Madame le sue origini?
Il mio nome vero è
Leonilde e sono figlia di un ferroviere e sindacalista
socialista, Egidio, licenziato a causa del suo impegno politico,
e di una casalinga. Vissi gli anni dell'adolescenza in un
contesto di forti difficoltà economiche. All’età di 14 anni
rimasi orfana di mio padre, ma per fortuna riuscii a proseguire
la scuola grazie alle borse di studio che mi permisero di
iscrivermi all'Università Cattolica di Milano, laureandomi in
lettere nel 1942.
Dalla sua biografia leggo che
si iscrisse al Partito Nazionale Fascista di Reggio Emilia…
Appena laureata mi resi conto che senza
quell’iscrizione non avrei potuto svolgere la mia attività di
insegnante. Le mie idee politiche ovviamente erano del tutto
contrarie tanto che mi avvicinai al PCI e nel contempo insegnai
per qualche anno all’Istituto tecnico industriale di Reggio
Emilia. Erano gli anni della Resistenza per cui divenni
partigiana svolgendo inizialmente la funzione di staffetta
porta-ordini.
Dopo la guerra fu eletta
presidente dell'Unione Donne Italiane di Reggio Emilia…
Era il 1946 e sempre nello stesso anni venni eletta nel
consiglio comunale di Reggio Emilia come indipendente e a giugno
venni candidata ed eletta membro dell'Assemblea Costituente.
A Roma però successe qualcosa di importante…
Conobbi alla Camera il primo giorno in cui si riunì
l'Assemblea Costituente il Segretario Nazionale del PCI, Palmiro
Togliatti! Galeotto fu un incontro in ascensore, lo ricordo
ancora! Indossavo un vestito a fiorellini con un colletto bianco
di pizzo e lui, vedendomi, chiese subito al cronista dell’Unità,
Emanuele Rocco, che lo accompagnava, chi fossi. E quindi venne a
sapere il mio nome e che ero di Reggio Emilia.
Poi cosa successe?
Alcuni giorni dopo Palmiro,
mentre scendevamo le scale di Montecitorio mi accarezzò i
capelli. Seppur leggero quel contatto fisico fu l’inizio della
nostra amicizia. Ricordo che passavamo ore in appassionate
conversazioni sui poemi cavallereschi di Ariosto, poi dopo
qualche incontro intimo e segreto scoppiò l’amore.
Perché si innamorò di lui?
Domanda
difficile… come si fa a chiedere le cause di un innamoramento?
Non saprei davvero cosa dirle. So solo che Palmiro in quei primi
giorni mi disse che avvertiva vedendomi una «vertigine davanti a
un abisso» ed io gli confidai il mio «sgomento per quell’immenso
mistero d’amore che mi dava le vertigini».
Però
c’erano dei problemi vero?
Lui aveva 27 anni più di
me ed era sposato con un figlio. Il nostro legame divenne
pubblico due anni dopo in occasione dell’attentato a Palmiro. In
quella circostanza eravamo insieme! Dopo la guarigione Togliatti
mandò a Mosca sua moglie Rita Montagnana e il figlio Aldo malato
di mente. Rimanemmo insieme fino al 1964, ovvero fino alla morte
di Palmiro.
Comunque i problemi non finirono lì…
Tenga conto che al tempo avere una relazione
extraconiugale era un vero e proprio reato penale, ma noi non
rinunciammo mai al nostro amore. Comunque la nostra sarà sempre
una convivenza more uxorio, mai ufficializzata e formalizzata.
Al tempo non c’era il divorzio e il nostro legame veniva
osteggiato dalla legittima moglie di Palmiro e soprattutto dal
Partito.
Non era ben vista dai dirigenti del PCI
vero?
Ero pur sempre la compagna di un uomo sposato
e per giunta sua moglie era una dirigente del Partito ed ex
partigiana. Con Palmiro vivevamo in un abbaino all’ultimo piano
di Botteghe Oscure, sede del Pci. Molti avversarono la nostra
storia, tanto che il partito fece installare delle microspie per
sorvegliarci. Non solo. Pensi che addirittura fu informato
Stalin della "crisi personale del segretario". Per toglierselo
di torno i dirigenti speravano di spedire lontano Palmiro
perfino al Comintern russo. Ma nulla ci fermò anche se per
quieto vivere lasciammo Botteghe Oscure per un più tranquillo
villino a Montesacro.
Vennero avanzati anche
dubbi sulla sua fede comunista…
Uscì fuori che
avendo studiato alla Cattolica e avendo preso parte ai comizi
del cattolico Giuseppe Dossetti il mio credo politico non fosse
genuino. Fui boicottata e messa da una parte impedendomi così di
lavorare per il partito e per le idee in cui credevo. Scrissi
addirittura una lettera di protesta a Luigi Longo,
vicesegretario del PCI. Pensi che neanche l’aver fatto scudo a
Togliatti gettandomi sul suo corpo e rischiando la vita, in
occasione dell’attentato del ‘48, ebbe alcun valore agli occhi
degli esponenti del partito.
Lei a quel punto
ebbe dei dubbi se continuare o meno quella storia…
Non era facile. Ricordo cosa scrissi a Togliatti: “Forse è bene
che tronchiamo. I problemi che si pongono fra noi sono ormai
troppi e troppo grandi.” E lui mi rispose: “Siamo già andati
troppo avanti: anche se lo volessimo non potremmo più farlo.
Comunque non ti lascio andare via, neanche se me lo chiede il
partito.”
Adottaste una bimba vero?
Purtroppo il nostro amore non fu mai coronato da un figlio
naturale. Insieme chiedemmo e ottenemmo l'affiliazione di una
bambina orfana, Marisa Malagoli, sorella minore di uno dei sei
operai uccisi dagli agenti della Celere il 9 gennaio 1950, a
Modena, nel corso di una manifestazione operaia.
Nilde Iotti dovrà aspettare la morte di Togliatti, nel 1964, per
poter essere riconosciuta ufficialmente come sua compagna e
vedersi concesso il “privilegio” di sfilare in prima fila dietro
al feretro del segretario. Per ottenere il definitivo
riconoscimento politico, infine, dovrà attendere il 1979, quando
sarà eletta Presidente della Camera, prima donna nella storia
della Repubblica. Ricoprì l’incarico per ben 13 anni, dal 1979
al 1992 (eletta e riconfermata per ben tre volte).
Il 18
novembre 1999 a causa di gravi problemi di salute rinunciò a
tutti gli incarichi. La Camera dei deputati accolse le sue
dimissioni con un lunghissimo applauso. Si spense pochi giorni
dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre 1999, per arresto
cardiaco, alla clinica Villa Luana di Poli, presso Roma. Aveva
79 anni. I funerali di Stato furono tenuti con rito civile
secondo le sue disposizioni, poiché era atea. È sepolta presso
il Cimitero del Verano di Roma.