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FASCINO E SEDUZIONE

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La Cocotte
Il fenomeno “cocotte” si diffuse in Francia durante il Secondo Impero e fino alla Belle Époque. Era la prostituta di lusso, ma la sua particolarità era quella di mandare in rovina i propri facoltosi amanti...

 


 
Madame, perché Cocotte?
Cocotte è un termine francese, riferito a un antico recipiente di cottura, ovale o rotondo. Solitamente in ghisa nera apparve agli inizi dell’800… esisteva anche per porzioni singole e prendeva il nome di cocottina.

Madame, questa è una rubrica che parla di fascino e seduzione… Non mi riferivo alla pentola…
Beh quel tipo di pentola aveva due manici e un coperchio piatto sul quale venivano disposte delle braci calde; in tal modo, grazie alla doppia fonte di calore – sopra e sotto – la cottura, solitamente molto prolungata, risultava più uniforme. Faccia lei…

Il Garzanti riporta anche un’altra definizione…
Ah ho capito, lei intende la lampada plafoniera bianca di design di Jordi Llopis la cui base in metallo la fa da protagonista. Quella lampada era adatta per l’illuminazione di interni ed era fabbricata in metallo con diffusore in acrilico. Moderna e elegante, ma anche sobria e fuori dal tempo per illuminare la casa.

Non ci siamo…
Immagino che lei intenda il diminutivo francese di coq, ovvero gallina e più propriamente il significato di donna frivola, di facili costumi, disponibile a intrecciare rapporti amorosi. Insomma una ragazza un po’ gallina dalla voce infantile alle volte modella di pittori e non proprio una prostituta.

Come dire il passaggio era semplice dalla tela al bordello…
Non le disprezzi! Io direi dalla seduzione negli atelier, nelle camere da letto fino ad arrivare al successo e qualche volta al potere. Sa cosa le dico? Le cocotte hanno anticipato alcune delle istanze dell’emancipazione femminile, raggiunta poi nel Novecento, ovviamente con le modalità di cui disponevano a quell’epoca. Il potere riconosciuto alle donne, le più intelligenti e indipendenti, era di fatto di natura carnale e sono state proprio loro ad affermarsi anche a livello culturale, divenendo ispiratrici di artisti e grandi mecenati.

Sì in effetti non avevano molta considerazione al tempo.
Le prostitute erano considerate uno scarto della società ma anche la donne diciamo oneste non è che se la passassero meglio! Senta cosa diceva Michelle Perrot: “Le funzioni della donna sono insite nella sua costituzione: una vagina per ricevere, un ventre per portare, due seni per allattare. Questi tre elementi segnano il suo destino: è fatta per l’uomo e per i figli!”

Sta parlando di sottomissione?
Non saprei come definirla altrimenti. Pensi che un donna sposata non entrava mai da sola in un luogo pubblico, figuriamoci una ragazza. Le donne di un elevato ceto sociale dovevano imparare a governare la casa, a comandare i domestici, a cucire e rammendare per i futuri mariti, a cucinare e a rendersi silenziose e invisibili durante le conversazioni tra uomini. E pensi che al tempo il simbolo della maternità non era per nessuno verso legato alla sessualità! Sta di fatto che alle adorate mogli veniva negato qualsiasi rapporto sessuale non destinato alla procreazione.

Quindi non c’era speranza per la donna…
La donna lavoratrice era malvista dalla società perché autonoma e indipendente per cui per la donna l’obiettivo primario doveva essere trovare un uomo disposto a sposarla. In un simile contesto è più che logico che alcune giovani spose iniziassero a manifestare segni di nevrosi. Anche se l’isteria cominciava a non essere più considerata una malattia era pensiero comune che essendo la donna nata per procreare e non producendo figli per un lungo periodo si affliggesse e si dolesse al punto di diventare isterica!

Mi faccia capire, lei mi sta dicendo che la prostituta rappresentava in un certo senso la conquista della libertà e di per sé un atto rivoluzionario…
Ovvio ma non mi riferisco alle prostitute di strada o di bordello, ma alle mantenute, anche se poi l’unico senso di liberazione era quello di diventare una seduttrice, il cui unico scopo era dare piacere all’uomo senza generare con lui dei figli. Oppure come dicevamo prima quella via di mezzo, un po’ ibrida un po’ facile, ovvero la cocotte, colei che veniva idealizzata al ruolo di musa.

Ma era anch’essa una donna sottomessa…
Beh sì anche il mestiere più antico del mondo aveva le sue regole e le sue figure. La demi-mondaine o cocotte ad esempio conduceva senz’altro una vita migliore rispetto alla prostituta di bordello, viveva in casa, aveva più libertà di movimento, a volte conduceva una vita mondana, ma non per questo era socialmente apprezzata. Insomma era comunque una donna bruciata e generalmente si faceva mantenere da una decina di uomini e aveva un uomo/amante che amava alla follia.

In che periodo siamo?
Il termine “cocotte” si diffuse in Francia durante il Secondo Impero, quindi a metà dell’800 e in uso fino alla Belle Époque. Indicava appunto la prostituta di lusso, ma la sua particolarità era quella di mandare in rovina i propri facoltosi amanti, con le continue richieste di gioielli, case, divertimenti…. Quindi vista la condizione della donna per le donne del popolo, diventare una cocotte era un modo per conquistare il benessere economico e sociale senza tanti sforzi.

Alcune di queste cocotte riuscirono a gestire bene la loro ricchezza…
Le dirò di più alcune divennero anche famose come Sarah Bernhardt, oppure Cora Pearl che sedusse uomini della più alta aristocrazia francese, fra cui il Principe Napoléon e il duc de Morny). Pensi che a Parigi furono costruiti degli alberghi specifici per le cocotte, come quello de la Païva sugli Champs-Élysées. Emile Zola le rese immortali con il romanzo Nana, in cui descrive la vita e il destino tragico di una di queste cocotte, che rendeva folli d’amore e portava alla rovina tutti gli uomini potenti che incontrava.

E l’arte?
Camminando al tempo tra le strade che profumavano di boudoir, si respirava l’aria di una Parigi capitale del vizio e del piacere, con l’esaltazione delle Folies Bergere fra balli ambigui ed ammiccanti consumati nei cabaret, nei cafés e nei teatri e potevi incontrare la peccaminosa e insolente Olympia di Manet oppure le ragazze nude di Toulouse-Lautrec “sul sofà” o al “salone della Via dei Mulini”. Sì Parigi, culla di bordelli e case chiuse, con le ragazze pubbliche in attesa dei clienti nell’ora dell’assenzio o che passeggiavano sui Grands Boulevards, o ancora ballerine e attrici costrette a dimenarsi fra arte e protettori, tra vizio e sporcizia. Perché a Parigi, città in cui tutto era permesso e tollerato, la prostituzione non era soltanto quella che si consumava negli angoli delle strade, ma anche quella d’alto bordo fra ballerine, aspiranti attrici e donne che desideravano entrare nell’alta società, appunto le cocotte.

Al tempo andava di moda una filastrocca dedicata alla cocotte vero?
Uno scioglilingua che faceva su per giù così:
Kikì la cocotte aveva per amante Cocò il cucador di cacao.
Kikì la cocotte voleva un corsetto cachì con un collo colorato
e Cocò il cucador di cacao non aveva che corsetti cachì senza collo colorato
o colli colorati senza corsetti cachì.
Il Marchese corrotto conquistato dal colorito cocodè di kikì la cocotte
pensò che un corsetto cachì senza collo colorato e che un collo colorato senza corsetto cachì farebbero un corsetto cachì con un collo colorato.
è così che Cocò il cucador di cacao fu corrotto.

 










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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://www.salepepe.it/dizionario/oggetti-utensili/cocotte/
http://www.fucinemute.it/2012/05/la-borghese-e-la-prostituta-nella-francia-del-xix-secolo/

FOTO GOOGLE IMAGE


 







 
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