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Adamo Bencivenga
La
donna perfetta
Alle 12 in punto Mister Cambridge spalancò il
grande portone di legno massiccio. La casa era
in un palazzo di edilizia popolare nella
periferia nord della città ed era abitato per lo
più da operai dei cantieri navali. Qui Mister
Cambridge aveva vissuto la sua infanzia.
Ricordava spesso con piacere i tempi di quando
giocava nel parco davanti casa con suo padre e
le grandi partite con i tappi delle bottiglie di
Pepsi Cola sul marciapiede adiacente. Ora i
suoi erano morti da tempo, ma per questioni di
affetto non aveva mai voluto venderla, quella
casa ora era diventata il suo tempio segreto
dove si rifugiava ogni domenica. Salendo le
scale Mister Cambridge scosse la testa per le
tante scritte e graffiti volgari sui muri.
L’interno del palazzo era piuttosto fatiscente e
soprattutto sporco, pieno di cartacce e polvere
incrostata agli angoli del pavimento. Le mensole
delle finestre erano ricoperte da escrementi di
piccione. Malediceva quegli animali e tra le
altre cose era convinto che portassero sventura.
Alle 12:02 aprì la porta senza bussare.
Poggiò le chiavi sulla mensola tarlata
dell’ingresso. Si ripromise, come ogni domenica,
di rinnovare la mobilia ormai cadente. Si guardò
nello specchio ombrato cercando di rigovernare
con il suo solito pettinino d’osso gli sparuti
capelli sparpagliati dal vento. Diede un colpo
di tosse per farsi sentire e con voce squillante
disse amorevolmente: “C’è nessuno?” Sapeva
che Lola, come suo solito, lo avrebbe atteso
nella stanza da letto. Indugiò ancora un attimo,
poi accennò a qualche passo, ansioso e timoroso
come un innamorato alle prime armi. Amava quei
momenti, quei passi d’attesa lungo il corridoio.
Per prendere ancora tempo raddrizzò il quadro
come al solito storto: una riproduzione su legno
del pittore italiano Teodomondo Scrofalo. Ma
ormai non era più in sé, le mani quasi
tremavano, il suo cuore batteva senza regola.
Tra qualche attimo avrebbe visto la sua Lola,
bella come una rosa, verginale come una
gardenia, passionale come una camelia, come al
solito seduta sul letto nella stessa posizione
dove l’aveva lasciata la domenica precedente.
“Ciao Amore cose stai?” Disse Entrando nella
stanza e togliendosi il soprabito nero.
“Scusa per il ritardo, ma la domenica i mezzi
pubblici in questa città lasciano molto a
desiderare. Pensa che ho dovuto aspettare
l’autobus quasi cinquantacinque minuti alla
fermata di KingStone.” Poi, seduto sul bordo
del letto, la baciò affettuosamente ed iniziò a
raccontarle giorno per giorno la sua settimana
trascorsa. “Ho una bella notizia da darti,
sai? Finalmente l’ufficio del personale ha
accolto la mia vecchia domanda di trasferimento.
Ricordi, vero? Se tutto va bene, verrò a
lavorare a cento metri da qui… Così ci potremo
vedere quasi ogni giorno. Sei contenta?
Ovviamente la domenica, quando i BlueDevils
giocano in casa, dovrò lasciarti prima.” Lola
come al solito non parlò, il suo sguardo era
fisso in un punto indecifrabile tra il soffitto
e la finestra che dava sul cortile interno.
Lui continuò a raccontarle la sua settimana,
ma a lei non chiese nulla di cosa avesse fatto.
Mister Cambridge non faceva mai domande
sconvenienti. In fin dei conti non erano
fidanzati ufficialmente e mai finora si erano
promessi fedeltà, per cui lei avrebbe potuto
frequentare benissimo anche altre persone.
“Ti vedo bene sai!” Disse stringendole una mano
e scuotendo la testa in modo da scacciare quei
fremiti di gelosia. Era bella Lola, l’aveva
conosciuta ai magazzini Arrows in un pomeriggio
di un sabato piovoso, quando lui vedendola in
disparte da sola fece del tutto per farsi
notare. Poi con una banale scusa attaccò bottone
e dopo alcune ore tra loro era già nata una
intensa relazione affettuosa. Durante quella
settimana non fece altro che pensare a lei e il
sabato successivo decise di dichiararle il suo
amore e farne la sua compagna di vita. Lei non
rispose, ma Mister Cambridge considerò quel
silenzio come un assenso. Ora, seduto sul
bordo del letto, la stava guardando ringraziando
il destino: “Amore sei bellissima.”
Impaziente, un attimo dopo, iniziò a frugare
dentro delle grandi buste dei magazzini Arrows.
“Spero ti piacciano i miei acquisti…” Disse
tirando fuori lentamente il contenuto e
poggiandolo sul letto iniziò a togliere
meticolosamente le etichette ad ogni capo di
lingerie. Lola per lo stupore non disse nulla,
ma Mister Cambridge intuiva tutta la sua
contentezza. Oramai le bastava osservarla per
carpire ogni suo pensiero. Poi l’aiutò a
vestirsi… Per nessuna ragione al mondo
avrebbe mai fatto a meno di quel rito. “Ti
voglio bene…” Le sussurrò ancora all’orecchio.
Lola era meravigliosamente disponibile.
Lui ringraziò di nuovo il destino per avergli
permesso di incontrarla. La guardò prima
attraverso lo specchio e poi direttamente in
viso cercando inutilmente di catturare il suo
sguardo. Era perfetta, con le sopracciglia
curate e un tocco di rossetto tra il rosso
ciliegia e un ruggine lievemente più chiaro.
Preso dalla passione, la strinse a sé, le baciò
il collo e sulle guance, ovviamente Mister
Cambridge avrebbe voluto immediatamente far
l’amore. Era sufficiente un piccolo contatto con
quel corpo vellutato per eccitarsi e diventare
rosso in viso, ma poi guardando l’espressione
assente di Lola, la strinse a sé baciandola di
nuovo e rimandando a dopo pranzo il resto.
Si rimise seduto e sbattendo le mani sulle
ginocchia disse: “Hai ragione tesoro mio…
prima mangiamo, anch’io del resto ho fame…”
A quel punto andò in cucina e preparò dei
sandwich. “Ti piacciono i tramezzini con
tonno e cetrioli?” Gridò dall’altra stanza.
Sapeva che Lola non gradiva le novità per cui
scegliendo i gusti aveva optato per il classico.
Poi apparecchiò elegantemente la tavola e
pranzarono insieme. Lola sembrò apprezzare le
candele accese al profumo di incenso e cannella,
ma come al solito fu taciturna e non disse una
parola. Mister Cambridge toccò di nuovo
l’argomento scottante della convivenza. Oramai
stavano insieme da quasi tre anni e quella
relazione di amanti clandestini iniziava a
pesare ad entrambi. Sarebbe bastato un piccolo
cenno di assenso o un leggero sorriso da parte
di lei, si promise di fissarla intensamente per
rubarle il minimo segno di approvazione, ma non
venne. Però era troppo innamorato di quella
donna e per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa ed
affrontato qualsiasi cambiamento, a costo di
lasciare sua moglie e la sua comoda villetta a
due piani nonché rinunciare all’ingente eredità
della zia di sua moglie ormai morente.
Ovviamente, come ogni amante che si rispetti,
Lola era molto più bella e soprattutto più
giovane della moglie e in realtà, anche se mai
lo avrebbe confessato a Lola, sentiva a pelle la
paura di essere tradito e per questo motivo
sarebbe stato disposto a fare il grande passo.
“Tu sei la donna perfetta.” Continuava a ripete:
“La donna con la quale ogni uomo vorrebbe
vivere. Sei ancora giovane tesoro mio!” Poi
tacque in attesa che Lola esternasse il suo
parere, ma lei continuava a non parlare e lui
cambiò discorso parlando dell’avvenimento
dell’anno. Non stava nella pelle Mister
Cambridge: “Sai oggi pomeriggio alle 17 c’è il
Derby, sono riuscito ad avere un ottimo posto
nella tribuna centrale.” Mister Cambridge
sapeva che a Lola non interessava minimamente il
calcio, ma lui era troppo eccitato per
l’imminenza dell’evento e non si sorprese del
silenzio della sua amante.
Finito di
mangiare i sandwich al tonno e cetrioli scartò
un enorme vassoio di Welsh Cake caldi. Lui era
molto goloso di dolci e non si capacitava come
potessero non piacere a Lola. “Amore
assaggiane almeno uno, vedrai ti piacerà!” Disse
lui con la bocca piena. Ma Lola guardava oltre
la sua testa in direzione del cortile oltre la
finestra. Mister Cambridge conosceva benissimo
quell’espressione e soprattutto la ragione di
quella tristezza. “Amore, ti prego, devi
avere pazienza. Lo sai, sono deciso a confessare
tutto a mia moglie. Mi serve ancora del tempo,
lei in questo momento sta passando un brutto
periodo a causa delle precarie condizioni di
salute di sua zia. Comunque, ti ho fatto una
promessa e la manterrò.” Per l’ultima strofa,
quasi fosse un giuramento, alzò leggermente il
tono della voce in modo da dare più solennità ed
enfasi alla promessa. Così dicendo si alzò da
tavola sentendosi più sollevato. Fece il giro
del tavolo e l’abbracciò dolcemente, poi mise
sul gas il bollitore per un ottimo caffè caldo.
Certo, pensò cercando lo zucchero nella
credenza, non era facile quel rapporto, Lola era
di pochissime parole e il più delle volte lui
doveva indovinare quali fossero i suoi pensieri
e il motivo del suo cruccio. Pensandoci bene non
l’aveva mai vista ridere e Mr. Cambridge pensò
che la causa fosse lui stesso.
Poi
finirono nella stanza da letto. Lola si dimostrò
una meravigliosa donna sensuale e soprattutto
comprensiva. Non aveva mai considerato la
signora Cambridge come una rivale e non era mai
stata gelosa delle colleghe del suo amante. Mai
una parola fuori posto, mai un cenno di
disappunto! Lei, sicura della sua sensualità,
ostentava immobile la sua bellezza con studiata
femminilità. Era cosciente di essere desiderata
e questo le bastava. Non faceva mai nulla in
più. I suoi occhi rimanevano fissi su quel punto
imprecisato. Mister Cambridge sfiorò
delicatamente la sua bocca carnosa e profonda,
poi sprofondò tra il suo seno enorme. Si lasciò
andare a frasi piccanti: “Sei la femmina più
calda con cui sia mai stato…” Alternandole con
dolcezze smisurate: “Tesoro, nessuna donna mai
potrà minimamente competere con te, sei
magnifica, la donna perfetta che ho sempre
desiderato.” In quei frangenti si sentiva
schiavo e padrone assoluto di quella chioma
fluente, di quelle unghie affilate, le gambe
dritte e quella lingerie di pizzo indossata
magnificamente. Preso da quella donna, in quei
momenti, spesso sbagliava i congiuntivi o
lasciava le frasi a metà dimenticandosi il
concetto. “Ti amo, tesoro mio, ti amo non sai
quanto… Anche io voglio stare con te… Divorzierò
da mia moglie e ci sposeremo presto, vedrai…”
Ogni volta lui, preso dal fermento, si lasciava
andare a promesse e giuramenti, ma Lola
rimaneva per tutto il tempo in silenzio senza
emettere mai il minimo gemito di piacere. Lui
adorava quel modo accondiscendente di fare
l’amore e lei remissiva e sempre disponibile lo
lasciava fare senza mai anteporre i propri
desideri a quelli del suo amante.
Fecero
l’amore nella posizione preferita da Mister
Cambridge e come ogni domenica lui si perse in
quella sensualità infinita consumando in circa
mezz’ora tutto il suo ardore. Poi sfiniti si
addormentarono abbracciati.
Quando Mister
Cambridge si risvegliò erano già passate le due.
Alle cinque iniziava il big match ed era in
leggero ritardo. Si alzò di fretta. Svestì Lola
e rimise con cura i vestiti nella busta dei
magazzini Arrows. Appena fuori, avrebbe
riversato il contenuto della busta nel
cassonetto di fronte. Lola non avrebbe mai
accettato di far l’amore con lui con lo stesso
intimo della settimana precedente.
A quel
punto la salutò: “Ciao amore mio!” Dandole
appuntamento per la domenica successiva. La sua
squadra avrebbe giocato fuori casa e lui avrebbe
potuto restare con lei fino alle sei del
pomeriggio per poi essere alle otto alla
stazione dei pullman per Dover dove lo aspettava
sua moglie. Prima di andare le diede un
ultimo bacio con tutto il calore possibile,
rimettendola nella solita posizione appoggiata
alla spalliera del letto. Lo sguardo di Lola
rimase fisso a guardare l’infinito.. .. |
Photo
Beatrice Morabito
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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