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FASCINO & SEDUZIONE

LA STORIA DI
UNA PASSIONE
Il tango
Le gambe
s’allacciano, gli sguardi si fondono, i
corpi si amalgamano e si lasciano incantare,
incatenare in un grande abbraccio magico dal
quale è difficile liberarsi. E sono funi e nodi
di vecchi marinai, corde tese che vibrano nel cuore

Le gambe s’allacciano, gli sguardi si fondono,
i corpi si amalgamano e si lasciano incantare,
incatenare in un grande abbraccio magico dal quale è
difficile liberarsi. E sono funi e nodi di vecchi
marinai, corde tese che vibrano nel cuore. Perché in
esso c’è qualcosa di provocante, qualcosa di sensuale e
dirompente, e allo stesso tempo, di tremendamente
emotivo che lega le crepe dell’anima senza mai più
sciogliersi. Vincoli stretti e catene pesanti che si
fondono nel fruscio dell’emozione, lo svolazzare delle
lunghe gonne danzanti, lo struscio dei corpi e il rumore
sordo delle scarpe sul legno. E come l’amore, si balla
in due, un passo alla volta al tempo dei 2/4. Due
battiti per tempo come fa il cuore. È cultura, stile ed
estetica, movimenti rapidi e piccoli passi. E’ fame e
sete di passione, è un modo di sentire l’esistente: la
vita, il tempo, l’amore e la morte. Rigore e
improvvisazione, regole e follia, energia e forza, baci
proibiti e corteggiamento, coppie d’amanti e clandestine
che si offrono e si danno prima ancora del letto. E’
musica calda, note sciacquate nel Rio della Plata, ritmo
che entra nella carne fino a mescolarsi col sangue del
cuore.
Questo è il tango! Musica meticcia del
Gaucho e del Compadre. Il primo è un cow-boy solitario,
amante degli spazi aperti, il secondo è elegante, fiero
ed arrogante, nostalgico di un’infanzia perduta che mai
potrà tornare. Questo è il tango! E’ violino, flauto,
clarinetto e mandolino. E’ linguaggio bollente, idioma
in cui affogano sensi e stati d’animo, la tristezza e la
tragedia, e malinconia, e amore e gelosia, ricordi e
delinquenza, il barrio amato, la madre, le pene e le
allegrie, tatuaggi e galera, odori di bordelli e di
attaccabrighe. O come diceva semplicemente Borges “Un
pensiero triste messo in musica.” Nessuno sa dove sia
nato, qualcuno dice a Montevideo, forse a Buenos Aires,
in Cile o nel nord dell’Argentina. La sua lingua è il
lunfardo, una mescolanza di dialetti parlati dagli
emigrati del ‘900. Per lo più italiani, poveri e
mascalzoni, francesi viziosi e portoghesi rubacuori.
Lingua bastarda di parole tronche formate da due sillabe
come gongri o come choma, o tovén, o loco o gotàn.
Questo è il tango. Parole in musica che trasudano di
malaffare e raccontano di duelli e litigi, l’aspetto
bellicoso dell’animo maschile, potere e seduzione, un
mezzo per conquistare la donna amata, strumento di
piacere, istinto sessuale propriamente maschile,
propriamente argentino. Che si sia sviluppato nei
lupanari dei quartieri malfamati di Buenos Aires, o
Rosario, o Montevideo poco importa. Oppure che sia nato
su una sponda o sull’altra del Rio de la Plata. L’anno
accettato da tutti è il 1880 come la ricerca di dare
un’identità ad un intero popolo, fusione di varie anime
e tradizioni, attraverso il vigore ed il coraggio.
Testimonianza culturale di un paese complesso, ma anche
l’espressione di un lirismo universale, nutrito di
sentimenti eterni come la malinconia, il tormento, la
nostalgia, la passione, la rabbia. Sensuale a suo modo e
forse poco o troppo sentimentale, con morti ammazzati e
bulli di periferia, tango della vecchia guardia, storie
di coltello e malavita a cavallo tra i due secoli.
E Il tango era quella Buenos Aires, la città divisa
in isolati, tutte le case erano basse e avevano la
stessa facciata: due finestre con sbarre di ferro che
corrispondevano alla sala da pranzo, la porta principale
con il battente, l’ingresso, due cortili, il primo con
un pozzo e una tartaruga nel fondo affinché purificasse
l’acqua e il secondo con una vite. Questa era Buenos
Aires. E questo il tango, l’arabalero, le periferie e le
suburre. Le casas malas, bordelli e bische sparse per
tutta la città. Luoghi in cui la gente si riuniva per
giocare a carte, bere un bicchiere di birra e
bestemmiare e sedurre e fare l’amore.
Ancor oggi
il tango conserva quel qualcosa di proibito che stimola
il desiderio di scoprirlo e quel qualcosa di misterioso
che ci ricorda quel che siamo stati o, forse, quel che
avremmo voluto essere. Perché il tango è trasgressione,
il tango è seduzione e lì sta la sua attrattiva. In
quella sensazione di libertà che accende tutti i tipi
d’emozione. Ma non è il tango da pasticceria che si
balla in Europa, quello della camminata voluttuosa, di
donne leggiadre che profumano di violetta con la erre
moscia. Il tango è sangue caldo, passi primitivi, è
acqua sporca, è acquavite nelle osterie lungo il Rio de
la Plata. Parole forti d’anima cantata: e i suoi temi
sono i temi del pugnale, della vendetta, della sfida,
del coraggio, a fare da filo conduttore alla musica
caratteristica e penetrante, fino a creare un connubio
di grandissima potenza espressiva. “Il tango crea un
turbio, pasado irreal que de algun modo es cierto, el
recuerdo imposible de haber muerto, pelando, en una
esquina del suburbio." Come dice Borges in "El Tango",
El Otro, El Mismo. |


ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media
http://www.tangoargentino-milano.it/jorge_luis_borges.html
http://www.lanuovabottegadellelefante.it
http://fattiditango.files.wordpress.com/2010/03/
laverastoriadeltangoargentino.pdf
Immagini raymond leech & Hamish Blakely
FOTO GOOGLE IMAGE


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