Madame le sue origini?
Sono nata nel 1900 a Streatham, nel sud di Londra da una
famiglia di cristiani puritani. Ero l'unica figlia femmina di
Edward Delevingne, proprietario di un negozio di merceria
nell'East End della città.
Sin dall’adolescenza
capì quanto fosse facile vivere agiatamente…
Vendevo
abiti da sera di seconda mano a giovani attrici quando conobbi
Gertrude Lawrence e ne divenni amica. Lei era un'attrice
teatrale mantenuta dal suo amante, un ufficiale di cavalleria.
Insieme a lei e alla scrittrice Barbara Cartland iniziai a
frequentare i party organizzati da uomini milionari nelle suite
del Cavendish hotel. In uno di questi conobbi Tom Mitford, ma fu
una relazione di breve durata perché il gentiluomo non era molto
ricco come avevo immaginato. Ma la mia vera conquista apparve
subito dopo sotto forma di Stephen Laddie Sanford.
Chi era?
Un tipo molto affascinante,
miliardario americano, ricco di famiglia e campione di polo. Si
mostrò subito particolarmente generoso. Dopo qualche uscita
insieme mi regalò una Rolls-Royce. Poi comprò una casa nel
Mayfair tutta per me, mi mise a disposizione un autista e un
parrucchiere. Saziò la mia passione per le scarpe di pelle alla
moda italiane pagandomi le costose ordinazioni che facevo
direttamente a Roma. Ne ordinavo anche 200 paia alla volta,
perché pensavo “fosse da idioti indossarle più di tre o quattro
volte”. I capi pregiati in seta, invece, li ordinavo
direttamente a Parigi.
Aveva quindi capito come
sfruttare la sua bellezza…
Quando non si ha altro
che il proprio corpo non vedo perché non si debba agevolare chi
lo apprezza. Al tempo mi ripetevo che il letto di una inglese è
il suo castello! Per alcune era vergognoso, ma per me le mie
conquiste erano motivo di orgoglio e soddisfazione.
Rosa Lewis, proprietaria del Cavendish Hotel, disse che
la sua vita poteva intitolarsi “Il giro del mondo in ottanta
letti”.
Quando il rapporto con Laddie Sanford
finì, continuai ad avere altre relazioni, del resto il mio motto
era: “Non esistono uomini impotenti, solo donne
incompetenti.” Comunque abbreviai il mio nome in Delavigne,
temendo che l'originale avrebbe potuto essere troppo complicato
per scriverlo su un assegno. E curai ancor di più la mia
immagine credendo a ragione che le mie gambe fossero degne di
indossare un nuovo paio di calze di seta ogni giorno, importate
direttamente da Parigi e costate un occhio della testa.
Poi incontrò l'uomo che sarebbe diventato suo marito…
Il Visconte Valentine Castlerosse lavorava a Londra come
giornalista di gossip, ma era il suo lignaggio ad attrarmi
essendo erede di una contea irlandese. Ci incontrammo durante
una serata in un locale, il night club St. James a Londra.
Purtroppo non era di bell’aspetto…
Purtroppo no, era grasso, calvo, malandato, squattrinato e
sembrava più vecchio dei suoi 37 anni, ma ripeto non erano tanto
il suo aspetto ad attrarmi né i soldi che non aveva, ma il suo
titolo e il suo castello nella Contea di Kenmare. Al tempo avevo
27 anni ed acquisire il titolo di Lady Castlerosse mi avrebbe
aperto varie porte in società.
Lei era bionda,
fascinosa e consapevole di avere bellissime gambe tanto da
girare in pantaloncini corti… più corti di quanto fosse
appropriato.
Di solito portavo gioielli Cartier ed
abiti Schiaparelli, lui comunque si innamorò follemente di me,
era a dir poco ossessionato e mi seguiva ovunque andassi.
Continuava a ripetere che ero bella da togliergli il fiato. Io
ovviamente continuavo ad avere altri incontri occasionali con
altri uomini e lui in piena furia competitiva iniziò a inviarmi
gioielli, pellicce, quadri, il che aumentò ancora di più i suoi
debiti.
Vi sposaste nel 1928 in gran segreto
però…
Valentine bruciava di passione per me, ma
aveva troppa paura di dire ai suoi genitori che sua moglie era
figlia di un merciaio dell'East End, visto che loro vantavano
una lunga frequentazione con i reali d’Inghilterra.
L’idillio durò poco…
Non poteva pagare le
proprie bollette figurarsi se poteva permettersi le mie spese
ordinarie che ammontavano a 100 sterline a settimana! Io
continuavo la mia vita di sempre e ad avere le mie
frequentazioni, del resto erano così occasionali che non le
ritenevo un vero adulterio. Innocentemente una sera dissi a
Valentine che per gli uomini ero come una calamita. A quel punto
lui mi accusò di infedeltà.
Iniziaste a
litigare…
Lui si sentiva umiliato dal mio
comportamento e mi chiese obbedienza e discrezione, ma nel giro
di poche settimane la situazione peggiorò e quando mi minacciò
fisicamente decisi di tornare nella mia casa a Deanery Street,
appena fuori Park Lane.
Divorziaste?
Io le chiesi il divorzio, sapendo che se non mi fossi risposata
non avrei perso il titolo di viscontessa Castlerosse. Tra noi
iniziò una lunga battaglia durata dieci anni.
Poi
lei ebbe altre relazioni…
Ebbi una relazione con
Randolph Churchill, figlio di Winston che al tempo aveva 21 anni
e con il celebre fotografo della famiglia reale Cecil Beaton
anche se era terribilmente omosessuale. Ci incontrammo nella
suite del Faringdon House, lui non fece la prima mossa ed io
cosparsi sul letto delle tuberose “il più sensuale dei profumi”,
credevo di poterlo “curare”, ma fallii.
Poi fu
la volta del baronetto Sir Alfred Beit…
Un
affascinante politico conservatore e collezionista d’arte. La
storia divenne pubblica e a quel punto, nel 1932, mio marito si
decise a chiedere il divorzio.
Sappiamo anche di
una relazione lesbica.
Nel 1936 incontrai Margot
Flick Hoffman, figlia di un facoltoso uomo d’affari di New York
e moglie lesbica dello scrittore Richard Sanford Hoffman. Fu lei
a mantenermi, a pagare le bollette e a garantirmi uno stile di
vita all’altezza. Quando la storia tra noi finì, nel 1941,
purtroppo dovetti vendere i gioielli e impegnarmi vari preziosi,
passando guai con la polizia perché in tempo di guerra era
illegale farlo.
È vera la storia con il re
Edoardo VIII?
No, è pura fantasia! Per la verità io
avevo messo gli occhi sull’affascinante re, ma non riuscii
nell’impresa perché battuta da Wallis Simpson, forse più
ambiziosa, aggressiva e sessualmente più trasgressiva della
sottoscritta.
Madame parliamo di Winston
Churchill?
Quando iniziò la relazione, Winston
attraversava un periodo di depressione. Era fuori dal Parlamento
dopo la sconfitta dei conservatori alle elezioni generali del
1929 ed aveva perso una fortuna nel crollo di Wall Street dello
stesso anno.
Ovviamente era una relazione
segreta…
Beh lui era sposato con Clementine ed io
con Castlerosse, ripeto lui era in un momento particolare e come
reazione si tuffò in una vita sociale intensa: beveva e giocava
d’azzardo, viaggiava spesso. Lo conobbi mentre era ospite nella
villa in Francia del magnate dell’editoria Lord Beaverbrook, nel
1930.
Tra voi iniziò una storia di sesso
travolgente…
Ci incontravamo all’hotel Ritz di
Parigi. Tra Londra e Parigi la nostra relazione durò quattro
anni. Lui una volta, dopo una notte d’amore mi disse:
«Doris, tu riusciresti a portare all’orgasmo anche un cadavere!»
A 42 anni in una stanza di hotel di Londra,
ingerì una dose massiccia di barbiturici. Non riprese mai
conoscenza e morì per overdose nell’ospedale St. Mary a
Paddington, nel dicembre del 1942. Con lei morirono i segreti
della relazione con il più celebre leader britannico della
storia.