Solito posto, solita ora, a metà strada tra le nostre
città, un motel con l’insegna arancione, due pini
che coprono il tetto, tu sei già lì che m’aspetti,
solita stanza, la numero sette. La luce filtra a
stento nell’ombra, le persiane accostate, la porta
socchiusa. E tu in silenzio m’aspetti, dentro
l’essenziale mi aspetti. Uno specchio, un armadio,
una poltrona, un letto per farci l’amore.
Seduta sulla poltrona mi aspetti, nella penombra ti
confondi, i tuoi capelli sono lunghi, i tuoi baci
sono piccoli, rapidi e tanti, il mio solo uno,
interminabile e lungo. Hai tante cose da dirmi, lo
so, giorni interi per un solo momento, ma questo
segreto è troppo grande per contenerle tutte. Poi ti
alzi, in punta di piedi mi abbracci, senza aspettare
mi stringi, difficile ricambiare la tua gioia, e mi
porgi le labbra, e mi porgi il tuo piccolo seno, ad
occhi chiusi mi baci, ad occhi chiusi mi guardi.
Dentro questo alone sei calda, culla
accogliente, bosco di betulle, sai di nettare e
miele, di pulito in attesa, di shampoo e sapone, di
reggiseno slacciato, sai di vestiti adagiati sulla
sedia di fronte. Mi chiedi se mi piace la tua gonna,
se il profumo che hai messo è troppo dolciastro per
i miei gusti. Oddio quanto sei cara e quanto bimba
per le mie attese. Mi domando come sia possibile
tutto questo, cosa mai abbia fatto per ricevere
questo regalo, perché io invece odoro di freddo e di
fuori, di famiglia e di figli. So di giacca e
lavoro, di strade e tornanti, e sorpassi azzardati,
e fiocchi di neve.
Mi aiuti a togliere i
vestiti, ma l’odore rimane, non cambia. So di giorni
passati a rimandare l’incontro, a mandarti messaggi,
non so se poi vengo, a dirti va bene, alle tre al
solito posto. Tu mi dici grazie, mi dici che m’ami,
mi dici che nulla potrà mai dividerci, ed io come al
solito mi chiedo, cosa mai ci possa essere dietro
quel grazie, cosa mai dentro la tua sicurezza! Ora
le lenzuola bianche ci avvolgono, la luce si sfibra
e facciamo l’amore. Dio quanto sei bella! Rimango a
guardarti, ma il tempo è poco, il tempo è tardi, e
rimane poco da dire, a parte il traffico sotto
Natale, a parte il rossetto, di un tono più scuro.
Raccogli i capelli, sono giovani e soffici
come le onde di primo mattino, come i tuoi seni,
mele acerbe per la mia bocca. Ti guardi nello
specchio di fronte, hai vent’anni ed io quasi il
triplo, ma qui non c’è differenza. Dentro questo
bacio non ci sono resti, non ci sono avanzi, mi
trascini e mi ami. Perché poi tutto viene e tutto
rimane, come il tuo amore breve, piccolo e intenso,
intermittente come i tuoi baci, dura un fiato
stretto tra i denti, un fremito caldo, una scossa,
un secondo.
Distesa ora fumi e guardi il
soffitto, e parli, lentamente mi parli, ma non dici
cosa accadrà domani. Allora parli del tuo prossimo
esame, di tuo padre che non sa di noi, ma chiede di
me, perché ci ha visto una volta insieme, seduti in
quel bar vicino casa tua, perché sono il suo socio,
di anni in affari. Mi chiedi che faccia farebbe se
lo sapesse, poi ridi, Dio quanto sei bella!
Adoro tutto di te, i baci spaiati, le carezze
sospese, così diverse dopo l’amore. Adoro tutto di
te, questa risata di cuore, i congiuntivi perfetti,
le pause e i punti, questo pizzico di veneto, che ti
è rimasto incollato. Adoro tutto di te, il nero
degli occhi, il bianco del seno, questo rossetto
sbiadito dall’amore, o quando mi dici, che sei stata
bene, o quando ti mordi le labbra per vezzo, e
gelosa mi chiedi di lei, da quanti mesi, da quanti giorni,
da quante ore non ci faccio l’amore.
Ora sei
scalza, ti alzi, per te è un giorno particolare, per
te è una vigilia importante, ma hai voluto lo stesso
vedermi. Sono contento che anche tu abbia da fare.
Non ti chiedo a che ora, perché tanto domani non ci
sarò e tu non vuoi che io venga. Intanto fuori la
notte a velo s’adagia, sopra il parcheggio ormai
vuoto, sopra il casello dell’autostrada, che in
lontananza si vede e ci dividerà come sempre io,
direzione Nord, tu dalla parte opposta.
Ma tu
ora sei ancora qui, distolgo lo sguardo, cammini per
la stanza e d’istinto copri il seno. Adoro tutto di
te, il tuo pudore, sa di istinto e protezione, sa di
ombrello quando piove. L’asciugamano è sulla
poltrona. Entri in bagno e ti seguo. Entri nella
doccia e ti guardo, tra il vetro appannato, tra il
vapore e le gocce. Adoro tutto di te. Vorrei dirti
che ti amo, ma non viene, non ci riesco, forse non
ti amo, forse amo la tua freschezza, oppure,
semplicemente, a questa età non ci è concesso, non
si può più amare, legare, ricattare. Perché è così,
perché l’amore è eterno, e il sesso solo un attimo.
Ma mi accorgo di non avere più parole, forse
perché sono inutili, sanno di detto e ridetto, sanno
di lacca che appiccica, di stanchezza che trattiene,
mentre io vorrei lasciarti andare, oppure mi illudo
soltanto, perché so che non è vero, perché sei il
mio regalo, come fosse ogni giorno Natale, perché
adoro tutto di te, e questo momento, amo il tuo
entusiasmo, sapere che hai vent’anni, vedere il tuo
futuro, come fosse il mio presente. Perché è così,
perché domani ti sposi, ma anche questo farà parte
di noi, poi l’acqua lava tutto, ed è ora di andare.