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Adamo Bencivenga
In carne ed ossa
Eric: “Ma io sono
ancora tuo marito?”
L’uomo poggia la valigia
su una sedia Mackintosh nel grande ingresso vuoto.
Lauren:
“E secondo te io porterei uno sconosciuto in
casa?”
La donna ride aiutando suo marito a
togliersi il soprabito.
Eric: “Beh forse sì,
uno sconosciuto inoffensivo e conciato molto male…”
L’uomo emette un grosso respiro e si tocca
la grande ferita dietro la testa.
Lauren:
“Dai, non fare la vittima ti sei già ripreso…
Sicuramente hai passato tempi peggiori…”
Eric:
“Quanto tempo è trascorso dall’incidente?”
Chiede lui accomodandosi sull’ampio e morbido divano
di pelle nera nella grande sala da pranzo.
Lauren: “Sei stato in ospedale esattamente ventidue
giorni.”
Eric: “Non capisco perché i medici mi
abbiano dimesso…”
Lauren: “Perché stai
decisamente meglio e in questi casi è meglio
trascorrere la convalescenza a casa, tra le tue cose
e accanto a tua moglie. I medici dicono che
l’ambiente familiare ti aiuterà a ricordare.”
Eric: “E tu ci credi?”
Lauren: “Perché non
dovrei?”
La donna si siede accanto al
marito sul divano.
Eric: “Perché da ventidue
giorni non è successo assolutamente nulla.”
Lauren: “I medici ritengono che sia tutto normale
anche se ammettono che qualcosa della tua vita
recente avresti dovuto già ricordare.”
Eric: “E
invece nulla di nulla! Nella mia testa vedo solo
ombre.”
Lauren: “E tra le ombre?”
Eric: “Altre
ombre.”
Lauren: “Ascolta davvero non ricordi
nulla?”
Eric: “Dai Lauren ne abbiamo già parlato,
sono ricordi sfumati della mia infanzia,
dell’adolescenza, ma più vado avanti negli anni e
meno ricordo.”
Lauren: “Niente di noi?”
Eric:
“No.”
Lei si lascia andare ad una piccola
smorfia.
Lauren: “Mio caro non devi
abbatterti e neanche sforzarti, vedrai che
improvvisamente tutto si illuminerà.”
La donna fa
una pausa e poi riprende sospirando…
Lauren:
“Sempre che tu lo voglia…”
Eric: “Beh dipende…”
Lauren: “Da cosa?”
Eric: “Non mi conosco, non
riesco ad intuire quale razza di uomo sia stato…”
Lauren: “Hai timore di essere stato un pessimo
uomo?”
Eric: “Se fosse così forse sarebbe meglio
non ricordare…”
Lauren: “Ti fidi di me?”
Eric:
“Non ho alternative…”
Lauren: “Allora ti dico che
eri un bravo marito.”
Lui la guarda fisso
negli occhi.
Eric: “Allora mi avrebbe fatto
molto piacere conoscermi…”
Lauren: “Se vuoi ti
presento a te stesso…”
Eric: “Piacere Eric, ti
presento Eric… E’ buffo no?
Lauren: “Sì certo, ma
in qualche modo devi pur conoscere il tuo passato!”
Eric: “E perché mai? Sto benissimo così!”
L’uomo ride sbirciandosi dentro lo specchio a
distanza ed accarezzandosi la barba.
Lauren:
“Una persona senza passato è vuota.”
Eric: “Una
persona senza passato non ha condizionamenti!”
L’uomo si guarda intorno, vede la sala
praticamente vuota a parte il divano, la credenza,
una tv e poco altro. Niente soprammobili, niente
foto, niente libri.
Lauren: “Eppure mio
caro ti saresti stato molto simpatico visto che non
hai mai voluto riconoscere il tuo cinismo.”
Eric: “Quindi ero cinico? Vedi che non sono stato
assolutamente un bravo marito!”
Dice lui
prendendo la mano della moglie come in una sorta di
autodifesa.
Lauren: “Se è per questo eri
anche egocentrico ed egoista, ma sai, tutti gli
uomini lo sono, ovviamente chi più e chi meno.”
Eric: “Più o meno?”
Lauren: “Potrei dire meno per
farti piacere, ma sai bene che in ogni meno c’è
sempre un più.”
Eric: “Allora avevo ragione,
forse forse è meglio non ricordare.”
Lauren: “A
cosa servirebbe? In fin dei conti l’amnesia cancella
i ricordi, mica la personalità…”
Un attimo di
pausa e poi la donna riprende:
Lauren:
“Quello che eri, sei, non si sfugge a questa
logica!”
Eric: “Da quanto tempo viviamo in
questa casa?”
Lauren: “Da sempre, ovvero da
quando ci siamo sposati”
Eric: “Entrando ho avuto
una strana sensazione, come se non fosse la mia.”
Sorride.
Lauren: “Eppure ti piaceva
molto. Lo consideravi il tuo regno e ci passavi
praticamente tutto il santo giorno senza mai
uscire.”
Eric: “La sento spersonalizzata, come se
fossero entrati dei ladri ed avessero rubato tutti i
miei effetti personali.”
Lauren: “Credimi era il
tuo rifugio! Sei sempre stato un minimalista, non ci
sono oggetti perché ami l’essenziale. Il superfluo
distrae, dicevi.”
Lui si guarda di nuovo
intorno con aria dubbiosa.
Eric: “Litigavamo
spesso?”
Lauren: “Abbastanza…”
Eric: “I
motivi?”
Lauren: “I tuoi scatti d’ira erano
proverbiali e non accettavi mai un contraddittorio…
Poi con me eri decisamente insofferente!”
Eric:
“Sì sì ho capito che ero un mostro, ma volevo sapere
i motivi concreti dei nostri litigi.”
Lauren: “I
più disparati, ma non mi mettere in difficoltà,
fammi delle domande se vuoi.”
Eric: “Tu credi che
attraverso le tue risposte io possa riconoscermi?”
Lauren: “Non hai altra scelta…”
Lei sorride.
Eric: “Ti trascuravo?”
Lauren: “Come tutti i
mariti…”
Eric: “I mariti trascurano?”
Lauren:
“Sono distratti.”
Eric: “Ero geloso?”
Lauren:
“No, ti fidavi di me e a me faceva molto piacere
perché non sono capace di combattere contro i
sospetti.”
Eric: “Ok non ero geloso, e tu te ne
approfittavi?”
Lauren: “In che senso?”
Eric:
“Tu eri fedele?”
Lauren: “Perché mi fai questa
domanda?”
Eric: “Sei una bellissima donna…”
Lauren: “Cosa c’entra questo?”
Eric: “Nulla, ma
sei ancora giovane…
Lauren: “Non sono giovane.”
Eric: “Guardandoti bene credo ci sia una bella
differenza di età tra noi…”
Lauren: “Quindi
secondo te una donna bella e relativamente giovane
deve per forza tradire suo marito?”
Eric: “È un
presupposto!”
Lauren: “Comunque l’età è relativa.
Non si può essere giovani quando scopri che ci sono
donne più giovani di te e che oltre tutto non
invecchiano mai.”
Eric: “Cosa vuoi dire?”
Lauren: “Nulla. Lasciamo perdere.”
L’uomo
rimane in silenzio.
Eric: “Mi stai dicendo
forse che io guardavo donne più giovani di te?”
Lauren: “No, non ho detto questo, perché tu le
guardavi tutte, ma dicevi che ti serviva ammirarle
per il tuo lavoro.”
Eric: “Quindi non ero
fedele?”
Lauren: “Tu eri fedele solo a te
stesso…”
A questo punto Lauren si alza e
prende due calici dalla bella credenza smaltata di
nero e una bottiglia di vino rosso.
Lauren:
“Eri sempre in casa, per tradirmi nel vero senso
della parola avresti dovuto avere il dono
dell’ubiquità.”
Eric cerca invano con gli occhi
qualcosa che in qualche modo possa appartenergli, ma
nulla. Poi si alza e fa il giro delle stanze.
Effettivamente è una bella casa ampia, un attico al
centro della città, ma desolatamente spoglia. Torna
nella sala e si siede sul divano.
Eric: “A
proposito che lavoro facevo?”
Lauren: “Scrivi
romanzi erotici.”
Eric: “Quindi sono una
scrittore… Famoso?”
Lauren: “Beh il campo è molto
particolare, diciamo che ti guadagnavi degnamente da
vivere.”
Eric: “Erotici o porno?
Lauren:
“Decisamente erotici, non descrivi mai una
situazione di sesso in assenza di un forte pathos,
un coinvolgimento d’amore o d’anima.
Eric: “Dove
sono i miei libri? La libreria è vuota!”
Lauren:
“Ah non ci sono, non hai mai voluto tenerli in casa
e mai hai voluto rileggere qualcosa di già
pubblicato. Dicevi che un libro, una volta scritto,
non era più tuo, ma che apparteneva al mondo
intero.”
Lauren porge il calice colmo di vino al
marito.
Eric: “Bevevo?”
Lauren: “Sì molto…”
Eric: “Non quanto te comunque.”
Dice lui
indicando il bicchiere già vuoto della moglie. Lei
non risponde, anzi afferra la bottiglia riempiendosi
di nuovo il calice fino all’orlo.
Eric: “Tu
lavori?”
Lauren: “Mi occupo di antiquariato.”
Eric: “Guadagni bene?”
Lauren: “Non quanto te!”
Rimangono qualche minuto in silenzio
sorseggiando in insieme il vino rosso.
Eric:
“Abbiamo avuto figli?”
Lauren: “No.”
Eric:
“Perché?”
Lauren: “Siamo sempre stati troppo
occupati ad accudire i nostri interessi personali
più che eventuali figli.”
Eric: “Quindi
trascuravamo la nostra vita insieme?”
Lauren: “E
secondo te perché abbiamo resistito così a lungo?”
Eric: “Mi vuoi dire che il toccasana è stato quello
di farci le corna e non avere figli?”
Lauren:
“Non ho detto questo… Diciamo che il tuo lavoro era
troppo importante per tollerare marmocchi per casa.”
Eric: “Cinico ed egoista... Era il minimo…”
Lauren: “Dai non fissarti sulle deduzioni, eri
semplicemente un normalissimo marito.”
Eric: “Non
è un complimento.”
Lauren: “Perché no? In fin dei
conti ho detto marito mica uomo!”
Eric: “Sarò
stato anche normale, ma dalle tue parole mi sembra
di essere l’unico responsabile della mancanza di
figli.”
Lauren: “Sai cosa credo? Che l’incidente
ti abbia reso anche permaloso.”
Eric: “Ed io sto
scoprendo invece dei dettagli inquietanti. Forse
davvero sarebbe meglio non ricordare…”
Lauren:
“Ti ripeto l’amnesia cancella i ricordi ma non il
carattere di una persona!”
Eric: “Appunto, allora
è meglio non ricordare… In questo momento ho più
paura di guardarmi indietro che avanti! Ho il
terrore di avere molti più difetti di quanti tu me
ne abbia snocciolato.”
Lauren: “Hai voluto che
fossi sincera…”
Eric: “Ed invece credo il
contrario ovvero che tu mi stia indorando la
pillola.”
Lauren: “Oh no, no mio caro, tu non hai
solo difetti, quando vuoi sai essere un uomo
meraviglioso e il tuo essere piace molto alle
donne.”
Eric: “Come mai?”
Lauren: “Tu sei un
impasto di fascino maschile e femminile, ami
commentare i vestiti delle altre donne, le loro
acconciature, fare conversazione davanti ad una
tazza bollente di thè…”
Eric: “Poi questa… Il mio
istinto dice che non è vero! Mi sento più a mio agio
nei panni del cinico, egoista ed insofferente che
dell’effemminato!”
Lauren: “Perché dovrei
mentirti?”
Eric: “Non dico che tu stia dicendo
bugie, dico che avverto solo qualche contraddizione
nelle tue parole!”
Lauren: “Un uomo è più
complesso di quanto si immagini.”
Eric: “Ok
scusa, in fondo mi incuriosisce approfondire questo
aspetto di me… Anche sessualmente rappresentavo i
due sessi?”
Lauren: “Oh no, sia mai, a letto eri
maschio e virile anche se un po’ cervellotico.”
Eric: “Cosa intendi per cervellotico?”
Lauren:
“Quello che ho detto! Ti piace pensare quando fai
l’amore. Usi molto la fantasia… Ti piace inventare…”
Eric: “Cosa?”
Lauren: “La tua fantasia ricorrente
era quella di fare l’amore in tre.”
Eric: “Con un
altro lui o un’altra lei?”
Lauren: “Lei, lei… era
sempre tra noi…”
Eric: “Dio che mostro!”
Lui si prende la testa tra le mani.
Lauren:
“Non sei un mostro, sei un uomo.”
Eric: “Lo
facevo solo con te o con le altre?”
Lauren: “Cosa
vuoi che ti risponda? Ovviamente non ti conosco in
altre situazioni.”
Eric: “Ma queste altre c’erano
o no?”
Lauren: “Esistevano nei tuoi romanzi e
spesso nel nostro letto.”
Eric: “E poi?”
Lauren svuota nel suo bicchiere tutto il vino
rimasto. Improvvisamente il suo tono di voce diventa
squillante ed acuto.
Lauren: “Eri un tipo
molto generoso, premuroso e pieno di attenzioni. Non
ti stancavi mai di farmi i complimenti, di
accompagnarmi alle serate di gala, di andare insieme
a teatro, cene romantiche a lume di candela eccetera
eccetera... Quando volevi sapevi farmi sentire una
regina al centro dei tuoi pensieri rasentavi la
perfezione.”
Eric: “Allora non è vero che ci
trascuravamo…”
Lauren: “Ripeto quello era il
nostro segreto, e forse per questo il nostro
rapporto era bellissimo e tu eri e sei l’uomo più
adorabile che io abbia mai conosciuto.”
Eric:
“Non avevamo problemi quindi?”
Lauren: “Me lo hai
già chiesto. Ripeto avevamo quelli di una normale
coppia che vive insieme da tanti anni.”
Eric: “Ti
riferisci alla noia della vita a due, alla mancanza
di entusiasmo o a qualcosa di concreto?”
Lauren:
“Ma perché non ti rilassi? Saperlo ora non avrebbe
alcun senso… Del resto i nodi vengono tutti al
pettine. È inevitabile!”
Eric: “Lauren, forse
sarà la mia malattia, ma sto andando in confusione.
Insisto nel chiederti perché sento che c’è qualcosa
che non va in tutto questo racconto.”
Lauren: “Ma
che dici?”
Eric: “Dico che mi sembra che tu stia
descrivendomi a tua immagine e somiglianza.”
Lauren: “Non ci staresti comodo nei miei vestiti.”
Eric: “Ok ho sbagliato… diciamo che quello che
descrivi è una specie di proiezione ovvero l’uomo
dei tuoi desideri.”
Lei non risponde.
Eric: “Non è che mi stai nascondendo qualcosa?”
Lauren: “Perché mai dovrei…”
Eric: “Sinceramente
non credo che si tratti solo di noia e di mancanza
di entusiasmo ed a parte questo che il resto andasse
tutto così bene.”
Lauren: “Credi che sia poco?”
Poi abbassando la voce lei riprende:
Lauren: “Ok lo ammetto, quando dico che è una
normale vita di coppia mi riferisco ai nostri primi
anni insieme quando tra noi c’era entusiasmo e
passione, poi le cose sono cambiate e del resto
l’amore, come tutte le cose, inevitabilmente
invecchia e si logora.”
Eric: “Quindi ultimamente
avevamo dei problemi?”
Lauren: “Non più di
tanti.”
Eric: “Cosa significa “non più di tanti”,
io sento che mi stai descrivendo come avresti voluto
che io fossi stato per te.”
Lauren: “E’ il sogno
di tutte le donne addomesticare il proprio uomo dopo
vent’anni di vita insieme.”
Eric: “In situazioni
normali potrei anche essere d’accordo, ma io adesso
sono convalescente e sono tornato a casa per
ricordare e tu, se falsifichi la realtà, non mi
aiuti.”
Lauren: “Eric io non sto falsificando
alcuna realtà, forse sto mettendo in risalto i tuoi
pregi, comunque non ti sto dicendo bugie. Sei come
ti ho descritto, sei il mio uomo e mi piaci così!”
Lauren spazientita ha uno scatto d’ira
pentendosi subito dopo. Torna a sedersi sul grande
divano e in un impeto di tenerezza lo abbraccia.
Eric: “Quando è stata l’ultima volta che ci siamo
abbracciati?”
Lauren: “Non lo ricordo.”
Dice lei alzandosi di nuovo.
Eric: “Dove
vai?”
Lauren: “A mettere su qualcosa, dovremmo
pure mangiare no?”
Eric: “Non ho fame, e non
l’avrò finché non avrò capito qualcosa di più di me
stesso!”
Lauren: “Di te e non di me….
Ovviamente.”
Eric: “Le cose non sono separate.”
Lauren rimane in piedi al centro della sala.
Lauren: “Ok non vado tesoro, ma non arrabbiarti, non
ti fa bene!”
Eric: “Cavolo Lauren non mi trattare
come un bambino!”
Lauren: “Scusa, scusa, ma io ti
amo!”
Lui appoggia la testa sul bracciolo del
divano e si distende cercando di rilassarsi.
Eric: “Ok prometto di non arrabbiarmi. Ma voglio che
tu sia sincera, ti prego non nascondermi nulla, a
costo di scoprire il peggio di quello che ero e
sono.”
Ora apparentemente calmo riprende.
Eric: “Perché fai questo?”
Lauren: “Perché voglio
salvare il nostro matrimonio.”
Eric: “Salvare è
un verbo molto impegnativo. Secondo te stava
morendo?”
Lauren: “Eravamo al limite della
sopportazione reciproca.”
Eric: “L’incidente
c’entra qualcosa?”
Lauren: “Quella è stata una
fatalità.”
Eric: “Dove è stato esattamente
l’incidente?”
Lauren: “Fuori la porta, sulle
scale, hai messo male un piede, sei scivolato ed hai
battuto la testa.”
Eric: “Cosa è successo
esattamente? Mi sono distratto? Ero arrabbiato? Come
è possibile scivolare cosi rovinosamente?”
Lauren: “È successo.”
Eric: “Stavamo uscendo?
Stavamo rientrando?”
Lauren: “Ne abbiamo già
parlato tante volte tesoro. Conosci benissimo la
dinamica di quello che è accaduto, comunque eri tu
che stavi uscendo.”
Eric: “Dove stavo andando?”
Lauren: “Da nessuna parte, oppure in tutte le parti,
stavi fuggendo da me.”
Eric: “Quindi stavamo
litigando?”
Lauren: “Sei uscito, hai sbattuto la
porta, io ti ho seguito, ti ho raggiunto…”
Eric:
“Stavo andando da una donna?”
Lauren: “Quando
litighiamo tu vai sempre da una donna.”
Eric:
“Sempre la stessa? Quella che fa l’amore con noi nel
nostro letto?”
Lauren: “Sì”
Eric: “Dimmi
qualcosa di lei… Dove abita?”
Lauren: “Nel tuo
cervello”
Eric: “Dammi almeno un indizio!”
Lauren: “Non posso risponderti.”
Lauren,
visibilmente provata, inizia a piangere.
Eric:
“Perché non puoi?”
Lauren: “Ok, vinci sempre
tu... Non è che non posso, ma non voglio
risponderti!”
Eric: “Mi stavi trattenendo o
cos’altro?”
Lauren: “Sì, ti stavo trattenendo, ma
sapevo che sarebbe stato inutile.”
Eric: “Perché
avevamo litigato? Qual era il motivo?”
Lauren:
“Non lo ricordo…”
Eric: “E invece tu lo ricordi
benissimo, vero?”
Lauren: “Tu stavi andando da
lei.”
Eric: “Come si chiama? Questo almeno puoi
dirmelo!”
Lauren: “Ora mi chiedi troppo, non
vorrai che fossi proprio io a condurti di nuovo da
quella puttana!”
Eric: “Da quello che finora mi
hai detto, più che un’amante mi sembra
un’ossessione!
Lauren: “Lo era!”
Eric: “Ok
non voglio sapere il nome, ma dimmi almeno se era un
rapporto stabile, una relazione lunga, dimmi
qualcosa diavolo!”
Lui alza la voce.
Lauren: “Questo lo scoprirai quando ti tornerà la
memoria.”
Eric: “E tu ti accontenteresti di un
uomo così? Tu vorresti che io non ricordassi nulla
al solo scopo di non ricordare lei, vero?”
Lauren: “Ti preferisco all’altro Eric.”
Eric: “Ma
questa non è una scelta cosciente. Lo capisci vero?
Semplicemente non ricordo: la moglie, l’amante e
tutto il resto.”
Lauren: “Ti prego ora smettila,
non farmi il terzo grado. Alle volte basta poco o
tanto per ricreare un’intesa. Dai abbracciami!”
Lei si distende e lui la bacia intensamente.
Eric: “Quando abbiamo fatto l’amore l’ultima volta?”
Lauren: “Questa estate.”
Eric: “Ora in che mese
siamo?”
Lauren: “Oggi è il 17 Novembre...”
Lui la bacia di nuovo scoprendole il seno. Poi
la sua mano scivola sotto la gonna.
Lauren:
“Eric nooo!”
Lei caccia un urlo.
Eric: “Perché no, è tanto tempo che non lo
facciamo!”
Lauren: “Appunto, non sono pronta!”
Eric: “Mi nascondi altro Lauren?”
Lauren: “Non
voglio fare l’amore, mi sentirei in colpa, non
voglio prevaricarti. Non sai quanto ti desideri, ma
voglio che la cosa sia cosciente e ragionata.”
Eric: “L’amore ragionato? Non ti capisco!”
Lauren: “So che non puoi capirmi.”
Lei inizia
a tremare.
Lauren: “Ti ho mentito Eric, non
sono tre mesi che non lo facciamo, ma tre anni!”
Eric: “Ah capisco…”
Lauren: “No, non puoi capire,
sono passati tre anni perché è stata una scelta tua
non farlo più con me.”
Eric: “Allora non era
solo una questione d’amante, anche tra noi c’erano
dei problemi!”
Lauren: “Beh è evidente, come puoi
credere che io potessi accettare la situazione?”
Eric: “Ti riferisci all’altra?”
Lauren: “Mi
riferisco alla tua ossessione.”
Di colpo
Eric avverte una strana luce nella sua testa.
Eric: “Quindi fuori dalla porta, mi stavi
trattenendo o cosa?”
Lauren: “Ti imploravo di
rimanere con me, di non andare via, sapevo che se
fossi andato via in quel momento non saresti più
tornato e la mia lotta sarebbe stata vana!”
Eric:
“Mi stavi trattenendo o mi hai impedito di andare?”
Lauren: “Cosa cambia?”
Eric: “Cambia mia cara,
perché ancora non riesco a capire come abbia fatto a
sbattere la nuca e non la fronte.
Lauren:
“Mentre ti trattenevo sei scivolato ed hai battuto
la testa sul gradino. Tutto qui!”
Eric:
“Possibile, ma improbabile…”
Lauren: “Cosa vuoi
dire?”
Eric: “Solo tu puoi sapere come siano
andati realmente i fatti. Visto che io non ricordo
sei l’unica testimone.”
Lauren: “Tu credi che sia
stata io volontariamente a procurarti quella
ferita?”
Eric: “Ora che so il motivo per il quale
stavo uscendo da casa…”
Lauren: “Un motivo…
Qualunque esso sia non può cambiare la dinamica dei
fatti. Mi stai accusando?”
Eric: “Voglio sapere
la verità!”
Lauren: “Non c’è un’altra verità!”
Eric: “Allora diciamo che sei stata tu a procurarmi
la ferita perché non volevi che andassi via.”
Lauren: “Messa così è la verità, ma anche
un’accusa.”
Eric: “Non ti sto chiedendo se tu lo
abbia fatto intenzionalmente, voglio solo sapere se
in qualche modo, e bada bene non quanto, tu abbia
contribuito…”
Lauren: “Non volevo farti male…”
Poi sussurrando.
Lauren: “Ti amo tanto Eric.”
Eric: “Grazie.”
Lui la bacia di nuovo sulla
bocca.
Lauren: “Perché mi ringrazi?
Eric: “Ora
mi è più chiaro tutto.”
Lauren: “Perché mi baci?”
Eric: “Perché l’amore non può mai essere un
movente.”
L’uomo fa una pausa, si guarda
nuovamente attorno.
Eric: “Ora capisco
perché questa casa è vuota… Hai avuto ventidue
giorni di tempo per far sparire ogni indizio.”
Lauren: “Ventidue giorni per la nostra rinascita.”
Eric: “Non ti senti in colpa?”
Lauren: “Chi non
ricorda non può sentire alcuna mancanza.”
Eric:
“Non hai pensato che possa essere lei, la tizia
senza nome, a farsi viva?”
Lauren: “Perché mai
dovrebbe, senza i tuoi ricordi lei non esiste.”
Eric: “Quindi era tutto previsto?”
Lauren: “Oh
non tutto, non potevo immaginare che dopo
l’incidente tu non potessi ricordare…”
Eric: “Ma
hai colto l’occasione e ne hai approfittato…”
Lauren: “Diciamo che è stato un piccolo aiuto dal
destino.”
(Ora i due sono in piedi, la
scena sfuma mentre si abbracciano)
Eric:
“Come si chiama lei?”
Lauren: “Tania.”
Eric:
“Da quanto tempo ci sto insieme?”
Lauren: “Da che
so io, da sempre, le hai dedicato tutti i tuoi
romanzi.”
Eric: “Quindi non sarà difficile
rintracciarla.”
Lauren: “Tesoro rassegnati se non
ricordi lei non esiste.”
Eric: “Perché?”
Lauren: “Perché Tania non è reale, è ciò che avresti
voluto che io fossi, è il mio alter ego, ma
decisamente più bella, più sensuale, più
affascinante, più giovane. Insomma la classica
rivale.”
Eric: “Tutto questo è successo per lei,
vero?
Lauren: “Tesoro, non mi hai dato altra
scelta, è difficile lottare contro un fantasma. Per
lei mi hai trascurata, hai trascurato il nostro
matrimonio, per lei non abbiamo avuto figli. È lei
la protagonista.”
Eric: “Dov’è?”
Lauren: “È
nei tuoi libri e credo che lì rimarrà per sempre.”
La donna si asciuga gli occhi.
Lauren: “Ho tollerato per anni che lei stesse qui in
questa casa, mangiasse con noi, dormisse nel nostro
letto, facesse l’amore con noi. Leggevo avidamente i
tuoi libri per essere uguale a lei, sorridere allo
stesso modo, vestire come lei, portare lo stesso
taglio di capelli, lo stesso profumo, gli stessi
orecchini! Facevo di tutto per assomigliarle,
ringiovanire, baciare allo stesso modo, assecondarti
nell’amore…”
Eric: “E quindi?”
Lauren: “Mai ti
avrei permesso di uscire dopo quel litigio su di
lei, in un certo senso era come se lei diventasse
improvvisamente reale, in carne ed ossa… E tu stessi
andando definitivamente da lei…!”
Eric: “Per
questo, appena ho aperto la porta di casa, mi hai
colpito da dietro con una bottiglia, vero?”
Lauren: “Sì.”
FINE.
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Adam Allen
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
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