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GIALLO PASSIONE
INTERVISTA IMPOSSIBILE AD ELSA MORANTE
Quella relazione
bollente tra
Elsa Morante e
Luchino Visconti
Correva l’anno 1949, ci incontrammo alla
Stazione Termini, salii nella sua auto di
grossa cilindrata. Luchino al tempo abitava
in via Salaria, ma senza chiedermi il permesso,
andò verso il Pincio e, pur continuando a
guidare, mi afferrò per il collo e senza
dire una parola mi spinse la testa contro la
sua patta...
Madame come conobbe Visconti?
Correva l’anno 1949, scendevo dal
treno, alla stazione Termini. Incrociai Luchino,
l'avevo già visto altre volte in compagnia di
Alberto Moravia, due o tre volte, un saluto, niente
di più. Ricordo che in quell’occasione lui fu molto
galante, lì alla stazione bevemmo qualcosa poi molto
velatamente lui mi chiese se poteva offrirmi un
passaggio fino a casa ed io accettai.
Lei era sposata però…
Avevo
conosciuto Alberto Moravia tredici anni prima nel
1936, lui era già famoso, aveva scritto nel 1929 Gli
indifferenti e per me fu un onore conoscerlo. Ci
frequentammo, entrammo in sintonia, poi ci sposammo
il 14 aprile del 1941, il giorno di Pasquetta, in
una cappella della chiesa del Gesù, a Roma. Il rito
fu celebrato da padre Pietro Tacchi Venturi, mio
confessore e guida spirituale.
Andaste a vivere insieme immagino.
Oh sì
andammo a vivere nel verde di Villa Borghese in un
piccolo appartamento di via Sgambati. Proprio in
quella casa iniziai a scrivere il mio primo romanzo
Menzogna e sortilegio, purtroppo dovetti
interrompere la stesura per sfuggire alle
rappresaglie dei nazisti.
La
relazione con Moravia fu abbastanza complicata vero?
Sì il rapporto tra noi era difficile, alternavo
momenti di comunicazione intensa ad altri di
distacco e malessere. In me il bisogno di autonomia
contrastava con una forte esigenza di protezione e
di affetto. Il nostro rapporto ne risentiva. Erano
frequenti fughe e ritorni, distacchi e
riavvicinamenti, scenate, dispetti, ma anche
furibondi litigi in pubblico. Anche lui era un tipo
instabile, a volte scappava per altri lidi… poi
tornava e mi diceva che bisognava finirla e poi mi
pregava di non finirla per carità.
Moravia desiderava un figlio da lei, vero?
Non me lo ha mai chiesto direttamente, anche perché
lui sapeva benissimo le mie incertezze: allo stesso
momento desideravo e rifiutavo la maternità. Dopo
molte titubanze ci rinunciai per sempre e credo sia
stata una grossa occasione perduta, ma mi rendo
anche conto di essere stata una persona piena di
insicurezze con i propri desideri, la relazione col
proprio corpo, i fantasmi sessuali dai quali
affioravano interrogativi angosciosi, relativi
all’infanzia, alla sensualità femminile,
all’erotismo, alla vita sessuale ed appunto alla
maternità.
Avevate molti amici…
Nella nostra cerchia c’erano stabilmente scrittori,
pensatori ed artisti in genere tra i quali Pier
Paolo Pasolini, Umberto Saba, Attilio Bertolucci,
Luchino Visconti, Giorgio Bassani, Sandro Penna,
Enzo Siciliano.
Finalmente pubblicò
Menzogna e sortilegio…
Per il tramite di
Natalia Ginzburg riuscii a pubblicarlo presso
Einaudi nel 1948 e nello stesso anno vinsi il Premio
Viareggio. Ottenni anche un discreto successo
internazionale. Il libro fu pubblicato negli Stati
Uniti col titolo House of Liars nel 1951 tuttavia
non fui soddisfatta della traduzione, che aveva
inferto all'originale tagli per circa 150 pagine.
Dopo i vostri successi letterari vi
trasferiste in una nuova casa.
Beh sì
oramai eravamo due scrittori affermati e con il
migliorare della nostra situazione economica, io ed
Alberto ci trasferimmo in un attico di via dell'Oca,
ma io continuavo ad avere l’esigenza di un mio
spazio, litigavamo spesso anche per un nonnulla.
Torniamo all’episodio della Stazione
Termini quando incontrò Luchino Visconti?
Il suo sorriso da gatto siamese mi fece sciogliere.
Del resto era il mio idolo e lo desiderai in quel
momento con tutto il mio essere. Insomma salii nella
sua macchina di grossa cilindrata. Lui al tempo
abitava in via Salaria, ricordo che, ad un certo
punto, senza chiedermi il permesso, fece una
deviazione per il Pincio e, pur continuando a
guidare mi afferrò per il collo e senza dire una
parola mi spinse la testa contro la sua patta...
Questo fu il nostro primo incontro d'amore...
Se ne innamorò?
No, no, non
lo amavo era più che altro un’attrazione sessuale.
Comunque la storia durò tre anni e finì nel 1953.
Pensi che mi chiamava nel cuore della notte e
pretendeva che facessi l’amore insieme a lui
nonostante dormissi accanto a mio marito.
Moravia dormiva?
Alberto dormiva
o fingeva, non l'ho mai saputo... Durante quei
minuti bollenti e pieni di complicità Luchino si
eccitava per la situazione, si masturbava. Io ero
imbarazzatissima e cercavo di rimandare, magari per
il giorno dopo, ma lui mi gridava che non avrebbe
avuto tempo per cui voleva in quell’istante. Mi
diceva: “Dai, toccati, accarezzati, fai colare il
tuo sesso!” Io obbedivo e quando lui sentiva i miei
gemiti soffocati urlava dentro il telefono dicendomi
parole irripetibili. Poi senza salutarmi attaccava
non prima di avermi fatto promettere di raggiungerlo
il giorno dopo nella sua casa dove avremmo fatto
l’amore.
Ma poi suo marito se ne
accorse.
L’anno successivo, mi scrisse
una lettera dal Grand Hotel Solda vicino Bolzano.
Parlò della mia cronica infelicità accennando a
quello che lui chiamava “incidente” ovvero il mio
rapporto col regista. Chiudeva la lettera dicendomi
di volermi aiutare e che, certo che quell’incidente
non fosse una cosa irreparabile, di volermi
veramente bene.
Quello che Visconti
era davvero un “incidente” o qualcosa di più?
A Luchino scrissi una lettera: “Ti prego di capire
adesso che io qui non parlo davvero di amore. Prima
di tutto, devo dirti con molta semplicità che,
nemmeno quando ero più bella, io non sono stata mai
amata da nessuno, e quindi non ho mai pensato
seriamente che tu potessi amarmi”. Del resto ripeto
per me quel rapporto con Visconti era una passione
folgorante ma astratta, quasi un'ossessione.
Quindi, nonostante suo marito sapesse, non
si può parlare di vero e proprio triangolo amoroso…
Il mio carattere ribelle non lo avrebbe mai
permesso, non riuscivo a dare tutta me stessa ad un
uomo, pensi se lo avrei potuto fare con due!
Comunque a Luchino rimproverai di non avermi
conosciuta a fondo e quindi di non aver capito le
radici del mio malessere, ma non era la ricerca di
un vero e proprio rapporto perché comunque ero
gelosa della mia privacy e contenta di non limitare
in nessun la libertà di chicchessia anche nel nome
di un sentimento nobile come è l’amore.
La relazione con Moravia continuò con alti e
bassi?
Oh sì, ma ci separammo
definitivamente nel 1962 dopo 26 anni di matrimonio,
ma senza mai divorziare. Alberto aveva conosciuto
Dacia Maraini, che diventerà la sua compagna fino al
1976.
Soddisfatta madame?
Oh non saprei. Diciamo che la mia vita è stata
intensa, tragica e piena di passione, fatta di amori
disperati e continui ritorni, ma se fosse stata un
mio romanzo, giuro che l’avrei scritta decisamente
meglio.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/
https://it.wikipedia.org/wiki/Elsa_Morante
http://www.oilproject.org/lezione/elsa-morante-romanzi-6504.html
http://www.italialibri.net/autori/morantee.html
http://biografieonline.it/biografia.htm
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/menzogna-
FOTO GOOGLE IMAGE
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