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Adamo Bencivenga
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Questa sera non chiama nessuno. Sono qui in questa stanzetta in un
appartamento al centro di Roma a due passi dalla Stazione Termini. Accanto
a me due colleghe. Paola si sta limando le unghie, la vedo è sconsolata
come me, ogni tanto mi guarda ed increspa la faccia con un ghigno forzato,
simile ad un sorriso. Lia invece sta parlando fitto, sarà il solito
spasimante che la chiama sempre a quest’ora.
Il lavoro è fiacco, negli
ultimi tempi ha subito un calo vertiginoso, ormai internet ha preso il
sopravvento e noi siamo seriamente preoccupate. Un giorno o l’altro la
titolare dell’agenzia ci darà il benservito. Ricordo i tempi quando tutte
le ragazze erano occupate, c’era un vociare al limite del comprensibile,
ora i box sono vuoti.
Ah dimenticavo, mi presento, mi chiamo Deborah,
ho 27 anni, dicono molto carina, e appunto lavoro in una chat erotica.
Laureata in Lettere e Lingue Straniere, ma senza lavoro, ho risposto ad un
annuncio sul giornale. All’inizio smistavo solo le telefonate, poi mi
hanno messo a fare i tarocchi, ma sinceramente non mi piaceva affatto, poi
mi hanno trasferita qui e solo dopo una settimana di prova ho avuto il mio
primo contratto. Ero brava e i clienti chiedevano spesso di me.
Ci
sono molte richieste di ragazze in attesa che vorrebbero fare questo
lavoro e la titolare se ne approfitta, se non sei brava ti manda via e
immediatamente sei sostituita.
Lavoro dalle undici di sera fino
all’alba quando i bollori si raffreddano, ma guadagno poco, circa 30 euro
all’ora se sono al telefono. Se invece faccio parole crociate o scrivo
come sto facendo ora non guadagno nulla. Prima di venire qui ho fatto la
banchista in un bar al Pantheon e la ragazza immagine per convegni e
fiere. Tutto sommato non mi lamento e se penso che una donna di servizio
guadagna un terzo e per giunta a nero mi sento abbastanza soddisfatta. Qui
del resto non si fatica e alle volte il lavoro è anche piacevole, tranne
che nelle ore di punta, allora diventa stressante perché a volte capita di
rispondere a due, tre telefonate contemporaneamente. Del resto se i
clienti chiedono di me non posso certo dirottarli alle mie colleghe!
Ah
dimenticavo il cliente! Lui ha sempre ragione perché tra l’altro il
servizio costa e spende all’incirca, per soli cinque minuti di chiamata,
quanto io guadagno in un’ora. C’è gente che chiama anche sei volte a notte
e spende un capitale.
Il mio compagno è al corrente, viste le ore
notturne non potevo certo inventarmi che ero impiegata come cassiera in un
supermercato, ma sa che faccio la centralinista e qualche volta i numeri a
lotto, ma niente di erotico. Lui fa il conducente di autobus e per fortuna
la sera è sempre stanco, ma, se ci penso, mi vengono i brividi a pensare
che una notte potrebbe farmi una sorpresa e telefonare! Le mie amiche e
mia madre invece non sanno nulla, lo so che non faccio nulla di male, ma
avvamperei dalla vergogna se solo intuissero qualcosa!
Lia ha
smesso di parlare, ora i telefoni sono muti, la titolare sta verificando
se nelle televisioni locali stia passando in sovraimpressione il numero
del telefono. E’ anche lei un po’ preoccupata. Come al solito è
impeccabile, mi chiedo dove trovi il tempo per curarsi nei minimi
dettagli. E’ bionda, credo abbia una decina di anni più di me, è molto
bella, non molto alta, ma sempre truccata e tacchi altissimi, le sue
unghie sono un’opera d’arte, un corpo da urlo e le sue scarpe potrebbero
essere esposte in un museo d’arte moderna, sono di Re Mishelle e si vede!
Ogni tanto si mette seduta qui con noi e prende qualche telefonata, dice
che questo mestiere le piace, lo considera un gioco e si diverte a
intrecciare relazioni con sconosciuti. So che ha conoscenze importanti, ma
non credo sia sposata, ogni tanto viene a trovarla un giovane, alto, moro,
dalla pelle olivastra e ben vestito, credo si chiami Marco. Si chiudono
nell’ufficio privato ma solo per pochi minuti.
E’ l’una di notte,
ancora presto, il boom generalmente è verso le tre del mattino, non c’è un
attimo di respiro a quell’ora. Ora invece è tutto silenzio, si sentono in
lontananza i treni della stazione. Stasera insolitamente invece di leggere
le pagine del vostro sito vi sto scrivendo, forse perché qualche sera fa
ho letto un racconto che parlava di chat erotica, ma l’ho trovato così
distante dalla realtà che mi ha fatto venire voglia di scrivervi per farvi
conoscere realmente questo spaccato di vita.
Noi siamo delle impiegate
a tutti gli effetti, quello che ci è richiesto è una bella voce, un
briciolo di intuizione psicologica e tanta pazienza, il resto viene da sé.
Chi chiama invece sono persone sole, qualche ragazzo, ma spesso uomini
maturi con situazioni complicate. Molti dicono di essere stati traditi e
chiamano spesso quando le loro mogli sono in viaggio per lavoro. A volte
mi fanno tenerezza, altre solo rabbia perché molti passano
dall’eccitazione al pianto. Qualcuno chiama invece perché una donna gli ha
dato buca o è rimasto deluso e si vuole sfogare. Altri invece perché sono
annoiati o semplicemente soli. Credo che nessuno di loro abbia mai avuto
un rapporto vero e comunque a contatto di una donna vera abbiano seri
problemi di arrivare in paradiso.
Mi accendo una sigaretta, qui è
consentito fumare, anche per calarci nelle situazioni ed immedesimarci nei
personaggi che via via inventiamo. Ho un piccolo computer sulla scrivania,
varie cuffie e una specie di contaminuti elettronico che segnala il tempo
trascorso, al quinto minuto la telefonata cade automaticamente.
Naturalmente la speranza è che i clienti richiamino.
Oggi è lunedì o
meglio lo sarà domani. Questa domenica è stata una noia pazzesca. Fuori
pioveva e sono rimasta a letto praticamente tutto il giorno. Certo che a
27 anni, una ragazza almeno la domenica dovrebbe divertirsi!
Lia
invece ha 35 anni e fa la fruttivendola, è alta, mora con dei capelli
lunghissimi che le invidio! Purtroppo suo marito è ai domiciliari e non
guadagna, non le ho mai chiesto il motivo, qui non si fanno domande
imbarazzanti. Lei fa quello che può, ma la vedo che cade dal sonno.
L’altra è Paola, ha 55 anni ed è una decana, ha iniziato facendo i
tarocchi in una emittente locale. Anche se non è laureata è un’esperta
psicologa, capisce immediatamente il problema, ha due figli e sta cercando
disperatamente di far entrare anche sua figlia, dice che sarebbe in grado
di gestire i ragazzi più giovani. Per ora quella fascia viene gestita da
Sandra che ha 48 anni e al telefono ne dichiara 19, ma stasera è a letto
con l’influenza. Sandra ha una voce meravigliosamente dolce, la titolare
dice troppo dolce perché il cliente duri a lungo.
Qui tutto è falso
solo il contaminuti è vero. Noi non dobbiamo essere noi stesse ma
esattamente quello che il cliente desidera. Ed il cliente desidera quello
che non siamo! Certo occorre avere molta fantasia e nelle situazioni più
complesse occorre chiudere gli occhi, concentrarsi e immedesimarsi nella
scena. Altre invece si gestiscono in modo molto semplice, nelle ore di
punta riesco a rispondere contemporaneamente a tre persone, dicendo a
tutti e tre le stesse frasi, ma ci vuole molta esperienza perché li devi
calare nella stessa situazione. Se non ci riesco dico che sono occupata e
di richiamarmi più tardi, molti per quella notte non telefonano, ma almeno
ho guadagnato due, tre minuti di scatti.
Telefonano anche donne ma
quelle le gestisce Lia, ma sono rare. Io non ci riesco perché le donne
hanno sempre un’idea fissa, sanno quello che vogliono e come lo vogliono
per cui preferisco gli uomini, mi sento più portata e in un certo senso
meno coinvolta emotivamente.
Paola è uscita dal suo box, sta
preparando il caffè per tutte e tre. Prima mi ha mandato per posta le foto
della comunione di suo nipote, Dio che tenero! Anch’io vorrei un figlio,
ma per ora non possiamo permettercelo, il mio compagno dice che potrei
lavorare anche incinta. In effetti è vero, la voce non cambia, ma il mio
stato psicologico ne risentirebbe. Come faccio a immaginarmi situazioni in
quello stato? Per cui aspetto, anche perché perderei definitivamente il
lavoro! No, no per ora resisto. Intanto continuo a spedire curriculum
tramite internet, vorrei prima trovare un lavoro fisso e decente, magari
da interprete, poi sicuramente penserei ad un figlio.
La titolare
entra di corsa, fa segno di non rispondere alla prossima telefonata. Ecco,
il solito maniaco che chiama a quest’ora. Una volta per sbaglio mi è
capitato di parlarci. Fa paura, ha una voce simile a quella
dell’oltretomba e blatera frasi ed insulti appellandosi alla pulizia
etnica e di ogni genere. Dice che ci spazzerà via tutte, sia quelle in
strada che noi al telefono. Per lui siamo tutte prostitute, ma io non mi
ci sento, anzi penso di fare un lavoro a fin di bene, un servizio
socialmente utile.
Qui non c’è una componente reale di sesso, qui
è la fantasia che viaggia esclusivamente tramite le parole, qui si
inventano situazioni più o meno credibili. Ho generalmente una donna di
riferimento e la vesto, la trucco e la faccio muovere secondo i gusti
dell’interlocutore. Il tipo di donna più richiesto è la femme fatale e in
quelle occasioni sono spesso senza mutandine, porto spesso giarrettiere e
reggicalze, i tacchi alti e vestiti scollati che mettono in risalto il mio
seno, generalmente della quinta misura. Durante la telefonata sono
comodamente seduta in una poltrona con le gambe accavallate, luci soffuse,
abito aderente, truccatissima, bocca rosso fuoco, musica soft,
eccitatissima. Se sapessero invece che il più delle volte sono in jeans e
maglione, con tre paia di cuffie sul tavolo, i capelli legati, che mastico
chewing-gum, bevo coca-cola, sgranocchio noccioline ed ogni altro tipo di
schifezze con l’unico scopo di far passare il tempo… ma forse questo è
l’unica cosa che sanno!
Sono le due. Lia è di nuovo al telefono con
il suo cliente preferito, ora anche Paola sta lavorando, mima le scene,
povero tesoro, del resto se vuoi essere brava e una vera professionista
devi per forza aiutarti con la mimica. Devi esattamente localizzare il
punto preciso dove si trova mentalmente il cliente, mai anticipare, mai
arrivare troppo tardi. Spalla a spalla lo devi accompagnare nel percorso.
Ogni tanto mi chiedo se anch’io arriverò a quel punto e se avrò
bisogno di stimoli esterni. Prima non avevo mai considerato la voce come
uno strumento erotico, credevo che per far l’amore servissero un uomo e
una donna e alle volte un letto, ma non pensavo che la semplice parola
potesse eccitare. Poi qui ho sentito e visto ogni genere di cose, è
davvero un mondo a parte.
Ora nei rapporti con il mio compagno non
disdegno l’amore parlato. Ed è questo il punto! Anche se cambio
personaggio e dico di essere altro molte volte mi identifico al punto di
essere me stessa. E molti clienti chiamano non per gusto erotico ma solo
perché si sono messi in testa di sedurmi. Il rapporto si inverte,
vorrebbero almeno mandarmi delle rose, mi chiedono di uscire, di dargli
almeno un contatto. La loro voce diventa dolce, suadente, calda… Giuro che
con qualcuno di loro varrebbe davvero la pena di uscirci, almeno per
curiosità. C’è un architetto che mi chiama il lunedì e il venerdì, ha
un cervello stupendo, una voce che mi ammalia. Tra noi non si parla mai di
sesso, parliamo del suo lavoro, dei suoi progetti, della mia laurea chiusa
in un cassetto, ogni tanto mi racconta di Edwige la sua compagna olandese,
lei è insegnante e si vedono a malapena tre mesi all’anno. Vuole sapere
tutto di me, i dettagli del mio privato, se faccio l’amore e quante volte
lo faccio, sa che sono impegnata, ma questo non gli interessa, dice che
non è un problema e il più delle volte fantastica sul nostro fatidico
incontro. L’altro giorno mi ha parlato di un fantomatico week end a
Parigi… Dice di chiamarsi Lorenzo e di avere uno studio di architettura
nel quartiere Flaminio. Non deve essere molto giovane, ma sicuramente è
benestante con una cultura immensa…
Comunque sto con i piedi per terra,
ma se salta una settimana ci penso… penso all’ultima telefonata e se ci
sia stato qualcosa che non gli sia piaciuto! Una volta sbagliai un
congiuntivo e lui mi riprese. Ebbene sì diventai rossa e nei giorni
successivi il pensiero di lui mi tornava sempre in mente come se avessi in
qualche modo voglia di riscattarmi.
Comunque l’importante è
riprendersi ogni volta. Il nostro regolamento interno ci vieta
espressamente di dare i nostri riferimenti personali o di incontrare i
clienti fuori di qui. Loro hanno a disposizione una email dell’azienda
dove è consentito scriverci. La titolare non vuole noie, ma so di qualche
collega che ha trasgredito alla regola ed è uscita. Qualcuna ha ricevuto
un sacco di regali, qualche altra invece avrebbe desiderato passare
quell’oretta altrove, pentendosi amaramente.
Anche Lorenzo scrive
sulla email di gruppo, alle volte solo messaggi di saluti altre per farmi
leggere le sue poesie. Sono belle, emozionanti, liriche d’amore. Qualcuna
me l’ha recitata al telefono spendendo un vero patrimonio. Tempo fa mi
sono commossa, ho riletto la sua poesia decine di volte. Era dedicata a me
e nessuno mai prima d’ora lo aveva fatto. Allora sì che penso che siamo
esseri fragili, pur non conoscendoci ci emozioniamo a vicenda, ed alle
volte mi capita di essere senza resistenze magari perché ho discusso col
mio compagno o non vedo uno spiraglio all’orizzonte. Penso a questo schifo
di lavoro che faccio e a quello altrettanto schifoso del mio compagno. Mi
deprimo e vorrei davvero dare una svolta alla mia vita! Allora l’idea di
Parigi diventa un sogno ad occhi aperti. Diventa Notre Dame e gli
Champs-Élysées, diventa la Torre Eiffel e una suite sull’Avenue de
l’Opera. Quando voglio so tirarmi su e penso a lui, a Parigi e in quel
momento mi sento ricercata, amata. Ma poi cancello tutto e mi ripeto che
gli uomini sono solo una voce, e io al massimo un oggetto di piacere. Ma
non mi offendo, in giro c’è tanta solitudine e i più mi fanno una
tenerezza immensa. Per loro il sesso è distante mille miglia dall’amore, e
se parlando di amore, parlano di tradimenti, rivalse, ripicche, litigi,
insomma vedono solo l’aspetto negativo oppure il lato perverso, ma
quest’ultimo rimane ancorato nel loro intimo più profondo e viene fuori
solo con chi non deve giudicarli.
Sono finti, siamo finte, tutto
qui è finto, falso. Ecco questo mi ripeto quando penso a Lorenzo, anche
lui in un certo senso sogna, anche se il velo erotico è molto latente.
Anche lui confonde il desiderio con la realtà ed avrebbe difficoltà con
una donna in carne ed ossa, non so se Edwige esista davvero, ma so di
certo che preferisce una donna virtuale come me. Del resto è innamorato
solo della mia voce, non sa nulla di me, se ho le tette piccole o le gambe
storte, se dormo con il mio peluche, nuda o col pigiama. Del resto io sono
solo una voce anche se a volte mi sorprendo a pensare che mi farebbe un
enorme piacere che lui mi pensasse come davvero sono.
Comunque oggi è
lunedì e stasera chiama! Non ho ancora preparato la valigia come lui
vorrebbe e mi ripete puntualmente ogni volta. “No, no, Deborah non fare
scherzi.” Mi dico, ma in fondo, in fondo, anche se la valigia non è pronta
so esattamente cosa c’è dentro…
Sono quasi le tre, dalla finestra
provengono rumori di strada, qualche macchina, qualche barbone ubriaco, la
vetrina del forno di Via Turati è già illuminata. Mi è venuta voglia di un
cornetto caldo. Dio come sono buoni! Vorrei scendere ma ormai non faccio
più in tempo. I telefoni iniziano a squillare, ci reclamano, ci
desiderano, perché siamo belle, uniche e femme fatali. La titolare questa
sera ha detto che ci darà una mano. Devo chiudere questa email, ve la
invio così com’è, spero di non aver fatto errori e che non vada a finire
nel cestino del vostro computer. Era tanto che volevo scrivervi, spero di
aver dato uno spaccato reale di questo lavoro, nascosto, segreto, sporco e
soprattutto inconfessabile. Sono sicura che nessuno mai ve ne parlerà...
ma sì dai, in fin dei conti è un lavoro come un altro!
Premo “invia
messaggio” e metto le cuffie.
“Ciao sono Deborah. Cosa stai facendo?
Sei a casa? Sul letto? Stasera hai bisogno di coccole vero…”
|
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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