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Adamo Bencivenga
Il tè delle vedove
Salve mia cara, la prego di scusare il mio tono
confidenziale, ma se avrà voglia di leggere fino in
fondo questa mia lettera, capirà il motivo. La prego non
mi consideri insolente, non l’avrei mai disturbata se
non per un motivo che ritengo importante e allo stesso
tempo sta a cuore ad entrambe. Ho meditato molto se
scriverle o meno, se fosse stato il modo e il momento
più adatto, ma alla fine ho pensato che, essendo
accomunate dallo stesso triste destino e stando nella
stessa situazione, scrivendole, non avrei potuto
peggiorare la situazione più di quanto ora sia oscura e
faccia male.
Ok mi presento, lei non mi conosce,
ma ironia della sorta io so tutto di lei perché per
cinque anni interi sono stata la compagna segreta di suo
marito. Non so se ora lei stia saltando dalla sua bella
poltrona a fiori davanti alla vetrata del suo giardino
fiorito, forse no, forse ha sempre intuito e forse
quando il venerdì sera lei tornava a casa dopo le sue
lunghe settimane di lavoro a Torino avvertiva proprio su
quella poltrona gli odori dell’amore di due amanti. Mi
sono sempre chiesta come abbia fatto in tutti quegli
anni a non percepire la presenza di una donna.
Ebbene sì, lo confesso, quel profumo era il mio ed ero
io quella che si preoccupava di suo marito durante le
sue assenze e quella che si incaricava di farle i regali
a Natale e al suo compleanno in modo che lei non si
sentisse trascurata e la vostra vita insieme proseguisse
senza sbalzi.
Conosco a memoria la sua casa,
potrei muovermi liberamente tra quelle stanze anche ad
occhi chiusi, ho cucinato sui suoi fornelli, ho usato il
suo portatile, per questo conosco la sua email dove
adesso le sto scrivendo, ho usato le sue spazzole e il
suo rossetto, ho indossato la sua vestaglia, quella
bluette di seta con i fiori ricamati, ho perfino curato
le sue orchidee, quelle sul davanzale della veranda. So
che non le farà piacere leggere queste cose, però mi
creda, in questi cinque anni, avrei avuto molte
occasioni per ribadire ai suoi occhi la mia presenza, ma
per tutelare il vostro rapporto e me stessa mi sono
sempre tenuta a debita distanza vivendo come un
fantasma. Non voglio apparire una benefattrice, ma
voglio semplicemente dire che in qualche modo ho
contribuito per anni a salvare il vostro matrimonio ed a
me andava bene così perché incontrando suo marito il
destino mi aveva offerto quello che la vita mi aveva
sempre negato ovvero l’amore e la passione.
Ok
arrivo al dunque, so che ora lei è sola perché lui se ne
è andato di casa ed ora vive in un motel alle porte di
Roma. Ovviamente per quanto mi riguarda il problema non
è questo. Non mi vergogno a confessarle che per
settimane l’ho spiato e l’ho seguito dopo il lavoro,
finché circa due settimane fa ho avuto la prova provata
che ha un’altra donna. Forse non servirebbe dirlo, visto
che lei non mi conosce, ma ci tengo a ribadire che lui è
andato via dalla vostra bella casa perché alla fine le
ha preferito un’altra donna che ovviamente non sono io.
Non so se lei abbia avuto modo di conoscerla, beh se non
avesse avuto questa sfortuna le posso dire che è mora,
della stessa nostra età, viso ovale e occhi chiari come
noi e porta lo stesso nostro profumo ovvero Chanel n. 5
e, fatto sconcertante, posso confessarle che le somiglia
come del resto io somiglio come una goccia d’acqua a
lei. Si incontrano tutte le sere in quel motel, poi
escono per una pizza o un cinema, lei, forse ignara del
suo passato, sembra molto innamorata e quando la vedo mi
si stringe il cuore. Non ho mai capito come un uomo
possa dimenticare in pochi giorni una storia importante
ed uscire immediatamente e senza scompensi con un’altra
persona, ma in fin dei conti penso sia una dote che noi
donne purtroppo ne siamo sprovviste.
Ripeto mi fa
male vederlo con un’altra donna che non sia lei, ma la
ragione per cui le scrivo è che, guardandolo bene per
alcuni istanti, seppur a distanza, ho notato una forte
amarezza nel suo viso, i suoi tratti sono duri, i suoi
occhi sono come due fessure velate di tristezza e il suo
sorriso, per quanto lo conosca, mi è sembrato solo di
sufficienza. Non so se mi sto soltanto illudendo, ma
credo che quella con cui esce non sia la donna che ha
sempre sognato o forse ora sta semplicemente vivendo di
rimpianti pensando a quella calda e comoda alcova che io
e lei gli abbiamo offerto e garantito per anni.
Però di una cosa sono certa, sapendo che lui se ne è
andato di casa per un’altra donna, mi sono sentita
sollevata e molto vicina a lei perché nei cinque anni
passati insieme mai e poi mai ho pensato di sostituirmi
a lei. Io ero il compendio, l’aggiunta, il diversivo,
l’evasione, in poche parole l’amante che inevitabilmente
rafforzava il vostro rapporto. E come nelle favole più
belle ad un certo punto l’incantesimo si è spezzato. Ho
passato giorni bui alla ricerca di un motivo razionale,
accusandomi e denigrandomi, mi creda mi sono addossata
ogni tipo di colpa. Non mi spiegavo come fosse stato
possibile, tra noi non c’erano mai stati screzi e
sinceramente non ci sarebbe stato motivo visto che sono
per natura una persona molto accondiscendente. A me
bastavano i ritagli, quello che riusciva a darmi, ma per
lui evidentemente non era così. Negli ultimi tempi poi
era caduto in una depressione profonda, forse anche lei
se ne sarà accorta, parlando e riparlando, alla fine ho
capito che forse non ero io la causa. Mi spiace dirlo,
ma la causa dipendeva dal fatto che il vostro rapporto
stava spegnendosi irreparabilmente.
Praticamente
mi ritrovavo nella condizione assurda di contare meno di
niente e di conseguenza non essere in grado di poter
cambiare le cose. Alla fine sono arrivata alla
sconcertante conclusione che l’esistenza del nostro
rapporto dipendeva incredibilmente dal benessere del
vostro e che di conseguenza, essendo i due legami
indivisibili, l’eventuale rottura di uno dei due avrebbe
comportato il fallimento dell’altro. Sinceramente non ho
mai capito cosa fosse accaduto tra voi, ma di certo so
che lei avrebbe fatto a meno di questa rottura,
invitandolo e pregandolo più volte a recedere dalla sua
decisione. Lui invece cercava altre emozioni, mi diceva
di non sentirsi vecchio e di poter dare e ricevere
ancora molto, forse non le sto dicendo nulla di nuovo e
forse anche a lei avrà ribadito gli stessi concetti, sta
di fatto che la sera del vostro addio mi ha mandato un
sms scrivendomi di preparare la cena.
So che
quell’addio è stato allo stesso tempo drammatico e
penoso, ma egoisticamente, nei tanti rovesci di medaglia
che offre il destino, ho pensato che quello fosse il mio
momento e che la vita mi stesse dando una chance
insperata. Ovviamente al tempo non avevo ancora fatto i
conti con quella conclusione dell’indissolubilità dei
due rapporti per cui veramente mi illudevo che in
qualche modo avesse funzionato. Tra le altre cose,
qualche mese prima, era venuta a mancare mia madre ed io
mi ero ritrovata a vivere da sola in un grande
appartamento al centro di Roma. Ebbene sì, seppur per
una manciata di settimane, lui è venuto a vivere da me,
ed io ho cercato di sostituirmi a lei in tutto e per
tutto e quanto meno di identificarmi come moglie. Non le
nascondo il mio stato d’animo, anche se per un breve
periodo ho davvero toccato il cielo con un dito,
camminavo leggera e sospesa infinocchiandomi altamente
di come lei potesse vivere quei momenti. Eravamo
finalmente insieme ed entrambi abbiamo tentato di vivere
la nostra vita alla luce del giorno, cercando di
saziarci e rendere piacevoli i piccoli dettagli della
quotidianità.
Dopo i primi giorni di entusiasmo
sfrenato ben presto le cose hanno preso una strana
piega, non saprei come spiegarle, ma credo che un
rapporto sincero e trasparente non faccia parte del suo
e del mio Dna. Ci siamo resi conto di non aver nessuno
sfogo e nessun segreto e l’affetto reciproco non
compensava la noia che lentamente si stava annidando
nella nostra vita di tutti i giorni. So che lei non
capirà o forse sì mi capisce pienamente se le dico che
oggi so quanto può essere dura la vita di marito e
moglie. In quel frangente è venuta fuori la cruda realtà
e mi sono resa conto che gli amanti vivono una
dimensione parallela ed esistono perché vivono e si
nutrono di insicurezze e di precarietà e rovistando
nell’illecito cercano in ogni dove il gusto del peccato
e del proibito. Ebbene sì, ho tentato di vivere come
moglie, ma mi sono accorta di essere una predestinata ed
oggi credo fermamente che ognuno di noi quando nasce
abbia un certo ruolo ed è impossibile poterlo cambiare.
Comunque quei giorni vissuti insieme sono stati i più
apatici della mia vita. Noi che avevamo sempre vissuto
di fantasie ci siamo arresi all’impossibilità di
renderle reali.
E così giorno dopo giorno lei è
diventata la mia alleata, la sera invece di fare l’amore
passavamo il tempo a parlare di lei e del vostro
rapporto, in quel momento ho sperato con tutto il cuore
che tra voi le cose potessero cambiare e ci fosse stata
una ritrovata felicità. Sono scema vero? Ma mi creda,
più volte gli ho detto di ripensarci e tornare a casa,
forse perché semplicemente volevo tornare ad
interpretare il mio ruolo, nel quale so come muovermi e
soprattutto dare il meglio di me stessa. So che vi siete
parlati, so che una sera siete usciti a cena, so anche
dove, conosco quel ristorante sulla Flaminia, discreto e
romantico, adatto per due amanti. Ebbene sì, lei non ci
crederà, ma in cuor mio ho sperato ardentemente che
durante quel dopo cena avreste fatto l’amore, ma so che
non è successo e non per colpa sua.
Quella sera
quando è tornato a casa abbiamo fatto l’amore, ma è
stato un fuoco di paglia, ormai sapevamo entrambi che
sarebbe finita, il vostro fallimento equivaleva al
nostro! Poi si sa come vanno queste cose, il destino è
beffardo e quando siamo nel punto più basso dell’abisso,
quando si è ineluttabilmente fragili, il caso ci fa
trovare altre soluzioni a cui magari non avevamo ancora
pensato. Insomma il classico angelo sul ponte! E davvero
alle volte è sufficiente un semplice sorriso, una
piccola intesa per ricominciare daccapo sperando di
creare nuove situazioni e soprattutto desiderando
ingenuamente di non compiere gli stessi errori. Il passo
è stato breve ed amaro, io non so dove l’abbia
conosciuta e in quale anfratto del suo desiderio si sia
annidata l’altra donna, ma anziché tornare nella sua
vecchia casa lui ha ritenuto opportuno fare a meno di
entrambe le sue donne preferendo un altro rapporto.
Ecco, è questo il punto, ma io non mi rassegno
all’idea e per questo l’ho spiato e per questo lo farò
ancora, mi creda, soffro perché sono sicura che lui stia
soffrendo, ma testardo com’è mai ammetterebbe di aver
sbagliato e mai tornerebbe indietro facendo il primo
passo. Sono certa che si starà accontentando e che
esaurito il desiderio di conquista e di
autogratificazione rimpiangerà inevitabilmente il suo
passato. Non le nascondo di averlo chiamato più volte,
di averci provato ma con scarso successo, ma da quanto
ho potuto intuire lui non vuole me, lui vuole tutto il
pacchetto di comfort ed io naturalmente non posso
decidere per lei.
La prego, perdoni la mia
presunzione, ma ho la granitica certezza che unendo le
nostre forze quell’amarezza notata sul suo volto
scomparirà non appena lui avrà la possibilità di capire
che gli sarebbe consentito il ritorno. Ovviamente adesso
spetterebbe a lei fare il passo decisivo e mandargli dei
segnali, in modo che lui possa ritrovare il calore della
sua casa dopodiché interverrei io facendogli ritrovare
quello dell’amante e quindi il gusto amaro e dolce del
matrimonio e della trasgressione.
Spero
vivamente che mi abbia letto fin qui, ma la prego abbia
ancora un minimo di pazienza. Non so se la mia sia una
richiesta tardiva, se ormai siamo fuori tempo massimo,
ma credo di interpretare anche i suoi desideri visto che
in egual misura ed a ruoli distinti siamo più o meno le
vedove dello stesso uomo. Perdoni la mia bizzarra idea,
ma, visti i miei tentativi vani, lei ormai è la mia
unica salvezza, per questo le chiedo, se possibile, di
incontrarci e mettere a punto una minima e complice
strategia. Sono certa che sarebbe un incontro cordiale
come tra due vecchie amiche, parleremo del più e del
meno affrontando in maniera discreta le nostre pene,
insomma sarebbe una specie di tè delle vedove, durante
il quale, per tutto il bene che vogliamo al nostro uomo,
rafforzeremo il nostro comune desiderio e invece di
compiangere il nostro caro estinto troveremo il modo per
farlo rinascere. |
Photo © Marco
Maria D'Ottavi
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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