Adamo mi parli di Hotel Supramonte?
Il brano
di Fabrizio De André è inserito nel suo decimo album d'inediti,
meglio conosciuto come L'indiano a motivo della copertina dove
compare l'immagine di un nativo americano a cavallo (opera
dell'artista statunitense Frederic Remington, The Outlier, del
1909).
Quando è stato pubblicato l’album?
Il 21 luglio 1981 ed è stato scritto in collaborazione
con Massimo Bubola, con cui De André aveva già collaborato per
l'album Rimini. Ed in effetti Hotel Supramonte è un adattamento
della canzone del cantautore veronese "Hotel Miramonti", scritta
ad Alleghe all'Hotel Miralago, di cui era ospite.
Di cosa parla il brano?
Parla del sequestro
e della prigionia di cui De André e la compagna Dori Ghezzi
furono vittime in Sardegna tra l'agosto e il dicembre del 1979,
per mano dell'Anonima sequestri. Vennero liberati dopo quattro
mesi, Dori il 21 dicembre e Fabrizio il 22, grazie al riscatto
di 550 milioni di lire pagato dal papà di De André.
Cos’è il Supramonte?
È un massiccio montuoso
dell'entroterra sardo, nascondiglio dei più famosi latitanti
dell'isola. Nel testo è inteso come una sorta di albergo in cui
far soggiornare gli ospiti ovvero i rapiti. Il Supramonte di
Orgosolo è uno dei luoghi più belli e selvaggi di tutta la
Sardegna.
Dal punto di vista musicale?
È il pezzo più intimo dell'album: la strumentazione
usata è perlopiù acustica (chitarra, basso, violino), con un
leggero tappeto d'archi elettronici nella seconda parte del
brano.
Senti, lui genovese, lei brianzola, ma
come finiscono in Sardegna?
De André insieme alla
sua compagna, che sposerà nel 1989, avevano scelto di vivere
dalla seconda metà degli anni '70 in Sardegna. I due si erano
conosciuti nel 1974 e subito dopo ci fu il classico colpo di
fulmine. Lei a tale proposito dichiarò: “Sapevo che era sposato,
ma non riuscivo a staccarmi da lui. Il nostro primo incontro fu
straordinario, mi sembrava di conoscerlo praticamente da sempre.
Fu una sensazione unica.”
Poi?
Nel
1975 decisero di trasferirsi in Sardegna e dare una svolta alla
loro vita. Acquistarono la tenuta agricola dell'Agnata, circa
150 ettari a una ventina di chilometri da Tempio Pausania. Lì
nacque la loro figlia Luisa Vittoria, detta Luvi. Diceva De
André a proposito della sua azienda: «Non mi dà utili, ci
rimetto un sacco di soldi, ma ci guadagno in salute, in
felicità!» Purtroppo in quei luoghi a cui De André sentiva di
appartenere successe il drammatico rapimento nella serata del 27
agosto 1979. I due artisti vennero tenuti prigionieri alle
pendici del Monte Lerno presso Pattada.
Un duro
colpo per lui che aveva sempre amato il popolo sardo definendolo
rispettoso di alcuni valori fondamentali, come ad esempio
l'ospitalità...
Ma sai, nonostante la brutta
esperienza Fabrizio De André non odiò mai quella terra, anzi,
quel territorio continuò ad ispirarlo ed in questa atmosfera
surreale nacque quella canzone e l’intero album che fonda le sue
radici sul parallelismo che lega due civiltà quella dei
Pellerossa e quella del popolo sardo, una scomparsa, quella
degli indiani, e l'altra, quella sarda, in via d'estinzione
entrambi vittime oppresse della modernità e dei suoi
colonizzatori.
Perdonò i rapitori?
Non solo… Provò addirittura un sentimento di pietà dichiarando
il giorno dopo il rilascio: «I veri prigionieri continuano a
essere i sequestratori. Tanto è vero che noi ne siamo venuti
fuori, mentre loro non potranno mai farlo». E poi ancora: «Ho
perdonato loro perché, potendoci fare del male, hanno scelto di
trattarci bene. Molti dimenticano quanto sia importante, in
quelle condizioni, essere trattati con umanità».
Quindi è da quel contesto che nacque Hotel Supramonte.
Una dolcezza di musica e poesia fatta di piccole cose
quotidiane e di grandi sentimenti. Ed in effetti De André
ricorda la loro felicità quando i carcerieri gli toglievano le
manette e le bende dagli occhi lasciandoli liberi nella stanza,
dentro la quale lui e la sua compagna si inventano giochi per
passare il tempo. Ma anche momenti di grande tensione come nel
passaggio: "E poi scuse e accuse e scuse senza ritorno" Che
descrive senza appello le liti, le accuse, le scuse, e poi
ancora liti senza ritorno, perché una esperienza del genere ti
segna per tutta la vita e sarà impossibile tornare indietro a
quando tutto era bello e più semplice ed i sentimenti
profumavano solo di gioia e leggerezza.
Quel
luogo inospitale quindi diventa un Hotel…
Un luogo
in cui giocoforza sono costretti a soggiornare avvertendo
comunque un forte senso di solitudine e di rassegnazione. Nel
brano, infatti, non si attende altro che questo momento passi in
fretta: "...Passerà anche questa stazione …come passa il
dolore..." Chiaro riferimento al dolore e alla sofferenza della
Via Crucis.
… tu vedrai una donna in fiamme e un
uomo solo…
Alcuni critici in questo passaggio ci
vedono semplicemente una donna indignata con il proprio uomo,
una donna triste, non soddisfatta, che rimprovera all'uomo di
averle in qualche modo rovinato la vita, e da qui "L'uomo solo",
un uomo a sua volta non capito, non apprezzato e triste. Dori
Ghezzi a proposito di questa frase invece dichiarò: “All’interno
di Hotel Supramonte Fabrizio mi definisce una ‘donna in fiamme‘.
Il significato è molto semplice: durante quei 117 giorni non mi
sono mai sottomessa ai rapitori ma, anzi, sono rimasta sempre
combattiva verso di loro. E i rapitori lo apprezzavano, tant’è
vero che mi hanno sempre chiamata ‘la signora’.”
Tempo fa Dori Ghezzi ha svelato la dedica che si
nasconde dietro quel testo...
Beh ovviamente non
può essere che lei la destinataria di quella dedica, infatti
dice: “Fabrizio ha scritto tantissime canzoni nella sua lunga
carriera ma lui mi riferì che solo Hotel Supramonte era dedicata
veramente a me. Mi disse anche che in altri testi c’erano dei
riferimenti alla nostra storia, ma non ho mai saputo se la cosa
fosse vera oppure no. Comunque sia, anche se non lo fosse,
importa poco.”
Su Youtube ci sono varie versioni...
https://www.youtube.com/watch?v=I5uq0p4iFuU
https://www.youtube.com/watch?v=UP590GHjAUE