Buongiorno Madame, iniziamo dalle sue origini?
Sono nata a Manfredonia il 13 novembre del 1928. Provengo da una
famiglia cattolica e sin dall’infanzia venni indirizzata ad una
scuola religiosa di suore a Ivrea in provincia di Torino.
Frequentai tutti e tre i cicli scolastici conseguendo la
maturità classica.
Lei è ricordata per aver
fondato la rivista Playmen…
Sono stata un’editrice
di riviste erotico patinate e per questo motivo conquistai la
ribalta per le mie iniziative contro il bigottismo e falsi
moralismi d’allora cercando con le mie battaglie di trasformare
i costumi sociali e sessuali dell’Italia e proponendo quindi la
liberazione dei comportamenti.
Prima di Playmen
aveva già pubblicato altre riviste…
Iniziai negli
anni sessanta con Menelik, una rivista settimanale di fumetti
erotici che riscosse molto successo, in cui spiccava il
personaggio di 'Bernarda'. Arrivammo a stampare circa 100.000
copie alla settimana. Nel 1965 insieme a mio marito, Saro
Balsamo facemmo scalpore lanciando il settimanale Big, un
magazine per ragazzi adolescenti, che rispondeva alle domande e
alle curiosità riguardo al sesso, arrivando a vendere 450.000
copie alla settimana.
Nel 1966 arrivò Men…
Agli inizi era sostanzialmente una collezione settimanale di
foto di donne nude comprate dalla Scandinavia o procurate da
agenzie italiane di modelle, ma di erotico aveva ben poco, c’era
tanta pelle sì, ma nulla di peccaminoso. Poi col passar del
tempo lo trasformai in un vero e proprio rotocalco di attualità,
costume e società destinato ovviamente ad un pubblico adulto.
Comunque non ebbe vita facile!
I primi 8
numeri furono sequestrati. Ci piovvero addosso denunce di
timorati di Dio, che dopo aver comprato e ben guardato MEN, lo
giudicavano un giornale pericoloso perché tentava i giovani a
turpi pensieri e…toccamenti. Il Vaticano e la DC,
allarmatissimi, ci paragonarono alla droga definendo Men una
volgarissima e nauseante stampa pornografica, insomma una vera
porcheria. E pensare che quelle foto non mostravano mai i
genitali ma un sesso simulato che alludeva e illudeva.
Men fu il primo a pubblicare le foto scandalose della
Casati…
Non furono le foto di Anna e Camillo Casati
Stampa a fare scandalo, ma il fatto che il marito godeva a
guardare e fotografare la moglie posseduta da altri uomini, fino
al tragico epilogo con l’omicidio suicidio. Con quelle foto
toccammo l’apice del milione di copie vendute.
Poi arrivò Playmen…
Fu fondato nel 1967. Ci
ispirammo alla rivista americana Playboy, che all'epoca era
bandito in Italia. Fu un successo incredibile! Più volte
censurato mi assunsi ogni responsabilità compresa la scelta
delle ragazze di copertina.
… come quando
pubblicò le immagini di Brigitte Bardot che prendeva il sole in
topless…
Venni in possesso di quelle foto e decisi
di pubblicarle, fui ovviamente inquisita, ma non rivelai mai il
nome dei paparazzi che avevano scattato quelle foto.
Nel 1969 Playmen realizzò un vero e proprio scoop
internazionale…
Pubblicammo la foto di Jacqueline
Kennedy, da poco moglie di Aristotele Onasiss, mentre nuotava
nuda nella piscina della villa dell'armatore greco nell'isola di
Skorpios.
Cosa aveva di particolare Playmen?
Il nostro era decisamente un erotismo di classe in contrasto con
le tante riviste hardcore del tempo. E comunque non era solo
fatto di nudi femminili e donne in pose sexy. All’interno vi
erano vignette erotiche di maestri del fumetto e servizi di
cultura e spettacoli, affidati a nomi importanti del giornalismo
e della narrativa.
A proposito di cultura…
Oltre a mostrare senza veli innumerevoli attrici e cantanti tra
le quali Pamela Villoresi, Brigitte Bardot, Ornella Muti, Teresa
Ann Savoy, Lilli Carati, Patty Pravo e Amanda Lear, pubblicammo
articoli di Alberto Moravia, Italo Calvino, Mario Soldati e
addirittura inediti di Henry Miller, Eugene Ionesco, Allen
Ginsberg e Ernst Hemingway nonché disegni di Salvador Dalí,
Pablo Picasso, Guido Crepax e Milo Manara!
Negli
Usa arrivò a fare concorrenza a Playboy...
La
rivista conquistò vari mercati internazionali tra cui quello
americano. Quando Playmen sbarcò in America, ci fu un’immediata
reazione dell’editore di Playboy che, con il suo stuolo di
avvocati, si rivolse alla magistratura per bloccarne la
diffusione. Ci riuscì nel 1982 dopo una lunga battaglia legale.
Cosa aveva di diverso Playmen da Playboy secondo
lei?
Non nego che iniziammo imitando la rivista
americana, ma in seguito prendemmo uno stile tutto nostro,
riflettendo il gusto europeo. Del resto gli uomini americani
preferivano ragazzine con seni esagerati, voluminosi e
dall’aspetto materno. Le nostre donne erano più magre e più
mature.
Oltre a collezionare foto lei
collezionava anche denunce e provvedimenti penali…
Nei primi anni, ogni mese, la magistratura, in diverse città,
ordinava un ritiro di massa della rivista e subivamo frequenti
sequestri addirittura in tipografia ed eravamo costretti a
stampare in tipografie di fortuna.
Lei però
continuava imperterrita…
Tenga conto che Playmen
rappresentò per l’Italia una vera e propria sfida culturale,
trattandosi di un Paese dominato fortemente dalla cultura
catto-comunista, specie a quei tempi, ma io lottai sempre per
una visione libertaria, radicale e socialista dell’Italia,
affiancandomi al Partito Radicale e coltivando una meravigliosa
amicizia con Bettino Craxi. Nel ’76 in piena campagna politica
per l’aborto produssi il film “Stato interessante.” Pellicola
che affrontava l'allora dibattuto tema dell'aborto, mettendo in
scena tre situazioni similari in tre diversi strati sociali e il
modo in cui ognuna affrontava una gravidanza indesiderata.
Comunque nonostante la sua visione progressista lei
rappresentava un vero e proprio nemico per il movimento
femminista.
È vero, ma posso tranquillamente
affermare che senza gli articoli di “Playmen” dedicati alla
liberazione sessuale, al divorzio e all’aborto, la stagione
delle ‘battaglie civili’ in Italia sarebbe cominciata molto
tempo dopo.
Non si fermò lì…
Assolutamente! Negli anni novanta, seguendo l'evolversi dei
costumi e della morale comune, creai una rivista di nudo
maschile, non rivolta alle donne, bensì al mondo gay. La chiamai
“Adam” e uscì per cinquanta numeri mensili. Durò cinque anni ed
ebbe un successo clamoroso!
Playmen continuò a
pubblicare fino al 2001…
Sin dall’inizio degli anni
Novanta la rivista, che vendeva mediamente 200.000 copie con un
giro di affari di oltre tre miliardi l’anno, entrò in crisi. Con
l'arrivo sul mercato delle videocassette erotiche e internet
dietro l’angolo ormai la carta era fuori tempo. I nostri lettori
gradualmente scomparvero attirati dai video e dai computer,
insomma un porno diverso che arrivava con un click. Quindi un
porno immediato, sicuramente più reale, ma meno suggestivo del
nostro, che ti faceva godere lasciandoti ancora sognare.
Rifarebbe tutto questo?
Certo che i tabù
sono stati tanti e io ero una donna sposata, di famiglia
cattolica osservante, e con tre figli da crescere. Non fu certo
facile, ma non cambierei una virgola della mia vita. Sono stata
per un lungo periodo una delle donne più famose del mondo e nel
mio piccolo credo di aver contribuito a svecchiare la società di
allora.
Sposata due volte, ha avuto tre figli,
Adelina Tattilo è morta per l'aggravamento di una malattia
incurabile a Roma, presso la casa di cura Villa Flaminia, il 1º
febbraio 2007 all'età di 78 anni, lasciando tre figli, che già
da tempo seguivano l'impresa editoriale di famiglia.