Madame le vostre
origini?
Sono nata a Nizza l'11 giugno
1833. Sono figlia del militare di carriera Giovanni
Battista Vercellana e di Maria Teresa Griglio. Fui
battezzata nella chiesa di San Giacomo a Nizza con
il nome di Maria Rosa Chiara Teresa Aloisia.
Chi era suo padre?
Mio padre
faceva parte della Guardia imperiale napoleonica, ma
nel 1814 rifiutò di seguire Napoleone, all'epoca
fuggito dall'Elba, ed entrò nei granatieri di
Sardegna con il grado di tamburo maggiore.
Lei è famosa per essere stata l’amante di
Vittorio Emanuele II, quando lo incontrò la prima
volta?
Ci conoscemmo nel 1847, quando
con la famiglia mi trasferii presso il Castello di
Racconigi. Avevo 14 anni e il futuro re d'Italia,
ancora principe ereditario, ne aveva 27. Era sposato
con l'austriaca Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena e
aveva già quattro figli. Mi vide la prima volta
affacciata a un balcone di Racconigi, al termine di
una battuta di caccia.
Secondo lei da
cosa venne attratto l’allora principe?
Beh forse dal mio aspetto rigoglioso, dalla mia
bellezza mediterranea, la folta capigliatura bruna.
Le assicuro che non passavo di certo inosservata.
I primi incontri?
Beh ovvio
erano clandestini, ci vedevamo segretamente perché
suo padre Carlo Alberto era contrario a simili
rapporti e sia perché nel Regno di Sardegna vigeva
una legge secondo cui era punito con durezza il
"rapimento" di ragazze minori di anni 16 dalle loro
famiglie.
Quindi pensavate già al
vostro futuro…
Per me Vittorio Emanuele
rappresentava il sogno. Pensi, io ero una ragazza
analfabeta, come del resto il 90% della popolazione
dell'epoca e nessuno credeva che quella relazione
potesse continuare, considerandomi solo una delle
tante ragazze belle che Vittorio Emanuele II era
solito incontrare al rientro da una battuta di
caccia.
Invece non fu così…
Dopo le prime voci per sfuggire ad altri
pettegolezzi, per le differenze di rango sociale,
venni trasferita nella residenza della palazzina di
caccia di Stupinigi, in una dipendenza del parco.
Si parla anche di dissapori con la sua
famiglia…
Dopo le prime voci la mia
famiglia sollecitò il sovrano ad assegnarmi una
liquidazione, affinché potessi rifarmi una vita
sposando un militare di carriera. La risposta non si
fece attendere ed il malcapitato pretendente fu
spedito in Sardegna, mentre io come detto fui
sistemata in fretta e furia a Torino, in modo che
Vittorio Emanuele potesse farmi visita non appena
gli impegni glielo consentissero.
Sette anni dopo morì la regina Maria Adelaide...
La nostra relazione si consolidò e gli
diedi due figli: Vittoria ed Emanuele. La nostra
unione suscitò scandalo e ostilità a corte e da
parte di Cavour, e la maggior parte dei consiglieri
avrebbe voluto un altro matrimonio per gli evidenti
vantaggi di un’alleanza dinastica, ma Vittorio
Emanuele, anche se non ci sposammo, non cedette alle
pressioni e l'11 aprile 1858 mi nominò Contessa di
Mirafiori e Fontanafredda, regalandomi anche il
castello di Sommariva Perno.
Si dice
che Vittorio Emanuele II avesse altre numerosi
amanti, avventure occasionali coronate da un numero
davvero impressionante di figli illegittimi.
Non lo so e non mi interessa, quello che so è che
lui mantenne viva la nostra relazione per tutta la
vita. Lui mi faceva visita negli Appartamenti Reali
di Borgo Castello poiché Vittorio Emanuele II amava
rifugiarsi lì per cacciare e sfuggire alla vita di
corte. Tra l’altro ero un’ottima cuoca per cui
sapevo prenderlo per la gola preparando gustosi
manicaretti innaffiati dai corposi e nobili vini
locali.
Però visse sempre isolata a
causa dell’ostracismo della corte.
Direi
disprezzata, ma fui invece sempre amata e benvoluta
dal popolo per le mie origini contadine. Pensi che
mi dedicarono anche la canzone popolare
risorgimentale La bella Gigogin.
Nel
1869 addirittura convolaste a nozze…
Era
il 1869 il re si ammalò e, temendo di morire, mi
sposò con un matrimonio morganatico, ovvero senza
l'attribuzione del titolo di regina. Ma a me di quel
titolo non importava nulla. Lo volevo mio. Il rito
religioso si tenne il 18 ottobre di quell'anno.
Successivamente ci unimmo civilmente, il 7 ottobre
1877, a Roma. Purtroppo Vittorio Emanuele morì tre
mesi dopo, il 9 gennaio 1878.
Il
resto della sua vita?
Trascorse il resto
della mia vita presso palazzo Beltrami di Pisa, che
il re aveva acquistato per nostra figlia Vittoria.
Rosa Vercellana morì nel 1885. Il suo atto
di morte, nei registri dell'ufficio dello stato
civile di Pisa, la indicò come "nubile". Casa Savoia
vietò che Rosa venisse sepolta al Pantheon, non
essendo mai stata regina: per questo motivo, e in
aperta sfida alla corte reale, i figli fecero
costruire a Torino Mirafiori Sud una copia del
Pantheon in scala ridotta, poi soprannominata il
"Mausoleo della Bela Rosin".