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Adamo Bencivenga
La donna del lanciatore di coltelli
INTERNO GIORNO – ORE 10,45
STUDIO MEDICO VINCENT CLEMENT Vincent e Thérèse
Vincent : Lei cosa fa Thérèse?
Thérèse: Perché me lo
chiede? Vincent : Perché è così che si comincia…
Thérèse: E’ la prima volta che mi sottopongo a questo
tipo di terapia. Vincent : Stia tranquilla, mi
segua, deve solo rispondere alla mie domande.
Thérèse:
Guarirò dottore? Vincent : Perché? Lei
pensa di essere malata? Thérèse: Vorrei essere come
tutte le altre… Vincent : Cos’ha di diverso?
Thérèse:
No so, in ogni situazione mi sembra di essere
sempre al centro dell’attenzione… Vincent : Lei è
una donna molto attraente… Non le piace? Thérèse:
Ho la sensazione che tutti pretendano qualcosa in più da
me, qualcosa che le altre non danno… Vincent : Si
riferisce al sesso? Thérèse: Anche sì
Vincent : E quindi? Thérèse: Quindi cerco sempre di non
deludere… Ecco sì cerco in ogni modo il consenso.
Vincent : Questo la fa stare bene?
Thérèse: No, ma penso
che agli altri faccia piacere… anche ora in questo
momento… Vincent : La prego non dia risposte per
compiacermi, altrimenti il gioco non funziona…
Thérèse:
Farò del mio meglio dottore, ma non è facile per
me… Vincent : Cosa fa nella vita Thérèse?
Thérèse:
Il bersaglio. Vincent : Scusi?
Thérèse:
Faccio l’assistente ad un lanciatore di
coltelli, anche se non sono propriamente il bersaglio,
ma la sagoma da non colpire… quando il gioco riesce.
Vincent : E riesce sempre? Thérèse: Riesce quando il
coltello mi sfiora, più quella lama passa a pochi
millimetri dal mio corpo e più lui è bravo ed io
coraggiosa. Vincent : Riesce quando non la
colpisce quindi… Thérèse: Oh no dottore, quei
coltelli mi trafiggono sempre, colpiscono il mio alone
vitale, il mio calore, le mie emozioni e questo succede
sempre. Più o meno quello che succede in un atto
d’amore. Ovviamente il lanciatore non se ne rende conto,
lui è soddisfatto perché non mi ha colpita.
Vincent : Cosa prova in quei momenti?
Thérèse: Quando la
lama parte è già arrivata ed io potrei essere morta
prima di pensarlo. Come nell’orgasmo, è un infinitesimo
attimo ed io godo ogni volta che sento il rumore del
coltello che s’infilza nel legno. Non so spiegarle, è
una specie di estasi intermittente nel totale abbandono.
Vincent : Perché lo paragona al sesso?
Thérèse: E’ una
simbiosi totale tra me e lui, come se il mio corpo in
attesa lo spingesse ad osare avvicinandosi il più
possibile a me senza prendermi completamente.
Vincent : … E non pensa mai al peggio?
Thérèse Qual è il
peggio? Il lavoro che faccio o rimanere senza un braccio
o una gamba o addirittura…? Vincent : Perché ha
scelto questo lavoro? Thérèse: Per non deludere…
Vincent : Mi spieghi… Thérèse: Semplice, girovagavo per la
città quando sono entrata in un circo, mi sono seduta in
prima fila e un uomo mi ha proposto di fargli da
assistente, al momento non sapevo che fosse un
lanciatore di coltelli. Vincent : Quando lo ha
saputo cosa ha fatto? Thérèse: Nulla.
Vincent : Quindi lui le ha fatto la proposta e lei per non
deluderlo ha accettato. E’ cosi? Thérèse: Per una
come me non creda che ci siano state proposte migliori…
Sono fatta così attiro solo avanzi di società…
Vincent : Il lanciatore di coltelli è un avanzo di società?
Thérèse: No, ma come crede che possa mai essere
giudicato uno che fa quel mestiere? Vincent : Lei
come lo giudica? Thérèse: Un grande uomo.
Vincent : Nel tempo è diventato il suo uomo?
Thérèse: Lui
è qualcosa di più. Vincent : Come vede il suo
futuro, Thérèse? Thérèse: Quando ero piccola
pensavo a diventare grande, tutto era finalizzato a
quello, ma il problema è che ora non mi sento grande.
Vincent : Come è stata la sua infanzia?
Thérèse:
Praticamente non l’ho vissuta, pensavo solo a
crescere rapidamente e mi ero messa in testa che la vita
iniziasse il giorno in cui si fa l’amore, ho fatto
l’amore ma non è successo niente. Vincent : E’
stato bello? Thérèse: Per come può essere bello
farlo in una toilette di un bistrot… Vincent : Lui
chi era? Thérèse: Non lo so, sono uscita una
mattina con una gonna e un paio di calza nuove. Negli
specchietti di prova di un grande magazzino mi sono
spalmata un tester di rossetto rosso fuoco. Poi sono
uscita. Alla stazione degli autobus ho incontrato un
uomo sulla quarantina. Era seduto tranquillamente su una
panchina e stava leggendo il giornale. Vincent :
Poi cosa ha fatto? Thérèse: Era decisamente un
bell’uomo e soprattutto anziano, insomma mi dava
sicurezza. Mi sono avvicinata e gli ho chiesto se
desiderasse fare l’amore con me. Lui mi ha guardata, mi
ha toccato il sedere e poi insieme siamo entrati in un
bistrot. Ha ordinato cappuccino e brioche per due, poi
siamo entrati nella toilette. Vincent : Poi?
Thérèse:
E’ uscito prima di me e non l’ho più visto.
Vincent : Le dispiace che sia andata così?
Thérèse: No, ma
almeno avrei voluto sapere il suo nome. Vincent :
Sarebbe cambiato qualcosa? Thérèse: No, no, del
resto ero decisa a farlo per cui lui o un altro sarebbe
stata la stessa cosa. Poi però non è successo nulla, mi
sono guardata allo specchio ed ero la stessa di sempre.
Vincent : Quell’uomo l’ha delusa?
Thérèse: Oh dottore non
è questo il problema, non mi chiedo mai se qualcuno mi
abbia delusa, ma se io ho deluso. Vincent : Quindi
lei crede di averlo deluso. Thérèse: Ho pensato di
non essere stata all’altezza… Vincent : E cosa ha
fatto? Thérèse: Il giorno dopo ci ho riprovato.
Sono andata sulla statale ed ho fatto l’autostop.
Immediatamente si è fermato un camionista. Mi ha fatto
salire e dopo qualche chilometro si è fermato al primo
autogrill. Anche lui mi ha toccato il sedere.
Vincent : La infastidisce la cosa?
Thérèse: No, no,
gliel’ho solo detto perché è successo in entrambe le
occasioni. Curioso no? Vincent : Non so cosa
risponderle, comunque immagino cosa sia successo in quel
camion… Thérèse: Immagina bene.
Vincent : Poi?
Thérèse: Mi ha piantata lì tra Giverny e Rouen, tra
l’altro si era fatto buio. Pioveva ero zuppa e non
sapevo cosa fare. Quando sono rientrata era quasi l’alba
e i miei mi hanno rinchiusa in casa per giorni e giorni.
Allora ho pensato di fuggire da casa sperando di
crescere, e invece sono ancora qui sopraffatta dal
volere degli altri. Vincent : E cosa fa?
Thérèse:
Aspetto. Vincent : Cosa aspetta?
Thérèse:
Aspetto di essere me stessa indipendentemente
dalla considerazione degli altri. Vincent : E
questa se stessa la cerca negli autogrill o nelle
tolette dei bistrot? Thérèse: Vede dottore io
aspetto di sapere cosa fare. Una cosa però l’ho
imparata: non si riceve considerazione dandosi
completamente agli altri. Vincent : Quindi?
Thérèse:
Non so darmi una risposta, del resto non sarei
venuta qui da lei altrimenti… Vincent : …E lei mi
paga per ascoltare… Quindi le rifaccio la domanda…. Cosa
aspetta? Thérèse: Vede qui fuori c’è tanta gente
che cammina, corre, prendono un treno o un taxi, hanno
sempre un posto dove andare. Ecco anche io vorrei sapere
dove andare. Mi sono accorta che compiacere gli altri
era un falso obiettivo. Ed è brutto vivere senza una
meta, del resto noi siamo quello che vogliamo
raggiungere. Un uomo che si dirige verso casa sa di
essere un marito, un padre, un figlio… Se va a lavoro sa
di essere un operaio, un avvocato, un commerciante… Io
non mi dirigo, cammino semplicemente, quindi non sono.
Vincent : All’inizio di questa conversazione mi ha
detto di essere l’assistente di un lanciatore di
coltelli. Non è un ruolo? Thérèse: Ecco vede? Anche
lei dottore pensa che essere un bersaglio sia una
giustificazione per stare a questo mondo. Vincent :
Ma proprio lei mi ha detto di non essere un bersaglio…
Thérèse: Sono meno di un bersaglio, di un centro, di
uno scopo, io sono lo spazio da non colpire, ma il gioco
funziona proprio per il rischio di esserlo, se al mio
posto ci fosse una sagoma inanimata non sarebbe la
stessa cosa, non crede? Vincent : Immagino ci debba
essere un’assoluta fiducia e una incondizionata sintonia
tra lei e il suo lanciatore. Non crede che questa sia
una parte attiva? Thérèse: Paradossalmente la parte
attiva consiste nell’essere più passiva possibile,
ovvero rimanere ferma, ma non è questo il punto, non è
la tecnica… Vincent : E cosa? Mi sta dicendo che
non è un lavoro dignitoso? Thérèse: Non sarebbe
quello il problema! Lei è fuori strada dottore, perché
io non metto in gioco la mia dignità come ad esempio
fanno le puttane lungo la strada. Vincent : E cosa
allora? Thérèse: Ogni santo giorno metto in gioco
la mia stessa vita, ci pensa dottore? Vincent :
Allora perché lo fa? Per soldi? Thérèse: Oh no
dottore, quelli li guadagnerei in altro modo ed anche
tanti se volessi. Lo ha detto anche lei che sono una
donna di bell’aspetto. Le ripeto la mia malattia è
quella di non deludere. Vincent : Lei pensa di
deludere il suo lanciatore? Thérèse: Noi siamo una
cosa sola. E’ un rapporto speciale, intimamente
appagante, se deludessi lui deluderei me stessa.
Vincent: Ma se mi ha detto che il tizio non è il suo uomo…
Thérèse: Le ho detto che lui è più di un uomo, più di
un marito, un amante, lui è la persona a cui affido la
mia stessa esistenza. Vincent : Mi sta dicendo che
lei vive nella misura in cui lui assesta bene i suoi
colpi? Vive per la sua infallibilità? Thérèse: No,
le ripeto non è una questione di tecnica, ma di
consapevolezza. La sua bravura è proporzionale alla sua
sicurezza. Non potrebbe scegliere di meglio perché io
gli do la massima affidabilità. Vincent : E perché
mai? Thérèse: Perché lui sa che nel caso dovesse
sbagliare e quindi colpirmi non farebbe alcun danno.
Vincent : Cioè? Thérèse: Nessuno mi
piangerebbe, eccetto lui naturalmente. Vincent :
Quindi lui prova qualcosa per lei? Lo so, lo so, non è
amore ma almeno qualcosa di simile… Thérèse: Come
non potrebbe? Mi possiede visceralmente ogni sera.
Vincent : Ma è lei che dice che non è una questione di amore…
Thérèse: No non lo è infatti. Il nostro rapporto va
oltre l’amore, anche se è a senso unico in quanto io so
di essere posseduta, mentre lui non lo sa.
Vincent : Immagino che lui non lo debba sapere…
Thérèse:
Lui con le sue lame mi sfiora, a volte mi ferisce,
piccoli tagli che lo lasciano insoddisfatto...
Vincent : Secondo lei vorrebbe centrarla?
Thérèse: Per lo
spettacolo sono il bersaglio da non colpire… per lui
quello da possedere. Vincent : Eros e Thanatos…
Thérèse: Esatto. Vincent : Inizio a capire.
Thérèse:
Cosa dottore? Vincent : Aspetti, prima le
faccio un’altra domanda... Ha paura di essere sostituita
da un’altra assistente? Thérèse: Perché mai? Il
nostro rapporto è indissolubile. Comunque non sarebbe
possibile, per essere sostituita lui deve sbagliare il
colpo. Vincent : Lo farà?
Thérèse: Se lo farà
mi avrà colpita col suo coltello. Vincent : In un
cento senso l’avrebbe penetrata! Thérèse: Se
succedesse allora l’avrò deluso e mi abbandonerà
indipendentemente dalle mie condizioni, del resto come
tutti gli uomini che se ne sono andati dopo avermi
penetrata. Vincent : Quindi tra voi non c’è alcun
rapporto di sesso, vero? Thérèse: Se intende quello
tradizionale, assolutamente no! Vincent : Ora
capisco. Thérèse: Cosa? Vincent : Perché non a
caso ha scelto di essere la donna del lanciatore di
coltelli. Thérèse: Me lo dica lei dottore.
Vincent : Gli uomini con i quali ha fatto l’amore, quindi hanno
posseduto il suo corpo, tutti indistintamente l’hanno
delusa come lei, a suo giudizio, ha deluso loro.
Thérèse:
E cosa c’entra tutto questo con il gioco? Vincent :
Il mestiere che ha scelto è esattamente l’inverso da ciò
che avviene tra due amanti. Perché il gioco consiste di
essere il bersaglio da non colpire, quindi di non essere
penetrata. Paradossalmente lei lo deluderebbe se lo
fosse. In questo modo si è garantita un rapporto a vita
anche nel caso venisse colpita, pagandolo a caro prezzo.
Thérèse: Dice dottore? Vincent : Dico.
. .. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale. Liberamente ispirato dal
dal film La fille sur
le pont di Patrice Leconte
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