Mia madre non potendomi
allevare, in quanto per una legge strana al tempo in
Cina le donne potevano crescere solo figlie femmine,
sperava ogni giorno nella buona sorte.
Un giorno
camminando tra la folla di Pechino e passando
davanti al Grande Teatro le venne l’idea di
affidarmi al maestro Guan, il direttore della scuola
di recitazione dell'Opera di Pechino. Nei suoi sogni
s’annidava il desiderio che suo figlio diventasse un
grande attore in modo da avere un futuro assicurato
oltre che un posto dignitoso nel quale e per cui
vivere.
Ero al tempo un bambino snello dai
lineamenti molto fini e dall'incarnato roseo e
delicato. Quando il maestro mi vive disse a mia
madre che sarei stato perfetto per le parti
femminili, ma ahimè avevo un problema, la mia mano
destra aveva sei dita! Quando il maestro la vide
rabbrividì e mi cacciò in malo modo. A quel punto
mia madre disperata afferrò un grosso coltello di un
artigiano poco distante e non esitò a tagliare
l'ostacolo che si opponeva al mio glorioso destino,
ovvero il mio sesto dito che si opponeva al mio
ingresso in quella scuola.
Ripeto siamo nel
1924 e la scuola era molto dura con una rigida e
severa disciplina, fatta anche di punizioni
corporali umilianti. Questi istituti al tempo erano
tutti maschili in quanto per legge non era
consentito alle donne calcare i palcoscenici e
mettersi in mostra per cui le parti femminili
venivano interpretate da attori travestiti da donna.
L’Opera di Pechino non sfuggiva a questa regola ed
io, delicato nel portamento e gentile nei
lineamenti, venni ovviamente destinato, dall’occhio
esperto del maestro Guan, a ricoprire ruoli di
fanciulle.
Non ero nato omosessuale e non
avevo alcuna tendenza di questo tipo anche se di
fatto il mio aspetto esprimeva indubbiamente una
evidente delicatezza femminea. Quando il maestra
Guan mi comunicò la sua scelta vissi questa sua
preferenza come un’imposizione al punto che per
diversi giorni piansi in solitudine e fu davvero
dura, per me bambino, convincermi di essere una
fanciulla.
Durante i primi giorni di
permanenza nella scuola riuscii a fare amicizia con
Shitou, un ragazzo che vedevo già grande,
addirittura adulto, ma in realtà aveva solo tre anni
più di me. Era così robusto e già sviluppato che il
maestro Guan lo destinò a ruoli di grandi personaggi
maschili. Ero l’ultimo arrivato e Shitou, forse
perché gli facevo tenerezza, mi prese sotto la sua
ala protettiva guidandomi sul palcoscenico e nella
vita di ogni giorno e difendendomi dagli scherzi
crudeli degli altri compagni. Nacque così tra noi
un’intesa amicizia al punto che stringemmo un
rapporto dal confine mai molto chiaro. Così nebuloso
ed ambiguo che io stesso ho sempre avuto difficoltà
a capire. Ma forse tutto ciò risiedeva solo nel mio
cuore e nella mia testa idealizzandolo a mio
protettore, padre, madre, fratello e se lui avesse
voluto anche partner.
Comunque ero un
ragazzino ambizioso e desideravo restare in quella
scuola anche perché mi spaventava tornare fuori da
lì e sentirmi orfano di padre e senza una madre!
Avevo talento nella recitazione e visto che ero
stato destinato a quei ruoli desideravo a tutti i
costi immedesimarsi il più possibile nell’anima
femminile del personaggio interpretato. Del resto,
come recitava la scuola, per diventare un buon
attore occorreva entrare in simbiosi col proprio
ruolo, ovvero adattare la propria personalità.
Mi rendevo conto di quanto potesse essere
pericolosa quella sfida, ma sapevo anche che per
arrivare nel firmamento delle stelle un attore non
poteva mai lasciare la sua parte, anche quando ero
fuori dal palcoscenico, anche quando mi toglievo la
maschera, anche quando, invitato da un vecchio
notabile nella propria casa sperimentai per la prima
volta nella realtà il mio animo gentile e finendo
per provocarlo lui non resistette e quando cercai di
opporre resistenza lui mi violentò!
Fu la mia
prima volta e per la prima volta dopo il dolore
fisico avvertii in me un senso di soddisfazione e
piacere che da quel momento mi fece confondere per
sempre la netta linea di demarcazione tra il
maschile e il femminile!
Passarono gli anni
e insieme al mio amico Shitou crescemmo e affinammo
l’arte diventando così dei famosissimi attori
dell'Opera di Pechino. Recitavamo sempre insieme
soprattutto l’opera teatrale “Addio mia concubina”,
nella quale Shitou interpretava il re Xiang Yu, il
cui esercito è stato sconfitto dalle truppe Han, e
io la sua concubina Yu Ji, la quale nella
rappresentazione, pur di rimanere fedele al suo re,
fino all'ultimo, si uccideva con la sua stessa
spada. La rappresentazione ebbe così successo che,
recitandola ogni sera, rimanemmo entrambi ancorati a
quei personaggi.
Nella confusione tra arte e
realtà, vivevo nell’idea che anche nella vita vigeva
la stessa realtà dell’opera teatrale e profondamente
innamorato, mi immedesimavo ogni giorno di più in Yu
Ji, la sua concubina nella finzione, finendo per
credermi donna vera e concubina. Purtroppo non
essendo corrisposto dal mio amico, in quel folle
amore, per affinare ancora di più la mia
femminilità, intrecciai rapporti omosessuali con
uomini privi di scrupoli. Ormai avevo fatto la mia
scelta avendo per altro un solo obiettivo, ma lui
però era un uomo in tutto e per tutto, incline al
solo fascino femminile e nel suo animo non c’erano
confusioni di ruoli teatrali con la vita vera.
Dal mio canto non potevo assolutamente accettare che
il mio amico fraterno riversasse tutte le sue
energie sulle donne e potesse preferire un corpo
femminile al mio. Anzi mi sembra impossibile che
potesse farlo e in preda alla gelosia il mio stato
d’animo divenne mutevole, contraddittorio e nacque
tra noi una relazione complessa a volte di intima
vicinanza altre di scontro e profondo odio.
Fu così che il mio amato Shitou sicuramente più
maturo di me, frequentando la Casa dei Fiori, una
famosa casa di tolleranza di Pechino, incontrò
Juxian, una tra le prostitute più ricercate e più
avvenenti di tutta Pechino. Grazie alle sue arie
seduttive la mia rivale riuscì in poco tempo a far
capitolare il mio amico e a farsi sposare. Il suo
aspetto angelico e disarmante mi rese ancora più
diffidente tanto da pensare che lei fosse soltanto
una squallida calcolatrice con un solo obiettivo,
ovvero quello di riscattare il proprio destino
uscendo definitivamente dalle mura di quel bordello.
Un giorno però Shitou venne arrestato dai
giapponesi, che intanto avevano invaso la Cina,
perché si era rifiutato di recitare davanti a loro.
Quando venni a conoscenza della sorte del mio amico
impazzii, ma nel contempo sapevo benissimo di averlo
ormai perso per la sua scelta scellerata di sposare
Juxian. E fu la stessa Juxian, la quale sapendo
della mia relazione con un alto notabile giapponese
mi promise di separarsi da lui e lasciarlo libero,
purché intervenissi a favore di suo marito. Mi
illusi per quella promessa, ovviamente lei non
lasciò mai Shitou, ma io al tempo non potevo ancora
saperlo, per cui feci di tutto per liberarlo
sottomettendomi agli invasori giapponesi. Ebbi
rapporti sessuali con alcune alte figure
dell’esercito e recitai per loro a scapito della mia
immagine. Lui, grazie a me venne rilasciato, ma,
quando venne ripristinata la Repubblica, venni
accusato di alto tradimento proprio per
quell’esibizione.
Poi nel 1949 Pechino venne
conquistata dal Partito Comunista ed io venni
liberato. Purtroppo il nuovo regime si dimostrò
ancora più ostile dell’invasore giapponese e per
motivi ideologici finimmo sotto accusa di alto
tradimento in quanto fautori del vecchio regime e
quindi sovvertitori di quello attuale. La compagnia
fu sciolta e la mia vita andò in pezzi. In nome
della Grande rivoluzione culturale venne giustiziato
il mio amante d’allora, per la sola colpa di
appartenere alla classe nobile, poi tra accuse e
autodenunce l'intera compagnia teatrale venne
processata pubblicamente dalle Guardie Rosse. In
quel frangente il mio amico fraterno Shitou, sotto
le minacce e i colpi del bastone delle Guardie rosse
mi tradì e fu costretto a rivelare che avevo
intrattenuto rapporti sodomiti con altri uomini tra
cui il mio maestro di recitazione. A quel punto,
sentendo quelle parole uscite dalla bocca dell’uomo
di cui ero da sempre innamorato, per tutta risposta,
sputai fuori la verità sulla mia rivale ovvero sua
moglie, quindi dissi che Juxian era una prostituta
della Casa dei Fiori. Di fronte a questa verità
cruda la bella Juxian si suicidò penzolando dal
soffitto della propria casa.
Entrambi
condannati, Shitou fu destinato ad una scuola di
rieducazione nel sud del paese, poi riabilitato fu
trasferito a Hong Kong dove visse in un appartamento
in subaffitto con una misera pensione
riconosciutagli dal governo, ancora colonia inglese,
quale rifugiato. Per quanto riguardava me, dopo la
rieducazione venni riabilitato e ripresi la via del
teatro. Alla morte di Mao mi fu affidata la
direzione della gloriosa Opera di Pechino dirigendo
una compagnia di giovani e talentuosi attori.
Ci incontrammo nuovamente solo nel 1982
casualmente ad Hong Kong. Io ero in tournee con la
mia compagnia e lui lesse sulle locandine il mio
nome. Messi da parte gli antichi rancori ci
incontrammo. Ormai nessuno dei due recitava, ma una
sera invitati dal governo a fare una
rappresentazione privata del nostro cavallo di
battaglia, ossia “Addio, mia concubina” salimmo sul
palcoscenico truccandoci e vestendoci come una
volta.
Nonostante quello che avevamo passato,
non avevo mai smesso di amarlo e in verità ero
ancora innamorato del mio amico e così colsi
l'occasione per dimostrargli tutta la mia devozione
e il mio amore eterno! Durante quella separazione
forzata ci avevo pensato molte volte e lì ebbi
l’occasione di realizzare il mio sublime sogno e il
mio più grande desiderio, ovvero morire come la
concubina Yu Ji, sotto gli occhi del mio amato
signore, per cui in un momento in cui il re, ovvero
Shitou, fu distratto dagli applausi e dall’ovazione
del pubblico, recitando l’ultima scena, gli sfilai
la spada e mi suicidai, questa volta veramente,
questa volta per sempre, tagliandomi la gola!