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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Lo Spirito Santo


 


 
ORE 21,12 ESTERNO SERA– LUNGOMARE DI OSTIA – PIZZERIA IL GALEONE
MARIA E GIUSEPPE

MARIA: “Bene.”
Dice concentrandosi sullo smalto delle sue unghie.
GIUSEPPE: “Che significa bene? A me sembra vada tutto male invece!”
Dice ingurgitando tutta d’un fiato una birra rossa artigianale.
MARIA: “Bene… male che importanza può avere ora? Ho detto bene per chiudere il discorso oppure perché non avevo nulla da aggiungere… Cosa dobbiamo dirci ancora?”
GIUSEPPE: “Sette anni finiti così? Con una mezza pizza e un mezzo boccale di birra sul tavolo? Che tristezza!”
MARIA: “Non ho più voglia di mangiare…”
GIUSEPPE: “Dai parliamo ancora…”
MARIA: “Oh no basta Giuseppe! Ogni mezza parola che dico diventa un caso, è snervante questa situazione…”
GIUSEPPE: “Anche per me è snervante…”
MARIA: “A forza di parlare non ricordo neanche più il motivo per il quale ci siamo incontrati stasera.”
GIUSEPPE: “Sempre il solito.”
MARIA: “Giuseppe, ma ormai ci siamo lasciati da un anno!”
GIUSEPPE: “Io non ti ho lasciata, sei stata tu a farlo.”
MARIA: “Ok ok sono stata io, ma ora che senso ha tutto questo?”
GIUSEPPE: “Io non ti avrei mai lasciato…”
MARIA: “Beh devi rassegnarti, dopo quello che è successo tra noi credo di aver preso la decisione giusta. Il problema è che ora non riesci a conviverci.”
GIUSEPPE: “Sì, ma è stata tua la decisione, quando si è in una relazione le decisioni si prendono insieme!”
MARIA: “Da che pulpito…”
GIUSEPPE: “Prima andava tutto bene…”
MARIA: “Prima era prima. Poi sei cambiato.”
GIUSEPPE: “E se fossi cambiata tu?”
MARIA: “Oh sì è possibile, ma tu sai anche la vera ragione.”
GIUSEPPE: “So che, come una normale coppia, avremmo dovuto condividere le gioie, ma anche le disgrazie, invece tu ti sei tirata indietro…”
MARIA: “Non mi sono tirata indietro, sei stato tu a fare in modo che io mi allontanassi…”
GIUSEPPE: “Io volevo un figlio.”
MARIA: “Ecco bravo arriviamo al dunque.”
GIUSEPPE: “Te l’ho detto…”
MARIA: “Ma quel figlio non veniva… io avrei fatto anche senza…”
GIUSEPPE: “Lo dici ora che sei incinta…”
MARIA: “Sono incinta perché tu hai voluto che lo fossi.”
GIUSEPPE: “Allora sono contento di aver contribuito!”
MARIA: “Comunque, dopo tanti tentativi inutili durati sette anni, visto che non potevi fare a meno di un figlio, ti avevo proposto di adottarlo…”
GIUSEPPE: “Non sono razzista lo sai, ma non volevo un figlio russo, asiatico o nero… È una colpa?”
MARIA: “Forse sì, ma non è quella la vera colpa.”
GIUSEPPE: “Quando nasce?”
MARIA: “Tra un mese… più o meno.”
GIUSEPPE: “Hai deciso il nome?”
MARIA: “Visto i nostri nomi, potrei chiamarlo Nazareno...”
GIUSEPPE: “Non scherzare…”
MARIA: “Non scherzo, mi piace come nome!”
GIUSEPPE: “Allora sono io il padre!”
MARIA: “Perché Giuseppe lo era?”
GIUSEPPE: “Fino a prova contraria…”
MARIA: “Cioè?”
GIUSEPPE: “Se chi lo ha concepito fosse solo un donatore, come del resto avevamo stabilito, io sarei certamente il padre…”
MARIA: “Questo era il tuo disegno, ma noi non avevamo stabilito nulla, anzi sai cosa ti dico? Che questo figlio è frutto della tua mente malata più che di un atto d’amore.”
GIUSEPPE: “Lo volevo a tutti i costi…”
MARIA: “Tanto da insistere di andare a letto con il tuo migliore amico!”
GIUSEPPE: “Io non ti ho costretta, è stata una tua scelta.”
MARIA: “Davvero? Hai fatto in modo che io ed Andrea ci frequentassimo… Dicendo a lui che in tua assenza non ti sarebbe dispiaciuto se mi avesse tenuto compagnia.”
GIUSEPPE: “Sai che il mio lavoro mi portava spesso fuori città e non volevo che restassi sola!”
MARIA: “Stessa scusa! Non sei cambiato per nulla, ma perché ancora insisti? Davvero non riesco a capire perché stasera abbia accettato il tuo invito!”
Maria scuote la testa.

GIUSEPPE: “Stai incolpando me di essere andata a letto col mio migliore amico. Non ti accorgi della contraddizione?”
MARIA: “Infatti in quel momento non sospettavo nulla. Credevo fosse una mia libera scelta.”
GIUSEPPE: “Sentiamo…. Invece?”
MARIA: “Invece tu volevi che lo facessi. Mi facevi il lavaggio di cervello con discorsi del tipo: - Un uomo non è un uomo se non è un padre… -”
GIUSEPPE: “Non è questo il punto…”
MARIA: “E quale sarebbe il punto?”
GIUSEPPE: “Credevo come credo che una famiglia per essere tale debba essere formata almeno da tre persone.”
MARIA: “Lo sai bene che ora questi sono discorsi vuoti, quello che conta è che tu hai architettato il tuo piano segreto con l’unico scopo di diventare padre senza tra l’altro coinvolgermi.”
GIUSEPPE: “Non è andata proprio così.”
MARIA: “Oh sì, è andata proprio così mio caro, addirittura hai detto ad Andrea di riferirti per filo e per segno come fosse andata la serata!”
GIUSEPPE: “Non c’era nulla di male, in fin dei conti io ero tuo marito e da un amico mi aspetto che venga da me a chiedermi scusa.”
MARIA: “Non è così! Tu aspettavi solo la conferma! Ovvero che venisse da te a dirti…. - Sai ho passato la notte nel tuo letto ed ho fatto l’amore con tua moglie… -”
GIUSEPPE: “Non metterla su questo piano.”
MARIA: “Ed Andrea la mattina ti ha chiamato dicendo proprio queste parole! Eri contento no?
GIUSEPPE: “Non lo ero!”
MARIA: “Ma ti rendi conto? Ma che schifo! Contento perché la propria moglie era andata a letto con un altro!
GIUSEPPE: “Non è veroooo!”
Giuseppe alza la voce.

MARIA: “Ma perché non ammetti che avevi progettato tutto, visto che dopo la telefonata con Andrea, ti sei precipitato immediatamente a Roma e la mattina stessa hai voluto far l’amore con me!”
GIUSEPPE: “Mi sembrava del tutto normale farlo… Eravamo o no marito e moglie?”
MARIA: “Mi hai costretta a non andare in ufficio quella mattina ricordi? Facendo la commedia dell’innamorato pazzo.”
GIUSEPPE: “Lo ero.”
MARIA: “Ma smettila! E poi dopo sette anni! Tu volevi semplicemente indurmi a pensare che, in caso di gravidanza, fossi tu il padre! Mi credevi davvero così ingenua?”
GIUSEPPE: “Non ci sarebbe stato nulla di male.”
Maria si ferma un attimo a pensare… Poi riprende quasi sussurrando.

MARIA: “Devo deluderti mio caro… La vuoi sapere tutta? Quella sera è andata in modo diverso!”
GIUSEPPE: “Cioè???”
MARIA: “Quella sera io ed Andrea non ci siamo minimamente sfiorati vanificando la tua messa in scena. Abbiamo parlato questo sì e inevitabilmente abbiamo scoperto il tuo gioco!”
Giuseppe ride…

GIUSEPPE: “Non serve mentire dopo tanti anni, vuoi per caso rifarti una verginità?”
MARIA: “A che pro? Anzi ti sto dicendo proprio il contrario…”
GIUSEPPE: “Beh se non fosse accaduto lui non mi avrebbe telefonato…”
MARIA: “Qui ti sbagli tesoro bello! La notte ci è servita per concordare in anticipo cosa dirti!”
GIUSEPPE: “Non ti credo! E per quale motivo lo avrebbe fatto?”
MARIA: “Semplice, ossessionato dal tuo desiderio di essere padre, non ti sei accorto che ero già incinta! Ovviamente Andrea lo sapeva. Fai due calcoli e vedrai…”
Lui ora è in silenzio…

MARIA: “Scusa non volevo dirtelo…”
GIUSEPPE: “Quindi tra di voi c’era già un’intesa?”
MARIA: “Era quello che volevi no? Sei tu ad avermi guidato nelle sue braccia.”
GIUSEPPE: “No, io volevo solo che lui si prestasse a fare il donatore…”
MARIA: “D’amore?”
GIUSEPPE: “No di seme…”
MARIA: “Finalmente hai confessato! Viva la verità!”
GIUSEPPE: “Ora non servirebbe nulla tacere. Ma ricordati che l’ho fatto per amore tuo!”
MARIA: “Tu lo hai fatto perché sei un egoista e hai pensato solo a te stesso! Volevi che lui fosse il donatore ed io la portatrice di un figlio che avresti rivendicato come tuo!”
Giuseppe ora non ascolta.

GIUSEPPE: “Quindi stavate già insieme.”
MARIA: “Tra noi c’era solo amicizia... Poi è scattata la scintilla.”
GIUSEPPE: “Scusa stavate insieme ed io non sapevo nulla, ed ora proprio tu mi vieni a fare la morale?”
MARIA: “Ripeto stavamo insieme perché tu hai favorito quegli incontri, solo in un secondo tempo è nata una simpatia reciproca.”
GIUSEPPE: “Non mi sono accorto di nulla.”
MARIA: “Pensa che da qualche tempo stavamo riflettendo su come dirtelo, ma tu ci sei venuto in aiuto.”
GIUSEPPE: “Come?”
MARIA: “Pretendendo che quella notte lui rimanesse a casa nostra e che la mattina ti mettesse al corrente degli sviluppi.”
GIUSEPPE: “E allora perché si è prestato a quella sceneggiata?”
MARIA: “L’ha fatto per amore!”
GIUSEPPE: “Amore?”
MARIA: “Ovvio sì, lui mi ama senza mezzi termini. A prescindere se avessi potuto o meno dargli un figlio”
GIUSEPPE: “Anche io ti amo.”
MARIA: “Tu ami la donna nella misura in cui ti faccia diventare padre. Ti rendi conto che mi hai sacrificato all’altare della maternità a tutti i costi?”
GIUSEPPE: “Parli come se non mi conoscessi.”
MARIA: “Non credevo che arrivassi a tanto, ma a questo punto una cosa te la voglio dire! Sappi Giuseppe che quella fatidica sera oltre a non aver fatto l’amore con Andrea e ad essere già incinta non ti avevo ancora tradito!”
Lui concitato risponde, le voci si accavallano.

GIUSEPPE: “Scusa ma se aspettavi già un bambino perché non me lo hai detto… avrei evitato tutta quella messa in scena!”
MARIA: “Appunto per questo non te l’ho detto, avevo già fatto tutto a tua insaputa, avrei voluto darti la buona novella, ma quando mi sono accorta quale fondo potesse toccare un uomo pur di avere un figlio, ovviamente ci ho ripensato.”
GIUSEPPE: “E allora?”
MARIA: “Allora mi sono confidata con lui e da lì è iniziato il nostro amore.”
GIUSEPPE: “Quindi se è iniziato quella sera e tu eri già incinta, deduco che non sia lui il padre!”
MARIA: “Ottima deduzione… Benvenuto Einstein!”
GIUSEPPE: “Allora chi è?”
MARIA: “Dovresti immaginarlo…”
GIUSEPPE: “Secondo te io dovrei accettare che tu abbia fatto l’amore con un “chissà chi” qualsiasi che ovviamente non conosco solo per il fatto di aver caldeggiato il mio amico come donatore?”
MARIA: “Ti sembra poco?”
GIUSEPPE: “Mi sembra assurdo!”
MARIA: “Se accetti quel tipo di donatore non è uno o l’altro che fa la differenza!”
GIUSEPPE: “La differenza sta nel fatto che tu non me lo abbia detto.”
MARIA: “Non c’era bisogno, perché non esisteva alcun donatore.”
GIUSEPPE: “E allora chi è?”
MARIA: “Tu credi nella Provvidenza?”
GIUSEPPE: “Dipende…”
MARIA: “Il tuo grande problema è che non ascolti, lo sai vero?”
GIUSEPPE: “Ho sentito, ho sentito, quando mi hai detto che al tempo non mi avevi mai tradito. Il problema è che non lo credo, come potrei?”
MARIA: “Einstein fai un piccolo sforzo?”
GIUSEPPE: “Devi dirmelo tu chi è il padre! Avevo fatto delle analisi, la mia possibilità di procreare era vicina allo zero assoluto!”
MARIA: “Ma non era zero!”
GIUSEPPE: “Quindi mi vuoi dire che dopo sette anni di inutili tentativi eravamo arrivati al dunque?”
MARIA: “Non ci sono altre ipotesi.”
GIUSEPPE: “Non ti credo!”
MARIA: “Ok allora non credermi! Se non sei stato tu a questo punto credo davvero sia stato lo Spirito Santo.”
GIUSEPPE: “Non prendermi in giro!”
MARIA: “Perché dovrei! Forse non ti rendi conto che quella sera quando hai preteso che passassi la serata con Andrea ti sei giocato moglie e figlio?”
GIUSEPPE: “Perché me lo stai dicendo solo ora?”
MARIA: “Perché tra poco nascerà.”
GIUSEPPE: “E quindi?”
MARIA: “Un bimbo sin dalla nascita deve sapere chi sia suo padre.”
GIUSEPPE: “E che ne sarà di noi?”
MARIA: “La nostra storia è morta e sepolta. Sto benissimo con Andrea e lui sa che il bimbo che nascerà non è suo, ma tuo.”
GIUSEPPE: “Non ho speranze?”
MARIA: “Mi accompagni a casa?”
GIUSEPPE: “Scusa tu porti in grembo mio figlio e te ne vai così?”
MARIA: “Tu hai voluto un donatore e lo hai avuto!”
GIUSEPPE: “Ma a questo punto il problema è che quel donatore sono io.”
MARIA: “E quindi? Dovresti essere contento, ricordo che la tua priorità è sempre stata quella di essere prima padre e poi marito, altrimenti non avresti fatto quelle scelte.”
GIUSEPPE: “Non è vero io tenevo a te! E ora mi sembra tutto così assurdo!”
MARIA: “Scherzi del destino e soprattutto della tua impazienza e della tua ossessione di sentirti meno uomo perché non eri padre. Ora però le parti si sono rovesciate, ma nessuno mai ti toglierà quella paternità che hai sempre desiderato.”
GIUSEPPE: “Se tu me lo avessi detto prima…”
MARIA: “Non è una questione di prima o dopo, ma del tuo insano disegno di essere padre a tutti i costi e quando mi sono accorta di essere incinta il tuo tempo era scaduto!”
GIUSEPPE: “E ora?”
MARIA: “Ora è tardi e sono molto stanca, per favore mi accompagni a casa?”

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Photo AnnaRawka





Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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Photo Oytun Gural








 
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