M’annodo e m’intrigo tra i fili di fumo di
questa discarica poco fuori le mura tra carcasse di auto, copertoni e
immondizie e branchi di cani senza padroni. Il fuoco smagrito mi
intorpidisce le gambe, si vede che non sono brava a mantenerlo poi vivo,
che sono inesperta e muoio di freddo, e nessuno è disposto a darmi una
mano.
Qui lo sanno che non sono del giro, che abito in centro vicino ai
Parioli e stasera per il gusto di sentirmi diversa ho preso un taxi
direzione Raccordo. La portiera mi ha chiesto dove andavo stasera, che ero
elegante col cappotto cammello, che ero di classe con le scarpe di Prada,
senza sapere che sotto nascosta, portavo una gonna, una striscia di
stoffa, per mostrare le gambe che sono il mio forte, ed ora accavallo su
questo bidone, che chissà quante altre ha ospitato nel tempo, mucche
armene sgraziate e ripiene, di latte e di sesso consumato qui dietro, tra
queste carcasse occupate di giorno, da gatti e da cani che ci dormono
dentro, da asiatici e indiani che si contendono il posto.
Lo sanno
che non sono del giro, che non lo faccio per soldi ma per puro piacere,
per vedere l’effetto che fa in altri occhi, una donna di classe che si
cede e si mostra, per il gusto infinito d'essere altro, un intrigo, una
truffa, un gioco perverso, che raccoglie parole d’amore e di cesso. Perché
si vede che non sono del giro, da come sbordo le labbra, da come porto la
calza, dalla riga che dritta scompare nel nulla, dal vedo e non vedo che
lascio a due occhi, che quatti rallentano e puntano i fari, e mi fanno
davvero sentire di quelle, e mi fanno signora che per caso s’è persa, di
tutte le volte che sono nuda nel letto, di tutte le volte che mio marito
mi vuole, nel buio anoressico della mia stanza da letto.
Dall’altra parte della strada una slava cammina, ha la faccia da bimba e
il corpo d’adulta, ad ogni auto ferma scopre il suo seno, si fa incontro e
si vede che ci andrebbe per poco. Ad ogni auto ferma e sono tante stasera,
che fanno il giro tre volte e mi chiedono quanto, come se ad ogni giro
abbassassi il mio prezzo, un’offerta speciale per il migliore cliente.
M’annodo e scompaio tra i fili di fumo tra questa discarica poco fuori
le mura, tra carcasse di uomini che confondono il prezzo, di una mela al
mercato e una slava che s’offre. Loro lo sanno che su questo bidone, ci
vengo ogni tanto per vedere fin dove, una moglie, una madre, una femmina
onesta, riesce a sporcare i suoi tacchi di Prada, riesce ad infangare il
cognome che porta, nella melma più molle di questo viale di Roma.
Loro lo sanno e mi chiedono quanto ed io mi diverto a chiedere il doppio,
per farli scappare ed attraversare la strada, per un prezzo scontato della
slava di fronte, ma loro rimangono e la coda s’ingrossa, e file di fari mi
fanno più bella, mentre la slava s’affanna e si mostra, come un lavavetri
per un euro appena.
Alle volte mi chiedo quale sia il piacere,
senza che nessuno abbia gustato le mie grazie, e sentirmi appagata quando
ritorno a casa, e mi tolgo le scarpe sporche di fango, e corro in bagno
per farmi una doccia, per avvolgermi soffice nella vestaglia di seta, e
sentirmi da dentro il profumo pulito, guardando allo specchio questa donna
da sogno, che poco prima sedeva sopra un bidone, e file di cani ci sbavano
appresso, per uno spicchio di coscia, per un ricamo di calza, per un seno
rimasto un bellissimo sogno, che ancora lo spero lo staranno bramando.
Mi spoglio e m’infilo leggera nel letto, mio marito non dorme, non
russa e sta sveglio, ed io che m’adagio tra le sue braccia capienti, tra i
suoi baci che ora mi cercano in fondo, perché lui sa dove sono stata
finora, e che il piacere che bramo e che cerco, è nei dettagli di questo
contrasto, di questo fango di strada, di questo bianco del letto, di
rumori assordanti e silenzio di fondo, tra sentirmi una moglie ed anche
dell’altro.
Perché lui sa che ora ci penso, che ci torno ogni volta
quando faccio l’amore, nell’andirivieni di sessi diversi, come un traffico
in centro all’ora di punta, e sento l’odore di copertoni bruciati, e nubi
di fumo che s’alzano nere, mentre un uomo qualunque riattizza il mio
fuoco, e tocca e ritocca proprio nel mentre, mio marito mi bacia e mi
sussurra che m’ama, mi prende, mi volta e mi dice mignotta, mi fa
raccontare se qualcuno per caso, ha messo la mano dove ora lui spinge, o
soltanto due occhi che m’han visto colare, oppure dell’altro appartati
nell’ombra, e sento la voglia che mi sfama e mi sazia, e sento il piacere
del maschio che sale, ed io m’abbandono tra i fili di fumo, di quella
discarica poco fuori le mura, tra carcasse di auto e slave e immondizie, e
branchi di cani senza padroni.
FINE