Madame lei è nota come
"Missy" Marquise de Belbeuf…
Il mio nome vero è
Sophie Mathilde Adèle Denise de Morny. Sono nota come la prima
persona transgender che ha fatto ricorso alla chirurgia
sottoponendomi ad un intervento di isterectomia e la rimozione
dei seni per la riassegnazione del sesso da donna a uomo.
Le sue origini?
Sono nata con il sesso
femminile in una famiglia di alto lignaggio. Sono l’ultima
figlia del duca di Morny, fratellastro di Napoleone III e
ambasciatore a San Pietroburgo, e della principessa Sophie
Troubetzkoy, figlia naturale dello zar Nicola.
Come andò la sua infanzia?
Sin da bimba sono
cresciuta orfana di padre e nell' indifferenza di mia madre
impegnata nelle sue relazioni sentimentali.
Leggo
che a diciotto anni si è anche sposata con un uomo…
Nel 1881, evidentemente i miei ormoni erano ancora in confusione
e cedetti all’imposizione dell’etichetta della mia famiglia. Mi
sposai con Jacques Godart Belbeuf, sesto e ultimo marchese di
Belbeuf, ma le cose non andarono per via delle mie diverse
preferenze sessuali. Amavo le donne e mi sentivo un uomo con un
aspetto molto virile.
Vi separaste immagino…
Diciamo che non siamo mai stati uniti, comunque divorziammo nel
1903. Ero determinata a vivere pienamente la mia omosessualità
optando per una vita al maschile anche nell' aspetto: capelli
corti, completo da uomo, stivali, sigaro e alle volte anche
baffi posticci. Mi facevo chiamare Max e indossavo perennemente
i pantaloni in un’epoca nella quale l’uso da parte delle donne
faceva letteralmente scandalo.
Dicono che grazie
alla sua fortuna e al suo carisma mantenesse molte donne a
Parigi…
Tra le più famose c’erano Colette e Liane de
Pougy.
Ci parli di Colette.
La
incontrai per la prima volta una sera di marzo al “Cercle” dove
era presente la crema della Belle Époque parigina. Al tempo
avevo quarantaquattro anni.
Come avvenne
l’approccio?
Ci frequentavamo insieme a suo marito e
alla mia amante. Le voci aumentarono fino a finire sul
quotidiano "Le cri de Paris" che pubblicò un articolo nella
quale la nostra amicizia a quattro veniva descritta come un
condominio dall’aria losca. Stanca Colette scrisse una lettera
pubblica. "Leggo i vostri trafiletti con piacere, un piacere
frequente, poiché da qualche tempo mi state deliziando... Ma vi
prego di non trattare in questo modo due coppie che hanno
sistemato la loro vita nel modo più normale che io conosca: vale
a dire come a loro pare e piace."
Tra lei e
Colette sbocciò subito l’amore…
Fu un colpo di
fulmine, ma ben presto si fortificò per il contesto in cui
crebbe, ovvero una società al tempo apparentemente libertina
quanto bacchettona nei fatti. Quando decidemmo di mostrarci
pubblicamente insieme scatenammo l’ira dei benpensanti e della
stampa scandalistica. Diventammo il loro bersaglio preferito
anche singolarmente: Colette per aver lasciato il tetto
coniugale, però con il consenso del marito, il quale, così
facendo, avrebbe voluto mettere le mani sul mio patrimonio, ed
io per la mia mascolinità ostentata, per il mio aspetto
asessuato, il mio cerone e la mia goffaggine.
Mi
faccia capire il marito di Colette appoggiava la vostra
relazione per interessi personali?
Proprio così.
Tenga conto che stiamo parlando di Henry Gauthier-Villars, noto
come Willy, il pubblicitario-editore-scrittore-marito di Colette
il quale si appropriò della serie di romanzi della moglie, che
avevano come protagonista l'adolescente Claudine, pubblicandoli
a suo nome.
Quindi cosa fece Willy?
Dapprima l’aveva sospinta tra le braccia delle sue amanti e poi
quando io e Colette ci incontrammo sollecitò la nostra
relazione. Grande giocatore d'azzardo per problemi con i
creditori fu costretto a lasciare la Francia.
Colette era innamorata di lei?
Quando la conobbi
aveva 32 anni e la relazione con suo marito era già in crisi.
Aveva già sperimentato liberamente un ménage à trois con
l'affascinante moglie di un miliardario americano. Dicevo quando
la conobbi era un’anima bisognosa di coccole e si affezionò a
me.
Nel tempo divenne amore?
Continuava a ripetere: «Missy, ho soltanto te al mondo» oppure
«Sei tu la mia vera ragione di vita. Tu che sei quanto di meglio
ho al mondo». Per la sua dolcezza e per il nostro rapporto
all’inizio esclusivo la riempivo di regali molto costosi, tra
cui una villa, la Manor Rozven in Bretagna, dilapidando il mio
patrimonio.
Ma non fu un rapporto facile.
Per Colette avevo troncato ogni rapporto col mio mondo
aristocratico. Lei era stata umiliata ed abbandonata dal marito,
ma il rapporto fu allo stesso modo difficile. Fondamentalmente
lei non adorava l’amore saffico e non si sentiva a proprio agio.
Per lei quell’amore era solo un rifugio da un uomo cattivo ed io
rappresentavo più la figura materna che l’amante, mi ripeteva
più volte «Io sono la tua bambina» anche perché le perdonavo le
sue numerose infedeltà. A volte mi scriveva lunghe lettere nelle
quali, nei momenti intensi, mi chiamava “Mio adorato!”
Prendeste lezioni di mimo e recitazione insieme…
Decidemmo di recitare fianco a fianco e il 3 gennaio 1907 ci
presentammo insieme sul palcoscenico del Moulin Rouge con la
pièce teatrale Rêve d' Égypte. A un tratto la tunica di Colette,
lacerata da uno strappo causato da un mio gesto sapiente le
liberò il seno. In sala esplose il putiferio, ci insultarono, io
venni aggredita dietro le quinte e lo stesso prefetto di polizia
in persona Louis Lépine sospese la rappresentazione.
Poi le cose iniziarono ad andare male…
Finanziariamente mi indebitai totalmente per lei. Poi iniziai a
tollerare la sua infedeltà. Al tempo frequentava Auguste Hériot
e il giornalista, Henry de Jouvenel. Soffrivo di gelosia, ma il
problema principale erano i tanti pettegolezzi sulle sue
scappatelle ripresi dalla stampa popolare e sbattuti in prima
pagina.
Cosa successe il 2 agosto del 1911?
Ci separammo per sempre. Ero decisa a non rivederla più, anche
se nei giorni successivi sperai che, sentendo la perdita della
tenerezza disinteressata e della devozione costante, ci
ripensasse. Ma evidentemente non fu così.
Completamente rovinato, il Marquise de Belbeuf ormai impoverito
chiese invano un aiuto economico a Colette, poi disperato si
suicidò il 29 giugno 1944 mettendo la testa nel forno della sua
cucina a gas ed è morto alle tre del pomeriggio. Quando morì,
Colette non andò al suo funerale, come non era andata a quello
della mamma. È sepolto nel cimitero parigino di Père Lachaise.