«Perdere l'amore quando si fa sera, quando tra i capelli
un po' di argento li colora, rischi di impazzire, può scoppiarti
il cuore, perdere una donna e avere voglia di morire...» Adamo
cosa ti ricorda questa frase?
La bellissima Perdere
l’amore di Massimo Ranieri con la quale vinse con un plebiscito
di voti il Festival di Sanremo nel 1988 e alcuni anni dopo
giudicata la “Canzone più bella del Secolo”.
Esattamente 40 anni fa…
Al festival si aggiudicò il
maggior numero di preferenze. La canzone fu anche prima in
classifica in Italia per cinque settimane consecutive.
Chi la scrisse?
Marcello Marrocchi e
Giampiero Artegiani. Pensa che la stessa canzone era stata
presentata da Gianni Nazzaro l'anno precedente, ma fu scartata
dalla commissione esaminatrice di Sanremo. Nazzaro polemizzò su
quella decisione, che ritenne contraddittoria e parziale.
Cosa aveva in più l’interpretazione di Ranieri.
Beh oltre la voce anche una certa presenza scenica e
mimica dovuta alla ventennale esperienza teatrale di Massimo
Ranieri. Tieni conto anche dell’accompagnamento eseguito da
grandi artisti tipo Sergio Conforti, tastierista degli Elio e le
Storie Tese, l’arrangiamento di Lucio Fabbri, l’assolo di sax
suonato da Paolo Panigada.
È una canzone
drammatica...
Il tema tratta della fine di un amore
maturo e devastante, ossia la separazione dolorosa vissuta da un
uomo non più giovane. Insomma un momento drammatico che
appartiene alla sera della vita quando ormai non si è più
adolescenti e si hanno diverse responsabilità, e proprio per
questo lascia poco spazio alla speranza di rialzarsi e
ricominciare un nuovo rapporto.
È un uomo
abbandonato vero?
Dall'euforia degli inizi, in cui
"non chiesi mai chi eri, perché scegliesti me", si arriva così
ad una improvvisa rottura. Sì, in effetti è un uomo che non
accetta la realtà dei fatti e vorrebbe cambiare la storia:
"spezzerò le ali del destino e ti avrò vicino". Sono i ricordi a
fargli male più di ogni altra cosa, appartenenti ad un passato
ormai finito, mentre ha davanti un presente in cui è rimasto
solo a raccogliere i cocci di quell'amore perduto.
Provi a ragionare, fai l’indifferente, Fino a che ti
accorgi che non sei servito a niente, E vorresti urlare,
rinnegare il cielo, Prendere a sassate tutti i sogni ancora in
volo, Li farò cadere ad uno ad uno, Spezzerò le ali del destino
e ti avrò vicino...
Versi davvero toccanti!
Come vedi l’uomo ferito, fa di tutto per risalire dal dolore,
dalla sofferenza provocata dai ricordi di un passato felice che
sembra non aver lasciato traccia, dai sogni mai più
realizzabili, da un destino che ha portato solo distruzione.
Come nacque il brano?
Era il 1986
quando il coautore Marcello Marrocchi prese la chitarra e fece
ascoltare la prima strofa a Giampiero Artegiani. Quest’ultimo
folgorato da quell’inizio si mise subito a lavoro e il giorno
dopo la canzone era terminata. Venne proposta a vari artisti, ma
tutti rifiutarono tranne Gianni Nazzaro, il quale a corto di
canzoni, decise di presentarla al Sanremo del 1987 con un
accordo specifico, ovvero se non avesse superato le selezioni,
la canzone sarebbe tornata agli autori. Purtroppo la canzone
venne bocciata con la dicitura “Canzone non idonea al Festival!”
e il duo Marrocchi/Artegiani l’affidò a Ranieri che non cantava
da oltre dieci anni.
Chi è Giampiero
Artegiani?
Nasce a Roma nel 1955 nel quartiere di
Centocelle e artisticamente esordisce come tastierista e
chitarrista con il gruppo rock progressivo Semiramis,
partecipando allo storico raduno rock capitolino di Villa
Pamphili nella primavera del 1972. Pensa che il cantante del
gruppo era un certo Michele Zarrillo. Dopo lo scioglimento di
Semiramis, inizia a comporre canzoni, collaborando con il
musicista Marcello Marrocchi. Nel 1983 partecipa ad Un disco per
l'estate, vincendo nella sezione giovani ed ottenendo un
discreto successo con la canzone Il sogno di un buffone, canzone
con richiami medievaleggianti, che racconta di un amore
impossibile tra un giullare e la regina, giullare che poi si
trasforma in cavaliere. Nel 1984 partecipa al Festival di
Sanremo con la canzone Acqua alta in piazza San Marco, che
riscuote un buon successo radiofonico. L’anno successivo ancora
a Sanremo con ...e le rondini sfioravano il grano
classificandosi al terzo posto, dietro la vincitrice Lena
Biolcati e la rivelazione Aleandro Baldi. Come detto il grande
successo come autore arriva nel 1988 quando scrive Perdere
l'amore
Come andò l’edizione del Festival di
Sanremo di quell’anno?
Il trentottesimo Festival di
Sanremo si svolse al Teatro Ariston di Sanremo dal 24 al 27
febbraio 1988 con la conduzione di Miguel Bosé e Gabriella.
Parteciparono 26 cantanti tra i quali Toto Cutugno con il brano
Emozioni che si classificò al secondo posto, Luca Barbarossa al
terzo con L'amore rubato. Il premio della critica spettò invece
a Fiorella Mannoia con la canzone Le notti di maggio, mentre il
primato delle vendite dei singoli fu appannaggio di Tullio De
Piscopo con Andamento lento.
Chi furono gli altri
partecipanti?
Marcella, Fausto Leali con Mi manchi,
Mino Reitano con Italia, Anna Oxa con Quando nasce un amore,
Fiordaliso, Ricchi e Poveri, Fiorella Mannoia con Le notti di
maggio, Raf, Francesco Nuti con Sarà per te, Franco Califano,
Michele Zarrillo, Loredana Bertè, Peppino di Capri, Tullio De
Piscopo con Andamento lento, Matia Bazar con La prima stella
della sera, Drupi, Ron, Flavia Fortunato, New Trolls, Alan
Sorrenti… Tra gli ospiti stranieri Paul McCartney e George
Harrison, Bryan Ferry, Joe Cocker, Art Garfunkel, A-ha, Paul
Anka, Antoine, Sandie Shaw, Gene Pitney, Shirley Bassey, Bon
Jovi, Barry White...
Come andarono le vendite
dei dischi?
Come detto il maggior successo fu di
Tullio de Piscopo, seguito a ruota da Perdere l’amore e L’amore
rubato. Ottennero una discreta popolarità anche i brani di Anna
Oxa, Fausto Leali, Raf, Fiorella Mannoia e Toto Cotugno. Nella
classifica dei dischi più venduti dell’anno Andamento lento si
piazzò al settimo posto, seguito da Barbarossa al nono.
Su Youtube ci sono varie versioni...
https://www.youtube.com/watch?v=gSKmYnTvJgM