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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Il gioco della seduzione
 


 
 
Photo Chaim Naimark

INTERNO GIORNO
TEATRO DELLE MASCHERE
Rosye: l’attrice
Marc: Il regista

Una donna bionda, bella ed appariscente attraversa tutta la platea vuota del teatro ed entra senza bussare nel piccolo studio del regista alla destra del palcoscenico.
Rosye: Disturbo?
Marc: Buongiorno Madame come posso esserle di aiuto?

Davanti all’uomo compare una meravigliosa creatura. I suoi occhi sono grandi di un azzurro cielo, le sue grandi labbra rosse ispirano sensualità e passione. Indossa un vestito rosso con una profonda scollatura e un paio di stivali neri di pelle fino a metà coscia.
Rosye: Oh buongiorno mi scusi per il ritardo…

La donna piuttosto trafelata si toglie il soprabito e lo poggia sulla sedia vuota. Da una piccola finestra si intravede la grande sala del teatro e le poltroncine rosse della platea. Ancora sorpreso e imbambolato per la visita il regista si alza in piedi per porgerle la mano. La donna non se ne accorge.
Marc: Mi scusi, lei è un’attrice?
Rosye: Perché non si vede?

La donna fa una giravolta a trecentosessanta gradi e allargando le braccia fa una ruota perfetta con la gonna.
Marc: Beh non intendevo questo. Non cerchiamo ballerine per questo spettacolo.
Rosye: Io sono un’attrice! E il sapersi muovere con grazia sulla scena non guasta mai.
Marc: Il suo nome?
Rosye: Rosalie de Rohan, ma tutti mi conoscono come Rosye.
Marc: Beh io non la conosco.

L’uomo consulta il suo tablet.
Marc: Aveva un appuntamento per questa audizione?
Rosye: Oh sì, credo... Aspetti dovrei avere nella borsa la email di conferma…

La donna fruga nella borsa e tira fuori, invadendo la scrivania del regista, una serie infinita di rossetti e trucchi, un pacco di assorbenti, un accendino, un paio di calze di seta nera, un portaocchiali ecc. L’uomo è piuttosto infastidito.
Marc: A me non risulta.
Rosye: Vabbè che importanza ha ora?
Marc: Mi spiace… Rosalie, ma noi facciamo audizioni solo su richiesta, nel senso che individuiamo le persone adatte per la parte per poi passare alla selezione diretta.

La donna sembra non ascoltarlo.
Rosye: Che dice sono adatta per questa parte?

Così dicendo fa tre passi verso il centro della stanza, poggia le mani suoi fianchi e poi con una posa teatrale si accascia tirando indietro la folta chioma bionda.
Marc: Lei sa di cosa si tratta?
Rosye: Veramente no, per questo glielo chiedevo…
Marc: Da questo si intuisce che non ha ricevuto nessun invito da parte nostra.
Rosye: Ma che formalità! Mi sembra di essere entrata in un Ministero Sovietico!
Marc: È una questione di regole e di correttezza!
Rosye: Lo sa vero che lei è un tipo piuttosto noioso?

L’uomo scuote la testa.
Marc: Si tratta di una pièce con due soli attori sulla scena, un signore distinto e una signora affascinante che si incontrano nella hall di un albergo, mentre i rispettivi coniugi sono nelle loro rispettive stanze…
Rosye: Piuttosto banale.
Marc: Mica pretenderà che le legga tutto il copione…
Rosye: Lei è l'autore?
Marc: Sono l’autore e il regista…
Rosye: Oh che gaffe… mi scusi, ma ne faccio molte, non sarà sicuramente l’ultima di questa giornata!
Marc: Tranquilla, non sono permaloso e poi spiegata così anche a me sembra una banalità. Comunque signorina, il suo nome non è nell’elenco delle audizioni, mi dispiace.

La donna finalmente si siede. Di colpo il suo bel viso assume un’aria tragica.
Rosye: Oh la prego guardi bene, è importante per me lavorare…
Marc: Signorina questa è Arte, non è lavoro!
Rosye: Secondo lei non vado bene per la parte?
Marc: Se avesse letto il copione sarebbe in grado di rispondere da sola.
Rosye: Quindi è no?
Marc: Cerchiamo una figura diversa per questa parte.
Rosye: Sono troppo vecchia dice?
Marc: Ma nooo, l’età può essere quella giusta. E poi lei è una donna molto attraente, ma mi sembra più adatta per commedie brillanti stile Maryln…
Rosye: Ohhhh credo sia un complimento, la ringrazio…
Marc: Del resto ha i capelli biondi e mossi, un seno prorompente, un’aria un po’ svenevole… La terrò a mente quando metterò in scena il rifacimento di “Gli uomini preferiscono le bionde.”
Rosye: Quindi non sono adatta… Mi sta scaricando?

La donna si alza di nuovo e si avvicina al regista con l’intenzione di farsi ammirare più da vicino…
Marc: Cercavamo un altro tipo di attrice, una persona... come dire…
Rosye: Ok, ok, ho capito, ha già dato la parte a qualcun’altra, è questo il punto?
Marc: Ancora non abbiamo scelto la protagonista femminile.
Rosye: Mi dica un po’, è la sua amante o qualcuna che glie l’ha promessa?
Marc: Così mi offende…
Rosye: Allora mi guardi, lasci perdere il tablet! Guardi il mio seno, la scollatura è poco profonda per i suoi gusti? Se vuole posso fare di meglio…

Poi si volta con fare accattivante.
Rosye: Non gli piace il mio sedere?
Marc: La protagonista nella commedia è sempre seduta non serve avere un bel culo.

La donna si accarezza i fianchi…
Rosye: Ma lei lo apprezza?
Marc: È un piacere per gli occhi…
Rosye: Beh così mi offende lei…
Marc: Mi sta dicendo di usare qualche altro senso?
Rosye: Oh sia mai… ma visto che è l’autore e il regista potrebbe adattare il testo…
Marc: In scena vorrebbe passeggiare su e giù per il palco e farsi ammirare dagli spettatori? Vuole che affitti un lampione?

Marc ride.
Rosye: Non rida era solo un suggerimento, per fargli capire che con me la sua creatività potrebbe spaziare oltre…
Marc: Come vede ho già pensato ad un lampione, una strada di notte…
Rosye: Non sono una passeggiatrice!
Marc: Capisco, ma non mi sembra il caso… Il testo non è adatto.
Rosye: Vi conosco voi artisti, siete così vanitosi che credete di scrivere solo opere d’arte intoccabili vita natural durante!
Marc: Non so se sia un’opera d’arte, ma sicuramente non è adatta ad un’attrice brillante.
Rosye: Quindi già mi ha classificata come attrice leggera. Allora la stupirò, mi dia un testo, so anche commuovere, urlare, singhiozzare e soprattutto piangere.
Marc: Sarebbe un’attrice brillante che piange… Ripeto cerchiamo altro…

L’uomo guarda fisso il suo tablet, la donna si rimette di nuovo seduta.
Rosye: Lei è un bell’uomo sa, il suo profilo è incantevole. Fa anche l’attore?
Marc: Non ci penso proprio…
Rosye: Allora si perde un’occasione per baciarmi… Perché i due si baciano vero?
Marc: Non si baciano, ma lei ha delle bellissime labbra…
Rosye: Quindi cambierebbe qualcosa?
Marc: Se fossi anche l’attore supplicherei il regista di metterci dentro un bacio alla Clark Gable e Vivien Leigh …

Lui sorride.
Rosye: Mi sta dicendo che sarebbe disposto a macchiare la sua meravigliosa opera d’arte per un bacio?
Marc: Non sono l’attore.
Rosye: Peccato davvero!
Marc: Comunque Madame era un complimento!
Rosye: Ma mio caro regista… allora non mi dica che ci sta provando… ovviamente non per offrirmi la parte, ma per un qualcosa che sa molto di sveltina…
Marc: Io credo che lei sia una persona molto spiritosa…
Rosye: Dice puttana vero?
Marc: Non sapevo che le puttane fossero spiritose…
Rosye: Ma leggere sì!

La pausa è teatrale…
Rosye: A proposito di puttane, mi parli della protagonista. Voi grandi autori gira che ti rigira finite sempre lì.
Marc: Lei davvero crede che parliamo solo di quello?
Rosye: È un chiodo fisso! E poi, mio caro, se non sono puttane sono sante…
Marc: Comunque la protagonista non è una puttana e tanto meno una santa.
Rosye: Ecco! Immagino che debba sedurre l’uomo o qualcosa di simile… Mi dica com’è lei?
Marc: E’ colta, diciamo una donna intellettuale e infedele…
Rosye: Allora è per questo che dice che non sono adatta...
Marc: Perché lei è fedele?
Rosye: Non so cosa sia l'infedeltà.
Marc: Nella pièce la donna è sposata, lei è sposata?
Rosye: Sì lo sono, ma cosa c’entra?
Marc: Curiosità.
Rosye: A lei non lo chiedo visto che porta la fede.

L’uomo sbuffa e gira l’anello a fatica come fosse un peso.
Marc: Ok, torniamo ai due signori seduti al tavolo. Anche lui è sposato, ma è anche innamorato pazzo di questa donna al punto che quel pomeriggio le confessa il suo amore…
Rosye: Ma i due si conoscono?
Marc: Si sono conosciuti il giorno prima ad una cena di beneficienza.
Rosye: Mi scusi si conoscono appena e lui ne è già innamorato e le dichiara il suo amore?
Marc: A volte succede, mi creda…
Rosye: Sta pensando a me?
Marc: Perché?
Rosye: Mi sta fissando… mi perdoni conosco molto bene quel tipo di sguardo…
Marc: E come sarebbe il mio sguardo?
Rosye: Lasciamo stare…
Marc: Le ho già detto che lei è una donna molto affascinante…
Rosye: E la bella signora come reagisce a quella confessione?
Marc: A questo punto credo che lei debba leggere il copione…
Rosye: Lo ha a portata di mano?

L’uomo apre un cassetto della scrivania.
Marc: Eccolo.
Rosye: Dio che onore! Allora non è tutto perso ancora…

La donna stringe i fogli di carta sul suo seno…
Rosye: Ci spostiamo in palcoscenico?
Marc: Due grandi attori, ovunque siano, sono sempre sul palcoscenico.
Rosye: Touché!
Poi però l’uomo si alza e precede la donna. Prende posto sul palco e la invita a sedersi davanti a lui. La scena è scarna solo un tavolo e due sedie contro un fondale di specchi, luci e divani dal sapore primi novecento. Sul tavolo un posacenere, un piccolo vaso di vetro con delle violette e un bicchiere di anisette.


*****

La donna si schiarisce la voce, l’uomo la guarda estasiato.
Rosye: La prego, non mi guardi così!
Marc: Mi sto semplicemente calando nella parte.
Rosye: Sarà… Forse non conosco bene l’Arte, ma, le assicuro, di uomini ne capisco…
Marc: Iniziamo?

I due leggono.
Charlotte: Lei davvero è innamorato di me?
Karl: È stato un colpo di fulmine, anch’io non avrei creduto. Una serata magnifica, la terrazza, i fuochi d’artificio… I nostri rispettivi coniugi impegnati nelle loro attività di beneficienza ed io e lei da soli… La musica, lo champagne, il suo vestito di seta…
Charlotte: Quel ballo…
Karl: Le confesso madame che sono stato tutta la notte sveglio continuando quel ballo all’infinito e pensandola tra le mie braccia…
Charlotte: Beh forse, se i nostri meravigliosi coniugi non ci avessero lasciati soli e se non avessimo avuto modo di conversare… Lei non si sarebbe accorto di me…
Karl: Non solo me ne sono accorto, ma in queste ore sono arrivato alla sublime conclusione che non posso più fare a meno di lei. L’amo, madame!
Charlotte: … un uomo della sua esperienza… mi sorprende…
Karl: È proprio l’esperienza che mi fa guardare oltre…
Charlotte: Signore, i sentimenti sono un'arma letale deve fare molta attenzione, il gioco può diventare molto pericoloso… Addirittura mortale!
Karl: Cosa c’è di più appagante di un gioco pericoloso che va a buon fine?
Charlotte: Forse non proviamo gli stessi brividi…
Karl: Ma io non le sto chiedendo di innamorarsi di me, del resto l’amore non nutre amore.
Charlotte: E già l’amore vero è quello unilaterale che non chiede in cambio nulla.
Karl: Questo è esattamente il mio stato d’animo. Desideri qualsiasi cosa madame ed io la esaudirò…
Charlotte: Oh mio signore la prego, potrei chiederle davvero qualcosa di impegnativo…
Karl: Lei sa bene che le mie ricchezze sono infinite. Ma sarebbe troppo banale da parte sua e troppo facile per me esaudire un simile desiderio…

La donna allora ci pensa, si guarda intorno alla ricerca di un cameriere, poi sicura dice.
Charlotte: Qualsiasi cosa?
Karl: Chieda la prego…
Charlotte: Ora vorrei un’anisette…

L’uomo sorridendo indica il bicchiere.
Karl: Allora prenda il mio, la prego…
Charlotte: Lei è un tipo insolente e trasgressivo…
Karl: E lei una donna dotata di uno spirito autentico.

La donna prende il bicchiere e posa delicatamente, come due ali di farfalla, le sue labbra rosse sul bordo.
Karl: Lei non sa quanto mi faccia felice vedere le sue labbra dove prima ho poggiato le mie. È un bacio asincrono, direi senza compromissione, ma allo stesso tempo pieno di voluttà.
Charlotte: Senza compromissione agli occhi degli altri… ma non ai suoi!
Karl: La prego non smetta.

La donna riavvicina il bicchiere alla bocca. Questa volta indugia nel bacio, fissa l’uomo senza staccare le labbra dal vetro. Poi decide di bere fino all’ultima goccia dell’anisette. Poi indicando il bicchiere vuoto dice.
Charlotte: Sono stata sgarbata vero?
Karl: Oh la prego per così poco… Del resto ogni situazione può essere trasformata in un gioco complice, basta averne la stoffa e la sensibilità.
Charlotte: Ho notato…
Karl: Ma io vorrei donarle molto di più di una semplice anisette…
Charlotte: Ad esempio il suo cuore?
Karl: Se fosse un bene prezioso…
Charlotte: Non lo è?
Karl: Non sta a me dirlo.
Charlotte: Le occasioni della vita fanno di noi quello che siamo.
Karl: E l’amore quello che abbiamo sempre desiderato essere!
Charlotte: Ben detto Monsiuer!

L’uomo si lascia andare ad una boccata più intesa del suo sigaro gustandosi il sapore ambrato del suo tabacco olandese.
Karl: L’anisette è di suo gradimento, madame?
Charlotte: È ottima, gradevole, forte e soprattutto ha il sapore di un desiderio sottratto…
Karl: … e una punta di coinvolgente complicità.
Charlotte: Le fa piacere che, bevendo fino all’ultima goccia, sia stata io a negarle il piacere?
Karl: Vedo che ci intendiamo madame… ma lei negandolo lo ha esteso all’ennesima potenza.

La donna compiaciuta poggia delicatamente il bicchiere sul tavolino di marmo, le sue unghie lunghe color scarlatto scintillano nella penombra…
Charlotte: Ho semplicemente approfittato della situazione…
Karl: Ed io volentieri le ho concesso il gusto…
Charlotte: Ha mai vissuto una situazione simile?
Karl: Oh sì ma non vorrei annoiarla…
Charlotte: Al contrario la prego racconti… Adoro gli uomini che hanno un passato.
Karl: …. E le donne un presente… Wilde vero?
Charlotte: Lo adoro! La prego non mi faccia stare sulle spine.
Karl: Ero ancora un adolescente quando mi infatuai di mia zia Carlotta…
Charlotte: Noto una certa affinità…
Karl: Il caso non è mai un caso madame!

Una nuvola di fumo più intensa invade la stanza…
Karl: La sognavo in ogni istante della giornata e passavo le notti insonni al solo pensiero di averla. Lei, costretta dalle circostanze della vita, era un’ospite della nostra casa e viveva con difficoltà quella convivenza. Naturalmente conoscevo quelle difficoltà e di conseguenza mi comportavo malissimo con lei…
Charlotte: Perché mai?
Karl: Per il gusto di farlo e perché sapevo che mai e poi mai mi sarebbe stato concesso di inebriarmi di quelle grazie…
Charlotte: Immagino fosse nubile e giovane sua zia…
Karl: Oh no, era una donna bellissima, vedova e piuttosto agé.
Charlotte: Oh che sbadata dovevo immaginarlo… Credo che lei sia sempre stato un tipo originale sin dall’adolescenza…
Karl: Se l’originalità è un complimento mi permetta di ringraziarla…
Charlotte: Le confesso Monsieur di essere molto curiosa, vada avanti… mi dica cosa faceva sua zia per attrarre i suoi desideri…
Karl: Lei conosceva i miei turbamenti, la spiavo in ogni momento e in ogni angolo della casa. Una volta riuscii anche a confessarle i miei rimescolamenti interiori.
Charlotte: E lei?
Karl: Mi diede dell’insolente e dello screanzato.
Charlotte: Lo immagino.
Karl: I momenti più deliziosi erano quando si preparava per uscire ed incontrare i suoi spasimanti. Ecco durante quei momenti mi appostavo, la spiavo insomma le giravo sempre intorno cercando di non perdermi alcun dettaglio. Lei ovviamente era piuttosto infastidita dal mio comportamento. Ero diventato per lei una vera e propria ossessione.
Charlotte: Cosa successe?
Karl: Una mattina da soli in casa attuò il suo piano. Si vendicò vestendosi come se dovesse uscire, ma rimanendo in casa.
Charlotte: Come?
Karl: Allo stesso modo di come mi appariva in sogno.
Charlotte: Come faceva a saperlo sua zia?
Karl: Mia cara… non ho mai conosciuto una donna che sia andata a scuola di seduzione…
Charlotte: Cosa indossava?
Karl: Un vestito lilla con uno scollo di pizzo molto profondo, una calza velata con una trama leggerissima neutra e un cappellino viola con una veletta chiara.
Charlotte: E cosa ha fatto?
Karl: Mi ha invitato a prendere il thè nelle sue stanze al primo piano. Le sue intenzioni erano quelle di cogliermi in fallo aspettando un mio falso passo e successivamente prendere a pretesto la mia reazione…
Charlotte: Per fare cosa?
Karl: Ovvio, per poi raccontare tutto a mia madre e mandarmi in collegio…
Charlotte: Non ha pensato per un istante che sua zia potesse stare al suo gioco?
Karl: Oh no mia cara, quello si legge solo nei libri…
Charlotte: Ma lei temeva più la scaltrezza di sua zia o il suo istinto incontrollato?
Karl: Temevo il collegio.
Charlotte: Quindi cosa ha fatto?
Karl: Ho accettato l’invito. Mai avrei potuto sottrarmi a quel desiderio, ma ho preso le mie precauzioni, ovvero sono andato nella sua stanza con una benda attorno alla testa…

La donna ride…

Charlotte: Oh mio caro, era davvero un adolescente! Sarebbe stato lo stesso non andare…
Karl: Il desiderio può essere esaudito in molti modi, in quella circostanza decisi che anche un semplice profumo avrebbe potuto alimentare il mio sogno. Quando mi sedetti su invito di mia zia calai la benda sugli occhi.
Charlotte: Sua zia come ha reagito quando l’ha vista?
Karl: Sicura del suo potere seduttivo ha atteso che la mia curiosità e il mio ardore alla fine vincesse su di me…
Charlotte: L'ha tolta?
Karl: No.
Charlotte: Quindi lei è stato con la benda per tutta la durata del thè?
Karl: In quell’oscurità le sue parole sono diventate forma, i rumori della preparazione del thè i preliminari di un amplesso che ha raggiunto il suo apice nel dolce e sottile suono dei piccoli sorsi intermittenti simile ad un vero e proprio rapporto orale.
Charlotte: E poi?
Karl: Ho resistito con tutte le mie forze, anche perché non avevo immaginato che sopprimendo un senso gli altri accentuassero la propria capacità sensoriale. Sentivo nitidamente il dolce strofinio della trama delle sue calze, come il leggerissimo profumo di talco mescolato all’odore dolciastro della pelle dei suoi seni.
Charlotte: Mi spaventa…
Karl: Comunque ho resistito e non è successo nulla. Ho bevuto il mio thè e l’ho ringraziata per l’invito. Sono stati gli attimi più dolorosi della mia vita, ma da quel giorno mia zia con tutta la sua avvenente sensualità viene a farmi visita ogni notte nei miei sogni.
Charlotte: Mio povero amico...
Karl: Povero? Da quel giorno mia zia, da pura ossessione, è diventata il mio ideale. Lei indirettamente mi ha insegnato a cogliere ogni dettaglio e farne tesoro e soprattutto la cosa più sublime che esista a questo mondo, ovvero il potere della seduzione e l'eccitazione dell’attesa…
Charlotte: Interessante…
Karl: Cosa di meglio ci può essere del piacere, esaltato dalla seduzione, se non la consapevolezza che l’attesa, da ambo le parti, è essa stessa un piacere?
Charlotte: Quindi devo dedurre che secondo lei io in qualche modo possegga per lei queste caratteristiche naturalmente molto simili a quelle di sua zia Carlotta.

L’uomo la guarda estasiato. Lei ha un attimo di sbandamento. Pensa al profumo che ha scelto prima di scendere. Pensa a quanti dettagli l’uomo stia notando in quell’istante senza che a lei vengano minimamente in mente. Si guarda con gli occhi dell’uomo, dell’adolescente bendato davanti a sua zia. Cerca di indovinare quale sia il suo potere seduttivo, la sua forza. Poi senza pensarci due volte dice.
Charlotte: Secondo lei io ho un bel seno?
Karl: Oh madame, non poteva scegliere parte migliore del suo corpo. A giudicare da ciò che mi è concesso vedere, lei ha uno splendido seno, ma è anche sposata come lo sono io…
Charlotte: Non colgo la similitudine…
Karl: Lei ha un seno di per sé meraviglioso, sublimato dalle circostanze in quanto, per forza di cose, non potrò ammirare completamente…
Charlotte: Vuole dirmi che in questo contesto le nostre condizioni equivalgono alla benda sugli occhi?
Karl: Esatto, voglio dire che le nostre condizioni allungano semplicemente l'attesa madame e nel desiderio più intenso non esiste un inizio o una fine perché sarebbero la morte del desiderio stesso. Nel gioco della seduzione esiste solo lo scorrere lento degli attimi carichi di dettagli e di sfumature.
Charlotte: E se ora fossimo in un albergo senza i nostri rispettivi partner? E se ora fossi nel suo letto?
Karl: Per fortuna non lo è, madame! Nel gioco della seduzione e dell’attesa ci sono tempi rigidi da rispettare.
Charlotte: Ma mio signore ha dimenticato un’altra caratteristica importante ovvero la disponibilità…
Karl: È la prima cosa che ho ammirato in lei, ieri sera, Madame.
Charlotte: Cosa glielo ha fatto credere?
Karl: Lei è bella, sposata, ricca e matura…
Charlotte: Quindi…
Karl: La sua condizione è la base vitale per poter esprimere al meglio le proprie capacità seduttive. Tende inevitabilmente ad uccidere la noia traendone i maggiori benefici possibili…
Charlotte: Benefici materiali?
Karl: Ovvio. Lei è una donna troppo intelligente e colta per poter cedere a qualche debolezza infantile…
Charlotte: Lo esclude a priori?
Karl: Lo escludo in quanto mi è sempre stato complicato combinare la seduzione con l’innamoramento mentre l’amore è elemento essenziale per l’attesa.
Charlotte: Deduco che lei sia la persona adatta per innamorarsi ed io per sedurre un uomo.
Karl: Non poteva essere più precisa madame.
Charlotte: Quindi secondo lei sono in cerca di un uomo?
Karl: Potrebbe già averlo.
Charlotte: Ripeto. E l’amore?
Karl: L’amore per una donna può essere una conseguenza, a volte una caduta di stile, un incidente di percorso, un lato infantile non ancora sopito. Faccia lei. In età adulta di solito si ama per essere compiaciuti o per se stessi.
Charlotte: Mi sta dicendo che il segreto della felicità è non amare affatto o amare se stessi?
Karl: L’amore è volubile mia cara, lei ci costruirebbe un castello sopra?
Charlotte: Oh no, ma è necessario!
Karl: Necessario all’infedeltà, pensi che se non ci fosse l’amore non ci sarebbe l’infedeltà.
Charlotte: Interessante come tesi.
Karl: Cosa c’è di più eccitante dell’infedeltà altrui? Anch’essa fa parte dell’attesa, impervia, crudele sì, ma attesa, non le pare?
Charlotte: La gelosia dà corpo all’attesa come l’attesa al piacere… sbaglio?
Karl: Non sbaglia mia cara. Anzi, mi permetta di enfatizzare la sua deduzione. Se lei ora mi confessasse di avere un amante, il mio desiderio lieviterebbe…
Charlotte: Lo dice perché tra noi non c’è alcun legame.
Karl: Oh madame mi metta alla prova, la prego.
Charlotte: Finora ho compreso che lei desidera un’amante infedele, ovviamente nei confronti del marito, ma anche nei suoi.
Karl: È un peccato razionalizzare in questo modo.
Charlotte: A me sembra che lei non cerchi una dea, ma solo una pagana.
Karl: Cosa c’è di più sublime di una pagana che ai miei occhi diventa una dea? Tutta la mitologia concorda che le dee più seducenti hanno necessariamente preso le sembianze umane…
Charlotte: Ed io sarei la sua Dea?
Karl: Faccia di me quello che vuole, ma mi faccia aspettare, bruci la mia anima nell’attesa più bollente.

L’uomo non sta più nella pelle.
Charlotte: I suoi occhi indugiano ancora sul mio seno… Adoro questa sua passione, ma ora ho capito… più delle forme la intriga il fatto che sia coperto.
Karl: Più del suo viso, delle sue labbra, del suo cappello…
Charlotte: Mi viene da pensare… tutte parti bene in evidenza che non occorre scoprire o meglio attendere per scoprire.
Karl: Pensa bene, Madame.
Charlotte: Se io fossi una Dea lei sarebbe un Dio o quanto meno una divinità mitologica.
Karl: Oh no, nell’amore che intendo è fortemente esclusa la parità, altrimenti non funziona.
Charlotte: Lei capisce davvero le donne allora… e questo gioco comincia ad interessarmi davvero.
Karl: Anni di studi e perseveranza. Anni di zie bramate nel mio letto.
Charlotte: Quindi dovrei esserle infedele e tassativamente non innamorarmi di lei.
Karl: Che senso avrebbe? Io cerco l’attesa e lei il potere della seduzione, quindi è lei a condurre il gioco. Quindi è lei che ha in mano lo scettro, è lei a dettare i tempi. Se lei si innamorasse farebbe del tutto che l’attesa diventi vana.
Charlotte: La mia attesa piacere, la sua attesa sofferenza…
Karl: Appunto la sofferenza è esattamente il contrario del suo piacere, ma non è escluso che sia piacere.
Charlotte: E se le dicessi che in un rapporto non voglio essere una Dea?
Karl: Non le crederei. Devo ancora incontrare una donna che non voglia essere considerata una divinità. Poi, certo, ci sono donne che riescono nella parte e altre ne sono totalmente incapaci.
Charlotte: Ed io lo sarei?
Karl: Sì, lo sento.
Charlotte: Sente male.
Karl: Oh no, la prego non vanifichi le mie attese, alimenti il mio desiderio, nutri la mia voglia, vada vicino al dunque, ma non lo sazi. In fin dei conti non le sto chiedendo un impegno gravoso, dia le sue intimità a chi le dà il piacere fisico e per favore poi venga da me a dirmelo, mi racconti i dettagli quando offre lascivamente le sue grazie, tenendo in me viva la fiamma del desiderio di averla, nell’indefinibile incertezza che ciò avvenga, un giorno o quando sarà. Ricorda che nel gioco della seduzione non c’è un inizio o una fine? Ricorda che non esiste l’albero del sempre e quello del mai? Ma soltanto lo scorrere lento del tempo, delle sfumature e dei dettagli.
Charlotte: Quindi ci sarà un dunque! Ci sarà l’idea di un fine che non necessariamente è la fine!

L’uomo cerca con gli occhi il cameriere.
Karl: Vuole un’altra anisette madame?
Charlotte: Sì grazie, ma la prego, ne ordini un solo bicchiere, aveva un sapore davvero eccitante quello di prima.
Karl: Oh madame vedo che ha compreso molto bene, il gusto sublime del piacere sottratto.
Charlotte: Ascolti mio caro, sarebbe ingenuo da parte mia negarle il piacere di questa conversazione.
Karl: Immagino a cosa si riferisca.
Charlotte: Se fossi nella camera d’albergo di prima lo accerterebbe con i suoi occhi.
Karl: Oh madame, lei crede che se avessi notato in lei un calo di emozione avrei continuato?
Charlotte: È un fantastico galantuomo, non lo credo affatto che lei perseveri quando non è opportuno farlo.
Karl: Diceva?
Charlotte: Immagino che lei abbia avuto altre adepte. La mia non è una domanda, ma una certezza.
Karl: Mi perdoni madame, ma lei non può immaginare quante nella sua stessa condizione desiderino ardentemente il piacere materiale sublimato dalla consapevolezza di essere loro a dettare tempi e modi.
Charlotte: Non solo, immagino che anche le sue adepte siano arrivate alla mia conclusione vale a dire che anche l’attesa, per non essere vana, abbia la necessità di non rimanere tale.
Karl: Conosco il gioco dell’attesa, l’importante è stabilire obiettivi minimi, superarli e fissarne dei nuovi.
Charlotte: Ecco, queste sono le regole del gioco…
Karl: Le regole annientano il desiderio, io parlerei di buon senso.
Charlotte: Non mi accontento del buon senso.
Karl: Vuole stabilire un patto?
Charlotte: Direi di più, firmare un contratto dove è scritto a chiare lettere che ci sarà l’obbligo da parte sua di scrivere ogni giorno e dico ogni giorno le sensazioni dettagliate dell’attesa e da parte mia l’obbligo di non spegnere mai quell’attesa scrivendo però a chiare lettere che il fine ultimo è quello di soddisfare il desiderio di entrambi.
Karl: Fare l’amore non è un fine.
Charlotte: Certo, può anche essere l’inizio di un meraviglioso gioco.
Karl: Lei lo desidera?
Charlotte: Diversamente da lei ho desiderio di farlo e la difficoltà di attendere, per cui ho bisogno della certezza di riempire l’attesa con il suo desiderio e ultimo arrivare al dunque insieme.
Karl: Due percorsi differenti che alla fine si incontrano.
Charlotte: Non avrebbe senso diversamente.
Karl: Allora faccia tutto quello che fanno gli innamorati, mi faccia soffrire…
Charlotte: La sofferenza è insita nell’amore
Karl: Ma anche nel piacere sottratto…



*****


I due rimangono in silenzio, la donna guarda le pagine vuote del copione. Sembra stravolta.
Marc: Mi spiace non mi ero accorto che s’interrompeva così bruscamente.
Rosye: Come andrà a finire?
Marc: Questo dipende solo da lei e non da me.
Rosye: Mi scusi, perché dipende da me? Non capisco…
Marc: L’attrice ci mette sempre del suo…
Rosye: Mi spiace ho le mani legate, dipende soprattutto da Charlotte.
Marc: L’attrice e la protagonista ad un certo punto si fondono…
Rosye: Allora avevo ragione che vuole portarmi a letto! Voi intellettuali siete fatti tutti con lo stampino, girate, girate, parlate di attesa, seduzione e balle del genere, ma poi il fine ultimo è il letto.

La donna si guarda intorno.
Rosye: Dov’è il letto?
Marc: Non c’è nessun letto…
Rosye: E dove porta le sue attricette?
Marc: Qui sul palco a recitare…
Rosye: Grazie per l’anisette…
Marc: Grazie a lei per averla bevuta nel mio bicchiere.
Rosye: Più che di sapore sottratto sapeva d’acqua… eppure calda!
Marc: Era acqua!
Rosye: Mi viene da dire che lei non sarà mai al sicuro nelle mani di una donna. Mi dica sul serio, l’ha scritto lei questo testo?
Marc: L’idea della sofferenza e dell’attesa è vecchia quanto il mondo.
Rosye: Se è per questo anche quella dell’amore!
Marc: Io vorrei che l’uomo e la donna fossero sempre imprigionati dal loro stesso desiderio, in ogni istante anche quando credono di essere lontani.
Rosye: Ma lei non vuole l’amore…
Marc: Oh no, non ho detto questo. L’amore è un sentimento volubile quindi è un elemento essenziale per l’attesa, quella precaria, quella che tormenta.
Rosye: Lei è disposto a tutto per realizzare il suo sogno.
Marc: Dice quello di rappresentare la commedia?
Rosye: Oh no, non faccia l’idiota ora.

La donna guarda l’uomo con tenerezza. Prende la sua borsa, si rimette il soprabito e fa per uscire.
Rosye: Mi ascolti Marc, lei ha ragione, mentre recitavo la parte di Charlotte mi sono resa conto di non essere adatta per questa parte…
Marc: Mi spiace…
Rosye: Lei davvero ha bisogno di un’attrice che si presti al gioco effimero della seduzione. Io al contrario sono pane al pane.
Marc: Non se ne vada la prego.
Rosye: E perché non dovrei?
Marc: Lei è adattissima invece.
Rosye: Oh bella questa, e da dove viene questo pensiero?
Marc: Questo racconto ha bisogno anche della sua vena dissacrante.
Rosye: Sicuro? Non è che le è piaciuto il mio seno… anche se è un po’ più scoperto di quello di Charlotte?
Marc: La sto giudicando come attrice!
Rosye: Allora mi supplichi.
Marc: L’ho supplicata per tutto il racconto.
Rosye: Ah sì vero, a voi artisti piace confondere la realtà con la finzione. Ci sguazzate dentro. Del resto è un modo per tirarvi indietro al momento opportuno e non assumervi responsabilità.
Marc: Cioè?
Rosye: Con la scusa della parte mi porta a letto e poi sempre con la stessa scusa mi dice che era solo una recita.
Marc: Rosye lei è bellissima!
Rosye: Non ci vengo a letto con lei!
Marc: Lei è davvero una Dea!
Rosye: Non ci vengo a letto con lei!
Marc: Per Dio! Non le sto chiedendo questo!
Rosye: Non si arrabbi. Non sopporto gli uomini che urlano.
Marc: Le chiedo scusa, mi spiace, ma è lei che mi fa perdere le staffe!

La donna si rimette seduta.
Rosye: Dov’è il secondo atto? Lo tiri fuori.
Marc: Non l’ho ancora scritto…
Rosye: Allora era tutta una messinscena…
Marc: Parola adattissima in questo contesto non crede?
Rosye: E quando lo scriverà?
Marc: Lo stiamo già scrivendo, non le pare?
Rosye: Questa non è una recita.
Marc: La potrebbe diventare.
Rosye: Così a braccio?
Marc: Siamo tutti e due nella parte.
Rosye: Allora ascolti…

La donna fruga ancora nella borsa, spazientita rovescia tutto il contenuto sul tavolo. Alla fine spuntano fuori dei fogli di carta.
Rosye: Ok allora ecco il contratto di cui parlavo…

L’uomo legge in fretta, è sbalordito.
Rosye: Quando inizio qualcosa la porto fino in fondo…
Marc: Ma…
Rosye: Niente ma, deve solo firmare…
Marc: Lei già sapeva che avrebbe fatto questa audizione, che io avrei acconsentito a farle recitare la parte di Charlotte ed io quella di Karl…
Rosye: Lei sottovaluta le potenzialità di una donna!

L’uomo continua a divorare i fogli.
Marc: Ma è lo stesso contratto di Charlotte!
Rosye: Se intende le regole certe allora sì!
Marc: Non capisco… il testo l’ho scritto io. Non l’ho ancora finito… Nessuno l’ha mai letto…
Rosye: Tra le regole mi sono permessa di aggiungere la scena del bacio e due passi di danza.
Marc: Lei non poteva sapere…
Rosye: Cosa non so? Crede davvero che non conosca il gioco della seduzione?

L’uomo è incredulo, scuote la testa non si dà pace.
Marc: Ma…. Sono stato io ad iniziare… a permetterle di recitare, a concederle il provino… ed ultimo ad offrirle la parte!
Rosye: Lei crede?



 
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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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Photo Chaim Naimark













 
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