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Adamo Bencivenga
Tragedia di un amore
Immagina una donna, di nome
Beatrice, immaginala bella, i suoi capelli un’onda
soffice sulle spalle, i suoi occhi due malli
settembrini, il suo portamento è regale, le sue movenze
un lago di cigni. Ecco immagina il suo carattere, tenero
e solare, immaginala nel suo splendore di donna non
ancora quarantenne, fa la pittrice e di tanto in tanto
la scenografa di teatro. Ecco immagina che abbia sposato
da qualche mese un pilota di linee internazionali e che
i due provvisoriamente vivano in un piccolo appartamento
di proprietà dell’uomo al centro di Roma. Ovviamente
stanno cercando una casa più adatta ai loro caratteri,
al loro modo di vivere ordinato, lontano dal caos della
grande città e dopo tanto cercare decidono di prendere
un villino in un posto tranquillo immerso nel verde alle
porte della città.
Ecco ora immagina il destino
beffardo, immagina che in quel posto isolato, ironia
della sorte, dall’altra parte della strada, proprio
davanti alla loro casa, abiti David con sua moglie e con
i suoi due figli. Chi è David? Un uomo riservato ed
ombroso che ha più o meno la stessa età di Beatrice, ma,
fatto importante, è che tra loro circa dieci anni prima,
quando ancora non erano sposati, c’era stata una storia
a dir poco devastante, un amore intenso, travolgente e
passionale.
Ecco immagina la sorpresa di lei
quando lo incontra la prima volta, letteralmente le
tremano le gambe, ha un piccolo mancamento e soprattutto
non sa come comportarsi. Istintivamente non lo saluta e
cambia strada entrando in un bar lì vicino, unico
negozio della zona. Trafelata ordina un bicchiere di
latte caldo, anche se il quel momento vorrebbe qualcosa
di più forte, poi si volta verso la vetrina e vede David
passare. Lui non entra nel bar e lei inevitabilmente si
chiede se l’abbia vista o meno.
Purtroppo però
vivono in un posto isolato, una manciata di case, un
piccolo supermercato, un circolo di golf, una casa di
fronte all’altra, ed è impossibile non incontrarsi
nuovamente. Infatti avviene quasi ogni giorno e senza
mai parlarsi decidono tacitamente e di comune accordo la
stessa cosa ovvero, forse per rispetto dei loro coniugi,
di ignorarsi fingendo di non conoscersi.
Del
resto la vita di David scorre come un lungo fiume
tranquillo, ha una bella famiglia, una bellissima moglie
molto più giovane di lui, due figli dolcissimi e una
bella casa. Passa le sue giornate dopo il lavoro a
curare il suo giardino e ad impegnarsi in piccoli lavori
per casa. Lei invece conosce suo marito da pochi mesi,
dopo i primi approcci, vista la loro età, hanno deciso
di sposarsi e mettere in fretta su famiglia. Ecco
immagina che passi qualche settimana senza che nulla
succeda, ma poi suo marito una sera rientrando a casa le
racconta di aver conosciuto il vicino, di averci parlato
del più e del meno, che è un tipo ombroso, ma cordiale e
per buon vicinato le propone di invitare lui e sua
moglie una sera a cena.
Ecco immagina quanto lei
possa essere riluttante, ma forse per rattristarlo
oppure perché non vuole creare inutili tensioni, non
dice niente a suo marito del suo passato. Però si sente
in colpa, come se il suo arrivo in quel posto avesse in
qualche modo rotto un certo equilibrio, ma ovviamente
non ha ragioni plausibili per non accettare la proposta
di suo marito. Durante quei giorni ripensa al rapporto
con David, a quell’amore a prima vista, passionale e
travolgente, alla sera quando si erano conosciuti e dopo
una pizza e un gelato erano finiti immediatamente a
letto. Lei al tempo era una giovane scenografa e lui il
tecnico delle luci del Teatro Parioli. Ricorda benissimo
quel magnetismo, il desiderio sfrenato di sentire quel
contatto inebriante, i lunghi pomeriggi a casa di lui,
ma ricorda anche i momenti tragici, quando per
l’ostinato rifiuto di lui si era fatta convincere ad
interrompere la gravidanza. Quel giorno è ancora vivo
nella sua mente quando fu lei stessa a dirgli addio ed a
troncare definitivamente quella intensa e bollente
relazione.
Ecco immagina ora l’imbarazzo di lei
e quanto il destino possa essere bizzarro, in fin dei
conti sono passati più di dieci anni e lei, costretta
dal caso, adesso ha solo intenzione di ristabilire un
rapporto di amicizia, di sola e pura amicizia. Si fa
forza e non potrebbe altrimenti per cui in un'apparente
lucidità si convince che quel rapporto travolgente è
morto e sepolto e si arma di buoni e onesti sentimenti
al fine di scongiurare risvolti non prevedibili e che
quella coincidenza non sia devastante per le loro vite e
quella dei loro rispettivi coniugi.
Ecco ora
entriamo nella casa di Beatrice, apparentemente è tutto
tranquillo, David come al solito parla poco, ma forse
per il bene che vuole a sua moglie, ai suoi figli, si
mostra indifferente e si comporta come se quella vicina
fosse davvero una estranea, ma in realtà lui è più
turbato di Beatrice, forse più fragile, è sfuggente
quasi ostile, cerca di sottrarsi, come quando evita
giorni dopo, fingendo un impegno di lavoro improvviso,
di partecipare alla cena organizzata da sua moglie per
ricambiare la cortesia.
Ovviamente la deliziosa
Beatrice ci resta male per quell’assenza, sa di essere
lei la causa e durante la cena cerca di scusare David
quando sua moglie impacciata più volte si scusa per quel
contrattempo ingiustificabile. La cena comunque prosegue
nel migliore dei modi e nonostante si protragga oltre
mezzanotte di David nemmeno l’ombra.
Poi
sappiamo che il diavolo fa le pentole, ma si dimentica
sempre i coperchi per cui casualmente in un ordinario
giovedì pomeriggio David e Bea si incontrano nel piccolo
supermercato della zona. Ecco immagina l’imbarazzo di
lei e la ritrosia di lui. Lui, appena la vede, fa per
andare immediatamente alla cassa, ma ora le cose sono
cambiate ufficialmente si conoscono e non possono
ignorarsi. Inevitabilmente si salutano, non potrebbe
essere altrimenti e parlano, niente di interessante,
parlano di qualche prodotto biologico, di lei
vegetariana convinta, di lui che ha appena acquistato
due chili di bistecche con l’osso nel reparto di
macelleria.
Comunque si nota che sono entrambi
preoccupati di non intralciare il presente dell’altro,
evitano scientemente di parlare di loro, lei accenna
alla cena, fa i complimenti a sua moglie, la definisce
carina, giovane e spigliata. Lui invece, forse per
giustificarsi, fa cenno ai suoi tanti impegni di lavoro.
Ecco vedi? Hanno parlato del più e del meno, ma hanno di
certo rotto il giacchio. Quindi escono dal supermercato,
lui l’aiuta a portare i sacchetti pesanti della spesa,
lei è compiaciuta per quella cortesia, poi quando sono
in piedi accanto all’auto di lei, quando stanno per
salutarsi, hanno entrambi un attimo di esitazione, lei
fa per salire in auto, si volta, poi si gira di nuovo,
lo guarda, alla fine casualmente le loro mani si toccano
e inevitabilmente si baciano. È un istante, forse né un
attimo prima e né un attimo dopo l’avrebbero fatto, ma è
un gesto istintivo e nessuno dei due sarebbe in grado di
dire chi dei due abbia preso l’iniziativa.
Dicevamo, è un gesto spontaneo e ineluttabile come se
dieci anni equivalessero a qualche manciata di secondi,
come se non fosse stato possibile arginare quella forza
dirompente chiamata passione, quel campo magnetico
ricomparso magicamente non appena si sono avvicinati.
Ecco immagina quell’attrazione fatale, immagina le loro
labbra che si offrono, quelle di lui che chiedono e
quelle di lei che si schiudono morbide e fragili come
una rosa al sole. Eh già, il passato non è morto, il
passato era solo sopito dentro l’indifferenza degli
anni, la testardaggine di una nuova vita. Il passato è
lì in quella frazione di secondo che ha invaso di nuovo
il loro presente e da padrone li rende schiavi e
incapaci di reagire al punto che lei ha un forte
sbandamento, perde l’equilibrio e cade a terra. Lui
amorevolmente l’aiuta a rialzarsi, è fuori di sé per
quel malore di cui si sente responsabile. Lui le dice:
“Amore.” Lei si scusa chiamandolo “Tesoro.”
La
vedi? È ancora stordita, sembra una ragazzina in preda
al panico, come se quello fosse stato il primo bacio
della sua vita. Ovviamente al cuore non si comanda e
inevitabilmente si ritrovano di fronte a un sentimento
che riesplode, una storia d'amore folle che
improvvisamente riemerge, dando origine
all’impossibilità di quell’amore e soprattutto alla
coscienza di cosa potrà scaturire ovvero una catena di
eventi che coinvolgono anche le loro famiglie.
Ecco immagina che quello sia solo l’inizio, che quel
bacio non sia figlio unico di madre vedova e che abbia
necessariamente bisogno di altro. E succede, certo che
succede! Non passano che due giorni quando
clandestinamente decidono di incontrarsi. Lui le manda
un messaggio, le scrive il nome e l’indirizzo di un
motel sulla statale che porta al mare. È un posto adatto
a loro, un posto per amanti, per coppie segrete. Una
vista suggestiva di mare grigio, di onde impetuose, come
le loro anime. La vedi? È un giorno feriale, suo marito
è in volo per qualche capitale europea, lei riceve quel
messaggio quando è ancora in casa, si sta preparando con
cura, anzi maniacalmente prova almeno cinque vestiti di
colore diverso. Guardala ora si sta truccando allo
specchio e fa di tutto per coprire i segni di quei dieci
anni passati inutilmente, ma conosce i gusti di lui e sa
come non deluderlo.
E infatti non lo delude, è
di nuovo la sua musa e lui il pittore che la modella e
contempla la sua bellezza. E lei attraverso
quell’attenzione e quello sguardo si sente di nuovo
viva, di nuovo la regina di quel desiderio travolgente e
impetuoso. È di nuovo amore, amore libero, amore
clandestino che si rafforza e trova linfa nel segreto di
quella stanza e si trasforma nuovamente in passione pura
divenendo irrimediabilmente una trappola per le loro
esistenze.
Ecco immagina lei, si sente di nuovo
amata, libera di sfogare il proprio istinto di femmina,
sente di nuovo il suo cuore battere, non è solo amore, è
qualcosa di più, di inafferrabile, qualcosa di maturo e
allo stesso tempo adolescenziale perché quell’ardore non
ha mai fine e infatti si incontrano compatibilmente alle
loro scuse e agli impegni dei rispettivi coniugi due
volte a settimana sempre nello stesso motel. La stanza
n. 18 è vuota, scarna, di un celestino piatto ed
anonimo, ma è diventata in poco tempo il loro rifugio e
loro la riempiono ogni volta con i loro sensi vitali,
con la loro tragedia di persone sposate che
inevitabilmente tradiscono, ma tradirebbero se stessi se
non seguissero quel richiamo.
Ecco, guardali,
sono di nuovo insieme e si comportano come due classici
amanti, parlano clandestinamente al telefono con frasi
brevi, dandosi appuntamenti improbabili, sfruttando ogni
occasione per vedersi e giurandosi amore eterno,
riscoprendo di essere indispensabili l’uno per l’altra
come se quei dieci anni non fossero passati. Si mandano
brevi messaggi: “Tesoro, come ho fatto a vivere tutto
questo tempo senza di te!” “Gioia, sei la mia vita!” “Ti
amo Bea…” “Ti amo David…” Sono frasi d’amore, ma allo
stesso tempo parole rassicuranti, come se cercassero
sicurezze, come se cercassero di aggrapparsi ad un
albero maestro nel loro mare interiore in aperta
tempesta, come se, avendo timore di perdere
l’orientamento, fuori da quel rapporto ora ci fosse
soltanto il deserto arido e il polo gelido.
Ecco
vedi? Per entrambi il matrimonio ha rappresentato solo
una via di fuga dalla loro storia, una specie di ancora
di salvataggio per non andare alla deriva, per non
affondare nel mare dei ricordi, navigando a vista e
cercando ostinatamente la prima isola sulla rotta della
loro solitudine. Per entrambi non è stata una scelta, ma
ha rappresentato solo una terapia che ha funzionato solo
per il tempo che sono stati distanti. Adesso è diverso,
i loro corpi vicini si fondono e rischiano di bruciarsi.
Ormai non c’è più santo giorno voluto dal Cielo che non
si incontrino. La loro storia, giorno dopo giorno, ora
dopo ora, diventa una unione patologica, malata, propria
di due essenze che si incastrano alla perfezione in una
simbiosi vitale senza la quale sarebbero solo due anime
perse ed incompiute.
Ecco ora immagina David
mentre le parla al telefono nel silenzio del suo studio
mentre la moglie prepara la cena o sta mettendo a letto
i bambini. La sua voce è affannata, le sue mani tremano,
le sta dicendo che non può più fare a meno di lei,
eccolo, sentilo, le sta dicendo di partire insieme, di
fuggire senza una lettera di addio, senza lasciare
traccia. Lei nei pochi momenti di lucidità gli dice che
è pazzo, a volte ride, a volte però i ruoli si scambiano
ed è lei ora che lo prega di fare qualcosa e mettere
fine a questo tormento. Lo rimprovera di essere un
codardo, di aver paura di affrontare sua moglie, di
essere legato indissolubilmente ai suoi figli. Ovvio
sono cose insensate, sono parole d’amanti, sono dramma e
piacere. Forse, in fin dei conti, entrambi temono la
loro stessa relazione. Necessariamente si attraggono e
si respingono. Raffigurano sostanzialmente la loro
contraddizione interiore tipica di una storia tra amanti
clandestini. In fin dei conti tutta la loro storia gioca
costantemente sulla tensione, ovvero tra l’ordine di una
vita tranquilla e il disordine della loro forza
distruttiva chiamata passione.
Per il momento
riescono entrambi a mantenere la situazione sotto
controllo, i rispettivi coniugi ancora non sospettano,
poi però, in un giorno che non t’aspetti, il marito di
Bea ha la maledetta idea di ricambiare la gentilezza
della moglie di David e ovviamente li invita di nuovo a
cena. I due amanti non posso sottrarsi, anzi sono felici
di recitare il ruolo trasgressivo e perverso di perfetti
sconosciuti. L’atmosfera è gioviale, il padrone di casa
stappa perfino una bottiglia di Pommery d’annata e David
racconta addirittura una storiella un po’ spinta sentita
lo stesso giorno in ufficio. Ecco, li vedi? Ridono tutti
e quattro, ma quando la cena volge verso il suo epilogo
ed i bambini sono già a letto da tempo, il marito di
Bea, all’insaputa della moglie, svela l’imbarazzante
segreto che cambierà di netto l’atmosfera della serata,
ovvero che sua moglie, la bella e dolce Beatrice, è in
dolce attesa da oltre due mesi.
Ovviamente Bea
non è al corrente di quello sciagurato annuncio.
Ovviamente David è all’oscuro di ogni cosa. Ecco lo
vedi? Resiste solo per qualche secondo, si prende la
testa tra le mani, poi si alza e preso da una
incontrollata euforia propone un brindisi di augurio,
poi fa il giro del tavolo, si complimenta con Bea e le
dà un bacio rumoroso sulla guancia, ma è un attimo, poi
evidentemente realizza quanto quell’annuncio possa
cambiare la sua vita e la loro storia. Poi fa due conti
e realizza da quanto tempo lei sia incinta, per cui non
può essere lui l’artefice, lui il padre, allora si
commuove, dice parole insensate, fa per uscire dalla
stanza e mentre esce scaraventa per terra con inaudita
violenza una sedia capitata accidentalmente tra le sue
gambe. Il tutto avviene in pochi secondi tra
l’incredulità dei presenti, ovviamente lui non chiede
scusa, apre la porta, esce in strada, prende una boccata
d’aria e si accende una sigaretta. Sua moglie ignara si
chiede il motivo di quella strana reazione, anche il
marito di Bea sembra smarrito, ma lui guarda negli occhi
la moglie perché immagina che lei sia in grado di dargli
la giusta spiegazione. Forse ha capito, forse no, o
forse non vuole crederci. Quando David, dopo alcuni
minuti, rientra in casa, i tre sono già in piedi, lui
solo ora si scusa, fingendo un malore e dando la colpa
allo champagne, a cui ovviamente gli altri non credono.
Si salutano, ma è ovvio che nelle rispettive
case ora sia il momento delle spiegazioni e le luci
rimangano accese fino a notte inoltrata. Con le spalle
al muro entrambi rivelano una mezza verità, ammettono
ambedue che si conoscono da tempo, che tra loro c’è
stata un’intensa relazione circa dieci anni prima, ma
tutti e due negano che ci siano stati contatti recenti.
Entrambi accennano ai giorni tristi dell’aborto come
unica causa della strana reazione di David. Incalzati
non possono fare a meno di giurare che hanno taciuto il
loro passato insieme esclusivamente per il bene e la
serenità delle loro rispettive famiglie.
Ovviamente questa spiegazione risulta molto fragile,
ovvero che quell’annuncio abbia fatto rivivere a David
quell’insensata decisione di non aver voluto un figlio e
d’aver costretto Bea, pentendosi, ad abortire. Sarà, ma
noi sappiamo, come del resto i due amanti sanno, che è
soltanto una mezza verità. Sta di fatto che mentre la
moglie di David, per natura remissiva e forse per il
bene dei figli sembra accettare la spiegazione, il
marito di Bea, viste anche le continue e strane assenze
della moglie, inizia a sospettare che forse quella
storia non sia del tutto finita.
David invece si
sente un martire, vittima di una donna che ha
cinicamente recitato una parte nella quale lui ne è
stato completamente ignaro. Allora la segue, vuole
assolutamente una spiegazione, un contatto, riesce a
strapparle un appuntamento nel solito motel. Appena lei
entra nella stanza n. 18 lui l’aggredisce, si lascia
andare ad una incredibile scenata di gelosia, le chiede
il motivo perché lei abbia taciuto la sua gravidanza, la
rimprovera violentemente, le urla parole insensate, le
ordina di abortire, poi fuori dal lume di ogni ragione
la picchia. Quando poi tenta di soffocarla lei è
costretta a promettergli che abortirà, di nuovo come
dieci anni prima interromperà per lui la sua gravidanza,
e poi insieme scapperanno con destinazione una nuova
vita insieme.
Ecco immagina lei ora, sta
ritornando a casa, il suo crollo ormai è totale, sente
ancora quei colpi, la pelle brucia ancora, sente la sua
anima devastata, ma ha intenzione di tenere il figlio,
non vuole fare lo stesso sbaglio di anni prima, stavolta
sarebbe davvero un crimine. Eccola la vedi? Sbaglia
strada più volte, piange, si dispera, urta una macchina
in sosta, è in preda ad un forte esaurimento. In aperta
campagna si ferma, chiama suo marito, gli dice di
essersi persa, lui si precipita. Sta piovendo, piove
sempre in questi casi, piove perché ora lei parla, e
basta un nonnulla per crollare e confessare ogni cosa.
Tra i singhiozzi gli dice senza remore che è attratta da
lui, da David, gli parla di una forza incontrollabile
che la rende schiava. Ma è possibile che l’amore possa
fare questo? Forse il marito se lo domanda, comunque la
stringe a sé, le dice che la ama, ma soprattutto le
chiede: “Ci sei stata a letto? Quante volte!” Ecco vedi,
povero uomo, lui non sa che la vera fregatura non è una
scopata, ma sono i sentimenti che ci tormentano fino a
torturarci l’anima!
Ecco ora immagina che il
marito invece di prendere la strada di casa l’accompagni
da un medico di sua fiducia e dopo un attento esame il
luminare la definisca una donna a cui piace soffrire
piuttosto che vivere o morire. Oh forse non è così,
forse i fatti lo sconfesseranno, comunque alla fine dice
una cosa giusta per quanto ovvia ovvero che la donna in
questo momento ha solo bisogno di cure e tranquillità.
Quindi insieme al marito decidono di ricoverarla in una
clinica privata. Per giorni Bea viene accudita, curata e
sedata, poi al risveglio sembra che la cura abbia fatto
effetto, infatti chiede al marito di portarle una
camicia da notte bianca, non importa come, non importa
il tipo, l’importante che sia bianca proprio come una
tavola, un foglio, una pagina sulla quale potrà scrivere
e disegnare a suo piacimento ogni cosa. Vedi? Vorrebbe
ricominciare, farsi perdonare, e soprattutto uscire,
guarire da quel cancro che si chiama amore.
Ecco
immaginala ora di nuovo a casa, protetta dalle cure e
dall’affetto del marito, forse lui l’ha davvero
perdonata, forse lo stato interessante di lei non gli
concede al momento altre decisioni. Ecco, ora guarda
quella casa, guarda le finestre, sono sbarrate, non si
aprono da tempo, lei vive al buio, vive senza attesa,
come se il mondo fuori non esistesse più, e non vuole
assolutamente che un piccolo spiraglio di luce possa di
nuovo rinvigorire quell’amore impossibile. Crede di
essere sulla via della guarigione, naturalmente si
illude, cucina senza mangiare, dipinge per poi
imbrattare la tela e ricominciare. Poi una sera, da sola
in casa, mentre sta preparando in cucina qualcosa che
non mangerà, il rumore dell’auto di David la fa
precipitare di nuovo in uno stato di ansia.
Ecco
vedi? È bastato poco per vanificare giorni e sedute
interminabili di terapia, per seguire di nuovo il suo
istinto senza che la ragione intervenga in suo aiuto.
Allora apre la porta di casa, in modo che sbattendo
David si accorga che è di nuovo a casa. Poi sale al
piano superiore della sua casa, si siede sul bordo del
letto, si toglie la camicia bianca e indossa da perfetta
amante un tubino nero, le scarpe col tacco alto. Ecco
guardala ora mentre le sue calze nere di seta scivolano
sensualmente lungo la pelle levigata delle sue belle
gambe affusolate, guardala come ora allo specchio si
trucca e mette quel rossetto ciliegia, lo stesso con il
quale per giorni e giorni di incoscienza ha accolto la
passione del suo amante. Eccola ora scendere le scale,
scendere precaria su quei tacchi impossibili, porta
stranamente a tracolla una borsetta nera, come se
volesse uscire o aspettasse un invito per farlo. Dio
come è bella, Dio come è sensuale! Sa che qualcuno la
sta aspettando, ne è certa! Ed infatti David sentendo
quel rumore ora è lì, in piedi, in penombra al centro
della sala.
Immagina ora quando quei due corpi
muti si avvicinano, si sfiorano, si toccano, immagina il
desiderio di lui, l’abbandono di lei, si baciano, si
promettono, si stringono per non lasciarsi mai più. Sarà
di nuovo passione, una nuova vita insieme, un posto dove
nessuno mai potrà raggiungerli, un’alcova per amarsi in
ogni istante del giorno e della notte. Lui la spoglia,
guardalo è felice, mai avrebbe creduto, le accarezza i
capelli, le bacia il seno, poi il desiderio lo invade,
l’appoggia al muro, alza il vestito, la solleva. Lei è
totalmente in balia di quell’impeto, ora le sue gambe
sono sui suoi fianchi, aperte al paradiso, all’amore.
Lui spinge, la prende, affonda in quel mare di bellezza.
Guardali, sono solo istanti, frammenti che durano
un’eternità, insieme raggiungono l’apice della loro
follia, insieme godono, urlano, quasi ululano
lasciandosi rapire dal canto solenne dell’amore.
Ecco guarda ora i loro visi, si sono nutriti della
linfa del desiderio, si sono amati ma si cercano ancora
perché neanche il sesso può arrivare al possesso totale
che cercano, avvertono un senso di incompiuto, infatti
non sono per nulla felici, anzi sono facce tragiche e
dolorose perché l’amore per essere tale, per essere
sublime, ineluttabile ed eterno deve avere il gusto del
dominio assoluto e inevitabilmente della sua tragedia.
Ed è proprio in quell’istante, quando quei corpi fusi e
caldi ancora si cercano, quando lui è di nuovo dentro di
lei, quando quelle bocche sono ancora unite, che lei nel
momento più lucido della sua follia, più dissennato
della sua razionalità, senza pensarci ancora un secondo
apre la borsetta ed estrae la pistola.
È un
attimo, ecco ora usciamo fuori da quella villa, lasciamo
che la storia abbia il suo epilogo, lasciamoli soli nel
momento più solenne della loro passione, stretti, legati
insieme come fossero un corpo solo. Fuori, suo marito
sta rientrando in casa, ha già parcheggiato l’auto, ma
non fa in tempo ad entrare, da fuori, attraverso la
porta semichiusa vede solo due lampi, due spari nel buio
che inevitabilmente vanno a segno, perché non c’è futuro
per un amore impossibile, perché gli spari colpiscono
mortalmente quei due amanti che, solo ora e per sempre,
non si lasceranno mai più.
|
Photo ©
Charlotte Guilmot Photo © Justiana Photography
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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