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Adamo Bencivenga
LA FIERA DELLE VANITA'
“Benvenuti alla Fiera delle Vanità!” Disse il Nano in piedi sullo
sgabello. L’Armata Rossa suonava “The Star-Spangled Banner” ovvero l’Inno
Americano e Jimi Hendrix, stanco di aspettare, beveva birra al banco del
bar. Proprio in quel momento entrò Marcel Proust in cerca della verità e
si mise accanto ad Adolf Hitler che in disparte dipingeva l’ennesimo
ritratto alla sua bella amante Eva Braun. Marx ed Hegel consolavano
Schopenhauer e Kant, affamato di conoscenza, divorò un altro libro mentre
il Nano disse ancora “Si accomodino signori! Benvenuti alla Fiera delle
Vanità!” Proprio quando la banda smise di suonare e la bionda Marilyn
Monroe salì sul palco vestita di rosso e iniziò a cantare “Happy Birthday,
Mr. President”. Tutti si accorsero che era ubriaca e Roman Polasky, in
piedi di fianco a Jacqueline Kennedy, le venne in aiuto proponendole una
particina della sua nuova Venere in pelliccia. Lei rifiutò quella proposta
e decisamente irritata barcollando andò a sedersi nel salottino privato
con Marlene Dietrich e Greta Garbo, impegnate senza tanti giri di parole a
contendersi l’intrigante Mercedes de Acosta, fumando boccate di tabacco e
marjuana.
“Benvenuti alla Fiera delle Vanità!” Disse ancora il
Nano a Lady Chatterley in cerca del suo Guardiacaccia sottobraccio a
Leonardo che poco prima aveva ballato un accorato valzer con Lisa
Gherardini. Samuel Beckett sulla porta aspettava il suo amico Godot mentre
Frida Kahlo, bevendo thè alla mescalina, sussurrò un disperato ti amo al
suo amante di turno. Henry Miller era assente e allora Anais Nin gli
scrisse un racconto erotico, suo marito lo rilesse e si precipitò a
spedire la lettera per un nuovo e disperato menage a trois. La Fiera si
stava riempiendo e Dolores O'Riordan intonò il suo Zombie e insieme a
Louise Brooks applaudì Mussolini e Claretta alle prese con un appassionato
tango. Lui le disse amore per la vita e lei rispose anche per la morte
quando proprio in quell’istante Amedeo Modigliani tossì e la bellissima
Jeanne Hébuterne gli porse il suo fazzoletto di seta. Era visibilmente
incinta sì, ma D'Annunzio le fece lo stesso l’occhiolino mentre con
l’altra mano accarezzava estasiato la calza di seta della bella Eleonora
Duse e Dylan senza pensarci due volte prese la chitarra bianca di Jimi
Hendrix e soffiò senza parole la sua canzone nel vento.
C’erano
tutti ora nel Salone, anche Charlie Chaplin che faceva finta di non
conoscere Lita Grey e Vladimir Majakovskij che faceva l'amore con Lili
Brik e suo marito estasiato non perdeva alcun dettaglio, ma Jessica Rabbit
strappò il microfono alla bella Edith Piaf alle prese con la sua “La vie
ed rose” e vestita di rosso urlò sgraziata “Io non sono cattiva sogli gli
altri che mi disegnano così.” Audrey Hepburn seduta sul palco gustava la
sua colazione e Ringo Star le prese la mano, le offri una delle due
bacchette sospirando Hey Jude, ma non si sentì all'altezza quando vide
Yoko e John nudi che si baciano nel loro letto. Rudolf Nureyev ed Eric
Bruhn innamorati di se stessi danzavano Giselle, Sansone e Dalila
ricordavano il loro amore ai tempi della Bibbia, Marquez quello ai tempi
del colera, Verlaine e Rimbaud si giuravano amore eterno quando qualcuno
bussò alla porta del bagno e Cat Stevens seduto sulla piccola toilette
cantava Morning Has Broken a Lady d'Arbanville e Maria Antonietta credendo
fosse dedicata a lei s’innamorò perdutamente di suo figlio.
Il
nano in piedi sullo sgabello continuava ad accogliere gente. “Benvenuti
alla Fiera delle Vanità!” Diceva a Pablo Picasso innamorato di
Marie-Therese che non aveva ancora compiuto sedici anni. Cesare appoggiato
alla parete parlava di politica e poi disse Tu quoque al sommo poeta Dante
il quale deluso da Beatrice, che si era presentata con suo marito,
insidiava la bella Laura a Petrarca. C’erano davvero tutti, anche Gala
Dalì che la prometteva a tutti purché fossero artisti, folli e senza
soldi, ed Eva Kant e Diabolik seduti in disparte facevano coppia fissa.
Caravaggio dipingeva le sue Madonne da strada e da letto, mentre
Toulouse-Lautrec si masturbava credendo di stare all’Odeon. Poi chiamò
Kiki di Montparnasse che si lagnava di non avere una sua camera da letto
mentre sul palco fece la sua entrata Cléo de Mérode che iniziò a danzare
senza veli.
C’erano tutti nel Salone, anche Camille Claudel che
faceva l’amore con una statua di Rodin e Valentina in reggicalze
fotografava Norma Desmond nel suo trionfale cammino verso la gloria eterna
sul Sunset Boulevard. Nell’angolo più buio della grande sala disquisivano
sull’amore romantico Anna Karenina, Emma Bovary e Marguerite Gautier
vedove dei rispettivi autori. Vollero sentire il parere di Hester Prynne
che portava indosso la sua lettera scarlatta e Francesca Johnson che
ripensava al suo amore sui ponti di Madison County. Donna Flor invece per
nessuno motivo volle uscire dal suo sogno e Bocca di Rosa insieme a
Tiziano disquisivano al bar sull’amore sacro e l’amor profano. Lei
s’immedesimò e intonò Via del campo e Brassens attaccò stonando Morire per
delle idee quando Fabrizio De’ André in disparte prese la sua chitarra
strimpellando il suo Testamento.
“Benvenuti alla Fiera delle
Vanità!” Disse ancora il nano quando arrivò avvolta nel suo mantello nero
la Donna del tenente francese così come Anastasia Steele avvolta nelle
sue cinquanta sfumature di grigio, ma Gray in quel momento fissava gli
occhi tristi della Principessa Soraya e quelli sorridenti dell’altra
principessa Sissi e ad entrambe proponeva lacci e corde per un improbabile
amore. Loro si allontanarono scandalizzate e lui allora ci provò con
Elizabeth Taylor, ma la bella attrice accanto a Paul Newman e Richard
Burton era troppo ubriaca per capire, troppo anziana per essere ancora
contesa, ma trovò in compenso la sua sosia Cleopatra e Anne Bancroft
innamorata del suo laureato.
“Benvenuti alla Fiera delle Vanità!”
Continuava a ripetere il nano sullo sgabello agitando una tuba nera da
dove spuntò un coniglio e dei fazzoletti di seta colorati. Marcello
Mastroianni ne afferrò uno al volo, ma ebbe un sussulto di piacere quando
si fece ammaliare dalla voce sensuale della sua amica Anita Ekberg. Lei
disse “Marcello, come here! Hurry up!” concedendosi ai paparazzi della
dolce vita e sullo sfondo della Fontana di Trevi comparve Ava Gardner che
cambiava mariti come vestiti. Evita Peron fece la sua entrata trionfale e
sul tappeto rosso intonò Don’t cry for me Argentina insieme a Madonna,
Madame de Pompadour e alla Duchessa Madame de Maintenon. A quel punto
Catherine Denevue baciò sulla bocca Mastroianni e stanca di fare la cagna
a Ferreri si buttò tra le braccia di Luis Bunuel per una nuova e
travolgente Bella di Giorno. Qualcuno porse il microfono a Farinelli,
qualcun altro invitò sul palco Anna Bolena, proprio nel momento che Gian
Lorenzo Bernini dichiarò il suo amore eterno a Costanza Bonarelli ed
Enrico VIII stanco delle sue sei mogli iniziò a provarci con sua cognata.
C’erano davvero tutti alla Fiera delle Vanità compresa Tamara de
Lempicka che ancora non aveva capito da quale parte fosse l’amore,
compresa la piccola Shirley Temple coi i suoi riccioli d’oro rimasta per
sempre bambina, Hedy Lamarr che per piacere agli uomini continuava a fare
la parte dell’oca, Rita Hayworth invece avrebbe voluto che qualcuno fosse
andato a letto con lei senza pensare a Gilda, come del resto Vivien Leigh
che ripeteva come una nenia “Domani è un altro giorno”! Ingrid Bergman
arrivò in ritardo e salutando Rossellini gli disse con voce sensuale: “In
italiano so dire bene solo ti amo!” Lord Byron ci provò con tutte purché
fossero veneziane, Oscar Wilde corteggiava segretamente il suo amico Bosie
ripetendogli all’infinito che poteva resistere a tutto tranne che alle
tentazioni. Eh sì c’erano proprio tutti come La Fornarina e Raffaello, la
ragazza con l'orecchino di perla, Ugo Foscolo innamorato della sua
Isabella e Jack lo squartatore con il suo scalpo sanguinante in mano.
Ernest Hemingway e Adriana Ivancich, Dante Gabriel Rossetti alle prese con
le sue modelle, Bonnie e Clyde sempre in fuga e Camillo Casati che
ripeteva alla sua Anna Fallarino "Ti amo quando sei a letto con un altro!"
Il Duca di Buckingham innamorato pazzo e Lancillotto e Ginevra con il loro
Amor Cortese. E tra loro non poteva mancare Constance Quéniaux, la modella
dell'Origine del mondo, Elsa de’ Giorgi, l'amante di Italo Calvino, Berthe
Morisot, la preferita di Manet, Adele Bloch-Bauer la musa di Gustav Klimt
che sfoggiava un bellissimo vestito tutto d’oro. E poi ancora Henri de
Toulouse-Lautrec che si innamorava di tutte purché fossero prostitute,
Mary Cassat, l'americana, Mery Laurent che si vantava di aver amato solo
artisti, Olympia, la musa scandalosa. Al buio in disparte Sien e Van Gogh
si stringevano amorevolmente la mano e Simone de Beauvoir che sussurrava a
Sartre "Sei stato il mio primo amore assoluto.”
Il salone ormai era
stipato di artisti, ma il Nano sullo sgabello continuava ad invitare gente
ripetendo: “Venghino signori c’è posto per tutti!” Improvvisamente
qualcuno arrivò con delle grosse valigie di pelle nera e delle grandi
bocche di luce. L’immenso salone si illuminò a giorno. Qualcuno azzardò
che fossero ebrei, qualcuno disse “Gli americani, George Orwell giurò che
fossero comunisti. Tutti però continuarono a fare quello che stavano
facendo, chi l’amore, chi a disquisire sulla vita, chi sulla morte, chi a
dipingere, chi a scrivere, chi a sedurre, chi a rimediare una piccola
parte e chi un grosso budget per il suo prossimo film. Ma non resistettero
molto.
La folla fuori ruppe il cordone della polizia ed entrò
gente comune e personaggi dozzinali come modelle, attricette, sciacquette
di bassifondi, gigolò ed amanti, geishe e compagne di vita, esperte e alle
prime armi, senz'altro belle, senz’altro consenzienti a uomini di finanza
e signori affascinanti dell'alta classe. Poiancora adolescenti sbandate
che si guadagnavano la vita per un'ora di posa o d'amore, qualche
conduttore, il bel presentatore, il grande fratello e l’uomo esperto di
quiz, due direttori di telegiornale, reporter, paparazzi, qualche onlus,
qualche imprenditore e tantissimi giornalisti. Qualcuno accese le bocche
di luce e quei fari violenti e freddi resero piatta la scena e a poco a
poco quella grande sala divenne piccola e angusta. Il Nano venne scaricato
senza tanti complimenti, così come la donna cannone e il lanciatore di
coltelli, al loro posto salì sul palco il bel presentatore, impomatato e
con i capelli tinti. Intimò a tutti i presenti di mettersi in posa,
sarebbero bastati solo pochi secondi e qualcuno gridò “Azione!” ma non era
un film.
Alla fiera delle vanità cambiò tutta la scena e davanti a
quelle macchine da presa tutti cambiarono espressione e così che i profili
degli artisti persero ogni prospettiva, le facce i colori, le voci
l’armonia, le storie l’originalità, le scene la profondità, le parole
battute, i cuori l’amore, le lacrime divennero finte, gli sguardi falsi, i
sospiri urli, le anime piatte, i sorrisi forzati. Ad ogni nome venne
associata una marca, ad ogni messaggio una pubblicità e l’amore divenne
merce e la merce consumo e il consumo improvvisamente divenne la parodia
dell’arte, ma non era più arte. Tutti si sentirono inutili, ombre di se
stessi, e così scomparve la pittura, la scultura, la musica, il romanzo,
il teatro, il cinema… Rimase un vuoto enorme, qualcuno invocò Karl Popper.
Eh già era nata la Televisione!
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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