Madame le sue
origini?
La mia famiglia era originaria
dei Paesi Bassi, sbarcata in America nel XVII
secolo. Il mio antenato Cornelius Vanderbilt, fece
fortuna trasformando una piccola azienda di
trasporto di ostriche in una gigantesca fiotta
commerciale possedendo più navi della Marina
americana. Poi a 60 anni si buttò in una nuova
attività: il trasporto ferroviario. Come per le
imbarcazioni, arrivò presto ad avere più linee
ferroviarie di chiunque altro nel Paese, circostanza
che rese il suo patrimonio familiare più ricco di
quello del governo degli Stati Uniti.
Lei dove nacque?
Sono nata a
Manhattan da Reginald Claypoole Vanderbilt, unico
erede della ferrovia Vanderbilt, e dalla sua seconda
moglie, Gloria Morgan. Fui battezzata nella chiesa
episcopale dal vescovo Herbert Shipman col nome di
Gloria Laura Vanderbilt. Avevo una sorellastra
Cathleen nata dal precedente matrimonio di mio padre
con la sua prima moglie Cathleen Neilson.
Chi sono i suoi genitori?
Mio
padre Reginald era un appassionato di cavalli, ma
purtroppo aveva un debole per la bottiglia. Mia
madre, Gloria Morgan, era una ragazza di buona
famiglia. Lei e la sua gemella Thelma erano
conosciute in società come le «Magical Morgan», una
sorta di sorelle Hilton ante litteram. Mio padre
aveva 25 anni di più di mia madre e quando nacqui
fui considerata una specie di piccolo miracolo.
A 18 mesi, lei e la sua sorellastra
diventaste due ereditiere ricchissime.
Dopo la morte di mio padre per cirrosi diventammo
proprietarie di un fondo fiduciario equivalente oggi
a circa settanta milioni di dollari. Ovviamente il
controllo del fondo fu affidato a mia madre.
Sua madre al tempo si dava alla bella vita
vero?
Adorava fare shopping a Parigi e
Londra, pensi che addirittura ci trasferimmo per un
certo periodo a Parigi, dove abitavamo in un
appartamento vicino alla Tour Eiffel, con una
rendita di 50 mila dollari l’anno. Vivevamo come
zingari di lusso: la nostra vita era racchiusa
dentro i bauli, imballati e poi aperti sui
transatlantici, i treni o nei palazzi di Cannes e
Londra.
Tutto bene quindi…
Mia madre non era ben vista dai parenti di mio
padre, veniva accusata di dilapidare immense fortune
e tra l’altro fu accusata di avere una relazione
lesbica con un membro della famiglia reale
britannica ed aveva una sorella gemella Thelma che
era l’amante del principe di Galles, diventato poi
Edward VIII.
Per questi motivi le
tolsero la patria potestà vero?
Ci fu un
processo, molto reclamizzato al tempo dai giornali
scandalistici. Mia madre fu accusata di essere una
degenerata amorale, di leggere giornali porno e
dichiarata inadeguata come madre. Alla fine venni
affidata a mia zia paterna Gertrude Whitney. Lei
conduceva una vita totalmente diversa da quella dei
suoi parenti. Scultrice, bohémienne del Greenvvich
Village, era una donna eccentrica, aveva una
spiccata sensibilità artistica e soprattutto mi
insegnò quanto fosse importante il valore
dell’indipendenza per una donna.
Nonostante il trauma della separazione da sua madre
si trovò bene…
Vissi la mia adolescenza
in mezzo al lusso nella villa di mia zia Gertrude a
Old Westbury, Long Island, circondata dai miei
cugini della mia stessa età che vivevano in case che
circondavano la vasta tenuta.
La sua
educazione madame?
Frequentai la
Greenvale School di Long Island, poi la Miss
Porter's School a Farmington nel Connecticut, un
collegio dove passeranno i Rockefeller, i Kennedy, i
Bush e i Forbes, e ancora la Wheeler School a
Providence, così come la Art Students League di New
York City, sviluppando quel talento artistico per il
quale in seguito ottenni vari successi nella mia
vita.
A 17 anni il primo matrimonio…
Era il 1941, andai a Los Angeles a far visita a mia
madre per Natale e poco dopo conobbi l’uomo
d’affari, pilota e produttore cinematografico Howard
Hughes e, tramite lui, l’agente artistico Pat
DiCicco. E malgrado un passato oscuro, la sua prima
moglie Thelma Todd era morta assassinata in
circostanze mai chiarite, vidi in lui un modo per
scappare dalla realtà e divenni la sua seconda
moglie. Purtroppo solo dopo qualche mese mi accorsi
quanto fosse violento. Pensi che durante le sue
frequenti ire mi prendeva la testa e me la sbatteva
contro il muro. Divorziammo nel 1945 e per fortuna
da quella relazione non vennero figli.
Si consolò immediatamente…
Per
le continue violenze prima di separarmi
ufficialmente conobbi il direttore d’orchestra
Leopold Stokowski, ex amante di Greta Garbo, di
quarant’anni più vecchio di me, un tipo davvero a
modo. Ne rimasi affascinata e poiché ufficialmente
ero ancora la moglie di DiCicco, ci sposammo in
Messico. Lui aveva avuto tre figlie dai suoi
precedenti matrimoni con Olga Samaroff , una
pianista americana di concerti, ed Evangeline Love
Brewster Johnson, un'ereditiera di Johnson & Johnson
. Diventai la sua terza e ultima moglie. La nostra
relazione durò dieci anni ed avemmo due figli:
Leopold nato nel 1950 e Christopher nel 1952.
Poi però qualcosa si incrinò.
Iniziavo ad essere famosa nel mondo dello
spettacolo e lui divenne molto geloso quindi
cominciai a frequentare Frank Sinatra, che si e
appena separato da Ava Gardner, e a prendere lezioni
di recitazione. Poi incontrai il regista Sidney
Lumet, che all’epoca stava girando il film “La
parola ai giurati”. Presto facemmo coppia fissa.
Divenne una famosa modella…
Grazie alle foto di Richard Avedon, il quale mi fece
dei ritratti fantastici per Harper’s Bazaar e per
Vogue, iniziai davvero a credere in me stessa, avevo
finalmente capito che potevo essere una donna
libera.
Successivamente si sposò di
nuovo…
Fu appunto il regista Sidney
Lumet il mio terzo marito. Divenni la sua seconda
moglie il 28 agosto 1956 e divorziammo nell'agosto
del 1963. Non abbiamo avuto figli insieme.
Sempre nello stesso anno il suo quarto
matrimonio.
Fui la prima e unica moglie
di Wyatt Cooper. Prendemmo un appartamento vicino a
Central Park, un nostro invito a cena era un must
della vita mondana newyorkese al quale non si poteva
rinunciare. Purtroppo lo persi nel 1978 quando fu
sottoposto ad un intervento chirurgico a cuore
aperto. Aveva solo cinquant’anni!
Vi
fu un’altra tremenda disgrazia nella sua vita…
Abbiamo avuto due figli. Il primo genito Carter
Vanderbilt Cooper si suicidò il 2 luglio del 1988,
all'età di 23 anni lanciandosi nel vuoto dal 14 °
piano dall'appartamento di casa. Lui era sul
cornicione, io ero di fronte a lui, pietrificata, e
gridavo il suo nome: “Carter! Carter!” Lui si è
girato e mi ha teso le braccia, per un istante, ho
pensato che scendesse. Invece no. Si è lasciato
cadere.
Intanto la sua carriera di
stilista va a gonfie vere…
Fu come bere
un bicchiere d’acqua. Non inventai proprio nulla. Ma
fui orgogliosa della mia idea ovvero di rendere il
jeans un indumento elegante da indossare anche nei
tornei di polo. Quindi prima di Calvin Klein, ci fu
il jeans Gloria Vanderbilt, il primo jeans firmato
appunto, il cui logo era un cigno di Truman Capote.
Pensi che nel 1979 se ne vendettero oltre sei
milioni di paia. Fu uno dei successi imprenditoriali
americani più spettacolari del decennio!
Gloria Vanderbilt è morta a 95 anni nella sua casa
di Manhattan il 17 giugno 2019, dopo che le era
stato diagnosticato un tumore allo stomaco
all'inizio del mese.
A dare la notizia è stato
il figlio Anderson Cooper, tra gli anchor di punta
della Cnn.
Prima di morire Gloria aveva scritto:
“Sogno «una casetta nascosta a Venice Beach. Lì mi
lascerò crescere i capelli bianchi, di giorno
dipingerò, e la sera balleremo sulla spiaggia e in
giardino. Ci sarà un piccolo gazebo color argento
ricoperto di gelsomino dove bere il tè quando soffia
la brezza».
Nel 1974, Paul McCartney pubblicò "
Mrs. Vandebilt ", una canzone liberamente ispirata
alla vita di Gloria.
La rivista Life la definì la
versione al femminile dell'uomo rinascimentale e
oltre ad essere modella, designer, artista, la
Vanderbilt fu anche scrittrice, con all'attivo tre
libri.