Adamo mi parli del brano “In galera li panettieri”?
È un brano pubblicato nel 1974 dalla Nuova Compagnia di
Canto Popolare. È un canto a forma di villanella, di anonimo
autore popolare. Racconta meglio di tanti libri il clima di
corruzione, nonché le manovre speculative dei baroni feudali e
di quei panettieri che, credendosi furbi, cercarono di
approfittare della crisi per arricchirsi aumentando il prezzo
del pane.
Scusa l’ignoranza ma che cos’è la
villanella?
La villanella è una forma di canzone
profana, nata in Italia nella prima metà del XVI secolo. Apparsa
in principio a Napoli era generalmente un canto rustico, comico
e spesso satirico sotto forma di parodia del manierismo della
musica di allora.
Torniamo al brano?
“In galera li panettieri” nacque a causa di una famosa
serrata dei panettieri avvenuta nel 1570 come risposta al
mancato aumento del prezzo del pane da parte del Viceré, che si
era opposto per paura di tumulti popolari. Qualcuno fa risalire
il brano alla rivoluzione dei lazzari napoletani guidati da
Masaniello contro le gabelle spagnole e le imposte sui beni di
prima necessità…
Come andò quella rivolta?
Durante la carestia la folla si scagliò contro i
fornai, accusandoli di speculare sul prezzo del pane. I
panettieri vennero dunque accusati di essersi voluti arricchire
alle spalle della popolazione e quindi arrestati con grande
soddisfazione dei poveri affamati.
Quindi i
panettieri erano la causa principale del disagio della
popolazione…
Certamente no, la carestia non poteva
dipendere solo dalla speculazione dei fornai! Le autorità del
tempo lì utilizzarono come capro espiatori per non essere
travolte dall’insurrezione.
Ma in realtà cosa
successe veramente?
In pieno regime spagnolo,
l'amministrazione del potere in città era affidata ai sei eletti
dei seggi nobili e dall’unico seggio del popolo. Nel 1585 il
viceré, il duca di Ossuna, decise di esportare il grano
napoletano in Spagna, con il conseguente aumento del prezzo del
pane. Questa decisione provocò una drammatica carestia che
sfociò in una violenta insurrezione. Chi ne fece le spese però
fu l’eletto del popolo, un certo Starace, il quale aveva cercato
di rifugiarsi nella chiesa di Sant'Agostino alla Zecca, ma fu
trascinato dalla folla inferocita fuori dalla chiesta e accusato
pubblicamente di non aver tutelato gli interessi del popolo. Tra
insulti, sputi e bestemmie, il poveretto divenne il capro
espiatorio e fu condotto alla gogna.
Poi cosa
successe?
Per sottrarsi al linciaggio cercò di
nascondersi in una cappella della chiesa, ma fu raggiunto dai
manifestanti, ferito con una stoccata al petto e rinchiuso,
ancora vivo, in una tomba della cappella. Poi, agonizzante, fu
tirato fuori dal sepolcro, portato di peso, ormai morente, in
piazza della Sellaria e finito a colpi di pietra. Infine fu
squartato, mutilato del cuore, delle budella e definitivamente
smembrato. I resti vennero sparsi per le vie della città.
Com’è la canzone?
Nella versione
musicale il ritmo è incalzante e aggressivo. La lingua impiegata
è un napoletano sanguigno e corposo. In questa canzone la “voce
popolare” si diverte a sbeffeggiare i panettieri, soprattutto
quando ricorda il loro tentativo fallito di diventare baroni o
cavalieri.
«In galera li panettieri
mò ca s'erano
arreccuti
tutti s'erano resoluti
deventare cavalieri
in
galera li panettieri»
In ogni caso, la canzone buona per
tutti i tempi, simboleggia i potenti ovvero i “panettieri”,
quelli che hanno le "mani in pasta" e si credono baroni e non
si fanno scrupolo di affamare la popolazione…
Su Youtube ci sono varie versioni...
ORIGINALE
https://www.youtube.com/watch?v=B_P1Wo5A0qM
LIVE
https://www.youtube.com/watch?v=wmy1BpT0hLs