|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
IL RACCONTO E'
ADATTO AD UN PUBBLICO ADULTO
Adamo Bencivenga
La giusta condanna
"Fammi sentire davvero infedele, mentre
baci la pelle di fragola e miele e ti sazi e
t’affami in un vortice denso tra boccate di
vuoto e il gusto più forte dell’anima
liquida che calda s’aggruma in un fiotto di
lava che cola e che sbocca come fossi un
vulcano che ha dormito da sempre "
Photo Georgy
Chernyadyev
Fammi sentire davvero infedele, mentre baci la
pelle di fragola e miele e ti sazi e t’affami in un vortice denso tra
boccate di vuoto e il gusto più forte dell’anima liquida che calda
s’aggruma in un fiotto di lava che cola e che sbocca come fossi un vulcano
che ha dormito da sempre, e fiera mi mostro incandescente al bisogno fino
a farti sentire una donna spergiura, che ha in casa suo figlio che piange
e l’aspetta, ed una più grande che studia latino, dentro una villa
arredata con cura, tra mobili antichi e divani di pelle ed un giardino
scosceso che lambisce la riva, del lago che piatto calma il suo cuore tra
i meli frondosi e i vigneti d’annata, tra gli aranci d’inverno e la
magnolia fiorita.
Dimmi che sono soltanto una bocca, due gambe
gemelle che si snodano al tatto, ed il cuore è un dettaglio che non serve
all’amore, e quello che dico non è niente di vero, perché non sono parole,
ma fiati affamati, e s’è t’amo o non t’amo non fa differenza, rimarrebbe
sospeso senza senso nell’aria, mentre grido alla voglia di essere tua, tra
il desiderio di essere quello che cerchi, simile al sogno ogni giorno
reale, che trabocca piacere quando cade il tramonto.
Fammi sentire
una donna bugiarda, che anche il mio cane s’accorgerebbe sicuro, quando in
giardino mi travolge d’affetto, m’abbaia e m’annusa sotto la gonna, ed
odora lo strascico d’alone che lascio, sulle gambe insicure che adesso ti
offro, sui miei seni che ora servirebbero ad altro, a sentirmi una madre
che nutre suo figlio, e le copre discreta con un fazzoletto di seta,
quando allatta e qualcuno potrebbe vedere, in un bar all’aperto, in una
stazione di treni. Invece sono qui che servono ad altro, e m’ingozzo di
baci, di strette e di morsi, e sazio la bocca che insistente mi vuole, e
tu tappi il mio essere di femmina persa, e m’impregni d’odori di muschio
di maschio, perchè mio marito se ne accorga stasera, ed accetti supino che
sua moglie di giorno, appaghi il suo ardore da un amante focoso e disseti
l’arsura che mi prende la notte.
Lo vuoi vero? Ti brillano gli
occhi al solo pensarlo! Lo vedo che vuoi, che lui mi baci nel punto, dove
ora mi stringi e forte mi premi, ed obbediente ti seguo, ti giuro e
prometto, che fino a domani resterò così intatta, senza farmi una doccia o
lavarmi le mani, perché sia mai che il desiderio lo copra, questo odore
d’amore che scende e che sgorga e sa di suddita e sguattera china per
terra, e sa di lumaca che lascia la scia, e sa di donna infedele che
tradisce e s’appaga, quando promette convinta che il gioco continui, per
nutrire il suo sogno anche a distanza.
Lo prometto sai, non mi
cambio e rimango vestita, perché durante la cena mio marito possa
ammirarmi, e pensare davvero che ho fatto l’amore, con l’intimo rosso e la
camicia scollata, e gridavo convinta d’averne quaranta, perché uno
soltanto serve a poco la sera, perché quello che vale è la somma e la
conta, quando allo specchio mi guardo e mi spoglio, quando nel letto
sembro una vergine intatta, con la camicia da notte e i capelli raccolti,
e la pelle ad elastico è tornata al suo posto.
Non chiamarmi per
nome non serve all’amore, chiamami come t’è naturale al cospetto, d’una
femmina pronta ad essere foce, di scorie e d’avanzi, di ritagli che
m’offri, di detriti di voglia che porta l’amore, negli antri scoscesi dove
ribollono caldi, fumi e vapori di brame sulfuree. Sono delta di fiume,
enclave di mare, dove ognuno che entra si sente straniero, per poi
apprezzare durante il soggiorno, il servizio, la stanza, la vista sul
mare. Perché non dico che t’amo e non ti guardo negli occhi, e quello che
serve lo trovi più in basso, baciami ora, fammi sentire il disagio, di
parole blasfeme che m’entrano fitte, come quelle volgari che mi sporcano
dentro, e mi fanno pensare ad donna già persa, che non fa nulla per
apparire diversa, che fa tutto per essere uguale, al feticcio di donna che
cerchi di notte, nei bordelli dell’anima d’infima classe.
Dimmi
davvero che mi hai trovata in quel posto, oppure per strada ferma in
attesa, e m’hai chiesto per quanto di sesso e di bocca, ed ora mi urli di
superare me stessa, di essere brava e guadagnarne cinquanta, cinquanta
davvero come una straniera sul viale, che mostra le tette vendendole a
chili, che mostra il didietro perché non ci siano dubbi, che quello che
smercia è un servizio completo, dietro una fratta in piedi veloce, col
sole che cala e filtra l’alloro, ma non c’è poesia in quello che offre,
non c’è ragione per guardare il tramonto. Gridami dai che non c’è più
tempo stasera, che sono le sette e tua moglie t’aspetta, con una vestaglia
scucita e le ciabatte da casa, e dentro ci trovi il bisogno che ora, non
riesco ad offrirti vestita d’organza, vestita di niente di luce che
filtra, e mi illumina bella coi capelli raccolti, e sembro davvero
un’onesta signora, che quando rincasa saluta il portiere, e lui le dice
cortese buonasera avvocato, e servile si raccomanda per la causa in corso,
di suo figlio sorpreso in un ammanco di cassa.
Rido e mi chiedo
che direbbe se mi vedesse che ora, su questo tavolo non ci sono cartelle,
e su questo divano non c’è gente in attesa, ed il mio studio è un’alcova
dove mi prendi, mi cerchi e mi vizi le mani e la bocca. Condannami dai ad
esser tua schiava, fatti giudice di questo piacere, perché in amore non
esiste eguaglianza, e la legge che chiedo non è uguale per tutti. Urlami
che stamani sei stato con un’altra, ed ora non ti riesce perché ripensi
all’amante, una donna più bella con i seni più grandi, una collega nel
bagno che t’ha aperto la toga, era senza mutande e la gonna sui fianchi, e
poi ha goduto aprendo l’acqua corrente, attutendo i tuoi colpi, i suoi
gemiti caldi.
Oppure dimmi che sono troppo diretta, e così non ti
piace perché troppo evidente, ed ogni uomo s’appaga col vedo e non vedo,
che l’erotismo non è fatto solo di carne, ma scialli di seta che
m’avvolgono incerta, ed io che mi nego e tu che mi prendi, in un gioco
infinito di cacciatore e di preda, perché tu lo sai che ne sono capace,
che in altri momenti potrei essere gatta, ma ti prego ora è tardi, saranno
le sette, gridami forte che quello che chiedo, è una condanna esemplare
che mi merito tutta, che mi lasci intatta ad aspettare domani, e la brama
che lievita mi gonfia l’attesa.
Condannami ti prego a contare le
ore, a camminare per strada e pensare ad altro, a confondere cause,
testimoni ed accusa, a vestirmi tre volte per essere certa, che quello che
metto ti garba e t’intriga, e invasata pretendo di rabbonirmi le gambe,
perché la sentenza abbia corso da ora, e domani sia giorno d’attesa e
sudore, dove i sensi di carne non hanno ragione. Fammi sentire almeno
infedele, che asciugo il mio sesso con documenti importanti, sentenze
d’accusa e danni di vita, di gente che spera, s’affida e ci crede,
d’essere assolta con formula piena! Ti prego non smettere d’impregnarmi
d’odore, perché domani in pretura sarò ancora al tuo fianco, e mio marito
stasera mi baci la fronte, e mi dica apprensivo che lavoro poi troppo, per
una causa che non ne vale la pena, senza sapere che questa volta è
diverso, che sono io l’imputata e non posso essere assolta, perché domani
di nuovo sarà ancora reato, sarà la mia bocca, il mio sesso, le labbra,
che chiedono avide una giusta condanna. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
reserved
TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|