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GIALLO PASSIONE
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IL DESTINO DI SOPHIE
Oh sì, Sophie è morta, è morta perché la
madre Isabelle l’ha ammazzata e l’ha ammazzata perché Sophie ha
visto qualcosa che non doveva vedere. Testimone scomodo da
sopprimere assolutamente in perfetto stile mafioso. Ma qui la Mafia
non c’entra nulla, questa è solo una brutta storia, una disumana
storia di passione e tradimento.
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Oh sì, Sophie è morta, è
morta perché la madre Isabelle l’ha ammazzata e l’ha
ammazzata perché Sophie ha visto qualcosa che non doveva
vedere. Testimone scomodo da sopprimere assolutamente in
perfetto stile mafioso. Ma qui la Mafia non c’entra
nulla, questa è solo una brutta storia, una disumana
storia di passione e tradimento.
Dio com’era
bella Sophie, occhi grandi francesi, di un inteso colore
di mare, profondo, con due fossette sulle guance rosa, e
trecce soffici e bionde che la stessa madre pettinava
con cento colpi di spazzola tutte le sere e poi quelle
labbra, rosse e pronunciate, buone sole, in un futuro
prossimo, per essere baciate.
Come era bella
Sophie e com’è strano questo mondo! La madre l’adorava,
aveva grandi progetti per lei, da grande avrebbe voluto
che diventasse una modella, bella come lei, certo,
perché anche lei era una bella donna di 43 anni,
esattamente trentatré in più della figlia. Va bene sì, è
stato un raptus, tutti lo hanno testimoniato, tutti
sperato, e tutti dicono che al processo avrà delle
attenuanti, ma sta di fatto che rimane un’assassina e
per giunta l’assassina di sua figlia.
Era figlia
unica Sophie, così sola che giocava al dottore davanti
allo specchio ed a campana sul marciapiede di quel
vicolo stretto inventandosi un’altra Sophie per poter
gareggiare e vincere o perdere. Frequentava la quinta
elementare ed era la prima della classe, alunna
giudiziosa ed intelligente, nell’unica scuola di
Montagnac, tremila seicento anime o poco meno a Sud
della Francia.
Il padre Antoine faceva
l’autotrasportatore, viaggiava per l’Europa con il suo
camion di proprietà, Spagna, Polonia, Grecia, Romania
per portare i suoi carichi, dai gamberi freschi, alle
angurie, ai pomodori, ma anche mobili, attrezzature
agricole, insomma qualunque cosa, pur di non tornare a
casa a mani vuote e senza almeno un regalo, comprato nei
posti più sperduti del continente, per la sua amata
figlia Sophie. Certo il lavoro era duro, Francois aveva
ormai 50 anni e ad ogni partenza si rendeva conto che
sarebbe dovuto stare più vicino alla figlia e
soprattutto alla moglie, ma si guadagnava bene e finora
non aveva mai rifiutato un carico. Ovvio che ogni
giorno, si ripeteva, che sarebbe stato l’ultimo e che
avrebbe dovuto cercarsi un lavoro più tranquillo, magari
come cameriere a Meze oppure a Balaruc-les-Bains, che
gli permettesse la sera di tornare a casa, ma finora,
forse per pigrizia oppure perché sotto sotto anche lui
adorava la libertà, non aveva ancora trovato qualcosa di
soddisfacente.
Ma ora veniamo ai fatti. È un
banale mercoledì e precisamente il 29 novembre del 2006
alle 21:00 in punto quando la madre di Sophie, denuncia
al Capo della Gendarmerie, Monsieur Philippe Legrand, la
scomparsa della figlia. Sconvolta e in preda al panico,
dice che la figlia è uscita di casa alle 16:30 per
andare a lezione di danza e poi di averla aspettata a
casa, ma che Sophie alle 18:15 com’era suo solito, non
avrebbe fatto ritorno. A quel punto dopo aver atteso
quasi un’ora era uscita di casa e, prima da sola a piedi
e poi in auto in compagnia della cognata avrebbe fatto
delle ricerche, ma di Sophie nemmeno l’ombra.
Monsieur Philippe Legrand conosceva benissimo la bambina
perché per un anno suo figlio George aveva frequentato
la stessa scuola elementare. Legrand comunque
tranquillizza la madre, anche perché nella zona, le
dice, non sono mai accaduti casi di rapimento di
bambini, ma nel contempo non può non pensare ad una
disgrazia per cui chiama immediatamente il suo
sottoposto ed iniziano le ricerche. Dopo una breve
perlustrazione per le strade del centro del paese, le
due macchine della gendarmerie iniziano a setacciare la
periferia, pozzi, campi e case diroccate. La madre
intanto, accompagnata anche dai suoceri e nonni di
Sophie, continua personalmente per tutta la notte a
cercare la figlia.
La mattina dopo Legrand
inizia ad interrogare parenti, vicini e diverse persone
che in qualche modo avrebbero potuto incontrare Sophie
tra cui la maestra di danza della bambina, la quale
assicura che Sophie il giorno prima non si era
presentata a scuola, anche le mamme di altre due allieve
della scuola testimoniano di non aver visto Sophie.
Quindi la bambina dopo essere uscita di casa non ha mai
raggiunto la scuola. Dove è andata Sophie? Magari la
bimba si è spinta fino alla A75 e uno sconosciuto le ha
dato un passaggio oppure Sophie è scivolava sul greto
del fiumiciattolo che passa a qualche centinaio di metri
dalla sua casa. Comunque solo ipotesi perché della bimba
non c’è traccia. A quel punto non può fare a meno di
diramare a tutte le gendarmerie della zona la foto e le
informazioni di base di Sophie. Da quel momento la
bambina entra nella lista delle persone scomparse.
Siamo ora al primo dicembre del 2006, sono le ore
23:30, quando la gendarmeria di Balaruc-les-Bains
comunica via radio che un pescatore di nome Serge
Clement avvista tra le insenature di Crique de l’Angle
un piccolo cadavere. Immediatamente viene avvisata la
madre, il padre non è al momento in Francia, e insieme a
Legrand si reca sul posto e riconosce su quella piccola
spiaggia il corpo della figlia scomparsa. Dopo il
riconoscimento la piccola viene raccolta dalla polizia
scientifica per disporne l'autopsia. Dopo alcuni giorni
l’indagine scientifica appura che la bimba è morta tra
le 16:30 e le 17:00 del giorno della scomparsa per
strangolamento e non per annegamento come si era
ritenuto in precedenza, per cui il corpo della bimba è
stato gettato in mare, privo di vita, successivamente.
Da questi rilievi si esclude così l’accidentalità del
fatto. E poi al momento del ritrovamento la bimba non
aveva indumenti indosso. Si pensa immediatamente che
Sophie sia stata violentata e poi gettata in mare, ma i
rilievi scientifici non riportano alcun segno di
violenza sessuale. Chi è stato ad uccidere Sophie
Boyer? E per quale motivo?
In seguito alla
scoperta dei resti della bambina Legrand dispone la
visione di tutte le telecamere lungo la A75 da Montagnac
fino a Balaruc-les-Bains. La madre di Sophie continua a
confermare la sua tesi. I militari perquisiscono più
volte la casa e la macchina della madre senza trovare
nulla di rilevante. Intanto il padre della bimba Antoine
fa ritorno a Montagnac, un giornalista di una tv locale
riesce a strappargli qualche parola e lui dichiara che
la sua famiglia non ha nemici e che non riesce proprio a
capacitarsi come sia successo e chi abbia potuto
compiere quell’orrendo delitto.
Il giorno stesso
dei funerali nella chiesa principale del paese, ai quali
non partecipa la madre per il troppo dolore, la Procura
di Meze fa sapere che Sophie Boyer è morta sì per
strangolamento, ma non sono state le mani nude a
provocare il soffocamento. Visti i segni sul collo si
ritiene possibile che sia stato un filo elettrico o una
corda di plastica dura, ma non di grosso spessore.
Legrand a quel punto non può non pensare che il delitto
sia successo in casa o in un luogo comunque al coperto
dove è più probabile avere a portata di mano quel tipo
di arma improvvisata. Forse il delitto non è stato
premeditato, forse si tratta solo di un raptus, ma chi
può far questo ad una bambina che non ha subito violenza
sessuale?
I giorni passano, poi sono solo ore
quando si fa strada il convincimento che possa essere un
delitto o una disgrazia avvenuta tra le mura domestiche.
La madre intanto non cambia versione, aggiunge però che
tra le 16:30 e le 17:30 quel giorno è uscita di casa per
andare a fare delle spese in un centro commerciale della
zona, dice di aver comprato un paio di scarpe, ma di non
aver ritirato lo scontrino al momento del pagamento. La
bella statuaria padrona del negozio afferma che per una
leggera indisposizione quel giorno non era presente in
negozio, ma la sua collaboratrice smentisce decisamente
Isabelle affermando di non aver venduto quel paio di
scarpe rosse molto particolare con il tacco da 12
centimetri. Perché la donna, si chiede Legrand, dopo
due settimane, ha avuto il bisogno di aggiungere quel
particolare tra l’altro non veritiero? Perché poi ha
diretto le indagini verso quel negozio?
Convocata
in Procura e interrogata di nuovo Isabelle ammette di
aver sbagliato giorno e cambia versione dicendo di
essere stata sì al centro commerciale, ma di aver
comprato solo mezzo chilo di pane, quattro etti di tonno
fresco e una bottiglia di acqua minerale. Dice inoltre
di essere uscita verso le 17:00 e di aver fatto un giro
in macchina senza meta. Beh questa versione della
signora è più plausibile in quanto le telecamere della
stazione di servizio Erg, all’imbocco della A75 dove si
trova il centro commerciale, confermano che la piccola
Peugeot nera è transitata da quelle parti alle ore 17:51
e poi ancora alle 18:05. Comunque nulla da eccepire, la
signora è veramente andata a fare spese al supermercato,
ma cosa ha fatto prima la signora Boyer? Perché ha
viaggiato per quasi un’ora senza meta? Purtroppo nei
pressi della sua abitazione vi è solo una telecamera non
funzionante da tempo di un farmacia e quindi non
possiamo sapere a che ora sia effettivamente uscita la
madre di Sophie. E se non fosse uscita per niente? Se
fosse rimasta a casa fino alle 17:50? Sappiamo solo
che l’abitazione della famiglia Boyer è dotata di un
ampio garage da cui si accede ai piani superiori
internamente per cui anche se ci fosse stata una
telecamera avremmo solo visto una macchina uscire dalla
rampa e null’altro.
Interrogata poi sui rapporti
con la figlia, Isabelle confessa al procuratore una
certa conflittualità con la figlia, ma non spiega i
motivi. Dice però che quel pomeriggio dopo essere
tornata da scuola, Sophie era molto nervosa e durante il
pranzo aveva manifestato la sua intenzione di non voler
andare a lezione di danza perché le compagne la
prendevano in giro in quanto, avendo frequentato il
corso per un solo anno, non era ancora capace di ballare
sulle punte.
Perché il rapporto tra madre e
figlia era così conflittuale e tra l’altro da tempo?
Dagli interrogatori dei parenti più stretti emerge che
Isabelle aveva sofferto in passato di saltuarie crisi
depressive per non aver potuto realizzare le sue
ambizioni e per non aver mai accettato quella vita
monotona in quel piccolo paese. Antoine, il padre di
Sophie, interrogato dal procuratore, forse per le sue
continue assenze, non sa dare alcuna risposta. Per
quanto lo riguarda in quella famiglia regna da sempre
l’armonia e le crisi della moglie ormai passate erano di
poco conto. Il procuratore gli chiede a bruciapelo se la
sua amata consorte possa avere una relazione
extraconiugale, ma lui per quanto ne sa smentisce
decisamente.
Legrand a quel punto inizia ad
indagare sulla famiglia e suoi loro rapporti. Antoine ed
Isabelle si sono sposati nel 1996 e dopo pochi mesi
hanno avuto la bambina. Lui originario di Montagnac,
dove ha sempre vissuto, ha incontrato la bella Isabelle
in un locale notturno. Se ne è subito innamorato e dopo
vari incontri, come dire a pagamento, hanno iniziato a
frequentarsi, poi è nata una vera e propria relazione.
Lei è originaria di un sobborgo di Parigi, ha avuto una
infanzia difficile, senza padre ha perso la madre
all’età di quindici anni ed fino alla maggiore età ha
frequentato il liceo artistico senza ottenere il diploma
vivendo con i nonni materni. Gli archivi della Polizia
della capitale francese riportano a suo carico due
denunce per atti osceni e un’aggressione ad un
poliziotto. Sta di fatto che Antoine ne è orgoglioso,
crede davvero di non meritare quella bellezza ed
entusiasta la presenta alla famiglia nascondendo però i
suoi trascorsi.
Le indagini si restringono, la
versione di Isabelle con il passare dei giorni inizia a
scricchiolare. Gli orari indicati dalla donna combaciano
con quelli delle telecamere viste e riviste dagli
investigatori, ma ci sono buchi incomprensibili che la
donna non riesce a giustificare. Ad esempio non c’è
nessuna immagine per le strade del paese di Sophie in
quel lasso di tempo, come non ci sono quelle della
madre, per cui nella mente di Legrand si rafforza la
tesi che la ragazzina e sua madre non siano mai uscite
di casa. Poi la sera del 18 dicembre 2006, a venti
giorni dal delitto, arriva la svolta. Isabelle Boyer
viene portata in Procura e arrestata con l'accusa di
omicidio volontario aggravato e occultamento di
cadavere. Per lei si aprono le porte del carcere di
Meze. È solo un atto di forza da parte della Procura, ci
sono indizi, ma non prove, ma lei, in quella stanza
fredda con un faro puntato negli occhi, ha una crisi di
nervi e crolla e immediatamente dichiara: "Voglio essere
punita per quello che ho fatto, ma non per quello che
non ho commesso. Se ci sono responsabilità mie pagherò.”
Quindi cosa è successo tra le 16:30 e le 17:00,
ovvero l’ora presunta della morte, di quel maledetto 29
novembre del 2006? La seconda versione proposta è quella
di un capriccio della bambina, relativo al fatto di non
voler andare a scuola, che avrebbe scatenato una
reazione negativa da parte della madre. A detta di
Isabelle, Sophie, dopo la discussione si sarebbe
rinchiusa nella sua stanza minacciando di uccidersi se
la madre avesse insistito a portarla a scuola di danza.
Poi, forse per la rabbia e dopo le insistenze della
madre, avrebbe girato più volte un filo elettrico
attorno al collo fino a soffocarsi. Ma questa è solo un
ipotesi, perché al momento della morte Isabelle non era
in casa, ma avrebbe scoperto il cadavere dopo le 18:15
ovvero dopo essersi recata al supermercato. Al ritorno a
casa la tragica scoperta e convinta che nessuno le
avrebbe mai creduto e presa dal panico per la paura che
suo marito l’avrebbe in qualche modo accusata della
morte della figlia avrebbe caricato il corpo in
macchina. Da sola e senza alcun complice avrebbe preso
la A75 sarebbe arrivata fino a Balaruc-les-Bains, e nei
pressi di un dirupo avrebbe gettato il corpo in una
insenatura della Crique de l’Angle.
Beh qualche
ammissione ora c’è, ma è ovvio che Legrand a questo
punto si domandi perché quella telecamera della Erg
abbia rivelato i due passaggi ravvicinati della macchina
intorno alle 18:00, i quali escludono in maniera chiara
il trasporto del corpo fino al mare. E poi come è
possibile che una madre esca tranquillamente di casa e
vada al supermercato nonostante la figlia abbia
minacciato di uccidersi? E come è possibile che
Isabelle, una donna piuttosto minuta, abbia potuto da
sola strangolare la ragazzina e poi caricarla nel
bagagliaio della macchina senza alcun aiuto? La
vicina di casa la signora Adeline Picard conferma che la
donna alle 18:30 e fino alle 19:00 è in casa, per cui la
donna è sicuramente uscita verso le 17:00 ma non ha
girato senza meta. È in quel momento che si è liberata
del cadavere della piccola, ma Legrand scuote la testa,
perché i tempi sono troppo ristretti da credere che la
donna con la sua piccola Peugeot nera abbia potuto in
meno di un’ora percorrere due volte il tragitto fino a
Balaruc-les-Bains distante circa 20 km e quindi circa 25
minuti a velocità sostenuta.
Le indagini non si
fermano, vanno avanti, vengono di nuovo sentiti il
padre, i vicini e i familiari più stretti finché
lentamente emerge una verità sconvolgente. Sempre dalla
vicina di pianerottolo, affranta per la morte della
piccola, gli inquirenti vengono a sapere che il cognato
di Isabelle, Adrien Boyer era assiduo frequentatore di
quella casa, specialmente durante le assenze prolungate
e frequenti del marito. La signora Adeline non insinua
alcunché, ma dice di essere sicura che l’uomo, un
signore anziano di 63 anni, soleva intrattenersi in
quella casa anche nelle ore notturne. Interrogato,
Adrien Boyer ammette in parte quelle circostanze, le
giustifica asserendo che la cognata aveva il terrore di
rimanere sola in casa durante la notte e per questo
motivo lui si attardava fino all’ora di cena, ma di non
essere mai andato oltre anche perché non avrebbe potuto
giustificare quelle assenze alla moglie. Tra le altre
cose scaccia da sé ogni accusa infamante giurando di non
essere stato in quella casa nelle ore precedenti e
successive al delitto. La moglie di Adrien e il
gestore del bar sotto casa confermano che il
sessantatreenne all’ora presunta della morte della
piccola era in casa e successivamente era uscito per
andare al bar rimanendo nel locale fino alle ore 19:00
giocando con alcuni amici alle carte. Anche gli amici
convalidano quella versione.
Alcuni vicini
confermano, come conferma il titolare della panetteria
di fronte e la signora delle pulizie del palazzo. Alla
fine Legrand scopre che praticamente tutto il paese era
a conoscenza di quella relazione intima tranne
ovviamente il marito di Isabelle e la moglie di Adrien.
Isabelle interrogata in carcere fa le prime
ammissioni dicendo, tra le altre cose, che non si
trattava di una relazione sentimentale, ma che era solo
un rapporto di sesso perpetrato giornalmente e alle
volte due volte al giorno all’insaputa del marito e
soprattutto della figlia. Lei e Adrien consumavano i
loro rapporti durante la mattina quando la figlia era a
scuola o la sera aspettando che Sophie si fosse
addormentata. A quel punto Legrand, dopo ulteriori
indagini, scopre che quel giorno la bimba era uscita
un’ora prima da scuola e che la stessa era stata
accompagnata fino al portone di casa dalla madre di una
sua compagna di scuola. Tutto chiaro no? Si chiede
Legrand, la bimba tornando prima a casa aveva visto cose
che non avrebbe dovuto vedere e poi nel pomeriggio non
era voluta andare a danza minacciano di dire tutto a suo
padre. A quel punto la reazione di Isabelle è stata
fatale.
Il 17 ottobre 2007, a quasi undici mesi
dal delitto, al termine del processo con rito abbreviato
Isabelle Boyer viene condannata dal giudice dell'udienza
a 30 anni di reclusione con l’accusa di aver ucciso sua
figlia perché colta in flagrante in atteggiamenti intimi
con il cognato e zio di Sophie. La bimba, durante quella
discussione per il fatto che si rifiutava di andare a
scuola di danza, avrebbe minacciato la madre di dire al
padre tutto quello di cui era a conoscenza. Ormai persa
e con lo spettro del carcere praticamente a vita
Isabelle esplode e durante l’udienza urla che
l’assassino di sua figlia è suo zio, ovvero Adrien,
ovvero il fratello di suo marito. L’avrebbe uccisa
accidentalmente in uno scatto di rabbia stringendole il
collo in quanto Sophie continuava a ripetere che avrebbe
detto tutto a suo padre al ritorno.
Beh la
storia può essere anche veritiera e giustificherebbe il
fatto che nessuna telecamera avesse avvistato la Peugeot
di Isabelle lungo la A75 fino al mare, quindi con questa
versione sarebbe stato lo zio a trasportare il corpo
della piccola, ma Adrien non ha la patente, non ha la
macchia e non guida. E poi le testimonianza degli amici
di carte lo scagionano senza appello. E quindi? Quindi
Isabelle mente, mente per scagionare se stessa oppure…
Tutto finito? Assolutamente no. Seppur le
indagini siano ufficialmente concluse e la donna
giustamente in carcere a scontare la sua pena e il suo
strazio di madre assassina, Legrand continua a indagare
personalmente. La tesi della procura non lo convince e
del resto la madre non ha mai confermato quella versione
dei fatti continuando a proclamarsi innocente e di aver
scoperto il cadavere solo dopo le 18:15 ovvero quando
aveva fatto ritorno a casa. Quindi perché quel giorno
Isabelle voleva a tutti i costi che la figlia si
allontanasse da casa? Doveva incontrare qualcuno? E se
non fosse stato lo zio, chi mai avrebbe dovuto
incontrare o ospitare in casa la donna? E perché mai
accusa il cognato di tanta nefandezza? Legrand
sempre convinto che Isabelle non avrebbe mai potuto
agire da sola, alcuni mesi dopo la condanna riceve una
lettera anonima con la quale un presunto testimone lo
invita a non mollare e a continuare l’indagine. L’autore
di quella lettera si scoprirà successivamente è lo
stesso Adrien. Quindi Adrien è innamorato di Isabelle?
Perché mai chiede che sia fatta ancora luce sul quel
caso? E così che dopo alcune settimane la sua
testardaggine viene premiata. Dai tabulati della società
elettrica viene a sapere che la mattina del giorno del
delitto c’è stata un’interruzione di corrente a causa di
una manutenzione straordinaria ed gli allievi della
scuola sono stati fatti uscire in anticipo. Poi nel
corso di una visita informale nella casa del delitto,
ancora sotto sequestro, nel doppio fondo di un armadio
Legrand scopre dentro una scatola un sextoy. Il nastro
lilla con il quale è legata l’elegante confezione rosa
riporta l’indirizzo del negozio di scarpe, lo stesso in
cui la donna aveva detto di essere andata il giorno del
delitto. Forse non è un indizio, ma lo scrupolo del
militare lo porta a fare due chiacchiere con la bella
padrona del negozio. Si chiama Floriane, è una donna
magnetica, ed ha circa la stessa età di Isabelle, è
bella quanto lei, di un fascino vissuto e particolare.
Ed è a quel punto che Legrand scopre che le due sono
amiche, che la bella padrona ha frequentato nello stesso
periodo il locale notturno dove Isabelle ha incontrato
Antoine. Legrand ripensa alla circostanza quando
all’inizio dell’indagine Isabelle aveva fornito
quell’alibi strano dicendo di aver comprato un paio di
scarpe rosse in quel negozio. Forse inconsciamente
desiderava portare gli inquirenti sulla strada giusta?
Legrand sa che la donna quel giorno non era in
negozio e come lei stessa ha dichiarato al primo
interrogatorio è rimasta a casa per una leggera
indisposizione, ma le telecamere la smentiscono perché
immortalano la sua vecchia volvo xc90 per tutto il
tragitto della A75. Lei messa alle strette dichiara di
essere andata a Balaruc-les-Bains per un appuntamento e
di avere una relazione clandestina con il titolare di un
albergo della costa e che ovviamente non vuole far
sapere nulla al marito. In effetti il titolare conferma
la relazione, a pagamento, ma dice anche che quel giorno
non era previsto un loro incontro. È stata la stessa
Floriane ad insistere di vederlo. Ovvio che stesse
cercando un alibi! Comunque l’amante la smentisce e dice
di averla incontrata solo dopo le 18:30 e fino alle
20:00 in una stanza vuota del suo albergo. Il cerchio
si restringe e durante un interrogatorio concitato
ammette di avere una relazione con Isabelle.
Lagrand a quel punto ne parla con il procuratore,
decidono di riaprire le indagini. Allora Floriane ha una
relazione con Isabelle, forse l’ha sempre avuta dai
tempi che frequentavano insieme il locale notturno, ma
Legrand dopo alcune ammissioni in paese viene a sapere
che Isabelle e Floriane hanno avuto altri rapporti con
uomini del paese e tra i quali spunta il nome di Adrien.
Lagrand mette sotto sequestro i conti di Adrien
e scopre che nel giro degli ultimi sei mesi sono passati
sul suo conto enormi quantità di denaro. Dall’indagine
bancarie viene a scoprire che quelle cifre ingenti sono
frutto di una vendita di appezzamento di terreno di
proprietà di Adrien. I prelievi in contanti però non
permettono di sapere chi siano i destinatari di quelle
somme. Le donne si prostituiscono avendo trovato il
pollo da spennare? Sarà o non sarà a Legrand importa
poco questa circostanza e quel tipo di attività, anche
perché nella sua mente si fa breccia violentemente la
pura e macabra verità. A confermare la tesi di Legrand
sarà lo stesso Adrien nel processo d’appello,
confessando di essere l’autore della lettera e come
aveva intuito Legrand di essere pazzamente innamorato
della cognata.
Quel giorno al ritorno anticipato
da scuola la piccola Sophie ha suonato a casa per farsi
aprire il portone, ma il citofono, a causa
dell’interruzione elettrica, non funzionava per cui ha
fatto il giro della palazzina ed è andata in garage. Poi
è entrata in casa tramite la scala di servizio che porta
direttamente nell’abitazione. Una volta in casa,
sentendo dei rumori strani ha aperto la porta della
camera da letto ed ha scoperto sua madre in
atteggiamenti intimi con la bella amica Floriane e lo
zio Adrien. I tre erano completamente nudi e non c’erano
dubbi su cosa stessero facendo. Sophie pur non sapendo
esattamente cosa stesse succedendo in quella stanza
presa dal panico ha iniziato a gridare. A quel punto i
due, sconvolti dalla reazione della bambina, si sono
rivestiti in fretta e sono usciti di casa nella speranza
che una volta sola, la madre potesse convincere la
figlia dell’equivoco. Evidentemente qualcosa è andato
storto perché nel pomeriggio, in un raptus
incontrollato, con Sophie che, ancora ostinata,
minacciava ed urlava di raccontare tutto quello che
aveva visto al padre, Isabelle, forse nel tentativo di
non farla urlare, o per il timore che i vicini potessero
ascoltare, ha strangolata la figlia con un filo
elettrico. Poi, non sapendo cosa fare ha chiamato il
cognato, per sua fortuna Adrien aveva il telefono
spento, e a quel punto Isabelle ha chiamato Floriane e
in nome della vecchia amicizia ha chiesto aiuto per far
scomparire il cadavere. Tutto qui.
FINE
|
Il racconto è frutto di
fantasia Photo Gundega Dege
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