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STORIE DI ROMA
INTERVISTA IMPOSSIBILE
GIULIA MAGGIORE
La scandalosa Giulia
Figlia amatissima di
Augusto, elegante e raffinata, bella, corteggiata, ricchissima,
colta. Ebbe tre mariti e diversi amanti, amava il lusso ed era amata
dal popolo ma il padre non le perdonò mai la sua sregolatezza e i
suoi numerosi tradimenti (ottobre 39 a.C. – 14)
Madame le sue origini?
Sono figlia di Augusto, al tempo noto come Ottaviano, e
della sua seconda moglie Scribonia. Nacqui il giorno
stesso in cui mio padre divorziò da mia madre per
sposare tre mesi dopo Livia Drusilla della quale si era
innamorato pazzamente. Mio padre ottenne la mia piena
podestà togliendola a mia madre.
Quindi lei
appena nata era già causa di delusioni e dispiaceri…
Mio padre avrebbe voluto un maschio e mia madre per
questo motivo venne ripudiata.
Leggo che all’età
di due anni suo padre la fidanzò… Venni promessa in
sposa a Marco Antonio Anthyllo di anni dieci, figlio del
triumviro Marco Antonio con cui si era rappacificato
nella pace di Brindisi due anni prima e della sua terza
moglie Fulvia, ma il matrimonio tra noi non fu mai
celebrato perché mio padre e Marco Antonio ripresero ben
presto le ostilità poi terminate con la vittoria
definitiva di mio padre ad Azio.
La sua infanzia
madame? Io crebbi nella casa di mio padre sul
Palatino e i miei compagni di giochi erano i figli della
mia matrigna Livia che aveva avuto dal precedente
matrimonio. Ossia Tiberio più grandicello e Druso appena
nato.
Lei si rendeva conto di essere figlia di
un uomo molto potente? Mio padre era figlio di un
banchiere di Velletri e solo in seguito alla fortunosa
vittoria nella guerra di Modena contro Antonio e al
secondo triumvirato, si era trasformato in figlio del
divino Cesare e assurto fra gli Iulii, discendenti di
Enea e di Venere.
La sua educazione? Imparai
a lavorare la lana e a fare tutte quelle attività come
una qualsiasi ragazza del popolo, insomma sia mio padre
che Livia mi imposero un’educazione che doveva
comprendere uno stile di vita frugale e austero secondo
i costumi tradizionali. Tenga conto che mia zia Ottavia,
sorella di mio padre, rimasta vedova, dopo che il marito
Marco Antonio si era suicidato con la sua amante
Cleopatra, era venuta ad abitare da noi portandosi
dietro ben cinque miei cugini: Marco Claudio Marcello di
quattro anni più grande di me, avuto dal primo
matrimonio, Marcella maggiore e minore, Antonia maggiore
e minore, avute da Marco Antonio, e Iullo Antonio,
figlio sempre di Marco Antonio e della sua prima moglie
Fulvia.
Poi da adolescente le cose cambiarono…
Quando raggiunsi l'età giusta, la mia matrigna Livia
fece in modo che ricevessi la giusta educazione per una
ragazza romana aristocratica. Mio padre invece, non
avendo eredi diretti maschi, mi propose una serie
infinita di matrimoni di stato. Era evidente che mi
utilizzava come pedina per i suoi giochi politici,
offrendomi a figure importanti della vita pubblica ed
aristocratica romana.
All’età di quattordici anni
lei va però in sposa a suo cugino Marco Claudio
Marcello, figlio appunto di sua zia Ottavia… Eravamo
belli, giovani e ricchi, eravamo cresciuti insieme nella
stessa casa e ci conoscevamo bene, il popolo ci adorava
e da quel matrimonio mi sarei aspettata un futuro
radioso, ma purtroppo mio marito morì non ancora
diciannovenne.
Suo padre si mise nuovamente alla
ricerca di un altro sposo… Mi fece sposare nel 21
a.C. appena diciottenne Marco Vipsanio Agrippa, il
generale delle sue truppe nonché il vincitore di Azio.
Purtroppo Marco aveva ben venticinque anni più di me, di
rango modesto era assolutamente privo di ascendenza
aristocratica.
Lei Giulia era una donna snob.
Come tollerò quel matrimonio? Non lo tollerai!
Andammo a vivere in una casa urbana lontana dal Foro, a
Villa Farnesina a Trastevere e fu allora che iniziai a
ribellarmi a mio padre e alla morale ipocrita e di
facciata vivendo come mi andava a genio. Iniziai a
frequentare circoli letterari, a vestirmi in maniera
eccentrica ed audace.
Si parla di numerosi
corteggiatori… tra i quali Sempronio Gracco… Agrippa
nel frattempo era diventato governatore della Gallia ed
io rimasta sola iniziai a concedermi in modo
spregiudicato tradendo mio marito e preferendo relazioni
estemporanee con uomini sposati, ma sempre amando il mio
amico d’infanzia Iullo Antonio, poeta e cugino, ultimo
figlio di zia Ottavia, con il quale ebbi un rapporto
privilegiato.
Fu vista più volte al Foro in
atteggiamenti non poco casti. Cosa diceva suo marito?
Senta, evidentemente qualcosa c’è stato, ma non in
misura maggiore di quanti ne avessero le altre matrone
di buona famiglia! Comunque in dieci anni diedi a mio
marito ben cinque figli: Caio e Lucio Cesare, Giulia
minore, Agrippina maggiore e Agrippa Postumo.
Si
dice però che somigliassero tutti a suo marito… I
miei figli somigliavano tutti al padre perché ero solita
imbarcare passeggeri solo quando la nave era carica. Non
ero una donna sprovveduta ed ho sempre ritenuto quel
modo l’unica vera pratica anticoncezionale.
Comunque lei sembrava apprezzare la popolarità di suo
marito. Beh sì almeno un lato positivo c’era! Agrippa
era famoso, adorato dalle folle, aveva fatto costruire
il Pantheon e viaggiavo spesso con lui in Palestina,
Grecia, Siria, Gallia e altri luoghi, ed a me erano
riservati onori da regina, onori di cui godevo molto.
Suo marito Agrippa morì improvvisamente all’età di
51 anni… Morì lasciandomi incinta del mio quinto
figlio Agrippa poi chiamato Postumo. Ed anche questa
volta mio padre e la mia matrigna si diedero da fare
maritandomi a Tiberio, il figlio di Livia e quindi mio
fratellastro. Tiberio per sposarmi dovette divorziare da
Vipsania Agrippina, la figlia di primo letto di Agrippa.
Tiberio l’amava profondamente e da cui aspettava un
figlio, Druso minore.
Come andò il matrimonio?
Il matrimonio con Tiberio fu un fallimento totale, lui
non mi aveva mai amata ed io non lo consideravo alla mia
altezza. Durante quel rapporto nacque un figlio che morì
purtroppo nell’infanzia.
Si narra che lei
nonostante il terzo matrimonio non mutò i suoi
comportamenti, anzi tra il popolo correva voce che lei
fosse la protagonista assoluta di orge notturne e
pubbliche sia alla Suburra che al Foro. Tutti i
matrimoni mi erano stati imposti senza un briciolo
d’amore e per giunta senza chiedere un mio parere, per
cui non rinunciai alle mie compagnie sia letterarie che
di letto tra i quali il notissimo poeta Ovidio.
A
Roma non si parlava d’altro e ad un certo punto suo
padre, consigliato da Livia, non tollerò più il suo
comportamento. Fino a quel momento mio padre, seppur
irritato, si era limitato a qualche reprimenda in
privato, quella volta decise di non risolvere lo
scandalo in privato ma mi diede in pasto all’opinione
pubblica scrivendo una lettera al Senato denunciando
così il mio comportamento da adultera e descrivendomi
come una prostituta. I miei amici vennero qualificati
tutti come miei amanti in quanto secondo la relazione
erano stati partecipi e consenzienti a quelle orge.
Quindi cosa fece suo padre? Nonostante il popolo
fosse dalla mia parte, in virtù dei suoi poteri annullò
d’ufficio il mio matrimonio con Tiberio senza nemmeno
avvertirlo ed io venni confinata nell’isola di Ventotene
con la sola compagnia di mia madre Scribonia che scelse
di seguirmi. Fu un periodo tristissimo, mi venne vietato
il vino, qualsiasi forma di lusso e sull'isola, con una
superficie inferiore ai due chilometri quadrati, non
erano ammessi uomini, mentre eventuali visitatori
dovevano essere prima autorizzati da Augusto, dopo che
l'imperatore fosse stato informato della loro statura,
carnagione, segni particolari o cicatrici e integrità
morale.
Intanto a Roma cosa cosa stava
succedendo? Iullo Antonio, il mio amante segreto, fu
costretto al suicidio e gli altri miei amici condannati
alla pena capitale. Sempronio Gracco venne esiliato e
poi ucciso, il poeta Ovidio venne mandato in esilio sul
lontano Mar Nero e la liberta Febe, che mi aveva sempre
aiutato, si suicidò.
Poi cosa accadde? Rimasi
in esilio a Ventotene per cinque lunghi anni, poi, per
volere di mio padre, fui trasferita a Reggio Calabria,
ma sempre in esilio. Mio padre non accolse nessuna
intercessione che potesse richiamarmi a Roma e quando il
popolo romano gli implorò la mia grazia con insistenza,
egli gli augurò di avere tali figlie e tali spose. I due
nipoti e miei cugini designati eredi morirono in
battaglia per cui mio padre fu costretto ad adottare il
figlio di Livia e mio ex marito Tiberio. Per vedetta,
venuto a conoscenza dei miei continui tradimenti
all’epoca del matrimonio, Tiberio confiscò tutti i miei
beni procrastinando a vita il mio esilio.
Giulia
Maggiore morì a 75 anni, forse per malnutrizione, nello
squallore e la desolazione dell’esilio, non fu mai
dimenticata dal popolo che continuò a implorare per lei,
inutilmente, clemenza. La maggior parte degli scrittori
antichi ricorda Giulia per la sua pubblica condotta
promiscua. Così Velleio Patercolo la descrive come
«inquinata dalla lussuria» elencando tra i suoi amanti
Iullo Antonio, Quinzio Crispino, Appio Claudio,
Sempronio Gracco e il suo fratellastro Publio Cornelio
Scipione. Lucio Anneo Seneca parla di «ammissione di
molteplici adulteri»; Gaio Plinio Secondo la chiama
«exemplum licentiae».
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L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga
Realizzato grazie a:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giulia_maggiore_(figlia_di_Augusto)
http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=
6625&categoria=1&sezione=48&rubrica=46
https://www.ilmessaggero.it/cultura/libri/giulia_augusto_
valerio_massimo_manfredi_virgilio_puella_ecloga_iv_lorenzo_braccesi-192621.html
https://www.linkiesta.it/it/article/2016/08/22/chi-era-giulia-
maggiore-la-prima-esiliata-a-ventotene-della-storia/31548/
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