Madame le sue origini?
Sono nata a
Parigi nel 1931. A vent’anni frequentavo di giorno il
conservatorio di Rue Blanche e la sera facevo qualche
apparizione nei cabaret, come quello della Rose Rouge a
Montmartre. Mi facevo chiamare Annie Girard.
In
uno di questi spettacoli la nota nientemeno che Jean Cocteau…
Oh sì lui fu molto caro con me, pensi che mi descrisse come «il
più bel temperamento drammatico del dopoguerra».
Poi comincia a recitare nel cinema…
Era il
1956, quando debuttai nel film Treize à table per il quale vinsi
il Prix Suzanne Bianchetti. Ma il successo venne nel 1960 quando
interpretai una prostituta sexy, passionale, imprevedibile e
affascinante nel film di Luchino Visconti Rocco e i suoi
fratelli insieme ad Alain Delon e Renato Salvatori.
Conosceva Renato Salvatori?
No, lo incontrai
sul set per la prima volta. Lui era già famoso, il povero ma
bello che nel film interpreta la parte di Simone, uno dei
fratelli di Rocco. Ci piacemmo quasi subito, lui mi fece una
corte sfrenata e ci sposammo due anni dopo a Parigi ed abbiamo
avuto una figlia insieme, la meravigliosa Giulia. Con Renato poi
ci separammo ma rimanemmo sempre in buoni rapporti.
Chi era Renato?
Era un toscano nato in
provincia di Lucca nei pressi di Forte dei Marmi nel 1933 da una
famiglia operaia non certo benestante. Da giovane aveva lavorato
come marmista nell’azienda del padre, saltuariamente faceva il
cameriere e l’aiuto bagnino presso uno stabilimento balneare di
Forte dei Marmi. Proprio su quella spiaggia frequentata dai
ricchi del posto venne notato dal regista Luciano Emmer il quale
intravide in quel soggetto già scafato e disinvolto un futuro
attore. Gli fece fare un provino e poi lo scelse per una parte
nel film Le ragazze di piazza di Spagna, ma il successo e la
popolarità per Renato arrivò grazie alla trilogia di Dino Risi:
“Poveri ma belli” (1956), “Belle ma povere” (1957) e “Poveri
milionari” (1958).
Anche la sua carriera dopo
quel film decollò…
Monicelli nel 1963 mi scelse per
«I compagni» e Marco Ferreri un anno dopo mi mise a fianco Ugo
Tognazzi per interpretare «La donna scimmia», una grottesca
demistificazione delle convenzioni matrimoniali. Patroni Griffi
nel 1969 mi scelse per interpretare il film “Metti una sera a
cena”.
Poi tornò a Parigi…
Mi furono
affidati ruoli drammatici e romantici, come ne «Il vizio e la
virtù» di Roger Vadim o «Vivere per vivere» di Claude Lelouch.
Poi con il film «I miserabili» vinsi il premio Cesar.
Nel 2002 interpretò «La pianista» e nel 2005 «Niente da
nascondere».
Sì ma il cinema era cambiato ed io non
ero più la stessa. La mia mente cominciava a svanire ed allora
sentii dentro di me l’urgenza di afferrare i ricordi prima che
scomparissero e decisi di scrivere una mia biografia nel libro
«Partir, revenir».
L'anno dopo la figlia, Giulia
Salvatori, rivelo’ il dramma di Annie raccontando ne «La memoire
de ma mere» la discesa nel buio della grande attrice. Annie
soffriva da tempo del morbo di Alzheimer «Mia madre - diceva
Giulia - non ricorda più che era un'attrice». Si è spenta a 79
anni nel 2011 all'ospedale Lariboisière di Parigi. Suo marito
Renato Salvatori era morto 22 anni prima nel 1988 a soli 54
anni.