Pierangeli. Purtroppo rimasi incinta e fui
costretta a sposarlo.
Abortì vero?
Non portai a termine la gravidanza, ma furono per me
giorni infelici, prigioniera di un matrimonio non
voluto e di un marito manesco. Cercai in una nuova
gravidanza la via di fuga, ma la nascita di Walter
non migliorò più di tanto le cose.
Tentò il suicidio vero? Il culmine del mio
disagio fu quando tentai di avvelenarmi. Poi
ritrovai me stessa scrivendo racconti e collaborando
con riviste femminili.
In seguito
migliorarono i rapporti con suo marito?
Assolutamente no! Io volevo separarmi, ma fui
costretta a rimanere a forza di percosse, finché non
1901 presi tutto il coraggio ed abbandonai la
famiglia. Fu una decisione sofferta perché
significava non vedere più mio figlio! Lo rividi
solo dopo trent’anni, nonostante avessi a lungo
lottato per ottenerne la custodia.
Da
sola cosa fece? Mi trasferii a Roma
tentando di ricostruire la mia vita. Mi dedicai alla
stesura del mio libro Una donna, che uscì nel 1906.
Per il resto vissi una vita randagia Roma, Firenze,
Milano, Parigi, ma anche sentimentalmente non
prendevo pace.
“Una donna” la rese
famosa… Sin da subito il libro ottenne un
notevole successo forse perché era una testimonianza
coraggiosa della condizione femminile e una critica
al rapporto coniugale oppressivo e frustrante.
Il suo rapporto con il poeta Dino
Campana? Lo conobbi durante la prima guerra
mondiale. Era uno dei pochi uomini che in quel
periodo non era al fronte in quanto gli era stata
diagnosticata una malattia mentale.
Ma sbocciò ugualmente l’amore… Eh già. Una
grande, ma lacerante passione! Nonostante avessimo
due caratteri completamenti diversi, io estremamente
mondana e frequentatrice di salotti, lui schivo e
appartato. Tra le altre cose vedeva la nostra
relazione solo dall’aspetto fisico ed io ne
soffrivo.
Quindi un rapporto molto
tormentato? Ci battevamo ogni giorno. Mi
faceva rabbia che non volesse curarsi. Lo portai
anche da un noto psichiatra dell'epoca, ma senza
risultato.
Femminista, pacifista… di
lei si dice soprattutto che fu una donna
anticonvenzionale… Diciamo che non mi
adattai mai ai ruoli femminili tradizionali.
Ma anche bella, intelligente, libera da
schemi e pregiudizi.. Ero molto desiderata
ed ebbi intense e romantiche storie d’amore.
Com’era il suo rapporto con il mondo
maschile? Ho sempre rivendicato la
diversità femminile, credo che, ancora oggi, tra
uomo e donna ci sia una spiritualità diversa. Le
donne sono intuitive e hanno un contatto immediato
con l'universo producendo così una poesia
sconosciuta al mondo maschile.
Giuseppe Prezzolini la definì "lavatoio sessuale
della cultura italiana"… Beh mi tirai
dietro molte antipatie specialmente dalla parte più
bigotta della società. Prezzolini lo disse per via
delle mie amicizie femminili, quella con Eleonora
Duse divenne di dominio pubblico.
Fu
persino arrestata, vero? Sì, ero firmataria
del Manifesto degli intellettuali antifascisti e
amica di Anteo Zamboni, l'attentatore del duce.
Dopo quell’episodio cambiò radicalmente
il suo orientamento politico.. Chiesi ed
ottenni un colloquio con Benito Mussolini. In
seguito mi fu concesso un mensile di mille lire ed
un premio di cinquantamila lire dall’Accademia
d’Italia. Ebbi anche un relazione breve, ma intensa
con Julius Evola. Nel 1933 mi iscrissi
all'"Associazione nazionale fascista donne artiste e
laureate".
Nel 1936 si innamorò di
Franco Matacotta… Franco era uno studente
di quarant'anni più giovane di me. Rimasi legata a
lui per 10 anni. Io sessantenne, lui ventenne fu un
rapporto molto conflittuale con tutte le tensioni
derivanti dalla disparità anagrafica e dalla
differenza intellettuale.
Un’ultima
domanda, lei nei suoi romanzi ha sempre parlato ed
in maniera dettagliata di tutti i suoi amori… Come
mai? Perché credo in fondo che la vita
sentimentale e la letteratura siano legate in modo
inscindibile.
Al termine della
seconda guerra mondiale si iscrisse al PCI,
impegnandosi intensamente in campo politico e
sociale e collaborando con l'Unità. Morì a Roma il
13 gennaio del 1960, dopo una lunga malattia e senza
mai aver smesso di scrivere il suo diario di vita.
Aveva 83 anni.
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