Adamo da dove nasce Samarcanda?
Il tema è
una leggenda presente nell'incipit del romanzo Appuntamento a
Samarra di John Henry O'Hara del 1934, si tratta di una storia
raccontata al suo interno, del tutto slegata dal resto del
romanzo, e nelle Storie di Maghrebinia di Gregor von Rezzori. La
canzone invece di Roberto Vecchioni venne invece pubblicata nel
1977 all’interno dell’album omonimo di Roberto Vecchioni.
Samarra o Samarcanda?
Facciamo un po’
d’ordine Samarra è un'antica città dell'Iraq appartenente al
Governatorato di Baghdad ed è la città a cui si riferisce la
canzone, mentre Samarcanda è una città dell’Uzbekistan che non
c’entra assolutamente nulla con la favola originaria! Forse non
tutti sanno che il nome Samarcanda erroneamente attribuito a
Samarra è opera di Oriana Fallaci, la quale nelle sue opere Se
il sole muore e Un uomo, riferendosi proprio al libro di O’Hara,
parla non di Samarra, ma di Samarcanda. Ancora oggi, gli unici
al mondo che chiamano la città con questo nome siamo noi
italiani!
Di cosa tratta la favola?
È
un’antica storia araba e racconta che un giorno un servo
incontrò la Morte travestita da nera signora al mercato del
paese. Corse dal padrone e disse: «Padrone, ero al mercato,
quando mi sono trovato faccia a faccia con la morte che mi ha
fatto un gesto di minaccia. Oh, padrone! Prestatemi il vostro
cavallo che voglio fuggirmene a Samarra, dove la morte non mi
potrà trovare!». Il padrone gli diede il cavallo veloce per
fuggire da lei, lontano, ma il destino volle che il servo
scappasse nella stessa direzione dove lo aspettava la morte
ovvero a Samarcanda. Il padrone acconsentì, poi scese al mercato
e domandò alla Morte perché avesse spaventato il proprio servo.
La Morte candidamente rispose: «Non l’ho spaventato, ero solo
stupita di trovare il vostro servitore a Baghdad perché lo
aspettavo stasera a Samarcanda».
E il testo della
canzone?
Beh Roberto Vecchioni, l’autore, cambia
qualcosina, tipo che il servo diventa un soldato e il padrone il
re. La guerra è appena finita e il soldato sta festeggiando lo
scampato pericolo quando all'improvviso tra la folla vede
appunto quella donna vestita di nero.
Come
inizia?
Non tutti forse sanno che Samarcanda non
inizia con “Ridere ridere ridere ancora…”: nella versione
originale c’è un prologo recitato dalle coriste Naimy Hackett e
Leona Laviscount che recita così: “C'era una grande festa
nella capitale perché la guerra era finita. I soldati erano
tornati tutti a casa e avevano gettato le divise. Per la strada
si ballava e si beveva vino, i musicanti suonavano senza
interruzione. Era primavera e le donne finalmente potevano, dopo
tanti anni, riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti
i falò e fu proprio allora che tra la folla, per un momento, a
un soldato parve di vedere una donna vestita di nero che lo
guardava con occhi cattivi.”
E come si
conclude?
È un testo che esalta l'istinto di
sopravvivenza ossia la libertà e la fuga dalla morte, ma anche
l’ineluttabilità della morte stessa, infatti la nera signora è
alla festa perché il destino del soldato è segnato. Lui tenta di
fuggire, ma esattamente dove lo attende la morte, segno evidente
che al destino non si può sfuggire. Anzi, il tentativo di
fuggirne non fa altro che avvicinare gli uomini ancor di più al
proprio estremo fato.
Ho letto da qualche parte
che per Vecchioni si è trattato di un fatto molto personale
vero?
Sì una vicenda triste che ha riguardato il
padre di Vecchioni, Aldo, il quale a metà degli anni Settanta
dopo una lunga e grave malattia inspiegabilmente si riprende
facendo sperare i suoi cari nella guarigione. Ma,
improvvisamente, l’uomo ha una ricaduta, che lo porta infine
alla morte. Il dolore per Vecchioni, figlio, naturalmente, è
acuto, anche per l’illusoria ripresa. La morte è ineluttabile e
imprevedibile. Qualche mese più tardi Roberto per una casualità
si trova tra le mani il libro Appuntamento a Samarra di John
O’Hara. Poi un giorno del 1977 mentre percorreva l’autostrada in
direzione Bologna decide di uscire a Reggio Emilia, fermarsi
all’hotel Leon d’Oro, e buttare giù quel motivo che gli frulla
per la testa.
Da quella stanza d’hotel nacque un
successo incredibile.
Fu il primo grande successo
del cantautore milanese grazie al ritmo incalzante, al famoso
ritornello, al violino di Angelo Branduardi e alle percussioni
di Toni Esposito. Anche se per amore della storia occorre dire
che al debutto fece storcere il naso ad un certo pubblico
politicizzato che seguiva il cantautore. Addirittura fu
costretto a lasciare il palco durante un concerto a Bologna. Il
cantante fu accusato di tradimento e marketing commerciale e la
canzone un mero prodotto di massa.
Cover?
Visto il successo il brano è stato oggetto di diverse
cover come quella de "I Nuovi Angeli" del 1987 o quella di Petr
Rezek, in lingua ceca, dal titolo "Kapelo, hraj!".
Su Youtube ci sono varie versioni...
https://www.youtube.com/watch?v=uPcC-CFMD5E