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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
ll lato oscuro del tradimento



 

Photo  © Vincenzo Montuori
 
 


Caro, ti scrivo qui tramite questo sito, che so che leggi regolarmente, poiché parlarti e confessarti direttamente quello che sto per dirti, non sarebbe ancora il momento e comunque non fa parte del gioco. So già cosa mi dirai, che voglio sempre stare al centro dei tuoi pensieri, che a questa età non c’è più spazio per quei grilli che, secondo il tuo parere, dovrebbero saltare in testa alle sole fanciulle.
Poi mi dirai che sono una bambina che ha solo voglia di attenzioni, lo so, già sento le tue parole, ma da un po’ di tempo le cose tra noi sono cambiate e tu te ne sei accorto! Ora sei sul divano a giocare con i ragazzi nella grande sala della nostra bella villa alle porte di Roma. Sarebbe facile per me venire lì e distoglierti dalla play-station e spiattellarti con tutto il dramma che ne seguirebbe questa mia confessione, ma non lo faccio. So che questo è un modo un po’ vigliacco, ma capirai e sinceramente non ho altro mezzo. E per giunta il vero motivo per cui sto scrivendo non riguarda me direttamente! Sinceramente ne avrei fatto a meno!

Vengo ai fatti. E’ successo circa un anno e mezzo fa. Era la vigilia di Natale. Ti dissi che dovevo andare a comprare gli ultimi regali, ma non era vero. Avevo un appuntamento e andavo ad incontrare per la prima volta da soli quello che sarebbe diventato il mio amante. Non so se ricordi il particolare dei tacchi alti. Quel giorno mi hai detto che per fare shopping sarebbe stato meglio un paio di scarpe più comode. Avevi ragione, ma io non dovevo fare tanta strada. Dovevo scendere in box, prendere l’auto e parcheggiare a due metri dal Paradiso, che poi era uno di quei classici motel dove si incontrano segretamente coppie clandestine.

Perché l’ho fatto? E facile dirti che avevo solo bisogno di considerazione, ma ora non ne sono più certa. Immagino che tu voglia sapere di Lui. Ebbene sì, il mio Lui, ironia della sorte, è un tuo collega, lavorate nello stesso studio, avete anche giocato a tennis insieme, ma è anche il mio maestro e compagno di tango. Abbiamo ballato per anni insieme e tra noi si era instaurata una certa piacevole confidenza. Dio sa quante volte ci ha provato, ma lo vedevo come un ragazzo, troppo giovane per me, ed ogni volta rifiutavo le sue avances, ma giuro, ogni volta che mi guidava e le sue mani arrivavano a contatto con i miei vestiti, io fremevo, sudavo, diventavo rossa. Lui si accorgeva del mio rossore, mi guardava fisso negli occhi ed io mi sentivo nuda. Ma ho resistito sai e combattevo contro il mio desiderio di donna, la mia astinenza (tu sai perché). Ogni volta quando tornavo a casa in macchina mi convincevo e ripetevo che ero solo una povera scema, che con quei venti anni di differenza non poteva certo funzionare. Ogni volta quando scivolavo tra le lenzuola del nostro letto speravo che tu fossi sveglio, che in qualche modo saziassi quella fantasia scomposta, ma è stata per anni solo una vana speranza!

Poi Lui una sera, durante una pausa del ballo, si svelò e mi fece capire che non provava alcun sentimento per me, ma era solo una forte passione, insomma desiderio di sesso puro. Non so perché me l’abbia detto, forse aveva capito che tenevo molto alla mia famiglia e allo stesso tempo stavo per capitolare, forse aveva intuito i miei desideri di donna. Comunque questa spiegazione, invece di deludermi e quindi di farmi desistere, mi provocò ancora più conflitti interiori e sicuramente la voglia di andare a svelare quella parte di me sopita da sempre. Se ci fossi andata a letto non avrei avuto neanche il pretesto di uno straccio di sentimento, che poi, in realtà, vista la nostra situazione era il motivo non confessato per il quale avrei fatto il grande passo. Da quella volta l’ho sognato spesso e le mie notti sono diventate un inferno nel timore che, parlando nel sonno e facendo il suo nome, tu in qualche modo potessi accorgerti.

E qui arriviamo al secondo punto, io e te, come ben sai, non facciamo l’amore da oltre due anni, io non so come sia potuto passare tanto tempo. Pensa che lo facevamo regolarmente ogni settimana, poi ad un tratto, dopo una noiosissima influenza che mi debilitò per tre settimane, tutto si dissolse e nessuno dei due prese più l’iniziativa. Ora non mi interessa sapere i motivi anche se per molto tempo mi sono arrovellata il cervello pensando a cosa tu faccia per soddisfarti. Perché è ovvio che lo fai! Mi sono chiesta più volte se ci potesse essere un’amante oppure qualche amore comprato, ma sinceramente sei così regolare e puntuale nella tua quotidianità che sfido a crederci. Ho semplicemente pensato che per te il sesso fosse un capitolo chiuso e che, se avessi fatto il grande passo e ceduto alle sue continue avances, non ti avrei rubato niente.

Oddio, ho perso il filo, stavo parlando di quando Lui (non dico il nome perché anche questo fa parte del gioco o se vuoi del dramma) in quella pausa della lezione di tango, dopo avermi confessato candidamente le sue intenzioni, mi trascinò con le sole parole nell’oblio. Ok la tua domanda lecita ora sarebbe, perché ho deciso dopo tante resistenze? Ebbene io non ho deciso nulla, alle volte credo ciecamente nel destino o come dici tu nell’ineluttabilità delle cose. Ok, ok vado avanti e cerco di non dilungarmi più. Ad un tratto mi sono ritrovata dentro uno stanzino al buio, il ripostiglio del bar, sai di quelli pieni di scatole di birra e vino e confezioni varie. Non so per quale motivo la luce non funzionasse, so solo che quel buio mi aiutò a superare il primo impatto, i primi sapori e odori diversi. Comunque ci baciammo, o meglio Lui appoggiò le labbra sulle mie ed io non scostai il viso, anzi lo favorii e le schiusi quel poco per permettergli di infilarci la lingua. Fu sufficiente quel gesto per polverizzare ogni remora dovuta alla differenza d’età e alla mia condizione di madre e donna sposata. Comunque fu un bacio interminabile, lo ricordo come se fosse adesso, almeno cinque minuti o forse più, con Lui che premeva ed io attraverso i vestiti sentivo il suo corpo al culmine della passione. Poi preso dall’ardore mi spinse contro quelle cassette di birra ed io, in precario equilibrio mi aggrappai a Lui, e la sua mano s’intrufolò sotto la mia gonna risalendo la mia calza nera fino al bordo del desiderio. Sentivo il suo fiato denso, sentivo le sue dita tra le mie gambe, i suoi baci sparsi sul mio seno, mi afferrava come un pirata che aveva scovato il suo tesoro, come un bambino in cerca del suo ciuccio. Non so spiegarti esattamente la sensazione, ma era come se fosse il nuovo padrone delle mie intimità. Ero davvero in estasi. Mi baciò ancora dicendomi che ero sua, sua… sussurrandomi parole certamente adatte ad una donna matura e non ad una ragazzina. Poi un rumore ci fece sobbalzare e uscimmo quatti quatti riprendendo a fatica la lezione, ma avevo le gambe molli e decisi di tornare a casa lasciandolo lì senza spiegazioni al centro della sala da ballo.

Quel bacio (ed il resto) rimase nella mia bocca per giorni e giorni, a casa facevo finta di nulla comportandomi normalmente, ma dentro di me qualcosa evidentemente era successo. Ci incontrammo di nuovo, ma Lui, non avendo capito quella mia reazione, mi evitava deliberatamente. Almeno credevo, oggi invece credo che fosse solo una parte del gioco del corteggiamento, visto che, a parte la passione sfrenata non provava alcun sentimento nei miei riguardi.
Insomma mi fece cuocere nel mio brodo per giorni e giorni finché ricevetti un suo messaggio, scarno e diretto al cellulare. Mi aspettava il pomeriggio stesso in un Motel sulla via Nettunense, poco fuori città. Niente invito a cena, niente serata romantica, niente mazzi di rose rosse, ma solo una scarna stanza di un motel dove si incontrano coppie clandestine. Confesso che rimasi delusa, ma apprezzai la sua spontaneità. Era vero, maschio, con il grande desiderio di vedermi e fare l’amore col mio corpo. Mi prese il panico, mi guardai allo specchio, ero per lo meno impresentabile! Troppo poco tempo, non sarei potuta andare dal parrucchiere. Ci misi un po' di tempo a rispondere, vagavo per casa col telefono in mano, poi però senza più pensarci risposi ok al messaggio e mi preparai di fretta cercando di indovinare i suoi gusti. Nel dubbio mi cambiai più volte, alla fine decisi che una camicetta trasparente e una gonna corta fossero più che adatti per l'occasione. Era la vigilia di Natale, mi inventai una scusa al volo dicendoti che mi ero dimenticata il regalo per una mia amica. Ricordi? Balbettavo, sudavo. Non sapevo praticamente quanto tempo ci avrei impiegato e quanto tempo durasse un incontro d’amore in un motel.
Quanto avrei voluto in quel momento che tu mi facessi il terzo grado, che mi osservassi con più attenzione per scovare quei dettagli che fanno di una donna un’amante, ma non fu così. A parte l'accenno alle scarpe non pronunciasti altro... Ebbi la stessa sensazione di indifferenza esattamente come tutte le volte che scivolavo tra le lenzuola e ti sentivo russare…

Uscii di fretta, c’era un traffico pazzesco, nonostante il navigatore sbagliai come al solito la strada. Con il fiatone e sudata mi presentai all’incontro tutta trafelata. Il motel era immerso in una grande parco di abeti e cedri del Libano, davvero sembrava di essere in un paradiso. Il cuore mi batteva a mille, ma Lui mi accolse con una insolita grazia e fu meraviglioso. La sua cortesia e l'atmosfera del posto mi aiutarono a tradirti senza che mi assalissero sensi di colpa. Prendemmo l’aperitivo in una incantevole veranda, in bella mostra sul tavolino lui aveva poggiato la chiave numero 16 della stanza, pensai che tra lì a poco quella sarebbe stata la nostra alcova. Più volte mi disse che ero bella e che non gli sembrava vero che avessi accettato quell'invito. Poi senza indugio mi alzò dalla sedia, mi porse il braccio e salimmo al primo piano. Appena entrai ebbi una sensazione di freschezza, il vento muoveva le tende ed io mi sentii libera. Non mi spogliò immediatamente, volle ricominciare esattamente dal punto dove quel rumore ci aveva interrotti la volta precedente. Appoggiata alla parete schiusi le labbra e Lui mi baciò intensamente mentre la sua mano percorse lo stesso identico tragitto tra le mie intimità. Scostò leggermente le mutandine, mi chiese il permesso di continuare e senza aspettare risposta affondò le sue dita nelle mie grazie umide. Ero sua!

Da quel giorno ci vediamo regolarmente ogni qualvolta c’è la lezione lunga di tango, che naturalmente non facciamo. Perché a Lui un’ora e mezza non basta e soprattutto odia farlo in fretta. Mio caro, ebbene sì, ti tradisco da quasi diciotto mesi a cadenze regolari, circa una volta a settimana, ti tradisco per tre ore, tornando a casa piena di sensi e d’altro, senza contare le altre volte che mi invento una scusa tornando tardi la sera e tu a casa organizzi la cena dando improbabili istruzioni alla nostra colf polacca… Chissà se questo indizio ti ha fatto sobbalzare dalla sedia… Del resto non ci sono tante donne di servizio polacche a Roma!

Vuoi che venga al dunque? Ok, io so che tu sai, lo so perché lo sento e nel profondo della tua anima avverti un rilassante benessere, come se averlo incontrato fosse stato per te una manna venuta dal Cielo e ti avesse sgravato dalle noie e fatiche di soddisfare tua moglie, ma naturalmente non ce lo siamo mai detti e tu non vorresti mai scontrarti con la cruda realtà, ti accontenti dei sottintesi e vivi tranquillo. L’ho capito sai! A lungo andare queste labili sensazioni sono diventate granitiche convinzioni e per questo ora non provo più sensi di colpa nei tuoi riguardi.

Il motivo vero di questa mia confessione è presto detto. Io me ne sono innamorata, ovvio no? Lui invece ha continuato a nutrire una forte attrazione, senza mai confondere la sfera sentimentale con quella della passione travolgente. Per me andava bene anche così, ma da un po’ di tempo qualcosa si è bloccato, gli incontri si sono diradati, bisticciamo spesso anche per banalità e nelle volte in cui ci vediamo le sue prestazioni lasciano a desiderare. E’ distratto, distante, i suoi pensieri volano altrove ed ho la maledetta paura che stia pensando ad altre soprattutto in quei momenti. Ho vent’anni più di Lui ed è inevitabile sentirmi vecchia e pensare che lui abbia voglia di qualcosa di diverso. La gelosia mi divora dentro, ma io ho bisogno di Lui. Durante un pomeriggio l’ho incalzato e costretto a parlare e Lui candidamente mi ha detto che l’effetto di conquista era sparito da tempo ed anche quello di fare l’amore con una donna più matura e sposata non gli dava più le stesse profonde sensazioni delle prime volte.

Rimpiango i tempi quando sulle ali della sua fervida fantasia impazzivamo di piacere, come quella volta che ti telefonai, fingendo un contrattempo, ma in realtà ero nel letto con Lui, o le volte che tornavo a casa con un paio di calze diverse da quelle con le quali ero uscita in modo da infonderti qualche sospetto. Nulla. Oppure le volte quando tornando a casa cercavo la tua bocca per farti sentire l’odore, sicuramente non fresco, non mio, sicuramente d’amore. Tutto questo, ovviamente, non era frutto della mia mente, ma della sua trasgressione inesauribile e del mio tacito consenso al fine di mantenere vivo il nostro rapporto. Naturalmente tu non ti sei mai accorto di nulla, eri e sei sordo e cieco o quanto meno facevi finta di esserlo.

Ok, ok, ecco il vero motivo per il quale ti sto scrivendo. Ebbene mio caro, te lo dico brutalmente senza giri di parole, Lui vuole in qualche modo che tu sia partecipe. Oddio non fraintendere niente menage a trois, nulla di tutto questo. Vuole che tu sia partecipe emotivamente. Desidera che tu sia a conoscenza dei nostri incontri e che mi pensi quando sono con Lui. Capisci l’assurdità della cosa? Mi ripete spesso che solo un marito consenziente può rinvigorire un rapporto di moglie ed amante! Esattamente l’opposto delle mie convinzioni. Fino a ieri credevo che due amanti trovassero la linfa nella segretezza, nel proibito, nella clandestinità… ma evidentemente mi sbagliavo.
Mi ripete spesso che fare l’amore con me non ha senso se tu non sai o fai finta di non sapere. Lui ha bisogno del tuo consenso ed io del suo vigore… ed ecco perché ti scrivo qui, vuole che tu sappia, e spero che leggendo questa lettera ti venga almeno il dubbio che quel marito potresti essere tu.
Non so se questo mezzo equivalga ad una vera e propria confessione, ma so che Lui lo vuole e fa parte del suo gioco, delle sue condizioni, del suo particolare desiderio di amarmi, o quanto meno della sua voglia di potere che non si limita a possedere una moglie. In poche parole desidera entrare nella nostra vita di marito e moglie, di essere sempre presente e fare l’amore con me anche quando siamo distanti e tutto ciò passa nella consapevolezza che tu sappia.
Leggendo queste righe forse penserai che è solo e semplicemente un gioco perverso, frutto di una donna innamorata che ha paura di perdere il suo giovane amante ed accetta qualsiasi sua richiesta. Forse sarà anche così, ma ti giuro per me è anche l’occasione di confessare che ti tradisco, di liberarmi da questo peso e di porre fine alle tante giustificazioni, del tipo che tu sappia, che mi alleggeriscono la giornata e soprattutto le ore che passo con Lui.

Ecco mio caro, se tu abiti in una villino alle porte di Roma, se hai un collega molto più giovane di te che fa il maestro di ballo e gioca a tennis, chiamalo! Se hai una moglie bella ed attraente, che prende lezioni di tango, se non fai l’amore con lei da oltre due anni, chiamalo! Se ad una vigilia di Natale è andata a fare il regalo per una sua amica ed è tornata dopo oltre quattro ore, se hai la donna di servizio polacca, allora chiamalo! Se sai e fai finta di non sapere, chiamalo, oppure se non sai, chiamalo lo stesso perché ora sai. Tu hai il suo numero, per la quiete di entrambi chiamalo e digli che hai voglia di fare una partita a tennis. Questo è il segnale! Ovviamente non ti dirà nulla e tu non devi chiedere nulla. È solo una partita a tennis!
Lui sa e non chiede altro… non ci chiede altro.
Basta questo. Grazie.













Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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