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FASCINO & SEDUZIONE
Io sono la riga!
Buongiorno a Voi,
anzi buonasera perché di giorno non esco, perché io sono la
riga, la riga della calza, la cucitura, quella che corre lungo il
sentiero dell’eros
.Buongiorno a Voi, anzi buonasera,
buonanotte perché di giorno non esco, perché io sono la riga, la
riga della calza, quella che corre lungo il sentiero dell’eros e
cammino lungo il tragitto lastricato da cattive intenzioni
perché io sono la seduzione che corre su un filo, maglia dopo
maglia seguendo il fascino, trama dopo trama per essere
incantevole, in un viaggio fantastico sin dall’origine, quando
la calza non esisteva senza di me ed io ero la cucitura dei due
lembi della seta.
Sono io la riga, funzionale al tempo,
sopravvissuta negli anni diventando un simbolo, segno di
femminilità, sigillo di classe, marchio d’eleganza, etichetta di
benessere, inizialmente di una donna che poteva permettersi
quell’accessorio affascinante, di nome calza, di cognome
raffinatezza, appartenente alla casta dello stile, alla famiglia
della distinzione, al culto dell’essere e dell’apparenza, alla
specie rara della signorilità, del tocco, della forma e della
tendenza. E poi negli anni sono diventata il segno di una donna
vezzosa, seducente, provocante ed esibizionista, sinonimo di
passionalità, di ballerine di tango argentino, della Vecchia
Guardia s’intende, che indossano le calze per esprimere la loro
vanità, la superbia e la propria ambizione, la riga per il
proprio compiacimento e l’orgoglio di possedere quel distinguo
di sensualità non comune a tutte le donne.
Io sono
sintesi di stile, ricercatezza e desiderio dei sensi. Un modo
per farsi notare, una pennellata di gusto, di appetito gioioso,
di trasgressione, originalità, un pizzico di egocentrismo, uno
strumento di conquista. Un’appendice della lingerie, ma non
secondaria a nulla. Indossarmi è indice di personalità e
sicurezza, corro lungo un tocco di glamour, un preciso carattere
di donna e tutto trova il suo essere e la sua dimensione in base
all’occasione, alla stagione, alla scarpa, al vestito. Ogni
vestito ha le sue calze, ogni calza il suo vestito, ed è proprio
lì che intervengo, perché la riga ha gli occhi, il desiderio, il
corteggiamento adatto, perché sono la linea, il confine tra
donna e femmina. Dicevo sono io la seduzione, l’attrazione, ma
anche l’adescamento e il raggiro se vuoi la corruzione della
bellezza, l’inganno di quello che non si vede. E comunque
resisto nelle serate galanti come nel cinema, nelle sale da
ballo come negli anni venti, quando la moda fa del rayon la seta
artificiale e la calza ha un aspetto velato. E resisto negli
anni trenta ai tempi della Rivoluzione del Nylon. Era il 1938 e
resisto, vado oltre, divento un emblema, un sigillo, un marchio,
la personificazione dello charme e della grazia, resisto e
sopravvivo alla calza stessa al punto che negli anni della
miseria della seconda guerra mondiale, le donne mi disegnavano
direttamente sulle gambe nude per dare l’illusione di avere le
calze. Resisto anche quando la calza diventa un blocco unico,
quindi divento posticcia un elemento meramente decorativo. Ma
resisto anche all’avvento del collant, dell’autoreggente, non
perdendo il fascino della calza da reggicalze, perché affondo le
mie radici nella sensualità nell’erotismo compiacente. Provoco
fantasia, sogno, smania, impazienza e frenesia, piacere e
mistero, segreto, enigma del desiderio stesso. Affascino,
abbaglio e attiro lo sguardo. Anzi lo calamito, lo attraggo, lo
catturo, lo porto inevitabilmente a seguire la mia direzione, la
curva armonica del movimento, la nota calda di un vibrato, una
semicroma sussurrata, l’archetto del violini, la sinuosità che
si sviluppa lungo la gamba, una semplicissima linea che segue
dolcemente il tragitto, una linea che indica la strada, un filo
che dall'estremità più lontana del corpo sale lungo la
silhouette femminile, e lo sguardo viene catturato, ipnotizzato,
magnetizzato, plagiato, letteralmente comandato nella visione
estatica delle gambe di una donna.
Sono volutamente sexy,
disegno sul corpo femminile geometrie in cui l'occhio dell'uomo
si perde amabilmente e smarrito segue l’unico verso che la
visione gli impone, come una cometa per il viandante, un refolo
di zeffiro per il marinaio, e salgo, salgo verso l’alto e faccio
salire il desiderio e attraverso il binario nove e tre quarti
porto lo sguardo nelle parti intime, segrete e inaccessibili
fino a scomparire sotto la gonna e lasciando all’immaginazione
l’ultimo tratto del sentiero, il paradiso, il circo, la giostra,
la Porta di Ishtar, le rose fresche dei Giardini pensili di
Babilonia e la regina Semiramide. Sì proprio io, la riga,
simbolo di minimalismo che fa contrasto con le decorazioni in
stile barocco delle balze, dei merletti, dei fiocchetti, del
pizzo di Cantù e del filetto goriziano. Sono il trionfo della
lussuria, la vittoria della brama, l’esaltazione del godimento,
l’apoteosi della seduzione, non sono mai e dico mai passata di
moda. Sono l’elogio del vintage, la celebrazione del raffinato
retrò, la solennità liturgica dei vecchi tempi, del quasi
inutile nel quotidiano, ma fondamentale e indispensabile nelle
serate romantiche.
Eccomi elegante e raffinata abbinata
ad una gonna longuette, a un tubino dal sapore bon ton, ad una
gonna plissé oppure a ruota che fa tanto anni ’50, e scarpe con
tacchi vertiginosi, nere e senza dettagli particolari. Perché io
voglio il mio spazio, il mio palcoscenico, in una cena galante,
una terrazza sul mare di autunno inoltrato, un pianista, una
musica, un’orchestra soul, un cantante di colore, il blues, il
soft, Cameriere Champagne. Ed eccomi lì che mi lascio
trasportare dal mio cavaliere, corteggiata, lusingata, adulata e
blandita, perché sono croce e delizia del genere maschile. Mi
vesto di sensualità e di un potere erotico infinito, autonomo e
consapevole, regalando una manciata di eros che rompe gli schemi
della contemporaneità e si arricchisce di un sapore di antico
retaggio, di miele d’acero e pane messo a lievitare. Appunto!
Seduzione e potere dal sapore lascivo e dal fascino
ineguagliabile. Perché rimarrò per sempre simbolo di insidia, di
complotto, trama e tradimento, indossato per ammaliare,
stregare, incantare, rapire, inebriare, conquistare o
semplicemente illudere. Sono magnetica e in una parola rendo
Femmina la donna! E’ questo il mio compito principale, compito
che ho assolto meravigliosamente nel tempo!.. .. |
ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
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