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Adamo Bencivenga
Lettera di una moglie
al marito tradito
FOTO ADOLFO VALENTE
Caro, ti scrivo qui tramite questo
sito, che so che frequenti, poiché farlo
direttamente non sarebbe ancora il momento. So già
cosa mi dirai, che voglio sempre stare al centro dei
tuoi pensieri, che a questa età non c’è più spazio
per quei grilli che, secondo il tuo parere,
dovrebbero saltare in testa alle sole fanciulle. Ma
da un po’ di tempo le cose sono cambiate e tu te ne
sei accorto! Ora sei sul divano a giocare con i
ragazzi nella grande sala della nostra bella villa
alle porte di Roma. Sarebbe facile per me venire lì
e distoglierti dalla play-station e spiattellarti
con tutto il dramma che ne seguirebbe questa mia
confessione, ma non lo faccio. So che questo è un
modo un po’ vigliacco, ma capirai e sinceramente non
ho altro mezzo. E per giunta il vero motivo per cui
sto scrivendo non riguarda me direttamente!
Sinceramente ne avrei fatto a meno!
Vengo ai
fatti. E’ successo circa un anno e mezzo fa. Era la
vigilia di Natale. Ti dissi che dovevo andare a
comprare gli ultimi regali, ma non era vero. Lo
andavo ad incontrare per la prima volta da soli. Non
so se ricordi il particolare dei tacchi alti. Quel
giorno mi hai detto che per fare shopping sarebbe
stato meglio un paio di scarpe più comode. Avevi
ragione, ma io non dovevo fare tanta strada. Dovevo
scendere in box, prendere l’auto e parcheggiare a
due metri dal Paradiso.
Perché l’ho fatto? E
facile dirti che avevo solo bisogno di
considerazione, ma ora non ne sono più certa.
Immagino che tu voglia sapere di Lui. Ebbene sì, il
mio Lui, ironia della sorte, è un tuo collega,
lavorate nello stesso studio, avete anche giocato a
tennis insieme, ma è anche il mio maestro e compagno
di tango. Abbiamo ballato per anni insieme e tra noi
si era instaurata una certa piacevole confidenza.
Dio sa quante volte ci ha provato, ma lo vedevo come
un ragazzo, troppo giovane per me, ed ogni volta
rifiutavo le sue avances, ma giuro, ogni volta che
mi guidava e le sue mani arrivavano a contatto con i
miei vestiti, io fremevo, sudavo, diventavo rossa.
Lui si accorgeva del mio rossore, mi guardava fisso
negli occhi ed io mi sentivo nuda. Ma ho resistito
sai e combattevo contro la mia astinenza (tu sai
perché), il mio desiderio di donna. Ogni volta
quando tornavo a casa in macchina mi convincevo e
ripetevo che ero solo una povera scema, che con quei
venti anni di differenza non poteva certo
funzionare. Ogni volta quando scivolavo tra le
lenzuola speravo che tu fossi sveglio, ma è stata
per anni solo una vana speranza!
Poi lui una
sera, durante una pausa del ballo, si svelò e mi
fece capire che non provava alcun sentimento per me,
ma era solo una forte passione, insomma desiderio di
sesso puro. Questa spiegazione, invece di deludermi
e quindi di farmi desistere, mi provocò ancora più
conflitti interiori. Se ci fossi andata a letto non
avrei avuto neanche quel pretesto che poi, in
realtà, vista la nostra situazione era il motivo non
confessato per il quale avrei fatto il grande passo.
Ma lo sognavo spesso e le mie notti erano piene di
Lui.
E qui arriviamo al secondo punto, io e te,
come ben sai, non facciamo l’amore da oltre due
anni, io non so come sia potuto passare tanto tempo.
Pensa che lo facevamo regolarmente ogni settimana,
poi ad un tratto, dopo una noiosissima influenza che
mi debilitò per tre settimane, tutto si dissolse e
nessuno dei due prese più l’iniziativa. Ora non mi
interessa sapere i motivi anche se per molto tempo
mi sono arrovellata il cervello pensando a cosa tu
faccia per soddisfarti. Perché è ovvio che lo fai!
Mi sono chiesta più volte se ci potesse essere
un’amante oppure qualche amore comprato, ma
sinceramente sei così regolare e puntuale nella tua
quotidianità che sfido a crederci.
Oddio, ho
perso il filo, stavo parlando di quando Lui (non
dico il nome perché anche questo fa parte del gioco
o se vuoi del dramma) in quella pausa della lezione,
dopo avermi confessato candidamente le sue
intenzioni, mi trascinò con le sole parole
nell’oblio. Ok la tua domanda lecita ora sarebbe,
perché ho deciso dopo tante resistenze? Ebbene io
non ho deciso nulla, alle volte credo ciecamente nel
destino o come dici tu nell’ineluttabilità delle
cose. Ok, ok vado avanti e cerco di non dilungarmi
più. Ad un tratto mi sono ritrovata dentro uno
stanzino al buio, il ripostiglio del bar, sai di
quelli pieni di scatole di birra e vino e confezioni
varie. Non so per quale motivo la luce non
funzionasse, so solo che quel buio mi aiutò a
superare il primo impatto, i primi sapori e odori
diversi. Comunque ci baciammo, lui appoggiò le
labbra sulle mie ed io non scostai il viso, anzi le
socchiusi quel poco per permettergli di infilarci la
lingua. Fu un bacio interminabile, almeno cinque
minuti o forse più, con lui che premeva ed io
attraverso i vestiti sentivo il suo corpo al culmine
della passione. Durante quel bacio mi spinse contro
delle cassette e con la mano risalì la mia calza
nera fino al bordo del desiderio. Sentivo le sue
dita, mi afferrava come un pirata che ha scovato il
suo tesoro, ero in estasi. Poi un rumore ci fece
sobbalzare e uscimmo quatti quatti riprendendo a
fatica la lezione.
Quel bacio (ed il resto)
rimase nella mia bocca per giorni e giorni, ci
incontrammo di nuovo ma lui mi evitava
deliberatamente, oggi credo che fosse solo un gioco
di corteggiamento, finché ricevetti un suo
messaggio, scarno e diretto al cellulare. Mi
aspettava in un Motel sulla via Nettunense, poco
fuori città. Niente invito a cena, niente serata
romantica, ma solo un motel dove si incontrano
coppie clandestine. Confesso che rimasi delusa, ma
apprezzavo la sua spontaneità. Era vero, maschio,
con il grande desiderio di vedermi e fare l’amore
con me. Mi prese il panico, mi guardai allo
specchio, ero per lo meno impresentabile! Troppo
poco tempo, non sarei potuta andare dal
parrucchiere. Mi preparai di fretta cercando di
indovinare i suoi gusti. Era la vigilia di Natale,
mi inventai una scusa al volo dicendoti che mi ero
dimenticata il regalo ad una mia amica. Ricordi?
Balbettavo. Non sapevo praticamente quanto tempo ci
avrei impiegato e quanto tempo durasse un incontro
d’amore in un motel.
Quanto avrei voluto in quel
momento che tu mi facessi il terzo grado, fino a
farmi confessare la tresca, ma non fu così. A parte
l'accenno alle scarpe non pronunciasti altro... Ebbi
la stessa sensazione di tutte le volte che scivolavo
tra le lenzuola e ti sentivo russare…
Uscii
di fretta, sbagliai come al solito la strada. C'era
un traffico pazzesco. Con il fiatone e sudata mi
presentai all’incontro tutta trafelata. Il motel era
immerso in una grande parco di abeti e cedri del
Libano, davvero sembrava di essere in un paradiso.
Il cuore mi batteva a mille ma Lui mi accolse con
una insolita grazia e fu meraviglioso. La sua
cortesia mi aiutò a tradirti senza che mi
assalissero sensi di colpa. Prendemmo l’aperitivo in
una incantevole veranda, poi salimmo al primo piano.
Appena entrai ebbi una sensazione di freschezza, il
vento muoveva le tende ed io mi sentii libera.
Da quel giorno ci vediamo regolarmente ogni
qualvolta c’è la lezione lunga di tango, che
naturalmente non facciamo. Perché a Lui un’ora e
mezza non basta e soprattutto odia farlo in fretta.
Mio caro, ebbene sì, ti tradisco da quasi diciotto
mesi a cadenze regolari, circa una volta a
settimana, ti tradisco per tre ore, tornando a casa
piena di sensi e d’altro, senza contare le altre
volte che mi invento una scusa tornando tardi la
sera e tu a casa organizzi la cena dando improbabili
istruzioni alla nostra colf polacca… Chissà se
questo indizio ti ha fatto sobbalzare dalla sedia…
Vuoi che venga al dunque? Ok, io so che tu sai, lo
so perché lo sento e nel profondo della tua anima
avverti un rilassante benessere, ma naturalmente non
ce lo siamo mai detti e tu non vorresti mai
scontrarti con la realtà, ti accontenti e vivi
tranquillo.
Il motivo vero di questa mia è
presto detto. Io me ne sono innamorata, ovvio no? Ma
da un po’ di tempo qualcosa si è bloccato, gli
incontri si sono diradati, bisticciamo spesso anche
per banalità e le volte che ci vediamo le sue
prestazioni lasciano a desiderare. E’ distratto,
distante, i suoi pensieri volano altrove ed ho la
maledetta paura che stia pensando ad altre
soprattutto in quei momenti. Ma io ho bisogno di
lui, un pomeriggio l’ho incalzato e costretto a
parlare e lui mi ha detto che l’effetto di fare
l’amore con una donna sposata non gli dava più le
stesse profonde sensazioni.
Rimpiango i tempi
quando sulle ali della sua fervida fantasia
impazzivamo di piacere, come quella volta che ti
telefonai, fingendo un contrattempo, ma in realtà
ero nel letto con Lui, o le volte che tornavo a casa
con un paio di calze diverse da quelle con le quali
ero uscita in modo da infonderti qualche sospetto.
Nulla. Oppure le volte quando tornando a casa
cercavo la tua bocca per farti sentire l’odore,
sicuramente non fresco, non mio, sicuramente
d’amore. Naturalmente tu eri e sei sordo e cieco o
quanto meno facevi finta di esserlo.
Ok, ok,
ecco il vero motivo perché ti sto scrivendo. Ebbene
mio caro, lui vuole in qualche modo che tu sia
partecipe. Oddio non fraintendere niente menage a
trois, nulla di tutto questo. Vuole che tu sia
partecipe emotivamente. Desidera che tu mi pensi
quando sono con lui. Capisci l’assurdità della cosa?
Mi ripete spesso che solo un marito consenziente può
rinvigorire un rapporto di moglie ed amante!
Esattamente l’opposto delle mie convinzioni. Fino a
ieri credevo che due amanti trovassero la linfa
nella segretezza, nel proibito, nella clandestinità…
ma evidentemente mi sbagliavo.
Mi ripete spesso
che fare l’amore con me non ha senso se tu non sai o
fai finta di non sapere. Lui ha bisogno del tuo
consenso ed io del suo vigore… ed ecco perché ti
scrivo qui, vuole che tu sappia, e spero che
leggendo questa lettera ti venga almeno il dubbio
che quella persona potresti essere tu.
Non so se
questo mezzo equivalga ad una vera e propria
confessione, ma so che Lui lo vuole e fa parte del
suo gioco, delle sue condizioni, del suo particolare
desiderio di amarmi, o quanto meno della sua voglia
di potere che non si limita a possedere sua moglie.
Ecco mio caro, se tu abiti in una villino alle
porte di Roma, se hai un collega molto più giovane
di te che fa il maestro di ballo e gioca a tennis,
se hai una moglie che prende lezioni di tango, se
hai la donna di servizio polacca allora chiamalo, se
sai e fai finta di non sapere, chiamalo, oppure se
non sai, chiamalo lo stesso perché ora sai. Tu hai
il suo numero, per la quiete di entrambi chiamalo e
digli che hai voglia di fare una partita a tennis.
Lui non chiede altro… non ci chiede altro.
Basta questo. Grazie.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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