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REPORTAGE
Storie di Roma
La Suburra
Il Quartiere a “Luci Rosse”
dell’Antica Roma
La storia del quartiere più
popolare dell’antica Roma frequentato da gladiatori, teatranti,
delinquenti, mimi, cortigiani e soprattutto prostitute che
esercitavano la professione in casa, nei numerosi bordelli
oppure all’aperto negli angoli sporchi delle vie del quartiere
Adamo dov’era la Suburra? La Suburra, il primo borgo
suburbano della città corrispondeva all’incirca al Rione
Monti e si sviluppava tra Quirinale, Viminale ed
Esquilino, fuori dal Palatino e proprio per questo prese
il nome Suburra, dal latino sub urbe, che sta a
significare al di fuori dell’Urbe.
Chi ci
abitava? Era la parte più popolare e malfamata
dell’antica Roma: un dedalo di viuzze sporche e
rumorose, botteghe, mercati, insulae, ma anche luoghi
equivoci come bettole e vicoli bui, peraltro abitato da
gladiatori, teatranti, mimi, cortigiani, prostitute e
numerose famiglie plebee. Ma come tutti i luoghi
popolari, anche la Suburra ebbe le sue celebrità: vi
nacquero Giulio Cesare e il poeta Marziale.
Un
classico quartiere periferico… Le fonti lo descrivono
come un posto di immenso squallore, popolato in
maggioranza da delinquenti e da gente abituata a vivere
di espedienti, compresa la prostituzione di mogli e
figlie, un business attraverso il quale si potevano
racimolare un po’ di soldi per tirare avanti.
I
ricchi degli altri quartieri per proteggersi fecero
erigere addirittura un muro! I motivi di questa
costruzione furono diversi. La versione ufficiale fu che
a causa dell’ignoranza e dell’incuria nel quartiere si
sviluppavano numerosi incendi provenienti dai casamenti
popolari e per questo motivo venne eretta una grande
muraglia per proteggere la ricca area dei Fori
imperiali. Ovviamente il muro divise i quartieri
ottenendo l’effetto di accentuare il dislivello tra Roma
e la Suburra.
“…Alla libidine atroce. Ogni strada
era suburra” Scriveva nelle Laudi Gabriele D’Annunzio.
Di tutti i quartieri popolari di Roma, la Suburra era il
meno raccomandabile e il più pericoloso. Dopo il
tramonto, camminare tra quelle strade era una sfida al
destino: i delitti erano all’ordine del giorno e chi era
costretto ad attraversare il quartiere lo faceva in
tutta fretta e se ricco scortato da schiavi armati e
muniti di fiaccole.
Oltre ad essere malfamato era
anche il quartiere a luci rosse di Roma. Abbiamo
varie testimonianze tra cui il grande autore teatrale
Plauto che scrisse sulle prostitute che lavoravano alla
Suburra definendole: “Rifiuti appena adatti a servi
coperti di farina, ragazze fameliche dal profumo volgare
e appiccicaticcio”. Comunque le prostitute erano anche
in altri quartieri tipo il Velabro o il Circo Massimo,
ma lì era possibile ricercare il piacere a buon mercato,
dove “due oboli” bastavano a soddisfare i propri bassi
istinti.
Chi erano i clienti? La clientela più
assidua era formata dalla feccia della società,
soprattutto schiavi ed immigrati, ma anche adolescenti
appartenenti alle classi privilegiate, che vi si
recavano per il rito dell’iniziazione risparmiando nel
contempo la castità delle brave fanciulle e la virtù
delle coetanee patrizie.
Si dice che nel
quartiere si recassero anche gli adulti patrizi per
soddisfare la propria lussuria. Proverbiali furono le
visite di Valeria Messalina, moglie dell’imperatore
Claudio. Svetonio e Tacito raccontano che la bella
Messalina era solita indossare una parrucca rossa e,
travestendosi da prostituta, si recava in incognito nel
quartiere concedendosi a ripetizione. Durante le sue
uscite usava il nome fittizio di Lisisca, ossia donna
cagna. Si racconta che passeggiasse per quei vicoli per
il puro godimento di sentire gli apprezzamenti avidi
degli uomini e si presentasse nei bordelli con i
capezzoli dorati, con il trucco pesante, caratteristico
delle prostitute, per offrirsi a gladiatori e
delinquenti. Una leggenda dice che addirittura vinse una
gara con una famosa cortigiana collezionando 25 amanti
in una sola notte!”
Si parla anche di Nerone…
Beh lui frequentava in incognito la Suburra per altri
motivi. Andava travestito da poveraccio per saggiare gli
umori del popolo sul suo governo.
Ci lavoravano
anche donne che non erano propriamente prostitute.
Come in ogni quartiere popolare anche nella Suburra
lavoravano le Cauponae, le Vinariae e le Popinariae,
vale a dire ostesse, locandiere e bariste. Queste
esercitavano attività che le ponevano ai livelli più
bassi della considerazione, tanto che il diritto romano
equiparava le donne che lavoravano nei locali pubblici
(comprese attrici, cantanti e ballerine) alle
meretrices, le quali erano soprattutto schiave,
importate dall’estero, o donne rapite, oppure
trovatelle, raccolte e vendute a tenutari di lupanarie.
Si racconta che esercitassero la vera e propria
attività perfino in strada. Camminando tra le vie
della Suburra era frequentissimo incontrare donne
appartate in qualche angolo buio intente a soddisfare i
piaceri di qualche passante occasionale. Era a tutti gli
effetti amore mercenario a basso costo. La prostituta di
strada viveva una condizione di assoluta marginalità,
vittima della miseria, tra gli abusi dei clienti e la
violenza degli sfruttatori, esposta a ogni sorta di
malattie, destinata a un invecchiamento precoce, a
morire giovane.
Come andavano vestite le
prostitute della Suburra? Era possibile incontrarle
di notte con delle tuniche che mostravano comunque parti
del corpo nudo, ma c’erano anche donne di bassissima
estrazione che si mostravano totalmente nude per
indicare la propria totale disponibilità. Era ammessa la
palpazione in più parti da parte del cliente per
verificare la consistenza della carne da comprare.
Immagino che nel quartiere si assistesse a varie
scene di violenza. Erano frequenti rapine, delitti e
soprattutto stupri verso le donne. A Roma, sebbene lo
stupro fosse un crimine, la legge puniva solamente la
violenza sessuale commessa su una schiava solo se ciò
avesse danneggiato la merce, dal momento che uno schiavo
non aveva la legittimazione ad agire come una persona.
La pena era finalizzata a fornire la compensazione al
proprietario per il "danno" subito dalla sua proprietà.
È vero che sono ancora presenti testimonianze di
questa attività sui muri del quartiere? Come no! I
graffiti sui muri di postriboli e strade che riportano
tariffe e prestazioni, anche a scopo pubblicitario. I
prezzi andavano da due assi fino a sedici. Questo sta a
significare che una prestazione sessuale veniva offerta
al costo di un boccale di vino scadente.
Com’erano le lupanarie? Generalmente consistevano in
strutture di due piani. Il piano terreno era formato da
una stanza ed una latrina nascosta parzialmente. Sul
pavimento vi era appoggiato un materasso che ospitava
l’amore di fretta e a basso costo. La stanza al piano
superiore godeva di maggiore privacy, solitamente
conteneva una lampada di argilla e un lettino sul quale
veniva stesa una trapunta. Era decorata da affreschi che
illustrano le posizioni di piacevoli ragazzi e ragazze
intenti a fare l’amore. Ovviamente erano immagini
ideali, in netto contrasto con i rapporti animaleschi e
il linguaggio volgare della realtà.
Ma la
prostituzione era legale? Diciamo che era consentita
e tassata e gli uomini che frequentavano le prostitute
non avevano alcun pericolo di incorrere nella
disapprovazione morale. Allo stesso tempo però le
prostitute erano relegate alla vergogna sociale. Le
poesie di Catullo, Orazio, Ovidio, Marziale e Giovenale,
nonché il Satyricon di Petronio Arbitro, offrono scorci
sulla realtà quotidiana in cui erano costrette a vivere
le prostitute. Una prostituta poteva lavorare fuori di
casa in un bordello o taverna per un magnaccia il quale
aveva il compito di procurare la clientela per le vie
del quartiere. Oppure in certi casi essere autonoma e
affittare una camera alla Suburra oppure poteva
convivere con una ruffiana o anche mettersi in affari
sotto la gestione di sua madre, ma ovviamente non era
mai una libera scelta, il ricorso alla prostituzione
anche a Roma, anche alla Suburra, era sinonimo di un
disperato bisogno finanziario.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
http://www.romatoday.it/eventi/la-suburra-il-quartiere-popolare-dell-antica-roma-22-luglio-2018.html
https://www.focus.it/cultura/curiosita/che-cose-la-suburra
http://www.archeologiaviva.it/8095/lavoratrici-schiave-e-prostitute-nellantichita/
https://it.wikipedia.org/wiki/Prostituzione_nell%27antica_Roma
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