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INTERVISTA IMPOSSIBILE
Luisa Spagnoli
I suoi baci dolci
La storia di una
donna di umili origini che nei primi anni
del Novecento, tra mille difficoltà, divenne
un’imprenditrice di successo, prima fondando
l’impero dolciario della Perugina,
inventando il Bacio e la Caramella Rossana e
poi dando vita ad un marchio di moda che
conquistò il mondo.
(Perugia, 30 ottobre
1877 – Parigi, 21 settembre 1935)
Madame le
sue origini?
Il mio nome da ragazza era
Luisa Sargentini e provenivo da una famiglia molto
umile. Mio padre Pasquale faceva il pescivendolo e mia
madre Maria Conti era una casalinga.
Si
sposò presto vero? A ventuno anni sposai
Annibale Spagnoli. Sono sempre stata una donna creativa,
intraprendente e con un notevole senso per gli affari,
per cui convinsi mio marito ad acquistare una drogheria
nel centro della città, dove, senza saper nulla di
dolci, cominciammo a produrre e vendere confetti.
Pur essendo impegnata nell’attività non
trascurò la vita privata… Dal nostro
matrimonio nacquero: Mario, Armando e Aldo.
All’inizio incontrò mille difficoltà vero?
L’economia non girava molto in quel periodo, ma io
continuai con determinazione e sacrificio a portare
avanti il mio progetto, convinta che in poco tempo
sarebbero stati in molti a potersi permettere il “lusso”
di gradire dolciumi.
La svolta avvenne
però nel 1907… Avevo mille idee in mente e
chiesi sostegno economico alla famiglia Buitoni
industriali della pasta. Insieme a Francesco Buitoni e
Leone Ascoli, aprimmo una piccola azienda con sede nel
centro storico di Perugia, appunto la Perugina, con
quindici dipendenti. Purtroppo con lo scoppio della
prima guerra mondiale rimasi sola a mandare avanti la
fabbrica.
A guerra finita la Perugina
era già una manifattura con più di cento dipendenti.
Sì, ci provenivano richieste da ogni parte del mondo, ma
nel 1923 mio marito Annibale a causa di attriti interni
con i soci si ritirò dall'azienda ed io presi il suo
posto nel consiglio di amministrazione. La Perugina si
espanse fino ad avere un centinaio di dipendenti e a
produrre molto cioccolato. Il primo prodotto di
cioccolateria della Perugina fu la tavoletta “Luisa”,
che rimase per anni uno dei prodotti di punta
dell’azienda.
Si legò a Giovanni Buitoni…
Giovanni aveva dodici anni meno di me, era il figlio del
mio socio Francesco. Avevamo entrami caratteri forti, ma
lo scontro ben presto si trasformò in stima reciproca.
Tra noi si istaurò un profondo legame, ma riservato. Ho
sempre amato mio marito e per il rispetto che nutrivo
per lui con Giovanni non andammo mai a vivere insieme.
Ma in una piccola città le chiacchiere
volano più veloci della luce… Ci fu chi
tentò di trarre vantaggio sfruttando i pettegolezzi per
indebolire la Perugina.
Giovanni Buitoni
rimase letteralmente stregato da lei... Suo marito
sapeva? Sapeva, ma non disse mai una parola
sull’argomento, anzi decise semplicemente di farsi da
parte trasferendosi ad Assisi. Giovanni invece dovette
contrastare le imposizioni della sua famiglia che non
vedeva di buon occhio la nostra unione. Comunque credo
siano entrambi da apprezzare soprattutto per il rispetto
che hanno avuto reciprocamente e nei miei confronti,
oggi invece in nome e per conto della rivalità si
scannerebbero".
La storia dice che è
stata una donna intimamente molto ribelle che ha avuto
il coraggio di andare contro la società dell'epoca…
Mi indignava il maschilismo imperante, la
calunnia, il malcostume e la maldicenza. Cercai di
vivere liberamente la mia vita sentimentale e la mia
capacità creativa e imprenditoriale e questo suscitò
scandali e pettegolezzi".
Con lei al
comando l’azienda migliorò… Cercai di
migliorare la vita dei dipendenti soprattutto delle
donne lavoratrici costruendo strutture sociali e
fondando l'asilo nido nello stabilimento di Fontivegge,
introducendo per la prima volta in Italia il sacro
diritto all'allattamento. Nel campo della produzione
inventai il cioccolato alla banana, la caramella Rossana
e il famoso cioccolatino chiamato appunto "Bacio
Perugina".
Ci parli del Bacio…
Come avviene di solito fu davvero un caso. Stavo
cercando un modo per recuperare gli scarti di
lavorazione degli altri prodotti e creai questo
cioccolatino con all’interno gianduia, granella di
nocciole e una nocciola intera, il tutto ricoperto di
cioccolato fondente Luisa. La forma era un po’ strana e
inizialmente lo chiamammo “Cazzotto” perché ricordava la
nocca di una mano. Fu Giovanni ad avere la geniale idea
di chiamarlo “Bacio”.
Non contenta del
successo alla fine della prima guerra mondiale, si
lanciò in una nuova impresa… La storia con
Giovanni iniziò a scricchiolare, del resto comprendevo
la sua voglia di avere figli, cosa che io non potevo
dargli. Quindi ci lasciammo, lui si trasferì negli Stati
Uniti ed io, presa dallo sconforto, riversai tutte le
mie idee nel settore vestiario e della moda. Concentrai
tutte le mie forze nell'allevamento del pollame e dei
conigli d'angora. Ero entusiasta anche perché i conigli
in questo modo non venivano uccisi e neanche tosati, ma
amorevolmente pettinati per ricavare la lana d'angora
per i filati.
Nacque quindi l'Angora
Spagnoli… In Italia fino a quel momento non
c’era molto interesse per la lana d’Angora, e i conigli
venivano allevati soprattutto all’estero. Così iniziai
ad allevarli nel giardino della mia villa e a
sperimentare la tessitura di quel filato, fino ad averne
una versione pregiata con la quale confezionavo scialli,
bolerini e maglie, insomma capi molto richiesti, anche
all’estero. Il successo fu così impressionante che nel
giro di pochi anni lavoravano per me circa ottomila
allevatori i quali mandavano a Perugia per posta il pelo
pettinato da almeno duecentocinquantamila conigli.
Purtroppo Luisa non riuscirà a vedere il vero
decollo dell'azienda che inizierà circa quattro anni
dopo sotto la guida del figlio Mario. Le venne
diagnosticato un tumore alla gola. Giovanni Buitoni
tornato in fretta dagli Usa la portò a Parigi per
garantirle le migliori cure e rimase con lei fino alla
sua morte, avvenuta nel 1935 all'età di 58 anni. È
tumulata nella cripta di famiglia del Cimitero
monumentale di Perugia.
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L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA GRAZIE A:
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