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Adamo Bencivenga
Un lungo fiume tranquillo
Immagine di
Pavel Ryzhenkov
Cara Redazione di LiberaEva
Sono le 4,25 di un’alba afosa, non riesco a dormire
e al buio davanti al pc da circa un’ora sto leggendo
le vostre Storie Vere e mi sono reso conto di avere
anch’io una storia singolare da raccontare e con il
vostro permesso vorrei che fosse messa a
disposizione degli altri lettori.
Mi chiamo
Mario ed ho 48 anni, vivo a Roma e sono direttore di
agenzia di una grossa banca a livello nazionale.
Circa tre anni fa accettai con entusiasmo e con
l’obiettivo di carriera il trasferimento in un
paesino dell’Umbria. Mia moglie Fabiola, felice per
il mio nuovo ruolo, preferì rimanere a Roma e non
seguirmi nella nuova avventura non potendo chiedere
a sua volta il trasferimento e soprattutto per non
creare disagi a nostro figlio Marco che al tempo
frequentava il primo liceo Scientifico.
Fin
qui tutto bene, tenendo conto che, viste le distanze
non proprio impossibili, tornavo regolarmente a casa
tutti i week-end. Devo dire che sin dall’inizio
ottenni incoraggianti successi nel lavoro
risollevando in poco tempo le sorti di quella
piccola agenzia. Dopo alcune settimane, parcheggiato
in un albergo, presi in affitto una graziosissima
mansarda a pochi metri dal luogo di lavoro. In poco
tempo feci conoscenza con quasi tutto il paese e mi
resi subito conto, lontano dal caos della grande
città, di quanto la vita possa scorrere lenta e
tranquilla in un luogo così piccolo.
La
svolta avvenne dopo circa un mese quando, per mie
abilità professionali, riuscii a far ottenere
celermente un finanziamento cospicuo ad un’azienda
di dolciumi. Il titolare che versava in brutte acque
non poteva credere al buon esito della pratica e per
sdebitarsi mi coprì di vari regali tra i quali un
abbonamento ad un centro benessere del quale era
socio, un intero prosciutto, una bicicletta mountain
bike ecc…
Avevo scongiurato il licenziamento
di quattro operai e il titolare dell'azienda non
finiva mai di ringraziarmi finché entrammo in
confidenza. Quasi ogni giorno passava in agenzia, un
caffè al bar, un pranzo al volo, poi una mattina
volle assolutamente invitarmi a pranzo per il giorno
successivo. Con non poco imbarazzo accettai. Inutile
dire che la sala da pranzo e l’intera casa fu
addobbata in stile grandi occasioni, che venni
accolto con tutti gli onori del caso e che la moglie
del mio cliente preparò tanti piatti abbondanti e
squisiti quanti ne sarebbero bastati per un pranzo
di nozze.
Attorno a quel tavolo eravamo in
quattro: oltre me ed il titolare, anche la moglie e
la loro unica figlia. Manuela aveva 20 anni,
studentessa universitaria, facoltà di Scienze e
Comunicazioni. Quando la vidi mi colpì
immediatamente il suo sorriso spontaneo ed educato
nonché la sua delicatezza impalpabile. Aveva due
occhi grandi chiari e un filo di trucco che
aggraziava il suo sguardo per altro già ingentilito
dal colore intenso verde acqua.
Dopo quel
pranzo, sotto i continui e pressanti inviti del mio
cliente, iniziai a frequentare quella casa, del
resto vivendo solo un po’ di compagnia non poteva
che farmi piacere. Lui era un discreto giocatore di
scacchi, nonché un ottimo compagno di scopone
scientifico. Non passò che un mese quando una sera,
dopo una cena in collina, al ritorno mi ritrovai con
la macchina in panne, Manuela mi fece la cortesia di
rimanere insieme a me ad attendere il carro attrezzi
mentre i genitori si diressero verso casa.
Non
so, forse sarà stato il buon vino rosso di quelle
parti o la gonnellina corta a pieghe di Manuela
nonché il suo seno generoso, comunque senza pensarci
mi feci avanti e la baciai. Lei ricambiò senza fare
resistenza nonostante fosse fidanzata da tre anni
con un ragazzo del posto.
Da quella sera ci
mettemmo insieme e lei lasciò il suo ragazzo con
buona pace dei suoi genitori che non vedevano di
buon occhio quel ragazzo di 27 anni ancora
disoccupato.
Naturalmente né i genitori e
tantomeno Manuale conoscevano il mio stato civile ed
io mi ero ben guardato dal comunicare a loro e alla
loro figlia che oltre ad avere una moglie ero padre
anche di un figlio quattordicenne.
Dopo una
settimana circa ci ritrovammo nella mia piccola
mansarda al centro del paese e facemmo l’amore.
Manuela, nonostante i suoi 20 anni, si dimostrò una
donna molto sicura e soprattutto calda e passionale.
Fu per me una piacevole sorpresa tanto che non passò
giorno senza che ci ritrovassimo la sera nel mio
letto. Ineluttabilmente mi feci prendere dal
susseguirsi degli avvenimenti credendo che in un
modo o nell'altro le cose si sarebbero aggiustate e
senza pensare che giorno dopo giorno stavo
irrimediabilmente complicando la mia vita e quella
di tutti coloro che mi erano vicini. Comunque più di
una volta stetti sul punto di rivelarle la dura
verità, Manuela era così bella, felice e piena di
progetti che mai e poi avrei voluto deluderla
dandole quell’immenso dispiacere.
La mia vita
scorreva come un lungo fiume tranquillo, quando, un
sabato mentre stavo andando a Roma, ricevetti una
telefonata piena di pianto e disperazione da parte
di Manuela, tanto da non capire bene cosa fosse
successo. Feci inversione di marcia e tornai subito
indietro: il padre e la madre erano morti in un
grave incidente stradale a pochi chilometri dal
paese mentre si recavano ad un battesimo di un
lontano nipote.
Da lì e per molte settimane per
Manuela furono giorni tremendi, ed io, per esserle
d’aiuto e starle vicino, accettai di trasferirmi
nella sua casa ed occuparmi oltre che del suo stato
d’animo anche della conduzione dell’azienda di
famiglia. In una di quelle notti, nel letto
matrimoniale che era stato dei suoi genitori,
concepimmo Ludovico. Quando Manuela mi diede la
deliziosa notizia pensai che Marco, aveva finalmente
un fratellino reclamato da sempre. Naturalmente non
dissi nulla a lei né tantomeno a mia moglie e a mio
figlio.
I miei week-end a Roma si diradarono
adducendo scuse di lavoro che, soprattutto nei
weekend, mi portavano a far visita ad altri
potenziali clienti. Mia moglie non aveva alcun
sospetto anche se negli ultimi tempi mi telefonava
molto frequentemente ma sempre e comunque nelle ore
di ufficio. Le dissi vagamente tra le altre cose che
mi stavo occupando di un’azienda di dolciumi con
buone prospettive di crescita, i cui affari andavano
a gonfie vele, cosa verificabile dalla sua nuova
carta di credito senza limiti di spesa.
Manuela lentamente si riprese dalla disgrazia.
Quando nacque Ludovico aveva superato brillantemente
il periodo di crisi. Era di nuovo una ragazza
brillante e piena di vita. Sinceramente, come detto,
più di una volta avevo sentito la necessità di
metterla al corrente della mia vita a Roma, ma vuoi
per la disgrazia dei suoi genitori e poi il suo
stato di gravidanza, i miei buoni propositi di farlo
avevano sempre avuto finora un impedimento maggiore
o quanto meno la scusa per non farlo.
Quegli
avvenimenti mi erano stati di grande aiuto nel
rimandare la confessione. Del resto Manuela non
sospettava nulla. Come sempre giustificavo i miei
viaggi a Roma con visite a parenti, amicizie varie e
la visita ai miei genitori al cimitero. In realtà
loro erano vivi e vegeti e godevano di ottima
salute, ma fu un escamotage per prevenire il
desiderio di conoscerli da parte di Manuela.
Il lavoro di direttore di Banca procedeva a
gonfie vele come del resto l’azienda di dolciumi,
Ludovico cresceva nella tranquillità della nostra
casa finché una mattina ricevetti in ufficio una
lettera di trasferimento da parte della Direzione di
Roma. Rimasi sorpreso perché generalmente il mandato
di direttore di un’agenzia dura all’incirca tre
anni, ma quella volta per esigenze della Banca mi
veniva comunicato il trasferimento in un’altra
agenzia di Roma dopo soli 18 mesi.
Al momento
non dissi nulla a Manuela e scrissi una lettera in
Direzione in cui chiedevo per quanto fosse possibile
di rivedere quella decisione, in pratica,
garbatamente, rifiutavo la nuova destinazione di
Roma chiedendo se fosse possibile di prolungare il
mio mandato. In breve ricevetti una seconda lettera
in cui accoglievano in parte la mia richiesta e
quindi veniva annullato il mio trasferimento a Roma,
ma che la mia nuova destinazione sarebbe stata: San
C…….. un paese in Toscana.
Questa volta lo
dissi a Manuela e ci rendemmo subito conto di essere
nei guai. Decidemmo che per il momento lei si
sarebbe occupata in prima persona dell’azienda
mentre per quanto mi riguardava avrei accettato il
trasferimento nella prospettiva di rassegnare le mie
dimissioni in cambio di una cospicua buona uscita.
Dopo circa tre settimane presi posto nel mio
nuovo ufficio. Come al solito i primi tempi li
passai cercando di adattarmi alla nuova situazione.
Passavo molto tempo al telefono sia con Manuela che
con Fabiola. Non ero felice ma sinceramente quel
trasferimento mi dava modo di slegarmi da quei
vincoli che inopportunamente mi ero legato addosso.
Ero padre di due figli che non si conoscevano e
compagno di due donne che non sospettavano
minimamente della presenza di una dell’altra. La
nuova situazione mi dava l'opportunità di pensare
seriamente al mio futuro ed eventualmente di
decidere. Per questo motivo non feci nessuna domanda
di richiesta di buona uscita e né tantomeno chiesi
le dimissioni.
Aiutato dagli ottimi
risultati nel lavoro, dopo tre mesi avevo già
raggiunto gli obiettivi previsti per l’intero
esercizio annuale, riuscii in poco tempo a
riacquistare la mia tranquillità... I weekend li
alternavo tra Roma e l’Umbria. Marco ora era al
terzo anno di liceo, Ludovico invece mangiava,
dormiva e cresceva senza dare problemi. Le due donne
conducevano brillantemente la loro vita attendendo a
turno i focosi weekend.
*******
Cara
Redazione, sono le 5,15 di un’alba afosa, vi scrivo
perché sono molto preoccupato… sto digitando da un
computer non mio, in una stanza non mia di una casa
non mia. Chi mi ospita è una bellissima donna
toscana di 37 anni, mora, capelli lunghi, occhi neri
ed ex modella. È una cliente della banca. Si chiama
Teresa. Lei è single e ci siamo conosciuti circa due
mesi fa. Aveva il conto in rosso ed io sono riuscito
a farle avere un prestito abbastanza cospicuo. Per
festeggiare l’ho invitata per un caffè poi un
aperitivo e poi si sa come vanno queste cose. Dopo
due incontri pomeridiani, un cinema, una passeggiata
nel bosco seguita da una raccolta di funghi porcini,
una cena a lume di candela e una notte stupenda in
un agriturismo, lei mi ha proposto di andare a
vivere insieme. Io ho accettato.
Lei non
conosce la mia situazione, anzi crede fino a prova
contraria che sia single come lei. Sì certo sono
stato più volte sul punto di dirglielo, ma le cose
sono precipitate. Come al solito mi sono lasciato
prendere dal lungo divenire delle cose ed ora sono
seriamente preoccupato perché Teresa ha un ritardo
di circa 20 giorni e domattina farà il test di
gravidanza…
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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