Madame le sue origini?
Sono nata a Roma il
13 gennaio 1752 da nobili portoghesi. A dieci anni, a seguito
della rottura dei rapporti diplomatici fra il Regno del
Portogallo e lo Stato Pontificio la mia famiglia si trasferì a
Napoli e, grazie allo zio, l’abate Antonio Lopez, studiai greco
e latino e scrissi poesie giovanili di gusto arcadico.
A 18 anni inviò i suoi primi componimenti a Metastasio…
Mi dedicai allo studio delle lettere e sin da adolescente ero in
gradi di scrivere e parlare diverse lingue moderne. Iniziai così
con lui una corrispondenza durata fino alla morte del poeta e
nel contempo intrattenni rapporti e corrispondenze epistolari
con i maggiori letterati europei del tempo, da Voltaire a
Goethe.
Scrisse anche testi legali e finanziari…
In particolare tradussi dal latino all'italiano la dissertazione
dell'avvocato napoletano Nicola sui pretesi diritti dello Stato
Pontificio sul Regno di Napoli.
Lei frequentò il
salotto di Gaetano Filangieri.
Gaetano era uno dei
massimi giuristi e pensatori italiani. Nella sua casa conobbi
diversi intellettuali e letterati come Domenico Cirillo,
Ferdinando Galiani, il massone Antonio Jerocades ecc.
Per i suoi meriti letterari venne ricevuta a Corte,
vero?
In occasione del matrimonio di Ferdinando IV e
Maria Carolina d'Austria avevo scritto una poesia “Il tempio
della gloria” e per la nascita del loro primo figlio maschio, La
nascita di Orfeo. Il re mi concesse un sussidio come
bibliotecaria della Regina ed io mi abbonai all’Encyclopédie di
Diderot.
Nel 1778 il matrimonio.
A 26
anni sposai presso la Chiesa di Sant'Anna di Palazzo il capitano
dell'esercito napoletano Pasquale Tria de Solis. Lui aveva
diciassette anni più di me e purtroppo non fu un matrimonio
felice. Nel giugno del 1779 persi il mio primo figlio Francesco
di appena otto mesi, e poco dopo, persi un altro bimbo per
aborto procurato dalle percosse di mio marito.
Gli storici dicono che ci fu anche un secondo aborto sempre a
causa dei maltrattamenti di suo marito e nonostante questo gli
dedicò cinque sonetti, pervasi di disperato amore materno…
Riuscii a separarmi da lui solo otto anni dopo nel 1786.
Intanto morì suo padre Clemente e lei rimasta sola andò
incontro a gravi difficoltà economiche vero?
Fui
costretta a ricorrere alla Corte con una "supplica" al Re che
bontà sua mi concesse un sussidio di dodici ducati al mese.
Per dimenticare le sue infelicità private si dedicò
all’impegno politico.
Abbracciai gli ideali della
rivoluzione Francese e mi impegnai politicamente per
l’affermazione della libertà e per il progresso delle classi
meno fortunate.
Cosa fece?
Introdussi segretamente, durante un ricevimento a Corte, alcune
copie in italiano del testo della Costituzione approvata
dall’Assemblea francese e nel dicembre del 1792, quando giunse a
Napoli la flotta francese per ottenere il riconoscimento della
recente Repubblica Francese, ero tra gli ospiti del comandante
La Touche-Treville e inevitabilmente finii per essere schedata
sui registri della polizia borbonica.
Lei aveva
avuto un buon rapporto con la regina Maria Carolina
d'Asburgo-Lorena.
In un primo tempo la regina aveva
sostenuti i circoli illuministi ed aveva lavorato con noi per
una monarchia moderna, ma poi interrompemmo i nostri rapporti
con il sopraggiungere, dalla Francia, delle notizie che facevano
conoscere i drammatici sviluppi della Rivoluzione e,
segnatamente, la morte della sorella Maria Antonietta. Lei si
sentì tradita e ci combatté inflessibilmente, spinta anche
dall'odio verso i giacobini responsabili della morte della
sorella.
Non fu un buon periodo per lei.
Il 5 ottobre del 1798 la polizia perquisì la mia casa e, poiché
vennero rinvenute alcune copie dell’Encyclopédie, mi arrestarono
e mi portarono nelle carceri della Vicaria. Rimasi prigioniera
per tre mesi e venni liberata proprio nel periodo di anarchia
popolare. Dopo la fuga del Re e della Corte a Palermo partecipai
alla conquista del forte di Castel Sant’Elmo e alla
proclamazione, il 21 gennaio 1799, della Repubblica Napoletana
“Una e indivisibile”.
Le venne affidata la
direzione del primo periodico politico di Napoli, Il Monitore
Napoletano…
Per diffondere gli ideali della
rivoluzione accettai l’incarico su invito del Governo
Provvisorio. Si trattava di un foglio assolutamente
indipendente, riuscimmo a stampare 35 numeri bisettimanali dal 2
febbraio all’8 giugno 1799.
Poi però la gloriosa
Repubblica Napoletana capitolò…
Quando le truppe del
Cardinale Ruffo giunsero alle porte di Napoli mi rifugiai in S.
Elmo e finii nella lista dei condannati. Fui arrestata e portata
su una delle navi ancorate nel golfo di Napoli in attesa della
sentenza definitiva. Vennero compilate due liste distinte per
reati più o meno gravi. Ai primi gli veniva risparmiata la vita
con la possibilità di partire per Tolone previa sottoscrizione
di una "obbliganza penes acta", in sostanza un contratto ed una
sentenza insieme, con cui il giudice ed il condannato
rinunciavano al processo ed il secondo giurava, pena la morte,
di mai più rientrare nel Regno. Io purtroppo venni fatta
scendere dalla nave.
All’età di 47 anni Eleonora
venne condannata a morte per avere osato parlare e scrivere
contro il Re. Salì al patibolo nella storica Piazza Mercato per
ultima dopo aver assistito all'esecuzione dei suoi compagni, era
il 20 agosto del 1799 e prima di morire citò Virgilio: ” Forsan
et haec olim meminisse juvabit ” ( Forse un giorno gioverà
ricordare tutto questo).
A testimonianza dello spirito
plebeo, fedele alla monarchia, che si contrapponeva
all'esperienza della Repubblica napoletana del 1799, si diffuse
dopo la morte della Fonseca una satira anonima che così
recitava:
«A signora 'onna Lionora
che cantava 'ncopp' 'o
triato
mo abballa mmiez' 'o Mercato
Viva 'o papa santo
ch'ha mannato 'e cannuncine
pe' caccià li giacubine
Viva
'a forca 'e Mastu Donato!
Sant'Antonio sia priato»